TITOLO: Shintoismo – La via degli Dei, la religione autoctona del Giappone
AUTORE: vari
CASA EDITRICE: Edizioni Studio Domenicano
PAGINE: 164
COSTO: 16€
ANNO: 2002
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788870944686
La
casa editrice di questo libro è la Edizioni Studio Domenicano,
quindi di matrice cattolica, purtroppo le case editrici cattoliche
sono fra le poche che trattano l'argomento. Scrivo “purtroppo”
perché talvolta, come è anche naturale che sia, gli argomenti sono
trattati dal punto di vista della fede cattolica.
Per
esempio nell'introduzione si può leggere questo passo riguardo il
fatto che i giapponesi non abbiano una precisa fede religiosa:
“Per
capire questa situazione, che può sembrare davvero strana se non
addirittura contraddittoria, occorre far presente che in Giappone,
con l'eccezione probabilmente del Cristianesimo e di alcune nuove
religione, l'appartenenza religiosa non è sentita come risultato di
una scelta o di una convinzione personale, tanto meno di un preciso
impegno di fede e di vita, ma piuttosto come fatto tradizionale che
coinvolge la famiglia, o la società, come tale”.
Ma
perché in Italia si diventa cattolici per scelta o per convinzione
personale? Un neonato decide di farsi battezzare? Un bambino e un
ragazzino di fare la comunione e la cresima?
Detto
ciò il saggio rimane interessante, basta riuscire a prendere le
informazioni separate dal punto di vista cattolico, probabilmente
l'unico capitolo che è fortemente influenzato da questa visione
cattolica è l'ultimo (“La dimensione etica dello Shintoismo”).
Quello
che ho trovato più interessante è il settimo (Il tempio Yasukuni e
lo Shintoismo di Stato), forse perché è il meno “religioso” e
più politico.
Introduzione,
di Franco Sottocornola:
La
situazione religiosa in Giappone oggi;
Lo
Shintoismo nella vita pubblica del Giappone:
Sommario
di questo quaderno;
Capitolo
1:
Cronologia
storica-religiosa del Giappone, di Maria A. De Giorgi
Capitolo
2:
Shintoismo
e cultura giapponese, di Sonoda Yoshiaki:
Il
fondamento della cultura giapponese, la coltivazione del riso e il
culto di Ama-terasu-o-mi-kami;
Il
significato culturale del passaggio di potere pacifico da
O-kuni-nushi-no-Kami (Izumo) ad
Ama-terasu-o-mi-kami
(Ise);
Il
significato del termine kami;
Shinto,
la via degli dei;
Matsuri;
Conclusioni.
“Kami”
significa “ciò che sta sopra”, anticamente era forse “kamu”,
“ciò che è nascosto inaccessibile”. Il kami era percepito come
una sorgente d'acqua che scaturisce da una fonte nascosta. La parte
bassa del fiume, nato da questa sorgente, era chiamato “shimo”, e
simbolicamente era il popolo. I kami non sono degli dei trascendenti
o sovrumani, ma hanno gli stessi difetti degli uomini, ma con poteri
magici, e gli esseri umani a loro volta diventano kami.
Nell'antichità
le cerimonie erano svolte in prossimità di queste sorgenti
“magiche”, quindi si ripercorreva il fiume per arrivare alla
sorgente, da questo percorso lungo il fiume nasce “la via degli
dei”, appunto “shinto”.
Il
“Matsuri”, che vuol dire “fare oblazione alla divinità”, è
la feste (o le feste) religiosa più importate dello shintoismo. Sono
riportati i nomi e le date di 18 matsuri con breve spiegazione.
Capitolo
3:
La
mitologia giapponese, di Franco Sottocornola:
Le
fonti;
Il
mito della creazione;
Il
mito dell'entrata del “male” o della contaminazione nel mondo, e
l'origine dei riti di purificazione che liberano da questo
male-contaminazione;
Continua
l'opera della creazione (generazione) del mondo;
Lo
scontro tra la dea Ama-terasu e il fratello Susa-no-o, e la vittoria
della dea;
Origine
divina della dinastia imperiale.
Capitolo
4:
La
tradizione shintoista nella vita quotidiana dei giapponesi, di
Mitsuhashi Takeshi:
All'origine
dei cibi e degli abiti;
Onusa
e Hataki;
Il
hei-haku, vestito e cibo;
Le
divinità custodi della casa e della vita domestica;
Il
Kamidana e il culto domestico nello Shinto;
Divinità
protettrici della casa.
In
questo capitolo sono spiegati gli atti religiosi shintoisti
quotidiani, anche banali, legati all'attività normale di un
giapponese, compresa una veloce ma esauriente descrizione dell'altare
casalingo shintoista, il kamidana.
Capitolo
5:
Il
tempio shintoista, di Franco Sottocornola:
L'accesso
al tempio;
Struttura
e architettura del santuario;
Altri
edifici complementari;
I più
famosi templi shintoisti.
Capitolo
6:
La
più antica raccolta di Norito “preghiere dello Shintoismo”, di
Franco Sottocornola:
Engi
Shiki, ossia la raccolta di “norme stabilite” dell'epoca Engi;
Alcuni
esempi, i testi migliori della raccolta;
Norito
per il rito di Toshigoi, al momento della semina per ottenere un
raccolto abbondante;
Norito
per il Grande Rito della Purificazione;
Norito
pronunciato dal Signore di Izumo in visita di ossequio alla corte
imperiale.
Una
esauriente spiegazione della struttura dei norito, la preghiera dello
shinto, e della sua storia. Gli ultimi 3 paragrafi sono la traduzione
completa di 3 norito. Questa traduzione non è letterale, ma adattata
all'italiano, omettendo la traduzione delle parti che ne avrebbero
rallentato la lettura.
Capitolo
7:
Il
tempio Yasukuni e lo Shintoismo di Stato, di Pino Cazzaniga:
Il
tempio Yasukuni come santuario dei caduti;
Il
tempio Yasukuni e lo Shintoismo di Stato;
Il
tempio Yasukuni e il militarismo;
Un
salvataggio all'ultimo momento;
Il
tempio Yasukuni e il neo-nazionalismo;
Un
complesso problema non risolto;
Un
problema missiologico;
La
Chiesa lievito di salvezza.
Si
cerca di capire l'importanza del tempio Yasukuni (che significa
“nazione di pace e tranquillità”) in relazione allo shinto e al
culto dei caduti in battaglia, ma con un occhio alle polemiche
internazionale per questa venerazione.
Gli
spiriti (kami) dei caduti venerati a Yasukuni sono più di 2 milioni
e 300 mila, tutti soldati che si sono battuti per la patria
giapponese, ma tutti in guerre d'aggressione, in più vi sono
venerati 7 criminali di guerra della seconda guerra mondiale. Tutto
ciò fa ben capire che le visite non ufficiali dei politici
giapponesi, compresi primi ministri, non rendano molto contenti i
popoli delle nazioni asiatiche che subirono le aggressioni
nipponiche.
Negli
opuscoli del tempio, tutti scritti solo in giapponese, si parla di
guerre con “nazioni straniere”, dimenticando di informare il
giapponese che li legge che queste “nazioni straniere” furono
tutte invase dal Giappone, e le guerre furono
d'annessione/aggressione. In tutte le nazioni ci sono monumenti ai
caduti, ma solo a Yasukuni si venerano caduti di guerre
d'aggressione e criminali di guerra. E' il caso di rammentare che le
vittime di quei 2 milioni e 300 mila soldati caduti, venerati a
Yasukuni, furono 10 volte tanto, chi venera quei 23 milioni di
vittime?
Dopo
la guerra gli americano avevano progettato, dopo aver abolito lo
Shinto di stato e “umanizzato” l'imperatore, di abbattere il
santuario di Yasukuni. Il salvatore del tempio fu il gesuita padre
Bruno Bitter, infatti MacArthur chiese consiglio sul da farsi al
Vaticano. Padre Bitter si espresse contro la distruzione di un luogo
di culto, e MacArthur tenne in considerazione il suo punto di vista.
Per il gesuita il problema non era il tempio di Yasukuni in se
stesso, ma il significato che il popolo gli conferiva, era in
quell'ambito che si doveva far opera di convincimento: spezzare il
collegamento tra Yasukuni e il militarismo/nazionalismo.
La
costituzione pacifista redatta dagli Usa fu lo strumento per spezzare
quel collegamento infausto, in parte vi è riuscita, in parte no.
La
costituzione giapponese (art 20) prevede il divieto per le religioni
di ricevere privilegi dallo Stato, ma lo shintoismo un poco alla
volta ha ottenuto fondi e appoggi politici.
Nel
1979 il sacerdote principale del tempio Yasukuni aveva officiato una
cerimonia per inserire nel tempio 7 criminali di guerra di classe A,
chiamandoli, per giunta, “martiri del periodo Showa”. Da quel
momento le visite “private” dei politici a Yasukuni non erano più
diplomaticamente accettabili.
Fu il
primo ministro Nakasone, ex ufficiale della marina imperiale, che
inaugurò le visite “private” dei premier nipponici a Yasukuni.
Nel
1989 i funerali di Hirohito e l'incoronazione di Akihito furono veri
e propri riti reloigiosi di Stato, fatto che in base alla
costituzione non poteva capitare.
Capitolo
8:
La
dimensione etica dello Shintoismo, di Joseph B. Muhlberger:
Visione
del mondo e fede nei kami;
La
concezione shintoista dell'essere umano;
Il
concetto shintoista di peccato;
La
via della purificazione;
Conclusione.
Questo
è il capitolo più religioso/ filosofico del libro, anche perché
tocca argomenti che sono visti dal nostro punto di vista cattolico.
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