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venerdì 27 gennaio 2023

"Astrorobot Blocker Corps IV" - Box DVD Dynit


Nel ricercare la data di messa in commercio da parte della Dynit di questo box da 6 DVD degli Astrorobot ho scoperto che è del giugno 2022!
Io ero convinto, visto il prezzo non esagerato a cui lo avevo trovato, che fosse abbastanza vetusto, ed invece ha poco più di un anno. Evidentemente la versione con box unico da 6 DVD è quella che la Dynit considera ultimativa per suggere qualche altro euro a chi, come me, ancora non l'aveva comprata.
Alla luce di ciò, taluni pecche che ho riscontrato, sono ancora più gravi, ovviamente dal mio punto di vista.
Come sempre non è mia intenzione muovere critiche al comparto video ed audio, trovo assurdo pretendere super mega HD per prodotti pensati e prodotti al risparmio negli anni 70... però la Dynit uno sforzo per rendere più fruibile una serie di certo non memorabile come questa poteva anche farlo.
Da bambino gli Astrorobot non mi garbavano, bellissima la sigla italiana, praticamente fine, ma sul poco appeal che per me aveva questa serie ci torno poco più sotto. Stante che non l'ho ricomprata per mero piacere, perché un adulto è curioso di rivedersi 38 episodi come questi?
Ovviamente per capire come si evolve la trama e come termina, ma per poter far ciò al meglio sono indispensabili dei sottotitoli fedeli al parlato originale nipponico.
La Dynit non ha pensato ad inserirli, neppure in questa sua versione del giugno 2022.
In alcuni casi nei sottotitoli sono presenti delle correzioni rispetto al parlato, quando venne effettuato un taglio ed è presente solo il giapponese, ma per il resto praticamente tutti i dialoghi sono riportati identici nei sottotitoli.
L'altra possibilità è che nel 1980 gli adattatori furono totalmente fedeli ai dialoghi originali, nel qual caso mi scuserei con la Dynit   ^_^
Comprendo il problema dei costi, ma non ha senso rivedere da adulto una serie con dialoghi a caso, come capitava sovente venissero confezionati in fase di adattamento.
Chissà quanto sarebbe stato l'aggravio sul costo finale del box nel caso fossero stati inseriti dei sottotitolo fedeli all'originale. Spesso si sentono critiche verso la "Yamato Video", critiche legittime e spesso condivisibili, ma la più quotata Dynit non è che poi faccia meglio...
Altro aspetto, che potrà sembrare di poco conto, è che nel booklet non è stato inserito l'elenco degli episodi... non che pretendessi la sinossi di ogni puntata, ma almeno sapere i titoli e magari in quale DVD fosse inserito un singolo episodio...
Boh... è vero che esistono Wikipedia o Encirobot, ma io i soldini li ho pagati alla Dynit...


Oltre alla sigla italiana c'erano due aspetti che mi piacevano un sacco, e che ho ricordato visionando la serie: i nomi dei 4 robot, ma anche delle loro armi.

Tutti i nomi delle armi erano belle, tranne quelli delle configurazioni d'attacco in gruppo, ma un paio erano e sono stupendi, entrambe di "Tempesta Spaziale", erano "Mazza Ferrata Nucleare" e, soprattutto, il bellissimo "Katiuscia Termoionica"!
Si capisce che gli adattatori della serie erano di una generazione cresciuta a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, e quindi di nomi di armamenti ne avevano sentiti un sacco, forse qualcuno di questi riaffiorò nel momento di rinominare le armi degli Astrorobot.
Grazie ad Encirobot scopro che il nome originale di "Mazza Ferrata Nucleare" era "Pulder Chuck" e quello di "Katiuscia Termoionica" era "Gator Spin", magari in giapponese suonano bene, ne dubito, ma mai quanto i nostri nomi!

Perché non mi piacevano gli Astrorobot?
Probabilmente, dopo una prima abbuffata in cui guardavi veramente tutto per la novità che questi cartoni nipponici rappresentavano, iniziava ad affiorare un minimo spirito critico, e quando vedevi i mostri dei Moguru, anni luce distanti dalla bellezza di quelli contro cui combatteva il Grande Mazinga, era arduo appassionarsi.
Ti capitava, poi, la scenetta del balletto degli atlantidei, mi vergognavo io per loro... ma qualcuno può solo immaginare Ikima, Amaso e Mimashi rendersi ridicoli in quella maniera?
La regina Himica li avrebbe inceneriti dopo mezzo secondo... 
Gli eroi di una serie robotica vivevano in simbiosi con i loro acerrimi nemici, che qualche volta potevano anche non esserlo del tutto, ma se i nemici sono ridicoli, quale valutazione puoi fare sugli eroi? 

Come al solito ho salvato per i posteri qualche scena che mi è parsa più assurda di altre, ho cercato di limitarmi, perché il materiale non sarebbe mancato.

domenica 22 gennaio 2023

"Incrociatore Spaziale Galaxy" vs "Space Cruiser Yamato"


Talvolta le cose si guardano ma non si vedono, non si notano particolari che in seguito paiono fin banali, ci si sofferma sulla bellezza della copertina e non ci si concentra sul titolo e sulle date.
E' quello che è capitato a me con il cartonato della Salani dal titolo "Incrociatore Spaziale Galaxy", la cui copertina mostra la "Corazzata Spaziale Yamato" o "Space Cruiser Yamato", usando il nome della versione statunitense che vedemmo al "XVI° Festival della Fantascienza di Trieste" tenutosi nel luglio del 1978:

Ma perché nel 1978 la Yamato venne ribattezzata Galaxy?
Ovviamente non posso dare risposte certe, solo ipotesi, per quanto mediamente logiche. Sulla scelta del nome immagino potesse esserci qualche questione sui diritti oppure più semplicemente il nome "Yamato" fu considerato poco fantascientifico, e non a torto.
Purtroppo non è specificato il mese del 1978 in cui il cartonato fu pubblicato, che non è una mancanza da poco, gennaio è ben differente da dicembre, specialmente perché in mezzo (più o meno) venne trasmesso Goldrake!
Si può ragionevolmente ipotizzare che dopo il successo di "Atlas Ufo Robot" la Salani notò le vendite del cartonato "Giunti Marzocco" pubblicato nell'aprile del 1978, e quindi cercò di cavalcare l'onda fantascientifica animata.
Di fantascientifico animato disponibile subito c'era in qualche magazzino il film "Space Cruiser Yamato", che quindi la Salani acquisì per confezionare questo cartonato.
Da sottolineare che questa pubblicazione si aggiudicò la medaglia d'argento del podio dei cartonati ispirati agli anime, arrivando nelle librerie molto probabilmente appena dopo quello di Goldrake linkato sopra.
Direi che sia praticamente certo che il lungometraggio animato di 98 minuti dal titolo "Space Cruiser Yamato" non fu mai proiettato nei cinema italiani, ma lo si vide solo al Festival di Trieste, di nuovo quasi sicuramente nella versione in inglese sottotitolata.
La prova che in Salani utilizzarono la versione rimaneggiata statunitense lo si legge nel cartonato, sia per quanto riguarda sviluppo della trama e nomi dei personaggi, sia a pagina 5, dove è riportato:
dal film "Incrociatore Spaziale Galaxy" distribuito in Italia dalla Evi film

Ho fatto molteplici ricerche sui quotidiani dal maggio 1977, in quanto "Space Cruiser Yamato" fu proiettato al Festival di Cannes, fino al gennaio 1979, ma non esistono riscontri né per "Space Cruiser Yamato" o "Incrociatore Spaziale Galaxy" e neppure solo per "Yamato" o "Galaxy", che fa comparire solo il film "Galaxy Horror".
Ergo direi che nessun film con questi titoli venne mai proiettato nei cinema italiani.
Altra riprova è l'assenza del nullaosta censura del Ministero dello Spettacolo:

La casa editrice Salani si ritrovò con questo film in inglese, il bello è che non potevano sapere che in origine questa era una serie animata giapponese, da cui venne creato un film di montaggio di 145 minuti, da cui vene rimaneggiata una versione statunitense, quindi senza più riferimenti al Giappone, di 98 minuti.
A questo rimaneggiamento statunitense di un film di montaggio nipponico misero mani anche alla Salani, creando un ibrido italo-jappo-statunitense di raro caos, che quasi può rivaleggiare con il kaos (con la K) dei nostri film di montaggio degli anime...


Specifico che eventuali errori da qui in avanti saranno dovuti (anche) al fatto che io "Star Blazers" non riuscii mai a seguirlo regolarmente, e da adulto non l'ho ancora rivisto, quindi conosco il tutto a spanne.
Non avevo voglia di fare il confronto di ogni nome presente nel cartonato rispetto al film di montaggio statunitense del 1977 ("Space Cruiser Yamato"), alla serie vista in Italia (made in Usa) con titolo "Star Blazers" dall'autunno 1980 e alla versione originale nipponica, mi sono limitato a cinque personaggi dei buoni.
La Salani aggiunse un altro velo di confusione al disordine già in essere   ^_^
Se i rimaneggiatori statunitensi lasciarono il nome originale del capitano Okita, e sappiamo che in "Star Blazers" venne cambiato in Avatar, la Salani lo rinomino Robin. Stessa cosa per Yuki/Nova che divenne una scialba Mary... e per il Dottor Sado/Sane trasformato in un ridicolo Ippo...
Susumu Kodai/Derek Wildstar venne mantenuto nella versione del film Usa del 1977 in Jason Kodai, benché nel cartonato si possa leggere anche Jason Kodar... (refuso?)
Identica sorte per Daisuke Shima/Mark Venture, lasciato come Shane O'tole.
I nomi della versione statunitense del 1977 sono facili da comprendere ad un primo ascolto anche per uno come me poco avvezzo all'inglese.

Ho recuperato la versione statunitense del 1977 di "Space Cruiser Yamato", ma la sua lunghezza non è di 98 minuti, come quella proiettata al Festival della Fantascienza di Trieste nel luglio 1978, ma di soli 85 minuti. Mancano 13 minuti...
Il perché non saprei spiegarlo e neppure che fine fecero quei 13 minuti, ma è abbastanza chiaro che per confezionare questo cartonato usarono le immagini della versione da 98 minuti, in quanto alcuni disegni del cartonato non sono visibili nel film.
Può essere che qualcosa mi sia sfuggito, nonostante me lo sia guardato tre volte, ma alcune scene e quindi parte della trama, non sono proprio presenti nel film "Space Cruiser Yamato" di 85 minuti da me recuperato.

Ho scannerizzato tutte le 60 pagine del cartonato, in quanto lo trovo un documento interessante, che testimonia gli albori del successo dell'animazione giapponese in Italia, anche se probabilmente questo cartonato, mancando di un traino animato in televisione o al cinema, immagino non ebbe questo gran ritorno economico.
A queste scan ho affiancano la relativa immagine del film, con il minuto in cui appare (in alto) e la pagina corrispondente del cartonato (in basso), in qualche occasione mostro delle curiosità inerenti la scena.
A pagina 7 (qui sopra) c'è l'immagine introduttiva del cartonato, che corrisponde al minuto 23 e 34 secondi, appena dopo che la Yamato è uscita dalla base sotterranea.
Le modifiche operate dalla Salani furono di varie tipologie:
la posizione non in ordine cronologico delle immagini rispetto alla trama del film e del cartonato;
l'aver preso porzioni dell'immagine originale del film;
l'aver ingrandito delle immagini;
capovolgimento dell'immagine (un solo caso, forse un errore?);
modifica dell'immagine originale.

In pratica si può affermare che questo fu un "cartonato di montaggio" di un "film di montaggio"   ^_^

sabato 21 gennaio 2023

5 articoli del luglio ed ottobre 1978 + agosto 1979 sul lungometraggio "Space Cruiser Yamato"


Nel precedente post ho proposto una rassegna dei documenti del "nullaosta censura" del Ministero dello Spettacolo per i lungometraggi animati giapponesi dal 1961 al 1982, in quei 35 file non troverete quello che permise la proiezione del film animato nipponico "Space Cruiser Yamato", perché penso che non venne mai proiettato nelle sale del Bel Paese.
Gli unici italiani che poterono vedere "Space Cruiser Yamato" furono coloro che si recarono alle proiezioni del "XVI° Festival della Fantascienza di Trieste" tenutosi nel luglio del 1978.
Questi fortunati spettatori videro in anteprima le avventure di "Star Blazers" più di due anni prima di quello che potemmo fare noi bambini italici ed i nostri coetanei svizzero italici:



Nel 1977 in Giappone venne allestito un film di montaggio della prima serie "Corazzata Spaziale Yamato (Uchu senkan Yamato) della durata monstre (per i tempi) di 145 minuti (minuto più minuto meno). Sempre nel 1977 il lungometraggio viene adattato in inglese con la riduzione della durata ad 98 minuti. "Space Cruiser Yamato" partecipa anche al "Festival di Cannes" nel maggio del 1977.

Il successo senza precedenti di "Atlas Ufo Robot" in Italia probabilmente spinse alla scelta di "Space Cruiser Yamato" per "XVI° Festival della Fantascienza di Trieste".
Sulla stampa non si trovano molte informazioni su queste proiezioni di "Space Cruiser Yamato" del luglio 1977, ma qualcosa ho trovato:
Tra fantascienza e orrore, trapianti d'occhi in serie", di Fabio Pagan - "Il Piccolo di Trieste" 10 luglio 1978 
"Fantascienza per bambini" - Libertà 11 luglio 1978 
"La Terra ha i giorni contati" - "La Sicilia" 16 luglio 1978
“Space Cruiser Yamato” - “Cinema, mensile di attualità cinematografica: speciale fantascienza” n° 5 ottobre 1978
"L'incrociatore spaziale" - "Perry Rhodan" n° 43 1 agosto 1979

Ma quale versione venne proiettata?
Senza dubbio quella in inglese della durata circa di 98 minuti, lo affermo con certezza in quanto la durata è riportata nell'articolo della rivista  “Cinema, mensile di attualità cinematografica: speciale fantascienza” dell'ottobre 1978. Ho recuperato solo una versione, sempre in inglese, di soli 85 minuti (vedasi l'immagine sopra), quindi mancherebbero 10 minuti.
Come reagirono i (pochi) spettatori italiani di "Space Cruiser Yamato"?

Tra fantascienza e orrore, trapianti d'occhi in serie", di Fabio Pagan - "Il Piccolo di Trieste" 10 luglio 1978 


L'articolo de "Il Piccolo di Trieste" sul Festival di Fantascienza di Trieste dedica poche righe a "Space Cruiser Yamato", che comunque ne testimoniano la proiezione.

Edit del 22 gennaio 2023:
Aggiunto un quinti articolo che ieri avevo dimenticato di inserire, la testata è quella di "Perry Rhodan", il  n° 43 del primo agosto 1979. 
Ipotizzo che la casa editrice fosse la medesima, in quanto l'articolo è pressoché identico, se non appena più lungo, posso immaginare che nella prima stesura dell'ottobre 1978 dovettero tagliare qualche riga per motivi di spazio.

mercoledì 18 gennaio 2023

I documenti del "nullaosta censura" del Ministero dello Spettacolo per i lungometraggi animati giapponesi dal 1961 al 1982






Nel mio infinito girovagare nel web alla ricerca di archivi storici digitalizzati di quotidiani e riviste, fonti e bibliografia varia, succede che incappi in siti e documenti sovente inaspettati.
Inaspettato lo è stato un sito che, a dispetto del nome un po' particolare, contiene una mole di documenti del Ministero (del Turismo e) dello Spettacolo riguardante i nullaosta della censura dei film da proiettare al cinema, che prima dell'avvento della televisione (privata in particolare), erano il primo luogo dove si poteva vedere un lungometraggio, compresi quelli animati.
Il sito è il seguente:

Io ho utilizzato il sito solo per ricercare i lungometraggi di animazione (e non) giapponese, ma immagino sia disponibile qualunque genere.
Il motore di ricerca è abbastanza efficiente. Il sito di permette di scaricare un PDF con il documento del visto censura, con tanto di date, titoli originali e sinossi del film, anche se quest'ultima parte varia parecchio, forse dipendeva dalla persona che aveva l'incarico di visionare la pellicola. Si poteva trovare l'addetto più prolisso che ci ha lasciato un documento interessante da leggere, oppure quello molto sintetico, che praticamente non ci ha lasciato nulla da leggere...
Direi di aver rinvenuto, salvo mie sviste, tutti i lungometraggi animati nipponici che passarono al cinema dal 1961 al 1982, e che poi le tv private locali avrebbero trasmesso a più non posso nei decenni a seguire, specialmente sotto il periodo natalizio.
Le schede con il nullaosta ministeriale sono 31, mentre per altri 4 film manca il PDF, pur essendoci la scheda del sito con i dati del nullaosta, nel totale sono 35 lungometraggi animati nipponici che passarono l'ok del ministero.
Purtroppo tra i quattro documenti mancanti ci sono proprio il primo e il secondo film dei robottoni sottoposti al visto censura il 17 agosto e il 28 ottobre 1978, "Mazinga contro gli Ufo Robot" e "La più grande avventura di Ufo Robot - Goldrake all'attacco!".
Oltre a poter leggere il commento del "censore", con i nomi dei personaggi della prima versione doppiata in italiano (con qualche occasionale incongruenza o mancanza oppure con nomi che non  rammentavo), resta interessante sapere quando realmente il film fu sottoposto al ministero per l'autorizzazione ad essere proiettato nei cinema.
Non mancano errori nel individuare la trama corretta, mentre i altri casi l'incaricato fu più preciso.
Il post andrebbe consultato assieme ad altri tre. 
Quello dove avevo inserito le sinossi dei lungometraggi animati giapponesi presenti nella pubblicazione "Segnalazioni Cinematografiche":


Quello con i dati di affluenza al cinema, anche se vale solo dal 1978 al 1981:

Di seguito i nullaosta in ordine cronologico, anche se, non essendo un esperto di burocrazia ministeriale, non ho saputo valutare quale delle due date presenti nel documento considerare prioritaria.
Ho scelto di la prima datazione, cioè il primo ok del censore, e non quella finale successiva con la firma dell'incaricato.
Da tenere in considerazione anche la numerazione in alto a sinistra, che sarà il numero del protocollo o roba del genere.
Ovviamente la prima scheda del primo film d'animazione nipponico del 22 dicembre 1961 (Le 13 fatiche di Ercolino) ha il numero più basso, cioè 36244, mentre l'ultimo film del 17 giugno 1982 (Lulù l'angelo dei fiori) ha il numero più alto, cioè 77911.
  

Le 13 fatiche di Ercolino 22 dicembre 1961.

Wikipedia neppure riporta i nomi della versione italica  ^_^
Meglio con "cartoni on line":




Come si può notare, rispetto al primo documento, mancano i nomi degli autori e/o regista, ma la sinossi è più accurata:

La recensione del Dr. G. de Tomasi è più lunga di quella di Wikipedia  :]

sabato 14 gennaio 2023

"Football Mondial Arcofalc" 1976 vs "Futbol Mundial Arcofalc" 1981


Perché una parte cospicua della mia generazione è rimasta legata al gioco del calcio quando sarebbe, probabilmente, ragionevole esserne ormai poco attratti?
La gioventù   ^_^
Non solo giocavamo a pallone in cortile tutto l'anno, quasi con ogni condizione atmosferica e di luce (rammento partite sulla neve, nella nebbia e nei tardi pomeriggi invernali praticamente al buio...), poi facevamo gli album dei calciatori Panini, infine c'erano i giochi in scatola e il Subbuteo, a cui seguirono i primi videogiochi e i cartoni animati giapponesi con i "Superboys"!
In pratica si può tranquillamente affermare che il rapporto tra calcio professionistico visto in televisione (o per i più fortunati allo stadio) e calcio ludico simulato in varie forme sarà stato del 90% o più a favore della secondo gruppo.
In televisione il calcio lo si vedeva per le competizioni della nazionale, gli incontri delle coppe europee per club, infine i gol di "90esimo minuto" o di "Domenica Sprint", in quanto la "Domenica Sportiva" veniva trasmessa troppo tardi la domenica sera. Al massimo ti potevi godere verso le 19,00 della domenica UN(!!!) tempo di una partita di serie A o B!
E questi intelligentoni della Rai magari non sceglievano l'incontro di cartello oppure la partita con più gol, ma un match a caso. Ricordo che poteva capitare che trasmettessero un tempo di incontro che era terminato con molti gol, ma ti sceglievano i 45 minuti finiti a reti inviolate!  T_T
Oggi si può fruire televisivamente del calcio professionistico per tutta la settimana, potendo guardare qualsiasi campionato del mondo, ma le nuove generazioni ne sono molto meno attratte.
Tra le tante recensioni che ho postato in questi anni non sono mancate quelle a tema ludico calcistico:

Chiaramente il calcio simulato non si esaurisce con i post sopra linkati, infatti esistevano anche i giochi che cercavano di dare una certa tridimensionalità al calcio, più vicini al Subbuteo come filosofia.
La mitica Arcofalc ne mise in commercio più di uno, tra questi c'era il "Football Mondial" e le sue successive varianti. In questo post metto a confronto la versione Arcofalc del 1976 con quella del 1981.
Come si può vedere nel raffronto dell'immagine sopra tra l'edizione del 1976, abbastanza spartana, e quella del 1981, con addirittura gli spalti dello stadio, c'è una certa differenza, ma non la disposizione in campo dei calciatori!
Ho già postato i due cataloghi di giocattoli da cui ho preso le immagini:


             

Più di una volta ho sottolineato che nella nostra mente sono immagazzinati una quantità mostruosa di file giovanili, che restano latenti finché non li riesca a far affiorare. Basti pensare all'odore dei fumetti o delle figurine Panini!
Il tutto non vale solo per le immagini dei fumetti o i video dei cartoni animati, e dal punto sonoro non sono solo le sigle dei cartoni animati a risvegliare i ricordi, ma possono esserlo anche singoli suoni, come quello del video qui sopra.
In cortile il gioco calcistico "Fooball Mondial" della Arcofalc era troppo complicato da nominare, quindi fu ribattezzato con la sua controparte onomatopeica, cioè "Meolo Meolo".
Secondo il bambino (Mauro) che lo battezzò "Meolo Meolo", questo era il suono del calciatore che oscillava, in particolare veniva gridato "Meolo Meolo" durante un tiro in porta   ^_^


Come si può ben vedere qui sopra dal 1976 al 1981, oltre all'aggiunta dello stadio, venne rimpicciolita l'area di rigore, ristretto un po' il campo da gioco con lo spostamento di alcuni calciatori, ma mantenendo intatto lo schieramento base. Inoltre il contagol viene spostato dal bordo a lato delle porte per trasformarlo in un vero tabellone, lo mostro in altre immagini più sotto.
Il campo da gioco del 1976 è più avvallato di quello del 1981, lo si nota bene dai riflessi della luce. Nella versione di sinistra, quella del 1976, era più facile che la sfera di metallo venisse "conquistata" da un calciatore.
La cosa più curiosa è il cambio del nome... da un nome anglofono ad uno ispanico, forse alla Arcofalc si preparavano al mondiale spagnolo.
Per parte mia trovo più bella la versione del 1976   ^_^

lunedì 9 gennaio 2023

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 3)




Terzo bel numero di "Anime Cult", da cui devo infine prendere atto che la redazione della rivista ed il sottoscritto si ha un concetto differente riguardo a cosa sia una "intervista inedita" e/o "intervista esclusiva".
Infatti nel primo numero la "intervista inedita/esclusiva" con foto fu a Nagai, era del 2007, già pubblicata, ma mai in versione integrale.
Nel secondo numero la "intervista inedita/esclusiva" con foto è stata quella a Rumiko Takahashi rilasciata nel 2019 in Francia.
Stavola la "intervista inedita/esclusiva" con foto è a Akira Toriyama, pubblicata nel gennaio 2016, cioè ben sette anni fa, in Giappone.
Non so, se i criteri della redazione sono i tre esposti qui sopra per i primi tre numeri, praticamente qualsiasi riproposizione di vecchie interviste possono essere passate per inedite e/o esclusive, peccato che in copertina non campeggi l'anno in cui questa è stata fatta...
Considerando il target della rivista, che a mio avviso è per miei (più o meno) coetanei, non ritengo ci sia nessun bisogno di questi espedienti in prima pagina allo scopo di attirare il lettore. Specialmente perché in questo numero sono presenti altre tre interviste, queste veramente esclusive, inedite e soprattutto nuove:
a Liliana Sorrentino;
la seconda parte dell'intervista di gruppo ai Kappa Boys;
a Douglas Meakin.

Secondo me avrebbe attirato di più mettere in prima pagina la foto del mitico ed unico Douglas Meakin, rispetto ad un Akira Toriyama, che alla fine mi può anche interessare nonostante sia vecchia di sette anni, ma non è un personaggio verso cui provo attaccamento emotivo.



Sempre interessante la continuazione della storia degli "spaghetti manga", questa volta tocca ai "Candy Candy", al "Grande Mazinga" della Fabbri, a "Le avventure di Lady Oscar". Un riepilogo storico editoriale importante per ricordarsi da dove la nostra passione nasce.
C'è poi il corposissimo dossier su "Dragon Ball", di cui l'intervista inedita a Toriyama fa parte, c'è da dire che pur avendo visto le primissime puntate durante il servizio militare, proprio per motivi anagrafici non sono ferratissimo sulla serie.
Un altro focus editoriale interessante è quello sulle prime riviste di manga in Italia, quindi anni 90 post "Candy Candy" e soci.
Una bella recensione sul "Trider G7", che prima o poi devo riguardare.
Bello anche l'articolo sui giocattoli dei Micronauti, faccio presente solo che il titolo con i caratteri in verde scuro e con bordi neri si legge a fatica...
Numero che, come i precedenti due, merita l'acquisto   ;)

sabato 7 gennaio 2023

Atlantic, tutti i soldati d'Italia



TITOLO: Atlantic, tutti i soldati d'Italia
AUTORE: Mario Rizzone
CASA EDITRICE: Scribo
PAGINE: 210
COSTO: 30 € 
ANNO: 2022
FORMATO: 30 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788885624788


Non sono un collezionista dei soldatini dell'Atlantic, attività troppo costosa e che richiede troppo spazio in casa (quest'ultimo fattore viene annotato anche dall'autore), ma non posso esimermi dall'acquistare un libro che ne parli. Anche solo come gesto di riconoscenza per tutte quelle non quantificabili, né dal punto numerico che dal punto di vista ludico, ore passate a giocarci. Di soldatini Atlantic ne avevo veramente tanti, sia "piccoli" che "grandi", non essendo un collezionista non uso la scala corretta, li adoravo tutti. C'erano i periodi in cui preferivo le battaglie moderne della seconda guerra mondiale, poi si passava alle battaglie vecchie del far west, per finire con le battaglie antiche di romani, greci ed egizi.
L'unico pre requisito che un soldatino per me doveva avere era che dovesse essere abile al combattimenti, quindi con una posa attiva, quindi, per esempio, l'alpino che trascina il mulo presente nella copertina del libro non lo digerivo...   ^_^
Probabilmente questi pezzi non arruolabili per la battaglia neppure li toglievo dalle materozze di polipropilene, ergo rifuggivo dai set non combattivi, il problema era che alla Atlantic ti ficcavano dentro personaggi inabili allo sforzo bellico in quasi ogni confezione...
E' questa la terza pubblicazione sulla Atlantic, ed è differente dalle due precedenti, non per forza peggiore, ma differente, ha un focus preciso sulla linea dei "Soldati d'Italia" dal punto di vista del collezionista.
La prima pubblicazione è stata quella di Mario Menghini "Viaggio nell'Atlantic" Volume 1Volume 2Volume 3Volume 4 )  del 2012, che ha un carattere sia totalmente esaustiva dal punto di vista collezionistico che dal punto di vista saggistico.
Nel 2015 è uscito Soldatini Atlantic! Un mito degli anni '70, che ha un taglio prettamente saggistico.
Quindi quest'ultimo libro si differenzia dal primo perché tratta solo una linea e dal secondo perché, a parte un brevissimo excursus sui soldatini Atlantic in generale, ha poca parte scritta, basando tutto sulle immagini di ottima qualità con la descrizioni dei set e delle scatole.  
L'autore entra anche nel dettaglio di eventuali problematiche inerenti il collezionismo di questa linea dei "Soldati d'Italia", con consigli ed annotazioni scaturite dalla sua esperienza.
Nel libro non si accenna al fatto se per caso si abbia l'intenzione di pubblicare altri volumi per le altre linee dei soldatini Atlantic.



Ho messo assieme le pagine che riguardano il set degli Alpini, come si può vedere viene illustrato il contento della confezione e sono presenti le immagini di ogni personaggio con una didascalia esplicativa.
Probabilmente io non sono il target più corretto per questo libro, in quanto non apprezzo le sottigliezze annotate da Mario Rizzone, ma, come già scritto sopra, se riguarda l'Atlantic si compra e basta   ^_^

venerdì 6 gennaio 2023

Kirby King of Comics



TITOLO: Kirby King of Comics
AUTORE: Mark Evanier
CASA EDITRICE: Edizione BD
PAGINE: 224
COSTO: 29 € 
ANNO: 2009
FORMATO: 27 cm x 20 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788861234239


Ammetto che occasionalmente, o forse un po' più spesso, soffro di una certa dose di acquisto compulsivo cartaceo, che mi porta a comprare materiale editoriale senza rifletterci molto   ^_^
Così accadde nell'ormai abbastanza distante 2009, quando ad una delle due Fumettopoli annuali (una fiera del fumetto milanese ormai estinta) comprai questa biografia riccamente illustrata su Jack Kirby, era importante averla, sapevo che non l'avrei letta subito, ma era meglio possederla.
Ho impiegato molto più del previsto a leggerla, ma feci bene a comprarla nel 2009.
Sono stato spinto ad aprire finalmente la biografia di Jack Kirby dalla lettura appena ultimata della biografia non ufficiale di Stan Lee:

Ho approfittato di avere i ricordi freschi della lettura su Stan Lee per verificare su una biografia scritta abbondantemente prima se i fatti accaduti e raccontati tornassero e in quale misura. Direi che quello riportato da Abraham Josephine Riesman è confermato da Mark Evanier, anche se quest'ultimo non calca troppo la mano sul personaggio di Stan Lee, probabilmente perché ancora in vita.
Da notare che Mark Evanier era il biografo ufficiale di Kirby, ma nonostante ciò non infama mai Stan Lee, fa solo notare quanto il "King of Comics" venne trattato male dalla Marvel e poco tutelato da Stan Lee. Diciamo "poco tutelato".
Uno degli aspetti di valore di questo libro, oltre ai contenuti scritti, sono le tantissime belle immagini dei fumetti di Kirby, che contengono numerose pagine delle sue tavole originali, sempre con il testo delle tavole in inglese. Per fortuna io ho una buona scorta di fumetti della "Editoriale Corno" e quindi ho trovato il corrispettivo di quello narrato nella biografia. In un caso ho inserito alcune pagine dei miei fumetti a fianco di una del libro che commenta una tavola di Kirby, anche per proseguire un po' la storia della curiosa tavola.
Consiglio vivamente di recuperare questa biografia, online la si trova ad un prezzo inferiore rispetto a quello di copertina, circa 20 euro, veramente una occasione imperdibile di leggere un bel documento.


Se ci fossero dubbi riguardo la paternità dei supereroi Marvel, basta leggere a pagina 101 quello che riguarda l'antesignano di Thor, ideato quando Kirby era ancora alla DC Comics a fine anni 50:



A pagina 120 del libro viene riportata la tavola che inserisco qui in alto a sinistra, dove Jack Kirby e Stan Lee si autoritraggono in ufficio mentre cercano di ideare un nuovo supervillan, dopo la scomparsa del Dottoro Destino nello spazio cosmico. Di colpo alla loro porta bussa proprio il re di Latveria, vuole che il duo telefoni a Reed Richards!
Nella pagina di destra il corrispettivo nell'edizione della "Editoriale Corno", con pagina a colori!
Chi avrà una migliore padronanza dell'inglese rispetto a me potrà anche confrontare i dialoghi originali con quelli italici.
Ma come prosegue questo incipit autobiografico un po' spiazzante?
Qui sotto ho inserito le altre due pagine in cui ci sono ancora Kirby e Lee, di cui non si vedono mai i visi.

mercoledì 4 gennaio 2023

Hara-Kiri, suicidio rituale giapponese



TITOLO: Hara-Kiri, suicidio rituale giapponese
AUTORE: Jack Seward
CASA EDITRICE: Edizioni Mediterranea
PAGINE: 96
COSTO: 10 
ANNO: 1977
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 



Libro che sarebbe un po' datato, ma visto che tratta del suicidio rituale nipponico dal punto di vista storico (in epoca pre Tokugawa, Tokugawa e post), e la storia resta la stessa (più o meno), è comunque una interessante lettura. Negli Usa il libro fu pubblicato nel 1968, arrivato in Italia nel 1977.
Quando ho letto il titolo sono rimasto sorpreso, in quanto il termine corretto per il suicidio rituale sarebbe "seppuku", ma l'autore lo specifica e spiega la scelta del termine più conosciuto in Occidente, cioè "Hara-kiri".
Visto il numero esiguo delle pagine e il costo ridotto consiglio l'acquisto del libro, le informazioni valide non mancano.
Ho inserito qualche scan di alcuni argomenti, per esempio la prima cronaca di un seppuku redatta da un Occidentale, Lord Redesdale, all'inizio del 1868. Lo scritto lo avevo già letto altrove, più di una volta, ma essendo una testimonianza diretta che viene considerata attendibile, mi è parso sensato inserirla.
Vengono enunciati numerosi termini giapponesi inerenti il seppuku, entrando nello specifico sia di come nacque questa usanza auto-punitiva sia delle norme che la regolavano.
Largo spazio è dato alla figura di colui che "aiutava" il condannato, cioè che infliggeva il colpo di grazia con la katana, anche per il "kaishaku-nin" le norme erano numerose.
Immagino che in Italia non sia mai nata una tradizione del genere non solo per motivi religiosi, ma anche perché, da italiani, ognuno l'avrebbe posta in essere a modo suo, totale anarchia... In Giappone tutto era saldamente codificato, rischiavi di dover far seppuku anche perché non avevi fatto perfettamente seppuku... o perché non avevi eseguito correttamente il compito del "kaishaku-nin".
Un capitolo, forse quello che ho trovato più interessante, è il quarto, sul "suicidio per amore", cioè "shinju", che largo spazio ha trovato nella letteratura nipponica, ma lo ritrovammo in forme ovviamente più edulcorate anche nei cartoni animati giapponesi.
Ho notato che, quando a fine saggio si tratta della periodo della Seconda Guerra Mondiale (o conflitto del Pacifico) e del dopo guerra, si cita sempre Hirohito come "l'Imperatore", mai con il suo nome. Forse perché era ampiamente in carica, ed è un fattore che ho notato più vote nella saggistica sul Giappone, fin quando era vivo gli autori avevano spesso un certo riguardo per colui che avallò massacri di ogni tipo. Dopo il 1989 la saggistica lo tratta più duramente. Mia opinione.
Nelle ultime pagine del saggio è presente un breve glossario che aiuta a districarsi nei tanti termini giapponesi.


Nella parte iniziale del saggio, in cui si illustrano le origini culturali del seppuku, viene spiegato che esisteva la tradizione di immolare le persone per scacciare gli dei ostili. I sacrifici umani venivano letteralmente inseriti (immagino vivi...) nella struttura dell'edificio che si voleva rendere immune da catastrofi naturali o meno.
A tal proposito viene narrato un aneddoto che ho trovato esilarante, quello del capo del villaggio di Iwafuji.
A voler fare del sarcasmo di bassa lega si direbbe che le mafie italiche ripresero la tradizione dello "hito-haschira", cioè "colonna umana". Forse in Italia, quando ci si appresta ad iniziare una grande opera (tipo quello che sarà il ponte sullo Stretto di Messina...), bisognerebbe introdurre per legge lo "hito-haschira", magari ci riesce di fare le cose fatte per bene...


La cronaca redatta da Lord Redesdale.

martedì 3 gennaio 2023

1982 - The Past, Cronache dal Passato Prossimo


TITOLO: 1982 - The Past, Cronache dal Passato Prossimo
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Past Publishing
PAGINE: 171
COSTO: 18 
ANNO: 2022
FORMATO: 24 cm x 16 cm
REPERIBILITA': disponibile sul sito 
CODICE ISBN: 9788894700305


Evito di ritornare sui punti deboli della collana, che restano i medesimi, avendoli espressi nella recensione del numero sul 1977:

Riporto la spiegazione della casa editrice sul senso della collana:
"Past Publishing è una casa editrice di dimensioni subatomiche, che pubblica a cadenza random volumi monografici dedicati a singoli anni compresi tra il 1970 e il 2000. Per ogni anno, un volume; per ogni volume, dodici storie relative a quell'anno, per viaggiare indietro nel Tempo tra ricordi di cinema, sport, tecnologia, fumetti, musica, videogiochi e avvenimenti che hanno fatto la Storia"

Devo dire che per l'anno 1982 le cose mi sono andate meglio, ben otto contributi su dodici toccavano tematiche che mi interessavano.
Come già scritto nella recensione del volume sul 1977 non commenterò i contributi che analizzano temi a me poco noti, quindi salto il primo capitolo sulla musica, e poi l'ottavo e il dodicesimo.
Il secondo contributo festeggia il quarantennale di ET, a cui ho dedicato alcuni post:

Arianna Mereu si sofferma anche sulla questione del bambino disabile che muoveva dall'interno ET, fatto che quando venne scoperto dalla stampa italica scatenò il solito scalpore all'italiana:

Probabilmente io faccio parte della  maggioranza che ha scoperto il fumetto di "V per Vendetta" grazie al film, motivo per il quale resto legato più al lungometraggio, ma non per questo non ho apprezzato il terzo contributo.
Ad eccezione della regola per la quale non metto becco nella musica leggera, c'è il quarto contributo di Claudio Fabretti su "Thriller" di Michael Jackson. Non che io sia un fan del cantautore, ma è stato utile leggere qualcosa sulla sua vita ed attività musicale.
Il quinto contributo è sul Mundial di calcio spagnolo, fu il mio primo mondiale di calcio veramente vissuto, fino al trionfo finale. 
L'autore ne riporta alcuni aneddoti, ma mi pare di intuire che non lo visse, si nota. 
Non sono un fan di "Blad Runner", ma ho apprezzato il sesto contributo, ho capito qualcosa in più di un film che non mi piace molto.
Non commento neppure il settimo capitolo sul fumetto di Martin Mystére, non l'ho mai letto.
Non ho mai posseduto né un "Commodore 64" e neppure uno "ZX Spectrum", ma vi sono entrato in contatto indirettamente grazie ad amici che li avevano, quindi è già un tema che mi interessa di più. Il contributo mi è piaciuto, pur non essendo un esperto del genere.
Ovviamente la presenza del decimo contributo ha reso sensato dal mio punto di vista l'acquisto del numero sul 1982, visto che si analizza il manga ed il film "Akira". Resta la pecca che sottolineavo nella recensione dell'annata 1977, quando trovi un argomento che ti interessa molto, questo è trattato per un numero di pagine inferiore a quello che avresti voluto leggere.
L'undicesimo contributo è incentrato sul film "La Cosa" di John Carpenter, un film spesso ingiustamente ignorato, che viene analizzato in maniera molto interessante.

Qui sotto l'indice dei temi trattati con gli autori.


lunedì 2 gennaio 2023

1977 - The Past, Cronache dal Passato Prossimo



TITOLO: 1977 - The Past, Cronache dal Passato Prossimo
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Past Publishing
PAGINE: 171
COSTO: 18 
ANNO: 2022
FORMATO: 24 cm x 16 cm
REPERIBILITA': disponibile sul sito 
CODICE ISBN: 9788894700329



Ringrazio come sempre Massimo Nicora che mi mette al corrente di molte uscite editoriali, grazie a lui vengo a conoscenza di numeroso materiale che probabilmente (almeno in parte) mi sfuggirebbe. 
Riflettendoci, però, mi fa spendere anche un sacco di soldi, forse potrei intentargli causa...  >_<

Tralasciando per un momento le richieste di indennizzo economico, questa volta sono stato informato della pubblicazione di questo libro contenente vari contributi, il cui tema portante è un singolo anno, in questo caso il 1977.
Riporto la spiegazione della casa editrice sul senso della collana:
"Past Publishing è una casa editrice di dimensioni subatomiche, che pubblica a cadenza random volumi monografici dedicati a singoli anni compresi tra il 1970 e il 2000. Per ogni anno, un volume; per ogni volume, dodici storie relative a quell'anno, per viaggiare indietro nel Tempo tra ricordi di cinema, sport, tecnologia, fumetti, musica, videogiochi e avvenimenti che hanno fatto la Storia"

L'idea mi è piaciuta, ovviamente l'interesse di ogni singolo numero è dato dai temi trattati. 
Io sono abbastanza ignorante sulla musica, quindi tralascio commenti sui contributi numero 1-4-8-11.
Rifuggo i film horror, quindi salto il terzo contributo, e sono poco ferrato in film drammatici in generale, italiani in particolare, ergo salto il quinto e decimo tema.
Nasce perciò una considerazione sul rapporto prezzo/contenuto che non è di poco conto. In pratica si sta leggendo una rivista in formato di libro, con il costo di un libro, ben 18 euro, ma di cui probabilmente non si sarà interessati a tutti i contributi. Inoltre, quando trovi un argomento che ti interessa, il numero di pagine in cui è trattato non è numeroso. 
Forse sarebbe sensato cambiare formato editoriale, tipo uno spillato, in modo da abbattere i costi.
Quindi cosa resta?
Non sono un esperto neppure di computer, ma il secondo contributo/capitolo sull'aspetto ludico del computer "Apple II" l'ho trovato molto interessante, forse proprio perché nulla ne sapevo.
Il mio focus sull'animazione giapponese mi ha fatto considerare prioritaria la lettura del sesto contributo sullo Zambot 3, che io vidi nella sua primissima visione italiana su Telereporter. Pur essendo un ragazzino capivo che questa serie aveva qualcosa di differente da tutte le altre precedenti (forse tranne il Gundam), mi colpì tantissimo e ne sono restato colpite tutte le vote che l'ho rivista. Alessandro Montosi ne traccia un interessante profilo.
Il settimo contributo riguarda il film "Incontri ravvicinati del terzo tipo", che quando lo vidi al cinema da bambino non mi affascinò molto, ma che apprezzai in seguito. Forse non lo apprezzo quanto l'autrice, che lo considera uno dei migliori film di fantascienza, ma lo apprezzo molto.
Non ho mai posseduto una console Atari, ma l'aveva un mio grande amico, quindi ho letto con piacere il nono contributo sull'Atari 2600.
Merita un plauso Arianna Mereu, l'autrice del dodicesimo ed ultimo capitolo su "Guerre Stellari", il film è stato analizzato in ogni maniera, difficile scrivere qualcosa di interessante, lei ci riesce. 
La ringrazio anche perché chiama "Guerre Stellari" con il nome giusto, cioè "Guerre Stellari"  ^_^

Nei due numeri che ho letto (anche il 1982) non si fa riferimento a avvenimenti politici, lo specifico.
Qui sotto riporto l'indice con i temi trattati (visibile anche in copertina) con l'aggiunta degli autori.

domenica 1 gennaio 2023

Stan Lee, la storia della Marvel nella vita di un creativo e uomo d'affari amato e controverso



TITOLO: Stan Lee, la storia della Marvel nella vita di un creativo e uomo d'affari amato e controverso
AUTORE: Abraham Josephine Riesman
CASA EDITRICE: Rizzoli Lizard
PAGINE: 493
COSTO: 25 
ANNO: 2022
FORMATO: 23 cm x 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788817173544



Stan Lee fa parte di quei personaggi con cui da bambino hai avuto un imprinting ad un mondo di fantasia, qui sul blog ne tratto numerosi, dai cartoni animati giapponesi a "Guerre Stellari". L'aspetto curioso riguardo a Stan Lee è che il suo è stato un imprinting molto indiretto rispetto a tutti gli altri, di lui da bambino leggevo praticamente solo e quasi sempre il nome sui fumetti della "Editoriale Corno".
Di certo ho scoperto il suo viso dopo il suo nome, e quello che sapevo ai tempi era che lui, assieme ad altri (forse), aveva inventato tutti quegli stupendi supereroi, in primis l'Uomo Ragno.
Per me Stan Lee era, almeno all'inizio, l'artefice di tutto, ed è arduo cambiare opinione...
Col passare dei decenni ho capito che la storia non era proprio quella, ed il mio eroe dei supereroi aveva, ad essere buoni, la tendenza a dimenticare i meriti di chi assieme a lui o più di lui aveva creato quei mitici personaggi.
Sui quotidiani dagli inizi degli ani 90 ogni tanto trovavo qualche articolo sulle vicende economiche della Marvel e di Stan Lee, ed erano sempre notizie spiazzanti, ma erano news frammentarie, a cui le redazioni non davano continuità. Un po' meglio è andata da quando c'è stata la possibilità di ricevere informazioni tramite il web, magari da siti di fan della Marvel. Senza contare delle drammatiche notizie che si leggevano sugli ultimi anni della sua vita, dove, a contraltare del successo universale dell'universo supereroistico che aveva contributo a creare, si leggevano solo continue cadute personali, economiche e di famiglia.
Ho sempre voluto leggere qualcosa che riepilogasse la vita e le opere di Stan Lee, sui cui ero abbastanza ignorante, ma non volevo né una agiografia né un pamphlet scandalistico.
A novembre 2022 la Rizzoli ha tradotto questa biografia di Stan Lee ad opera della giornalista Abraham Josephine Riesman, pubblicata negli Usa nel 2022. Mi è parsa una buona via di mezzo rispetto ai criteri che illustravo sopra e l'ho comprata. 
Da non esperto della vita e delle opere di Stan Lee e di chi con lui creò i supereroi Marvel non sono in grado di accorgermi di eventuali errori nella biografia o prese di posizioni in malafede. L'autrice mi è parsa equilibrata, dando conto anche dei meriti di Stan Lee, ma facendo notare nel contempo pure le tante sue contraddizioni, in special modo riportando le numerose dichiarazione poi corrette nei decenni su chi avesse creato cosa...
Il libro è strapieno di aneddoti, e consiglio, per chi come me non conosce nel dettaglio tutti gli accadimenti, di andarsi a cercare sul web o su You Tube i documenti filmati, audio e di fumetti citati dall'autrice.
Avrei potuto riempire questa recensione di link dei fatti enunciati dalla giornalista, ma mi limiterò solo ad alcuni.
The new age of comics: come Joe Simon spiegava il metodo "Stan Lee" riguardo a Capitan America.
Funky Flashman: ovvero come Jack Kirby tratteggiò Stan Lee in un fumetto del 1972.

Stan Lee ebbe l'idea, a beneficio dei fan, di incidere su vinile una chiacchierata con il suo staff (Steve Ditko si rifiutò di parteciparvi):

I cartoni animati di Capitan America, i F4, Thor ed Hulk li vedemmo tutti da bambini, l'animazione era uno schifo (link: alla faccia di chi criticava gli anime...), ma erano pur sempre i nostri eroi!
Stan Lee. in occasione della messa in onda della prima serie, introdusse a suo modo Capitan America:

Facendo un salto alla fine del libro e anche della vita di Stan Lee si parla del video che linko, un video non simpatico: 

Da lettore del libro non esperto della vita di Stan Lee posso dire che dividerei lo scritto in due parti.
La prima, forse più interessante, fino a quando Stan Lee resta alla Marvel in ruoli creativi. 
La seconda, meno interessante e di certo più triste, da quando Stan Lee si sposta a Los Angeles per cercare di spingere (inutilmente) Hollywood ad interessarsi ai personaggi Marvel o ad altri creati da lui successivamente. 
In questo secondo frangente della sua vita è indubbio che si sia circondato di personaggi a dir poco discutibili, che lo hanno danneggiato (magari non economicamente) di certo in quanto a rispetto e salute. 
Poi c'è da dire che, se sbaglia sempre la scelta di chi ti circonda, non può sempre essere colpa degli altri... Per esempio, dico a caso, se sei un personaggio pubblico che è diventato straricco e famoso ed è entrato in politica occupando primarie cariche pubbliche, se il tuo braccio destro viene arrestato per corruzione di un giudice e il braccio sinistro per associazione esterna di stampo mafioso, si può almeno affermare che questo ipotetico personaggio non è stato bravo a sceglierli... lo stesso vale per Stan Lee, o si fidava troppo di chi lo incensava oppure ricercava chiunque potesse fargli fare soldi. E' ben spiegato che Stan Lee necessitava di ingenti fonti economiche, causa di numerosi problemi con la giustizia avuti dalle sue aziende, per soddisfare le spese folli di moglie e figlia.
Indubbio che la lettura di questo libro non può che modificare in peggio l'opinione sul personaggio Stan Lee, pur ribadendo che l'autrice non nega mai i suoi meriti e visioni di lungo respiro, quindi se uno/a è un suo fan sfegatato il libro potrebbe non piacere.
Per parte mia detesto che si prende i meriti altrui, e forse per questo motivo ho sempre procrastinato la lettura di qualsiasi cosa mi potesse conferma la prassi che Stan Lee aveva nei confronti dei suoi sottoposti e collaboratori.
Infatti nel 2009 comprai il libro "Kirby King of comics" di Mark Evanier della "Edizioni BD" e non l'ho ancora letto, ora posso rimediare alla lacuna.

Ogni capitolo ripercorre un periodo della vita di Stan Lee.