TITOLO: Noi robot, giocattoli spaziali
AUTORE: Massimo Monteleone e
Guglielmo Signora
CASA EDITRICE: Granata Press
PAGINE: 127
COSTO: 35€
ANNO: 1994
FORMATO: 24 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788872481202
Penso
che questo sia in assoluto il primo libro italiano che cerca di
entrare nel mondo del collezionismo robotico. Cercavo questo titolo
da parecchi anni, e come capita spesso, quando una cosa non la cerchi
più te la ritrovi sotto al naso. Per giunta la copia che ho trovato
è in condizioni perfette.
Uno
dei due autori è quel Guglielmo Signora che ha scritto “Anime
d'Acciaio” per la Kappa Edizioni, libro imperdibile per ogni
collezionista robotico e non, io non lo sono ma il libro l'ho
divorato ugualmente.
Tornando
a questa prima pubblicazioni sui robot metallico/plastici, la si può
considerare un prequel di “Anime d'Acciaio”, non è così
esaustivo, ma ne ripropone a grandi linee la struttura.
Le
prime 60 pagine sono di analisi e di storia del fenomeno
“collezionismo robotico, le restanti 67 pagine sono occupate da 200
immagini a colori (mentre nella parte scritta le immagini sono in
bianco e nero) di robot di latta e di “robottoni”.
Il primo capitolo, a cura di Massimo Monteleone, si occupa dei robot metallici ispirati alla fantascienza degli anni 50/60, fabbricati in Giappone dagli anni del dopo guerra fino a quando vennero soppiantati dai robot delle serie tv costruiti in metallo e plastica.
Il primo capitolo, a cura di Massimo Monteleone, si occupa dei robot metallici ispirati alla fantascienza degli anni 50/60, fabbricati in Giappone dagli anni del dopo guerra fino a quando vennero soppiantati dai robot delle serie tv costruiti in metallo e plastica.
I
robot di latta a carica meccanica o a pile per la gran parte, o
almeno inizialmente, erano totalmente inventati. Negli anni 50/60
iniziarono ad ispirarsi ai film fantascientifici made in Usa e alle
prime attività umane fuori dell'atmosfera terrestre.
Il
titolo di questo primo capitolo capitolo è un po' lungo, ma rende
bene l'idea del suo contenuto:
Japanese
graffiti. I giocattoli di fantascienza dell'era atomica e delle prime
imprese spaziali. Dalla latta alla plastica, dai comics americani ai
manga-heroes, passando per Robby the Robot e Tetsuwan Atom.
Preistoria e sviluppo industriale degli Space-Toys fino a metà degli
ani 70.
Il secondo capitolo (“Dalla nostalgia al
merchandising: l'evoluzione della specie”) è scritto da Guglielmo
Signora, e spiega il periodo in cui i robot di latta iniziano ad
essere sostituito da quelli fatti in plastica e metallo, più
economici, ma anche più sicuri rispetto a quelli in latta. Inoltre i
2 nuovi materiali impiegati permettevano una maggiore somiglianza coi
robot presenti negli anime.
Ci fu comunque un periodo di “interregno”, in cui
vennero prodotti robot di latta delle prime serie robotiche
gonagaiane, prima che la latta cedesse definitivamente campo ai robot
di plastica/metallo.
Nel terzo capitolo (“I robot in Italia: storia di
un'invasione”), sempre Guglielmo Signora, cerca di mettere ordine
nell'invasione dei robot giocattoli ispirati ai cartoni animati
(robotici) giapponesi, cioè da Goldrake (che l'autore scrive essere
arrivato sulle tv italiane nel 1976/77...) in poi, stilandone un
ordine cronologico fino all'anno dell'uscita del libro.
Ad una prima invasione un po' caotica, quando una volta
fiutato l'affare si iniziò ad importare qualsiasi modellino senza
nessuna logica commerciale, seguì un'importazione collegata alla
trasmissione della serie tv (cioè quello che succedeva in Giappone),
ed in questa seconda fase fu la Ceppi Ratti a stringere il maggior
numero di accordi con le case di produzioni nipponiche.
Nel quarto capitolo (“Il robot e la sua valutazione”)
Guglielmo Signora fa un breve excursus su come valutare un modellino
da collezionismo, e su quali sono i criteri per valutarlo:
- modellino “made in Japan” con confezione in giapponese;
- modellino fabbricato fuori dal Giappone, ma per il mercato giapponese;
- modellino fabbricato fuori dal Giappone per il mercato occidentale, con scatole in lingua occidentale, ma che conservi il marchio delle aziende giapponesi;
- modellino tarocco fabbricato fuori dal Giappone per il mercato occidentale.
Nel
concludere il libro Guglielmo Signora si augura (nel 1994) che sui
modellini robotici non esploda una speculazione in grande stile, mi
sa che, a distanza di 18 anni, fu un auspicio vano...
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