TITOLO: Shintoismo
AUTORE: Paolo Puddino
CASA EDITRICE:
Editrice Queriniana
PAGINE: 121
COSTO: 8€
ANNO: 2003
FORMATO: 19 cm
X 11 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788839911865
Questo
libro è un breve prontuario sui miti, folklore, politica, storia e
cultura dello shintoismo. Il libro è formato da 16 capitoli.
1) Gli antecedenti storico-religiosi dello shintoismo
1) Gli antecedenti storico-religiosi dello shintoismo
Lo
shinto è la religione autoctona del Giappone, che nei secoli ha
sopravvivere ed adattarsi alle altre filosofie/religioni arrivate
sull'arcipelago: taoismo, confucianesimo, buddismo, cristianesimo.
Il
capitolo effettua un veloce excursus sull'impatto che le religioni
hanno avuto in Giappone. Lo propongo ancor più schematizzato:
Lo shinto nasce dai riti propiziatori per la coltura del riso;
Lo shinto nasce dai riti propiziatori per la coltura del riso;
L'arrivo
del buddismo e del confucianesimo permise l'instaurarsi di una
gerarchia al potere;
La
deificazione dell'imperatore portò all'unione tra lo shinto e il
buddismo;
I
Tokugawa resero il buddismo obbligatorio, espellendo nel contempo i
cristiani, ed assieme al confucianesimo, li usarono per consolidare
il loro potere;
La
rivoluzione Meiji riportò lo shinto a prima religione, con lo
“shinto di Stato”, separandolo dal buddismo, allo scopo di
innalzare l'imperatore a guida suprema della nazione;
Lo
shinto di Stato generò il fenomeno delle “Nuove Religioni”
(shinko shukyo), che perdura ancora oggi.
2) I
caratteri dello shintoismo oggi
Nel
dopoguerra la nuova costituzione sancì la libertà religiosa.
L'autore individua e motiva 7 punti che caratterizzano lo shinto
odierno:
Interazione
reciproca fra diverse tradizioni religiose; Relazione intima fra
uomo, divinità, e sacralità della natura; Importanza religiosa
della famiglia e degli antenati; Principio di purificazione;
Partecipazione alle festività (matsuri) quale segno visibile di
appartenenza dell'individuo al gruppo; Religiosità nella vita
giornaliera; Stretta relazione fra religione e Stato.
3)
“La via delle divinità indigene”
Il
capitolo spiega cosa sia lo shinto, le sue caratteristiche e
diversità rispetto alle altre religiosi in Giappone.
La
parola shinto deriva dal cinese “shen-tao”, cioè
“divinità/spirito” (shen) + “via/cammino” (tao),
trasformando la “divinità” cinese in kami. Lo shinto non è
propriamente una religione, prova ne è anche il fatto che in
giapponese non è mai indicato con il termine “kyo”, usato,
invece, per le altre dottrine: bukkyo (buddismo); jukkyo
(confucianesimo); kurisuto-kyo” (cristianesimo).
Lo
shinto è un credo animista dei kami sopravvissuto nei millenni, e
che ha forgiato la filosofia giapponese, permettendo così
l'assimilazione dei credo successivi senza far scomparire
l'originale.
4 Il
kami, il tama, l'oltretomba
E'
spiegato cosa sia un kami (entità superiori, sia spirituali,
naturali ed umane), il “tama” (l'anima o spirito del kami),
l'oltretomba (yomi, tokoyo).
Sono
elencate e spiegate le 5 categorie di kami:
kami
che risiedono negli oggetti naturali;
kami
che proteggono e tutelano arti e mestieri;
ujigami
(kami che proteggono la famiglia o il villaggio);
ikigami
o hitogami (kami che sono o son stati esseri viventi);
kami
di derivazione mitologica.
5) Il
pantheon shintoismo
Breve
panoramica dei kami più importanti con relativo campo di influenza:
Amaterasu
o mikami; Susanoo; “Shina tsu hiko” e “Shina to be”; Mizu no
kami; “Shio tsuchi” e “O wata tsumi”; Konpira; Nazuchi; Uke
mochi; Narukami; Ho musubi; Yashikigami; Funa dama; Sae no kami;
Izanagi e Izanami; Inochi no kami; Musubi no kami; Awashima sama;
Konsei; Hachiman; Temmangu; Kusunoki Masashige.
6)
Potere politico potere religioso
I
primi “uji” (nobili) del clan Yamato unirono il potere politico a
quello religioso della dea Amaterasu.
7) Le
fonti letterarie
Lo
shinto non ha testi sacri codificati, si rifà solo ad antichi
racconti scritti, l'autore li elenca e spiega: Kojiki; Nihongi;
Norito koto; Kogo shui; Fudoki; codici Taibo, Yoro, Jingikan.
8) La
mitologia
Il
Kojiki e il Nihongi raccontano di una serie di divinità invisibili,
sono elencate spiegandone il tratto nippocentrico: Izanagi; Izanami;
Amaterasu; Susanoo.
9) La
purezza e l'impurità
L'idea
centrale dello shinto è la purezza, che non è morale o spirituale,
ma rituale/esterna.
“Non
venire a contatto con ciò che può contaminare” è la regola prima
di un fedele shinto.
Chi è
contaminato è sgradito alla divinità (kami), e deve compiere degli
atti di purificazione. L'impurità (tsumi) coinvolge chi ha compiuto
l'atto impuro, ma anche la comunità d'appartenenza
(famiglia/villaggio): l'impurità è contagiosa.
Questo
concetto porta ad isolare chi può contagiare il prossimo per aver
avuto contatto con ciò che è impuro: sangue, sudiciume, morte.
Si
può diventare impuri volontariamente ed involontariamente. Nello
shinto manca il nostro concetto di peccato, ma cosa rende impuri?
Gli
tsumi si dividono in 3 categorie: cattive azioni (ashiki);
contaminazioni (kegare); calamità (wazawai).
Esistono
21 tsumi più gravi, 7 celesti (ama tsu tsumi) e 14 terrestri (kuni
tsu tsumi).
Peccati
celesti:
Distruggere
gli argini di separazione delle risaie;
Colmare
i fossi di irrigazione;
Aprire
le chiuse dei depositi d'acqua;
Seminare
nuovamente un campo già seminato;
Affondare
punte aguzze nelle risaie;
Scorticare
vivo un animale in modo difforme dall'usanza tradizionale;
deporre
escrementi.
Peccati
terrestri:
Tagliare
la pelle viva;
Tagliare
la pelle morta;
L'albinismo;
Kokumi
(malattie della pelle come lebbra, vaiolo etc);
Incesto
con la propria madre;
Incesto
con la propria figlia;
Incesto
con la propria figliastra;
Incesto
con la madre della propria moglie;
Accoppiamento
con animali;
Impurità
di animali striscianti;
Calamità
degli dei dall'alto (fulmini);
Calamità
degli uccelli dall'alto (guano);
Uccidere
animali;
Praticare
la magia.
Tre
sono i metodi per purificarsi dallo tsumi: mediante harae
(esorcismo); misogi (lavaggio o lustrazione); imi (astensione).
10)
Il culto in famiglia
L'altare
kamidama, il culto degli antenati, la divinazione (ura).
11)
Lo sviluppo dello shintoismo
Lo
sviluppo dello shintoismo può essere individuato in quattro momenti
distinti: 1 formazione dei miti; 2 decadenza (VI secolo – XVII
secolo), per l'arrivo del buddismo; 3 Rinascita (XVII secolo –
1868); Shinto moderno o di Stato (1868 – 1945).
Il
capitolo affronta i punti 2, 3 e 4.
12)
Il tempio shintoista
E'
presente la spiegazione di come è strutturato un tempio shintoista
(miya, “augusta casa”), e delle parti che lo formano: honden;
haiden; ai no ma; torii.
13)
Le gerarchia dei templi e il clero
I
templi shintoisti sono suddivisi per importanza: Jingu (per esempio
il tempio di Ise); Jinja, che si dividono in Kampeisha (il tempio
Yasukuni di Tokyo) e Kokuheisha (templi provinciali); Fukensha
(templi di distretti urbani); Gosha (templi di distretti rurali);
Sonsha (templi di villaggio).
E
dato conto di come è strutturato il clero shintoista (kannushi,
miko), spiegandone per ultimo l'ordine gerarchico: Saishu del tempio
di Ise (può essere solo una principessa imperiale); Dai Guji; Guji;
Negi; Gon negi; Shiten; Shikan; Shisho.
14)
Shintoismo e buddhismo
Le
scuole buddiste in Giappone: Tendai, Kobo Daishi; amidismo;
15)
Lo zen e il confucianesimo
Lo
zen giapponese si divide in due correnti: Rinzai e Soto.
La
meditazione zen permette di raggiungere l'illuminazione, “satori”.
Per la corrente Soto il satori è raggiungibile solo tramite la
meditazione da seduti (zazen). Per la corrente Rinzai il satori si
raggiunge solo con la riflessione su problemi apparentemente assurdi
ed illogici (koan).
L'autore
spiega le differenze tra il confucianesimo cinese e quello
giapponese. Tali modificazioni, talvolta fin opposte rispetto al
pensiero originale cinese, servirono alla classe dominante nipponica
per consolidare il proprio potere sulla popolazione.
Un
chiaro esempio è la differenza tra confucianesimo cinese e
giapponese riguardo al concetto di lealtà. La norma di Confucio:
Agisci con lealtà al servizio del tuo signore” per i cinesi
significava che il servitore il proprio signore solo se questo va
d'accordo con la propria coscienza; mentre per i giapponesi la lealtà
deve essere assoluta, e portata fino al sacrificio della vita.
16 Il
cristianesimo
Oltre
ad una breve storia del “secolo cristiano” in Giappone, l'autore
spiega le differenze di pensiero e valori che hanno impedito, ed
impediscono ancora oggi, al cristianesimo di fare proseliti in
Giappone.
Nessun commento:
Posta un commento