TITOLO: Ventura e sventura dei gesuiti in Giappone (1549-1639)
AUTORE: Adriana Boscaro
CASA EDITRICE: Cafoscarina
PAGINE: 325
COSTO: 18 €
ANNO: 2008
FORMATO: 20
cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788875431846
Il
seguente saggio storico ripercorre quello che è chiamato il “secolo
cristiano” giapponese, cioè il periodo che va dall'arrivo del
gesuita Saverio nel 1549 alla cacciata di tutti gli stranieri dal
Giappone nel 1649. In realtà un primo contatto fra occidentali e
giapponesi avvenne nel 1543 con dei naufraghi portoghesi, il cui
capitano era Jorge Alvarez, che scrisse una prima relazione
sull'incontro e le loro abitudini. Relazione che fu letta dal gesuita
Saverio, che ne rimase entusiasta, tanto da spingerlo a colloquiare a
lungo col primo giapponese convertitosi al cattolicesimo, Anjiro.
Quest'ultimo gli fornì numerose informazioni, molte errate, che
fecero credere a Saverio che i giapponesi avrebbero accolto con
fervore la nuova religione cristiana. Per esempio si convinse che in
Giappone esistesse una divinità simile al nostro dio, Dainichi.
Quindi iniziò a predicare in nome di Dainichi, fin quando non
comprese che il termine dainichi indicava anche il membro maschile.
Allora passò ad utilizzare il termine Deus, ma i monaci monaci
buddisti lo storpiarono subito in “dai uso”, “grande bugia”,
riferito alle religione cristiana.
La
conversione dei giapponesi era spesso (non sempre) spinta dai daimyo
locali, che avevano compreso che le navi dei portoghesi (cariche di
merci preziose) attraccavano più facilmente nei porti dove i gesuiti
erano accettati e dove c'era un loro seguito religioso. Di contro
Valignano aveva compreso che le conversioni erano maggiori nei luoghi
dove attraccavano le navi portoghesi, quindi scrisse al Papa per
chiedergli di obbligare i capitani portoghesi, pena la scomunica, a
far scalo solo ed esclusivamente dei porti di Daimyo che
permettessero il cristianesimo, e mai nei porti di Daimyo che
perseguivano i i gesuiti.
Ancora
nel 1552 il signore di Yamaguchi, Otomo Yoshishige, che fu uno dei
maggiori protettori dei gesuiti, concedendogli un tempio li
identificava nei documenti ufficiali come monaci buddisti, che
diffondevano una nuova setta. Nagasaki, inizialmente solo un porto,
fu ceduta ai gesuiti da Omura Sumitada, battezzato col nome di
Bartolomeo, i missionari ne fecero una città prospera.
Anche
Oda Nobunaga si erse a difensore dei gesuiti, li stimava
intellettualmente, oltre a considerarli avversari dei suoi nemici i
monaci buddisti, quindi suoi alleati naturali. Senza contare che con
i gesuiti arrivavano le navi i portoghesi con gli archibugi e i
cannoni. Alla morte di Oda Nobunaga gli successe Toyotomi Hideyoshi,
che divenne kampaku (reggente). Inizialmente quest'ultimo fu
disponibile versi i gesuiti, ma nel 1587 promulgò il primo editto di
espulsione. Toyotomi Hideyoshi aveva deciso di eliminare alla radice
ogni possibile forma di opposizione al suo nuovo governo, l'aumentare
di numero dei Daimyo cristiani gli faceva temere (come Nabunaga coi
monaci buddisti) che quel clero straniero, obbediente ad un re
straniero, lo potesse rovesciare. Nell'editto si permetteva di
rimanere agli stranieri che commerciassero senza fare proseliti
religiosi. Comunque, fra alti e bassi, i gesuiti riuscirono a
convincere il kampaku a farli restare, seppur in maniera semi
ufficiale. Oltre all'episodio di San Felipe (1596) e al sacrificio
dei 26 martiri (1597) Toyotomi Hideyoshi era malfidente verso i
missionari cristiani a causa delle diatribe interne far i vari ordini
ecclesiali: gesuiti, domenicani e francescani.
Nei 3
periodi in cui Valignano viaggiò in Giappone si occupò di varie
questioni, religiose e materiali: la formazione di un clero indigeno
e i problemi di morale; il Cerimoniale per i missionari in Giappone;
il Sumario del las cosas de Japòn; Nagasaki e la situazione
finanziaria della missione; la stampa gesuita; l'ambasceria inviata
in Europa.
Per
l'ambasceria di 4 giovani rampolli nobili giapponesi inviati in
Europa nel 1582, Valignano si raccomandò per iscritto che ad essi si
facessero sempre e solo vedere le grandiosità e la potenza della
chiesa cattolica e dei re cristiani. Dovevano essere sempre
controllati, mai muoversi da soli, e mai dovevano essere testimoni di
fatti che potessero far loro dubitare della ricchezza dell'Europa. In
questo modo, al loro ritorno in patria, avrebbero potuto convincere
gli altri signori del Giappone che i missionari non mentivano a
proposito di ciò che avevano raccontato sull'Europa.
Toyotomi
Hideyoshi morì nel 1598, a lui succedette, dopo una serie di guerre
di successione, Tokugawa Ieyasu, che era ancor più diffidente verso
i missionari cristiani e il cristianesimo. Tokugawa Ieyasu (e i suoi
successori) estirpò ogni possibile opposizione allo suo shogunato, e
comprese subito che l'influenza del cristianesimo (e del Papa
cattolico) sarebbero potuti essere in futuro destabilizzanti. Nel
1614 il cristianesimo venne definito jakyo (dottrina perversa) e
posto al bando. I Tokugawa iniziarono l'inquisizione contro i
cristiani, affidandola a Inou Chikugo no kami Masashige, che usava
svariate torture per abiurare i cristiani, tra cui la “ana
tsurushi” (la tortura del pozzo). I cristiani venivano legati e
appesi a testa in giù sopra un pozzo pieno di escrementi, quindi
venivano calati con la testa dentro il pozzo, per evitare che
morissero per il sangue alla testa gli veniva incisa una ferita sulla
fronte, che permetteva al sangue di defluire. Nel 1633 riuscì a far
abiurare il gesuita viceprovinciale Christoavo Ferreira, che sopportò
quella terribile tortura per sole 5 ore. Questo duro colpo indebolì
notevolmente la credibilità dei missionari, inoltre Ferreira prese
il nome giapponese di Sawano Chuan e nel 1636 scrisse un'opera contro
il cristianesimo. Man mano i Tokugawa procedettero nella loro opera
di isolazionismo (sakkoku), nel 1639 espulsero tutti gli stranieri,
ad eccezione degli olandesi, che furono confinati nell'isola di
Deshima, perché erano considerati non influenzabili dal Papa, quindi
utili al solo fine del commercio. Per provare la loro indipendenza
dal papato gli olandesi bombardarono, su richiesta giapponese, il
castello di Hara, dove si erano asserragliati i rivoltosi di
Shimabara. La rivolta di Shimabara del 1637 fu fatta passare dallo
shogun come una rivolta cristiana, in realtà i contadini si
ribellarono al al signore locale, Matsukura Katsuie, che li vessava
con tasse doppie rispetto alla legge. Capo dei rivoltosi divenne il
giovane cristiano giapponese Amakusa Shiro, in questo modo fu facile
trasformare una ribellione dovuta alla fame in una ribellione
religiosa.
Dopo
aver cacciato gli stranieri, tranne gli olandesi a Deshima, rimaneva
il problema di estirpare il cristianesimo e i cristiani giapponesi.
Per smascherali li si sottoponeva al fumie (calpestare le immagini),
chi calpestava le immagini di Cristo o della Madonna era lasciato
libero. Nacquero così i kakure kirishitan (cristiani occulti), cioè
giapponesi che accettarono di fare pubblicamente fumie, ma rimasero
devoti in segreto. Allo scopo di gettare discredito sul cristianesimo
fu molto utile Fabian Fucan (Fukansai Habian), che scrisse un libro
di confutazione sulla religione straniera, il “Ha Daiusu” (Contro
i cristiani). Fabian Fucan era un giapponese convertito, molto
erudito in campo religioso, che si conquistò un notevole credito tra
i gesuiti. Nel 1620, dopo numerosi anni in cui era scomparso, ritorna
come apostata, probabilmente frustrato dal divieto per i nativi
giapponesi di diventare padre gesuita. Nell'ottica di eliminazione
del cristianesimo vennero pubblicate varie opere letterarie, che
erano in genere di 2 tipi: gli Ha Kirishitan, che confutavano le idee
cristiane, e i Kirishitan Monogatari, di carattere popolare.
Il
penultimo capitolo del saggio riguarda Gerolamo De Angelis, che,
intorno al 1621, fece una carta geografica di Ezo (l'Okkaido
attuale), patria degli Ainu, e fu il primo occidentale a mettervi
piede.
L'ultimo
capitolo contiene 12 documenti originali del periodo (tradotti), le
tematiche sono varie:
Documento
1: La lettera di Jorge Alvarez in cui dava le prime notizie del
Giappone.
Documento
2: La lettera in cui Saverio riportava le informazioni sapute da
Anjiro.
Documento
3: Una lettera sempre di Saverio prima di partire per il Giappone.
Documento
4: Una lettera di Saverio, ma dal Giappone (Kagoshima 05/11/1549).
Documento
5: Una lettera del gesuita padre Gaspar Vilela da Kyoto e Sakai il
17/08/1561.
Documento
6: La trascrizione della cessione di Nakasaki ai gesuiti il
09/06/1580.
Documento
7: Una lettera scritta da Valignano al Generale della Compagnia dei
gesuiti a Roma, in cui gli fa sapere le sue preoccupazioni per il
futuro della missione in Giappone. In particolare si lamenta del
divieto di formare un clero indigeno ed informa di quali
provvedimenti ha preso per meglio essere accettato dai giapponesi.
Documento
8: La risposta del Generale della Compagnia dei gesuiti alla
precedente lettera di Valignano, in cui Aquaviva critica alcune
decisioni di Valignano.
Documento
9: La contro risposta di Valignano a Aquaviva. Dove Valignano cerca
di far capire al suo superiore che in Giappone le usanze sono opposte
a quelle occidentali, e che, se si vuole evangelizzare il paese,
bisogna adattarsi a queste usanze.
Documento
10: Una lettera di padre Organtino a Aquaviva.
Documento
11: La relazione di Gerolamo De Angelis sul regno di Ezo e sugli
Ainu. Sono descritte le loro usanze, la lingua, le armi, i vestiti,
la religione (in realtà la sua quasi assenza), la corporatura, oltre
a varie considerazioni su questo misterioso popolo.
Documento
12: La traduzione integrale dello Ha Daiusu di Fabian Fucan contro il
cristianesimo.
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