CERCA NEL BLOG

lunedì 31 agosto 2020

"La prima spedizione italiana nell'interno del Giappone e nei centri sericoli" - Pietro Savio (1869) - parte 4



A metà del 1800 l'Italia ed il Giappone avevano un interesse commerciale in comune, la  sericoltura.
Pietro Savio fece parte di una spedizione commerciale per studiare l'allevamento del baco da seta in Giappone e per stipulare accordi commerciali. Durante questo viaggio di lavoro prese nota di tutto ciò riguardava l'industria del baco da seta giapponese e lo pubblicò in questo libro. A dire il vero, come mi capitò per "Il Giappone Moderno" di Giovanni De Riseis, io non ho ancora letto nulla di questo libro, quindi non sono certo che vi siano riportati anche aneddoti di vita sociale del periodo.
Il lunghissimo libro di De Riesis venne pubblicato nel 1900, ma raccontava di un viaggio del 1895, lo scritto di Pietro Savio venne pubblicato nel 1873, però il viaggio è datato giugno 1869!
Ben 26 anni prima, quindi l'autore si recò in un Giappone ancora poco occidentalizzato, mi auguro che l'autore non vi abbia riportato solo le tecniche di sericoltura.
L'epoca Meiji iniziò nel 1868, cioè pochi mesi prima di questo viaggio
Confido nel titolo, in cui si parla di "prima spedizione italiana nell'interno del Giappone", e solo in carattere più piccolo si accenna a i centri sericoli.
Come per il libro di De Riesis, sono molto belle le incisioni, più piccole in quanto il formato del libro è quello di un quaderno.

Tra gli spunti interessanti si fa cenno al villaggio di "Hanno" appena ricostruito dopo l'incendio causato dallo scontro tra le truppe imperiali e i "kerai di Tokungaua" nel settembre precedente. Considerando che il libro termina nel giugno 1869, ci si dovrebbe riferire al settembre 1969, quindi alla "guerra Boshin", e la cronologia mi pare che torni.

Ho cercato su Google Maps la città di "Hanno", e mi viene riportata la seguente ubicazione, chissà se è la stessa.


Bello il racconto di quando gli abitanti di Hanno pare non collaborassero con gli illustri ospiti, quindi l'ufficiale nipponico di scorta alla missione italiana ne fece arrestare alcuni per renderli più cooperativi... bel modo di fare apprezzare l'Italia all'estero... Alla fine li misero a pernottare in un tempio, e loro lamentano il rumore delle preghiere, immagino cosa sarebbe successo se dei giapponesi si fossero lamentati del rumore delle preghiere di frati italiani in un monastero italiano   ^_^

Buona lettura.

venerdì 21 agosto 2020

Altro malfunzionamento di Blogspot il 21 agosto

 

Quando ho pubblicato il post della 19esima puntata di Megaloman mi sono ritrovato con le immagini che strasbordano dal limite normale del blog...

Nel post stesso avevo fatto notare che non avrei riportato le immagini da "molto grandi" a "medie", in quanto l'operazione va effettuata su ogni singola immagine e questo comporta il disallineamento dello scritto.

Pubblico il post e... sorpresa... 

Ma non solo!!!

Nel post sul libro di Miyazaki avevo notato che le immagini non venivano più caricate in ordine cronologico inverso (l'ultima prima e via dicendo: link relativo), ed anche nel post di Megaloman di oggi ore 18 e 56 minuti era tutto ok, ma ora che sto scrivendo questo post sul nuovo malfunzionamento le immagini me le ha caricate di nuovo al contrario!

E le prime due  hanno spazio zero tra di loro, quindi è impossibile inserire un commento... il tutto è successo nell'arco di neppure 10 minuti... 

No, tranquilli programmatori di Blogsot, fate con calma   ^_^

Per la cronaca, da quando è entrato in funzione il nuovo interfaccia di Blogspot, sto usando Chrome e non più Firefox, perché andava fin peggio... 





Megaloman (1979) - puntata 19

 

Nella precedente puntata era stato istituito l'Organismo Segreto di Difesa (o come lo chiameranno), per combattere l'invasione aliena, con a capo un maestro di arti marziali... in questa puntata la nuova struttura non viene mai citata, rimane sullo sfondo, con Takamine che ha informazioni di prima mano e permette ai suoi ragazzi di essere presenti durante indagini e sopralluoghi. Mi aspettavo che l'OSD venisse maggiormente coinvolto, e magari era così nel doppiaggio originale, mentre nel claudicante adattamento italico alcuni aspetti saranno andati persi. Di certo si notano alcune contraddizioni del doppiaggio rispetto a ciò che vediamo sullo schermo, ma ormai è dalla prima puntata che sono presenti questi dialoghi approssimativi, in fondo era roba per bambini!  ^_^

Questo episodio non è nulla di particolare, ma comunque si lascia guardare, senza infamia e senza lode. Noto che le mega esplosioni sono ormai ridotte (problemi di budget?), e che l'incolumità di stuntman ed attori non è più messa a repentaglio come prima (problemi di denunce per infortuni?). 
Stavolta, però, un paio di scene con esplosioni vicino agli attori ci sono, ma le deflagrazioni sono assai scarse   T_T

P.S.
Lascerò le immagini nel formato "molto grande", perché è quello ormai standard, e per riportarle al formato medio bisogna agire su ogni singola immagine, col rischio che si incasini la centratura dello scritto... vedi post relativo: Problemi con il nuovo aggiornamento di Blogspot da agosto

Edit del 30 agosto:
Ho riportato le immagini nel formato medio, in quanto ho avuto lamentele   ^_^
Ho dovuto eseguire questa operazione singolarmente per ogni immagine, spero che il problema sia stato risolto  :]



Qual è il segreto delle squame?
Cioè... in realtà non è che venga poi tanto spiegato... ti dicono di chi sono le squame, esseri marini, ma mi pareva ovvio, sono squame.. 
Una tematica della puntata sarebbe quella del popolo soggiogato, usato come schiavo nel lavoro e come soldato sacrificabile in battaglia (che poi per un regime dittatoriale sono sacrificabili anche i propri connazionali...), che sarebbe quello che i giapponesi fecero alle popolazioni asiatiche sottomesse durante la guerra del pacifico (lo facemmo anche noi italiani con libici, etiopi e somali).
Chissà se fu un'intenzione volontaria degli autori di riesumare certi ricordi bellici e se qualche bambino/a o genitore giapponese colse l'allusione?



L'episodio inizia con un paio di cojones in auto che finisco a tutta velocità in mare... sicuramente un messaggio educativo per i futuri patentati italici e nipponici.

mercoledì 19 agosto 2020

Mondomiyazaki, una vita nell'arte


TITOLO: Mondomiyazaki, una vita nell'arte
AUTORE: Susan Napier
CASA EDITRICE: Dynit
PAGINE: 303
COSTO: 22
ANNO: 2020
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 9788833551319


Ogni tanto, nell'ormai martoriato e quasi desertico mondo della saggistica sull'animazione giapponese (in lingua italiana), compare una piccola oasi di ristoro e vera analisi. Per questo non miraggio dobbiamo ringraziare l'autrice, Susan Napier, la casa editrice, la Dynit, e la traduttrice, Giovanna Falletti. 

L'autrice si è interessata agli anime in tarda età, rispetto a noi che vi siamo cresciuti, questo aspetto comporta che talvolta si notino delle "lacune" date proprio dalla mancanza di imprinting con i cartoni animati giapponesi, ma per il resto è una studiosa titolata che ha al suo attivo altri numerosi scritti sugli anime.

Leggere il logo della Dynit sulla copertina del saggio è stato fonte di tranquillità e speranza. Tranquillità perché conoscono l'argomento del saggio. Speranza perché, finalmente, una casa editrice che si occupa stabilmente di pubblicare manga ed anime si è presa la briga di tradurre un recente saggio straniero. Altrimenti questo libro non sarebbe stato tradotto, e che quindi mi fa illudere che questo libro possa essere il primo di una lunga serie di pubblicazioni in italiano. La Dynit ha le competenze (e dovrebbe avere l'interesse) per veicolare una divulgazione delle analisi su anime a manga, e tramite librerie e fumetterie (e magari le edicole!) potrebbe raggiungere sia un pubblico di appassionati che di semplici curiosi.

Infine una menzione la merita la traduttrice del testo inglese, che risulta più chiaro e leggibile di molti scritti sugli anime in italiano... Probabilmente il testo originario era già abbastanza leggibile, ma comunque il risultato è una lettura chiara e scorrevole.

L'autrice illustra perché Miyazaki può essere considerato un autore, pur essendo "solo" un regista di film d'animazione. Quello che viene analizzato è, appunto, il "mondomiyazaki", un qualcosa di unico che si è sviluppato in decenni di lavoro. E' stato interessante leggere i punti di vista di una studiosa non italiana, con valutazioni anche differenti dai nostri saggisti. Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi libri sul "mondo Miyazaki" da parte della collana "Ultra Shibuya", che non si possono neppure avvicinare al livello di analisi di questo della Napier. Lo scritto, in quanto non italiano, ha dei contenuti che si discostano dalla media dei saggisti (seri) nostrani, non che sia in assoluto migliore, ma vi si può leggere un approccio diverso dal solito. Il saggio fu pubblicato in lingua inglese nel 2018, quindi questa traduzione ha anche il merito di essere recente. Recente per le abitudini delle case editrici italiane, che di norma, nelle poche occasioni che li hanno visti tradurre un'opera saggistica straniera, impiegano molti più anni, rendendo la lettura di un nuovo saggio, già vecchia.

Dato che il saggio l'ho apprezzato moltissimo, inizialmente mi permetterò di fare qualche appunto. Per esempio l'autrice non tratta per nulla il contributo di Miyazaki (e Takahata) alla prima serie animata di Lupin III (quella in cui il ladro indossa la giacca verde), nonostante sia dedicato un capitolo al film di "Lupin III - il castello di Cagliostro". E' in quella serie che il regista modifica i personaggi del manga, nella versione che poi vedremo nel film. Questa assenza di trattazione mi ha lasciato perplesso. In generale l'autrice tratto poco o nulla le serie animate televisive di Miyazaki, nessuna citazione anche per "Il fiuto di Sherlock Holmes". Un po' più analizzato "Conan il ragazzo del futuro", ma a mio avviso meno di quanto avrebbe meritato. Vengono trattate occasionalmente Heidi ed "Anna dai capelli rossi".

Sono poi presenti un paio di errori, oppure io ho compreso male lo scritto   :]



A pagina 108 si accosta Sheeta di Laputa al genere majokko, citando Lamù come un personaggio simile. Il mondo dello shojo è assai variegato ed opinabile, ma Lamù era l'ultimo esempio che mi sarebbe venuto in mente di citare, non il primo. Inoltre, se si parla della serie animate, questa è del 1981, non del 1978, anno di pubblicazione del manga.





A pagina 210 si afferma che è San a ferire gravemente Ashitaka, quando, in realtà, la ragazza gli fa solo sgorgare del "fluido ematico" dalla gota sinistra tramite uno stiletto di masso (sono entrato in modalità Cannarsi!), ed è, invece, una villica a sparargli con l'archibugio. Questi sono errori che mi lasciano perplesso, perché io il film di Mononoke l'avrò visto una decina di volte, eppure non sono un saggista.

Nel primo capitolo viene rievocata l'infanzia bellica e post bellica di Miyazaki, con annesso stra citato ricordo del regista del bombardamento della sua cittadina e della fuga di notte, con annesso non salvataggio di madre e figlioletto estranei alla famiglia Miyazaki. Segue la questione del senso di colpa per lo sfruttamento della guerra da parte dell'azienda di famiglia, etc etc.

giovedì 13 agosto 2020

Problemi con il nuovo aggiornamento di Blogspot da agosto

 


A fine giugno l'aggiornamento dell'interfaccia di Blogspot è diventato l'opzione predefinita del blog, quando qualche mese fa era comparso l'avviso di questo nuovo aggiornamento, immaginavo ci sarebbero stati problemi, capita sempre. A dire il vero all'inizio non ho trovato grossi imprevisti, qualche piccola imperfezione, che era più un fastidio facilmente aggirabile, ma nulla che impediva di postare. Infatti fino al post del 30 luglio non avevo avuto i problemi che descriverò di seguito, ad agosto ho potuto inserire il primo post solo il 9 agosto, ed ho trovato un certo numero di brutte sorprese... 
Speravo fosse un aggiustamento della nuova interfaccia, ma nel post nel 12 agosto le cose non solo non sono migliorate, ma addirittura peggiorate...

Le due problematiche ostative ad inserire post sono:
a) Immagini caricate in ordine inverso rispetto alla prima caricata nell'interfaccia del blog;
a1) Stessa problema se uno carica in ordine inverso le immagini, cioè dall'ultima...
b) Zero spazio presente tra alcune immagini caricate, quindi impossibilità di inserire testo.

Ci sono poi un certo numero di problemi che rendono non impossibile postare, ma creano problemi di allungamento dei tempi e di risultati grafici del blog:
c) Le immagini che si presentano nell'interfaccia sono di formato "MOLTO GRANDE", quando prima erano sempre tutte in formato "MEDIO";
d) Le immagini vanno impostate una alla volta in formato "MEDIO";
e) Impostare le immagini in formato "MEDIO" incasina l'allineamento dello scritto...
f) Alcune volte le immagini, una volta caricate, non compaiono centrate, ma tutte allineate a sinistra, quando le centri, si incasina di nuovo tutto l'allineamento dello scritto...

Per come utilizzo io il blog, cioè caricando spesso molte immagini (per esempio le riviste televisive o i cataloghi di giocattoli), non mi è possibile caricarle una alla volta per non farmele caricare in ordine invertito (la prima ultima, l'ultima prima...). Ho quindi provato a caricare prima l'ultima immagine e via di seguito, e alla fine la prima immagine (ordine inverso già dall'inizio!), niente... sempre in ordine inverso vengono caricate...
Il fatto, poi, che tra le immagini ci sia spazio zero, non è che aiuti molto a commentare le immagini... come farei a commentare le epiche gesta di Megaloman?
Ok, potrei lasciare le immagini "MOLTO GRANDE" nel blog per non incasinare l'allineamento dello scritto, aumenterebbe solo la lunghezza del post, senonché le stesse immagini compaiono a random già centrate a sinistra...

Spero che questi problemi, come sono comparsi, scompaiano, perché l'attuale situazione del blog è per me ingestibile... ok qualche problemino può capitare quando si cambia, ma non tutti quelli sopra esposti tutti assieme   ^_^
Ergo non inserirò più dei post con molte immagini fino a quando (e se) i problemi a-a1-b saranno presenti, e posterò poco fino a quando i problemi c-d-e-f non saranno risolti.

Già dedico molto (forse troppo) tempo al blog, ma non ho nessuna intenzione di stare davanti al video ore ed ore sclerando per sopperire a casini creati da gente che sarebbe pagata per non farli accadere, cioè i programmatori di Blogspot   ^_^




Prendo ad esempio il post "Sono ancora giocattoli?" per mostrare le immagini che vengono caricate in ordine inverso.

mercoledì 12 agosto 2020

"Sono ancora giocattoli?", di Bernhard Kroner - "Psicologia Contemporanea" maggio/giugno 1979


Nel post precedente abbiamo visto quale era il punto di vista di un giornalista generalista (Giorgio Bini) sui giocattoli alla fine del 1979 su di una rivista politica, questa volta si potrà leggere la posizione di uno psicologo su una rivista di psicologia sul tema dei soldatini alla metà del 1979. I soldatini Atlantic erano ancora grandemente venduti in Italia, benché iniziassero a subire la concorrenza dei videogiochi e dei nuovi giocattoli veicolati dai cartoni animati giapponesi.

I quattro soldatini nazi-fascisti in plastica non sono quelli della Atlantic, ma comunque sono la scelta giusta se si vuole terrorizzare i genitori, ma solo quelli anti nazi-fascisti, i genitori filo nazi-fascisti ne saranno solo contenti...

Anch'io feci comprare il set di Mussolini ed Hitler, ma solo per farli sconfiggere dai buoni!

Nei miei scontri bellici in cameretta, io non mi limitavo a vincere una battaglia, ma ponevo fine alla guerra!  ^_^

Io posso capire che i genitori di allora potessero avere remore verso i soldatini, perché loro stessi avevano subito un indottrinamento da piccoli tramite il gioco, l'attività fisica, le parate etc etc... solo che i tempi erano cambiati, giocare alla guerra non era un obbligo piovuto dall'alto, ma una delle varie opzioni ludiche disponibili. Vedevamo un sacco di film dove i nazi-fascisti venivano sconfitti dagli alleati e dai partigiani, e volevamo riproporre quegli scenari. Fine.

Più equivoca era la situazione dei soldatini western, dove gli indiani, sempre grazie a film statunitensi, erano visti come i cattivi, quando in realtà erano le vittime dell'aggressione. 


 

Io propendo per la terza tesi, si sopravvalutavano gli effetti dei giocattoli bellici, specialmente quando hai tante altre opzioni ludiche tra le mani e che nessuno ci obbligava a giocare alla guerra per prepararci alla guerra, era un nostro modo per divertirci, ma si vede che  l'esperto autore dell'articolo non la pensava come me.

Per il resto lascio la lettura dell'articolo senza ulteriori commenti.

P.S.

Blogspot ha introdotto una nuova versione del blog. I primi post ero sorpreso che non ci fossero problemi, ora sono più tranquillo... bastava vedere come vengono allineate le righe,,, e non c'è solo questa magagna...

domenica 9 agosto 2020

"La scuola della personalità: il gioco", di Giorgio Bini - "Calendario del Popolo" n° 416 novembre 1979


Con le emeroteche chiuse mi devo ingegnare oltremodo, ma non sempre i miei tentativi alla cieca vanno a buon fine... 

Ho provato ad accaparrarmi due annate complete della rivista comunista "Calendario del popolo" (fondata del 1945), pensavo che gli anni 1979 e 1980 mi avrebbero permesso di recuperare qualche articolo sui cartoni animati giapponesi, purtroppo ho fatto un buco nell'acqua... nonostante in queste due annate la pubblicazione si sia occupata anche di media popolari, non vi sono scritti sull'animazione giapponese. C'è un solo articolo in cui si accenna en passant agli anime, ovviamente con accezione negativa, ma il soggetto sono i giocattoli. La cosa bella è in quella frase si afferma che nei decenni alcune modalità di gioco non sono cambiate (cioè il gioco alla guerra), ma se veniva fatto nella modalità nipponica televisiva, non andava più bene   ^_^

L'autore dell'articolo è Giorgio Bini, che non apprezzava per nulla i cartoni animati giapponesi, e quindi non perse l'occasione per buttare lì un altro giudizio negativo su quei giocattoli "orribili di origine giapponese e televisiva".                                                                                                                                Dei cinque articoli a firma Giorgio Bini ne ho postati quattro, metto i link per rendere l'idea della sua posizione anti-anime: 

"Programmi per bambini e industrie da grandi" (alla fine del post)                                                  "L'anno del bambino o di Ufo Robot?"                                                                                             "Candy Candy ha molto cuore" (alla fine del post)                                                                    "Apocalittici e Integrati: è opportuno censurare Goldrake?", di Giorgio Bini - "LG Argomenti" gennaio/giugno 1981                                                                                                                                   E Mazinga consultò Ulisse", di Giorgio Bini - l'Unità 10 febbraio 1983

Se la legittima opinione di Giorgio Bini sui cartoni animati giapponesi era tanto negativa, e questi erano in quel periodo un aspetto importante del tempo libero dei bambini, come vedeva il giornalista il tema dei giocattoli in generale?                                                                                                                    Stante che i giocattoli ispirati agli anime erano tanto "orribili", cosa era educativo e cosa diseducativo nell'attività ludica dei più giovani? 

In quasi tutti gli articoli sui giocattoli arriva sempre il punto in cui si discetta se il gioco alla guerra sarebbe stato da bandire. Noi giocavamo alla guerra in una quantità inusitata di modi, dalla guerra simulata con armi giocattolo (annesse strategie di battaglia che avrebbero fatto impallidire il generale Patton), passando per i soldatini Atlantic e gran parte dei giochi in scatola, per terminare coi videogiochi e i giochi ispirati ai cartoni animati giapponesi. Se fossero stati banditi i "giochi di guerra", saremmo rimasti gran parte del tempo a guardare il soffitto... pare che gli adulti non se ne rendessero neppure conto... e comunque nessuno di noi ha intrapreso la carriera del killer di professione, il soldato di ventura o il politico che aizza odio a piene mani...

C'è un aspetto che divide la quasi totalità della generazione di Giorgio Bini, quella che ci rompeva l'anima se guardavamo Goldrake o giocavamo ai videogiochi, e la nostra generazione, quella che ha giocato sia con i soldatini e con Big Jim, ma anche con i videogiochi e i giochi in scatola: la differenza fondamentale è che NOI giochiamo ancora oggi, loro, tranne qualche eccezione, da adulti non giocavano più. 

Nell'articolo questo aspetto si nota, Giorgio Bini parla del gioco dei bambini come un aspetto asettico, non lo coinvolge, non che scriva cose sbagliate, ma sono teoria, non pratica.