TITOLO: Tsunami nucleare, i 30 giorni che sconvolsero il Giappone
AUTORE: Pio d'Emilia
CASA EDITRICE: Il Manifesto Libri
PAGINE: 127
COSTO: 10 €
ANNO: 2011
FORMATO: 12 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788872857069
Ho notato questo libro un paio di settimane fa, ma essendo un istant book l'avevo scartato, rifuggo dagli istant book... In seguito, grazie ad internet, una persona, mi ha fatto conoscere l'autore del libro, che non avevo mai letto né visto. Ho apprezzato alcuni suoi servizi giornalistici per Sky24 e sono tornato sui miei passi acquistando questo libro.
Pio d'Emilia è stato uno dei
pochi giornalisti italiani a seguire gli accadimenti dai luoghi
reali, in più vive in Giappone da circa 30 anni, quindi conosce gli
usi e la cultura nipponica (parla il giapponese), ma non è un
“fanatico del Giappone”, come quelli che vogliono essere più
giapponesi dei giapponesi. Ama il Giappone, però lo critica negli
aspetti che per lui sono sbagliati.
Quindi questo instant book, oltre
a dare delle informazioni valide su ciò che successo dal 11 marzo al
10 aprile, spiega alcuni retroscena della scelta nucleare nipponica e
delle autocensure dei giornalisti giapponesi. Infine, grazie al
racconto in se, si può avere uno spaccato interessante di come il
popolo giapponese affronta le situazioni di crisi.
Il racconto dei fatti procede in
ordine cronologico, quindi dal 11 marzo al 10 aprile, alla fine del
libro è presente il “muro della vergogna” dell'informazione, in
cui sono evidenziate le notizie errate sull'emergenza nucleare,
volutamente o meno.
Come introduzione c'è un
interessante, seppur breve, scritto di Randy Taguchi che spiega in
che modo negli anni 50 il Giappone fu spinto ad imbarcarsi
nell'avventura del nucleare civile, molto istruttivo.
Sono ben narrate la forza e la
compostezza dei giapponesi nell'immediatezza delle catastrofi, il
loro rispetto delle regole e la fiducia reciproca che non è venuta
meno, tranne che verso la credibilità delle istituzioni. Più volte
sono messe in evidenza le pressioni dell'industria nucleare per
censurare incidenti passati, e la complicità in questo di politici e
burocrati.
Io qui mi limiterò a riportare
alcuni frammenti del libro, magari anche non inerenti alla tragedia
nucleare, che mi hanno colpito in quanto li ignoravo.
Riguardo alle manifestazioni di
protesta contro il nucleare ho appreso che nella prefettura di Tokyo
è stata emanata un'ordinanza (attenzione, non una legge della Dieta,
ma un'ordinanza del governo metropolitano), che molti considerano
incostituzionale, riguardo al divieto di “camminata lenta”
(“kotosarana osoashi”, “passi tropo lenti”) e di “sosta
ripetuta” (“kurikaishi tachidomari”), che in pratica servono a
vietarle, dissuadendo i partecipanti, che con un corteo
infrangerebbero una legge.
La maggior parte degli impianti
nucleari giapponesi sono stati costruiti sulla costa del Pacifico,
costa ad alto rischio tsunami (a differenza della sponda opposta), il
motivo sarebbe (anche l'autore non la considera una certezza) che
sull'altra costa c'era il pericolo Corea del Nord. Quindi a fronte di
un pericolo reale naturale, gli tsunami, si pensò prima ad un
pericolo teorico militare.
Uno dei motivi che ha portato ai
problemi di rifornimento elettrico del nord del Giappone, dopo lo
spegnimento delle centrali di Fukushima e di altre, è che la rete
elettrica giapponese funziona a due frequenze differenti: al
centro-nord a 60 Hertz, al centro-sud a 50 Hertz (come in Italia).
Questo perché all'inizio della Restaurazione Meiji (quindi intorno
al 1870), cioè durante l'era della modernizzazione forzata del
paese, Tokyo ed Osaka si rivolsero, rispettivamente, alla AEG tedesca
e alla GE statunitense, dividendo elettricamente il paese in due, e
neppure l'occupazione americana riuscì a sanare questo campanilismo.
Pio d'Emilia raccomanda che in
caso di emergenza, se sono presenti un giapponese ed uno straniero
che parla il giapponese, sia quest'ultimo ad occuparsi di velocizzare
le cose, perché ad uno straniero è permesso infrangere delle
procedure non infrangibile per un giapponese (tutto entro certi
limiti).
A conferma di ciò è imperdibile
il racconto (pagine 29, 30, 31) di cosa ha dovuto fare per prendere
un aereo al volo, infrangendone parecchie, comprese le prassi sociali
con cui ci si deve rivolgere al prossimo.
“Tondemo nai!”. “Inaudito!”.
E' la reazione del vescovo di Sendai Tetsuo Hiraga alla notizia
proveniente dall'Italia della dichiarazione di Renzo di Mattei
(vicepresidente del CNR...), secondo cui la triplice tragedia
nipponica era dovuta al volere di Dio, comunicata tramite Radio
Maria.
Una questione che proprio non
conoscevo riguarda gli “zingari dell'atomo” (“genpatsu
gypsies”), circa la metà del totale (70 mila) dei lavoratori delle
centrali nucleari (quindi più di 30 mila, ma in un'altra parte del
libro si riporta 63 mila). Sono lavoratori a tempo determinato
(mediamente contratti da 3 mesi) con qualifiche basse, usati per i
lavori più pericolosi e che si espongono maggiormente alla
contaminazione, migrano da una centrale all'altra, anche nei casi di
emergenza, quando un incidente necessita di maggiore personale per
turni più brevi (per diminuire il tempo di esposizione. Molti, pur
di lavorare, manomettono il dosimetro, quando ha superato il livello
di radiazioni assorbite, sono pagati per prendersi le radiazioni e se
ne prendono tante.
I giornalisti nipponici non hanno
mai brillato per le inchieste sul nucleare, sui rischi, sugli
incidenti, il motivo è presto detto: l'industria nucleare investe
quote molto alte di pubblicità. Il giorno dello tsunami i vertici
della lobby nucleare erano in Cina ad un convegno con presidenti,
editorialisti e giornalisti specializzati dei grandi network
dell'informazione. Ovviamente tutto a spese dell'industria nucleare.
Il giornalista che ha rivelato questa notizia, Takashi Uesugi, ha
perso un ricco contratto con la TBS.
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