TITOLO: Manga, fast food & samurai
AUTORE: Peter Carey
CASA EDITRICE: Feltrinelli
PAGINE: 126
COSTO: 10€
ANNO: 2001
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788871082073
Breve spiegazione del libro:
L'autore, Peter Carey, famoso autore di romanzi, si reca in Giappone
col figlio dodicenne, grande appassionati di manga ed anime. In
questo modo Carey conosce una cultura a lui quasi soconsociuta.
Qualche anno fa trovavo spesso
questo libro in libreria, lo sfogliavo e poi non lo compravo. Passava
qualche mese, lo risfogliavo, leggevo qualche pagina e poi non lo
compravo di nuovo. Qualche mese fa, in una fiera del libro usato, me
lo sono ritrovato tra le mani, lo risfogliato, ma costando solo 2
euro (o anche meno) l'ho comprato.
Io sarò anche tordo, ma alla fine
di queste 126 pagine non ho capito se questo era un qualche tipo di
romanzo oppure un racconto di viaggio, o magari un mix di entrambi...
Il libro è pieno di informazioni
corrette, oltre che scritte in modo piacevole, e anche qualche
piccola analisi interessante, ma poi ci sono pure degli errori, più
o meno grossolani (dipende sempre da quanto un fatto viene
considerato “importante”). A questo punto, però, visti gli
errori, che con un minimo di accortezza in fase di stesura si
sarebbero potuti correggere, mi è toccato non prendere in
considerazione tutte le informazioni su quegli aspetti che ignoravo.
Perché se una cosa so che è giusto la valuto giusta, se so che è
sbagliato la valuto sbagliata, ma se non la conosco e la fonte mi
lascia dei dubbi (come questo libro) resto nel dubbio...
Mi chiedo come faccia uno
scrittore conosciuto a mandare in stampa un libro senza aver trovato
il modo di chiedere a qualcuno se quello che ha scritto sia corretto
o meno, nel caso in cui (come in questo libro) si elargiscono delle
nozioni, seppur senza pretese, ma abbastanza precise.
Lascio a voi il giudizio su alcune
informazioni del libro che mi son sembrate errate oppure che mi hanno
lasciato molti dubbi.
Cominciamo col fatto che si
afferma che “anime” è una parola francese! E Carey si sorprende
pure che sia francese, infatti è inglese, deriva da “animation”...
In un altro caso, usando Guerre
Stellari come esempio, si afferma che Luke Skywalker e Han Solo
andarono sul pianete Xenon per cercare pezzi di ricambio. Ora, io
posso anche sbagliare (e che la vergogna mi colga), ma proprio non me
la ricordo questa scena...
Riguardo i Kabuki Mono si afferma
che furono in qualche modo gli antesignani dei punk, in quanto in
epoca medioevale si vestivano in maniera volontariamente strana, con
lo stesso intento di protesta dei punk. Ho fatto qualche ricerca sul
web, e ho trovato più fonti che affermano che questi Kabuki Mono
erano samurai ronin, e che possono essere considerati i precursori
non dei punk, ma della yakuza. Una delle due fonti sbaglia.
Sempre l'autore afferma che “mobil
suit”, riferito al Gundam (di cui il figlio è un grande
appassionato) vuol dire “Tute mobili”, mentre dovrebbe
significare “armature mobili”. Magari questo errore è dovuto
alla traduzione.
Però poi, nella spiegazione della
trama ci sono altri errori, assieme a tante cose giuste. Per esempio
che Tomino (che Carey intervista nel libro) fu obbligato dai
costruttori di giocattoli a fare una serie ambientata “sempre”
sulla terra... Inoltre, sempre i costruttori di giocattoli, lo
obbligarono a disegnare un Gundam alto 100 metri, anche se lui lo
aveva pensato alto circa 20 metri.
E' superfluo ricordare che la
serie del Gundam si svolge sia sulla Terra che nello spazio, e che il
Gundam, dopo aver cercato sui booklet allegati ai cofanetti DVD
Dynit, è alto 18,5 metri...
Nel riportare il racconto di un
regista d'animazione, tal Yazako, si afferma che durante un
bombardamento statunitense "gli americani riuscirono a
paracadutare a terra degli uomini che posizionarono degli enormi
riflettori sulla collina (della città do Kofu) che sovrastava la
città”.
Questo allo scopo di meglio
bombardare la città medesima, quindi, ricapitolando, durante o prima
di un bombardamento gli Usa avrebbero paracadutato uomini e materiale
per meglio illuminare i bombardamenti. E poi gli uomini come
tornavano sugli aerei?
Io non sono ovviamente uno
storico, magari sbaglio, ma questa è la prima volta che leggo di un
fatto del genere. Potrebbe essere uno scoop storico di non poca
rilevanza. Sapevo, invece, che i giapponesi uccidevano i piloti
abbattuti.
Nella parte finale c'è una
piccola interessante analisi su uno spezzone (quindi non tutto, meno
della metà) di Totoro, fatta assieme ad un suo amico giapponese, che
gli fa notare degli aspetti che ad un occidentale potrebbero
sfuggire.
Solo che, per i motivi sopra
descritti, le cose che non sapevo non so se considerarle attendibili.
C'è da fare un'altra considerazione, diciamo un po' classista. Il figlio dell'autore riesce a vedere coi propri occhi tante cose e autori (addirittura Tomino!) che qualsiasi fruitore di manga ed anime vorrebbe vedere, in virtù proprio della fama del padre. Quindi se siete figli di un metalmeccanico scordatevi di conoscere Tomino.
Morale?
Se trovate questo libro a uno o
due euro compratelo.
Nessun commento:
Posta un commento