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mercoledì 29 gennaio 2020

"E io difendo Mazinga", di Franco Cardini - "Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale" 18 luglio 1980



Di difensori dei cartoni animati giapponesi non abbondavano le piazze nel periodo 1978/1983, meno ancora nella primavera/estate 1980, con l'isteria generalizzata che colse media e telespettatori adulti. Tra chi si professò pubblicamente pro Mazinga ci fu Franco Cardini, a patto, però, di fermarsi al solo titolo dell'articolo   ^_^
Il contenuto in realtà non pare essere molto "difensivista", dopo aver stroncato gli anime, vi si trova comunque qualcosa di accettabile. Questo articolo può essere la misura di quale pessima stampa godessero i cartoni animati giapponesi, perché se questa è una difesa, figuriamoci le tesi dell'accusa!!!   ^_^
Non è il primo articolo del genere in cui mi imbatto, in cui si prende più o meno le difese di Mazinga, Goldrake e soci con lo scopo ultimo di fare una critica politica agli intellettuali di sinistra. Cosa del tutto legittima, mi sfugge solo il perché tirare in ballo i cartoni animati giapponesi.
Forse il fatto di usare gli anime a scopo di polemica politica interna, è un altra prova di quanto colpì gli italiani la prima animazione giapponese propagata via etere.
La testata che ospitò questa semi-difesa dei personaggi animati nipponici non era a carattere nazionale, e dal nome della pubblicazione non mi pare trattasse neppure questi temi:
"Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale"

Ho cercato qualche informazione sulla testata, ma non ne ho trovata alcuna, ed anche a livello di emeroteche è disponibile in ben poche, tutte in Toscana.
Direi che è stato già un miracolo recuperare questo articolo, che mi è stato inviato da una delle biblioteche Toscane che lo possiede, purtroppo non ricordo più quale, alla quale va comunque il mio ringraziamento  :]


La dichiarazione della difesa è un po' preoccupante, per il difeso, intendo:
"Insieme con i fumetti, e forse ormai più ancora di essi, i cartoons ci danno delle precise indicazioni sul nostro futuro. E sono indicazioni inquietanti".

Tipo fare un'arringa iniziale esclamando:
"Signor giudice, signori giurati, il mio cliente è inquietante"  ^_^

Nel proseguo è indubbio che l'autore non abbia poi molto torto nell'affermare che il canovaccio di una serie robotica animata giapponese era più o meno sempre il medesimo, forse si sarebbe dovuto essere un bambino per cogliere alcune differenze in serie nuove come il Gundam.
Nella seconda colonna sono elencate quattro considerazione su "questi cartonacci giapponesi".

lunedì 27 gennaio 2020

"Il comune sentimento del furore", di Valentino Lionello - "Specchio del libro per ragazzi" n° 97 maggio/giugno 1980


La pubblicazione "Specchio del libro per ragazzi" è un buon esempio di quante fonti interessanti ci sarebbero da consultare se queste fossero più facilmente disponibili.
Sarebbe così complesso e costoso che le varie emeroteche italiane si dividessero le varie pubblicazioni complete a loro disposizione, le scannerizzassero e le mettessero disponibili in un qualche portale on line?
A Milano di numeri di "Specchio del libro per ragazzi" ne sono disponibili pochi, e comunque due articoli sugli anime li ho trovati, mentre nella biblioteca dell'università degli Studi di Padova dovrebbe essere quasi completa.
Dato che questo mio comodo utopico desiderio non verrà mai esaudito, visto che, causa una moltitudine di problemi che sarebbero teoricamente facilmente superabili, non sempre è consultabile neppure tutto il materiale in possesso delle emeroteche, continuerò la mia ricerca un po' lacunosa.
Finito lo sterile sfogo, torno allo scritto  ^_^
Questa interessante rivista bimestrale si occupava di analizzare le pubblicazioni editoriali dedicate ai ragazzi, e nel numero di maggio/giugno 1980 dedicò anch'essa un articolo alla crociata contro i cartoni animati giapponesi.
L'autore dello scritto si limita a riportare alcune citazioni da articoli della stampa del mese di aprile, che guarda caso io avevo già postato, ergo si potranno leggere le fonti originali complete, per il resto il suo giudizio sugli anime mi pare negativo, seppur moderato.
Anche se parrà ripetitivo, ritengo sia sempre necessario riepilogare il contesto in cui questo tsunami mediatico avvenne, con il quadruplo innesco polemico del mese di aprile 1980:
la lettera di denuncia dei 600 genitori di Imola;
lo studio Mesomark/Rai su televisione e bambini;
il risultato del sondaggio Rai su Pinocchio vs Mazinga
"L'altra campana" 18 aprile 1980: i (600) genitori di Imola contro Goldrake


Il titolo dell'articolo mi pare prenda già posizione, "il sentimento del furore" contro i cartoni animati giapponesi, era "comune", ergo motivato.
Per quanto riguarda l'equilibrato risultato finale del sondaggio Mazinga versus Pinocchio, con il robottone che vinse di misura (ma non ho ancora trovato una notizia di quanti voti su quale totale), non traspare la questione che la lobby pro Pinocchio inquinò non poco le votazioni   ^_^
Dagli articoli che ho letto si nota che in classe si facevano dei dibattiti (mai nella mia), ma i docenti erano a favore di Pinocchio, i genitori erano a favore di Pinocchio, i media erano a favore di Pinocchio, la curia era a favore di Pinocchio, e nonostante tutto ciò, vinse Mazinga... figuriamoci cosa sarebbe successo se gli adulti non avessero messo bocca nella votazione   ^_^
L'articolo in cui Bonvi si scaglia contro il "cattivo businnes" dei cartoni animati giapponesi venne pubblicato, prima che sul "Corriere d'Informazione" su "Il Resto del Carlino" (stesso articolo):
Bonvi VS "i cartoni animati giapponesi" - Il Resto del Carlino 19 aprile 1980

Resterebbe da capire perché se ai bambini italici veniva venduto il merchandising del business nostrano, andava tutto bene, altrimenti eravamo sfruttati dagli affaristi giapponesi.

domenica 26 gennaio 2020

Le avventure del gigante amico e di Jo Condor - 1974



Nel primo anno di questo blog avevo postato un cartonato di Jo Condor, "Jò Condor nelle sue più nuove e strabilianti picchiate!", ma ho scoperto solo stamattina che nel 1974, due anni prima, ne era stato pubblicato un altro, a quanto pare il primo della serie.
Trovo interessanti queste pubblicazioni perché, oltre a ricordarmi personaggi che mi piacevano, tanto che i tormentoni del cartone li cito ancora, sono un buon esempio di cosa ci attrasse nei cartoni animati giapponesi.
Il cartonato non presenta storie nuove, ma semplicemente vennero riproposti gli spot pubblicitari televisivi, peccato che questi erano in bianco e nero... quindi le tavole vennero colorate monocromaticamente con un qualche filtro di colore diverso.
Nel cartonato successivo del 1976 almeno vennero inseriti alcuni disegni colorati, in questo caso solo immagini monocromatiche con colori improbabili... ciò dimostra anche quanto poco sforzo facessero le case editrici italiche a proporre prodotti di qualità per noi bambini.
Quando nel 1978 arrivarono Heidi e Goldrake e la quasi totalità degli scolari e scolare italiane impazzì per questi personaggi, incredibile che gli adulti di allora non ne comprendessero il motivo...
Sia chiaro, sono affezionato al Gigante e a Jo Condor, ma erano veramente dei cartoni con una maggiore qualità e contenuti di quelli giapponesi?


Il momento che tutti aspettavamo, quando Jo Condor veniva punito dal Gigante:
"Mi lasci!...
Non ciò il paracadute!...
Non ciò la mutuaaaaa!..."     ^_^

Una delle accuse verso gli anime fu che erano ripetitivi nelle scene proposte, ma questo spezzone di Jo Condor era sempre lo stesso ad ogni puntata, ed il motivo era il medesimo sia per i disegnatori italiani come per quelli nipponici: risparmiare il numero dei disegni da fare, quindi ridurre tempi e costi.
Sia per questi brevi cartoni italiani che per le serie animate giapponesi i committenti alla fine erano gli stessi, cioè aziende che dovevano sponsorizzare prodotti, solo che in Italia si scelsero vie più minimaliste. In Giappone si creavano storie più complesse di quelle di Jo Condor, "spot pubblicitari" che duravano mesi e tenevano i giovani telespettatori attaccati alla televisione per lungo tempo, ma il cui ricordo dura fino ad oggi e riuscì in gran parte ad avere successo all'estero.


Altro tormentone restato nella nostra memoria, quindi era vero che la pubblicità faceva male!!!  ^_^

sabato 25 gennaio 2020

"Arrivano i nostri sullo schermo con le guerre stellari", di Arnaldo Gallo - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 10 al 16 luglio 1977


"Guerre Stellari"!
Non "Star Wars"... ma "Guerre Stellari"!   ^_^
Quando vado a prendere i biglietti al cinema per un film della saga di (una volta) Lucas, uso sempre il titolo italiano del film, e mi è capitato di avere un feedback assai interrogativo da parte degli addetti alla cassa.
Mi è successo lo stesso con i film de "I Vendicatori", non capiscono chi o cosa essi siano... devo pronunciare il titolo sbagliato "Avengers" per farmi capire...
Ma io non mi piegherò mai ad usare il nome farlocco "Star Wars"!   muahahahahahahahah   :]
Ciò dimostra che, quando arrivarono i cartoni animati giapponesi nel 1978, gli adattamenti che subirono nei dialoghi e nei titoli facevano parte di una consuetudine radicata nel mondo del doppiaggio italico.
Fa scuola la "guerra dei cloni" trasformata nel 1977 in "guerra dei quoti", tre decenni prima che nei forum sul web si iniziasse a "quotare" i messaggi degli altri iscritti. La trasformazione fu dovuta al fatto che per gli adattatori il termine "cloni" non era conosciuto dal popolo italiano, ergo si inventarono una parola nuova, cioè "quoti"! (fonte al link)
In questo breve articolo di anteprima vengono usati i nomi originali statunitensi, l'unico nome "adattato" è quello di "Guerre Stellari", la cosa è del tutto comprensibile in quanto il film arriverà nelle nostre sale cinematografiche solo quattro mesi dopo. Il fatto curioso è che a novembre "TV Sorrisi e Canzoni" vi dedicherà un altro servizio, dopo l'uscita nelle sale di alcune città italiane, ma i nomi saranno ancora quelli originali:
TV Sorrisi e Canzoni N° 44 dal 30 ottobre al 5 novembre 1977 - "Guerre Stellari", di Paola Dessy

Oggi ormai siamo abituati a sapere quasi tutto di un film ben prima che esca nelle sale, motivo per il quale io cerco, nel limite del possibile, di evitarmi fastidiosi spoiler leggendo articoli sul web o vedendo i video di anteprima, ma nel 1977 le informazioni che leggiamo in queste poche righe erano tutto ciò che si poteva conoscere.
Obi Wan Kenobi perde il suo ruolo di jedi, per diventare un filosofo mago, o un mago filosofo che possiede l'energia positiva "Force"  ^_^
E poi ci sono le immagini, di cui oggi siamo subissati ovunque ci si trovi, tanto da renderci praticamente assuefatti/indifferenti al loro presenza, ma negli anni 70 avevano un valore quasi magico, specialmente per un bambino.
A proposito di immagini... chiedo scusa per la loro qualità non eccelsa, ma purtroppo l'emeroteca dove ho consultato i "TV Sorrisi e Canzoni" non permette di fare fotocopie o scansioni, solo fotografie, ed io non sono un leghista influente che si può portare a casa i volumi rilegati di una biblioteca per consultarseli con calma...



lunedì 20 gennaio 2020

Il consumo dell'audiovisivo


TITOLO: Il consumo dell'audiovisivo
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Franco Angeli
PAGINE: 173
COSTO: 
ANNO: 1984
FORMATO: 20 cm X 14 cm
REPERIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

Questo saggio è composto da sei distinti scritti (vedasi l'indice a fine recensione) il cui scopo era nel 1984 di analizzare quale fosse la modalità di fruizione degli audiovisivi televisivi. Solo l'analisi degli studiosi Enver Bardulla, Roberta Cardarello e Lucia Lumbelli rientra parzialmente nella mia ricerca di testi che cercarono, direttamente o indirettamente, di sondare il nuovo fenomeno dell'animazione giapponese in Italia.
Questo vaglio della "pre-saggistica dal 1978 ai primi anni 90 sui cartoni animati giapponesi" mi ha permesso di trovare un numero di titoli che sinceramente non avrei mai pensato fossero stati pubblicati. Spesso la tematica "cartoni animati giapponesi" viene solo sfiorata nel testo, ma ritengo comunque importante dar conto, oltre agli articoli del periodo (Emeroteca anime), anche di questo aspetto editoriale, che in alcuni casi veniva ripreso sia dai giornalisti che da altri saggisti in successivi libri.
Ad oggi ho recuperato ben 20 titoli (con questo):
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Mamma, me lo compri? Come orientarsi tra i prodotti per bambini (1980)
Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Età evolutiva e televisione - Livelli di analisi e dimensioni della fruizione (1982)
TV e cinema: Quale educazione? (1982)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
Vita col fumetto (1983)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il libro nella pancia del video - Il bambino lettore nell'era dell'informatica (1986)
Ombre Rosa - Le bambine tra libri, fumetti e altri media (1987)
Fantascienza e Educazione (1989)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)

Premetto che questa parte del saggio l'ho consultato e fotocopiato in biblioteca, ergo le numerose sottolineature dello scritto sono ascrivibili a quella incivile persona che lo prese in prestito senza considerare che il libro non era di sua proprietà...


Il capitolo si basa sul livello di attenzione e noia che il giovane telespettatore poneva durante la visione di un programma, tra cui anche i cartoni animati giapponesi, motivo per il quale ho scelto di recensire questa parte del libro, benchè le serie citate non vengano analizzate in quanto "animazione nipponica", ma solo per essere dei programmi televisivi.
Tutto il libro era dedicato ad altri studiosi, ergo usa una terminologia per addetti ai lavori, non è uno scritto propriamente divulgativo
Perché cambiavamo canale?
Il fatto che, secondo gli adulti di allora, non riuscivamo a concentrarci su cose più importanti come lo studio, era causato dalla televisione?
Da notare che questo dubbio persiste anche oggi, solo che i "colpevoli" sarebbe i videogiochi e gli smartphone  ^_^
Personalmente io non cambiavo spesso canale, semplicemente perché non ero tra i ragazzi descritti nello scritto che avevano il telecomando... la nostra tv necessitava ancora di alzarsi e premere manualmente il cambio di canale tramite pulsantiera.
"Questa ricerca si propone cioè di individuare una tipologia di caratteristiche del testo televisivo che possono dar luogo alla decisione di abbandonare più o meno durevolmente quel testo a favore di un altro o della ricerca di altri."
La fascia oraria televisiva dello studio andava dalle 16,45 alle 17,45 dei giorni martedì, mercoledì e giovedì, l'arco di età dei 22 soggetti del campione era tra i 9 e i 14 anni.
I programmi televisivi analizzati per aver subito un cambio di canale furono vari: film (7); telefilm (9); documentari (2); varietà (3); sport (1); cartoni animati (28).
Da pagina 123, dopo aver spiegato lo scopo della ricerca, la metodologia e i risultati, vengono descritti i programmi che subirono il cambio di canale.
Le interruzioni dei giovani campionati vennero differenziati in vari gruppi (fine anticipata; fine micro azione; etc), con segnalazione del momento dell'abbandono.
Le serie animate giapponesi prese in considerazioni furono "Hello Spank", "Kimba il leone bianco", "Moby Dick 5", "Ape Maia" e "Mimì e le ragazze della pallavolo".
Da segnalare che i titoli non sono sempre corretti, "Ape Maia" è scritto "Maya" e manca il cinque a "Moby Dick 5". Viene citata la serie "Flo", che potrebbe esser quella di "Flo la piccola Robinson", ma non ho certezze in merito.
C'è poi il caso di un cartone animato fantascientifico che non conoscevo, tal "Belle Amie"... ma dalla trama parrebbe essere "Starzinger":
"Si è conclusa una battaglia fra le forze di un impero galattico e un gruppo di giovani appartenenti ad un pianeta minacciato da questo impero. Presso entrambi i gruppi si progettano altre battaglie  si preannunciano ulteriori strategie per il futuro. Lo stacco avviene sull'immagine dell'astronave in allontanamento dopo che i giovani hanno confermato la loro opposizione all'impero e la loro solidarietà ad una principessa che difendono... "

Serie spaziale in cui i giovani eroi proteggono una principessa e vanno in giro con una astronave... cosa mi fa tornare in mente tutto ciò? 
Guarda caso uno dei personaggi cattivi (che poi passerà coi buoni) di Starzinger è la cyborg Bel Ami.
Sia chiaro, non che aver cannato totalmente il titolo della serie animata possa inficiare i risultati dello studio, però cosa costava informarsi un po' meglio?



domenica 19 gennaio 2020

Yamato, mensile italo giapponese - Febbraio 1941



La precedente rivista Yamato che avevo postato era il numero uno del primo anno di pubblicazione (il 1941), ora tocca al numero due, e prossimamente inserirò almeno un numero del 1943, annata di cui ho pochi numeri.

Yamato, mensile italo giapponese - Gennaio 1941 (primo numero della rivista)
Yamato, mensile italo giapponese - Ottobre 1941
Yamato, mensile italo giapponese - Febbraio 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Marzo 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Aprile 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Giugno 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Settembre 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Ottobre 1942

Controllando l'indice di questo numero si noterà che ho omesso solo un articolo, quello su un racconto intitolato "Separazioni" di Sakae Tuboi (Sakae Tsuboi), per il resto ho scannerizzato tutto, come al solito, visto il grande formato della rivista, ho dovuto "parcellizzare" le pagine.
Ho trovato particolarmente interessante più di un articolo, partendo dal primo, in cui la propaganda fascista italica arriva, a mio parere, a travisare completamente i fatti di politica interna giapponese.
Senza contare che si illustra il conflitto sino-giapponese come se i cinesi combattessero per conto degli inglesi, e non per mantenere libera la propria terra dagli invasori nipponici.
Per fortuna ci sono gli articoli meno colpiti dalla propaganda, come quello sul teatro No, sulla lingua giapponese, oppure quello che si potrebbe considerare un aspetto banale, cioè le scarpe giapponesi, gli zoccoli "geta".
Capita poi di imbattersi in una pubblicità che neppure avrei notato senza aver visto il film di Hayao Miyazaki "Si alza il vento", quella della "Compagnia Commerciale Caproni" con il modello Ca.313 (al link il 310).



Mi piacerebbe avere le capacità per analizzare il fatto che un fan di animazione giapponese vede una pubblicità di una compagnia aerea italiana su una rivista del 1941, e la riconosce per aver visto i film di un regista giapponese, la cui famiglia aveva un'azienda che produceva materiale per l'aviazione durante la seconda guerra mondiale, il quale, una volta divenuto adulto, ha mantenuto la passione per gli aerei, tanto da citare nel suo ultimo film proprio lo stesso costruttore italiano di aeroplani della pubblicità iniziale   ^_^

Riparto dall'indice della rivista.

lunedì 13 gennaio 2020

Il sole di sangue, orrori e misteri nazi-nipponici della II guerra mondiale


TITOLO: Il sole di sangue, orrori e misteri nazi-nipponici della II guerra mondiale
AUTORE: Rossana Carne
CASA EDITRICE: Luxo Edition
PAGINE: 221
COSTO: 16,40 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9782902114429


Lo scopo (enunciato in prefazione) di questo saggio è di dare al lettore una panoramica storico-divulgativa su tutti i fatti inerenti le atrocità commesse dalla Unità 731 e varie sotto-unità, create dal colonnello Ishii Shiro in Cina durante la guerra sino-giapponese.
Nel 2019 è uscito un altro libro di Rossana Carne sull'Unità 731:
Storia del Giappone, dallo splendore del passato all'oscuro del presente

Forse, mio punto di vista personale, pubblicare due saggi sul medesimo argomento storico nello stesso anno, può portare al rischio di essere un po' ripetitivi.
Benché il libro linkato sopra sia incentrato anche su altri argomenti, non solo sulle Unità di Ishii, i due titoli riportano in gran parte le medesime informazioni.
C'è da dire che in questo scritto della Luxo Edition si allarga il discorso anche ai campi di sterminio nazisti, in modo da valutare le analogie con quelli nipponici, creati prima di quelli tedeschi.
Tra i due libri questo è più specifico dal punto di vista storico.
I libri che trattano solo delle Unità di Ishii  non sono molti, più spesso vi sono capitoli in saggi storici sul Giappone della seconda guerra mondiale:
Unità 731

A mio avviso, benché ormai datato 2004, il saggio che deve essere letto per forza su questi eventi è quello di Daniel Barenblatt, peccato che sia di difficile reperimento.




Non ho potuto non notare una certa larghezza di spazio tra una riga e l'altra dello scritto, senza contare i bordi assai ampi, quindi le 221 pagine del libro sono state un pelino "allungate" dalla casa editrice.
Nel primo capitolo vengono riepilogati i fatti storici che portarono alla seconda guerra mondiale in Europa e come proseguì il conflitto. Sinceramente non ho capito l'utilità di illustrare il fronte europeo, visto che il duo nazi-fascista del vecchio continente non ebbe mai movimenti di truppe con l'alleato a distanza nipponico.
Viene spiegata anche come procedette la guerra di espansione coloniale dei giapponesi.
Nel secondo capitolo c'è la biografia di Ishii Shiro e della sua controparte tedesca Mengele
Interessante il terzo capitolo, in cui si cerca di capire quale fosse il sottostrato ideologico in Giappone che permise a così tante persone (spesso molto istruite) di mettere in essere esperimenti su esseri umani.
Quale tipo di Giappone era quello?
Perché i giapponesi disprezzavano così tanto gli altri popoli asiatici assoggettati?
Nel quarto capitolo si parla della base dell'Unità 731, come era organizzata, quali esperimenti vennero portati avanti. Inoltre sono illustrate le analogie tra i campi di sterminio nazisti e i campi delle varie Unità 731.



 Da pagina 85 a pagina 88 sono presenti alcune tabelle sulle varie attività di queste numerose "succursali" della principale Unità 731.

domenica 12 gennaio 2020

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 18



E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

In questo 18esimo capitolo l'autore si focalizzò su un aspetto che potrebbe sembrare ormai totalmente insignificante, cioè quale tipo di ordinamento costituzionale e legislativo fosse stato scelto per lo Stato nipponico dell'era Meiji. Considerando, però, che in parte questa impostazione fu la medesima di quella dell'era Showa precedente la fine della seconda guerra mondiale e che, comunque, forgiò la fedeltà assoluta verso l'imperatore, che in epoca Tokugawa non esisteva, mantiene a mio avviso una certa rilevanza storica.
Purtroppo, come per tutto il resto dello scritto, Giovanni De Riseis saltava un po' di palo in frasca abbastanza spesso, anche se forse questo è uno dei capitoli in cui resta più "in topic" di tutto il libro.
Buona lettura.




sabato 11 gennaio 2020

Megaloman (1979) - puntata 13



Episodio abbastanza anonimo, un po' in media con tutto il resto della serie, che ricordavo più interessante.
Penso che gli autori volessero introdurre una fase nuova nella serie, dove mostrare i cattivi che, fallito il piano iniziale nella precedente puntata, passavano ad una azione più diretta sul suolo terrestre/giapponese.
E' comunque difficile avere certezze, visti i dialoghi che lasciano spesso numerosi dubbi sulla loro sensatezza.
Parrebbe entrare in scena un nuovo personaggio tra i cattivi, un comandante delle operazioni terrestri, che prende le vesti di un presidente di un agglomerato industriale nipponico. Quindi mi son fatto tutta una serie di elucubrazioni politco-economiche su eventuali critiche degli autori al sistema capitalista giapponese, ma il tipo muore a fine puntata  ^_^



Mi pare giusto segnalare il primo caso, a mia memoria, in cui Takashi si rende responsabile di una uccisione diretta tramite infilzamento. Durante i combattimenti corpo a corpo con addosso le tutine colorate era già capitato di vedere alieni infilzati, ma la loro dipartita era poco drammatica, mischiata a capriole e salti. In questo caso Takashi, per difendere il piccolo Ippei, trafigge l'alieno ancora in forma umana, ed è chiaro dal visto del trapassato (in tutti i sensi) che la morte è stata reale e dolorosa. La differenza rispetto alle altre scene di uccisioni sta nel fatto che, una volta che gli alieni tornano nella loro forma normale, dato che indossano la maschera, non si vede alcuna smorfia di dolore.
In questa breve scena, invece, è chiaro che il tizio non abbia gradito di morire  :]


Non solo l'adattamento dei testi lascia secondo me abbastanza a desiderare, ma neppure i titoli erano molto sensati, visto che c'è un solo kaiju in questa puntata...

lunedì 6 gennaio 2020

"Nell'altra campana non vedremo l'altro tortora", di Pierluigi Ronchetti + Copertina Gundam nelle tv locali - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 13 al 19 aprile 1980



Nel precedente post ho mostrato la pagina dei programmi Rai di "TV Sorrisi e Canzoni" del 18 aprile 1980 con la puntata che mise sotto accusa e condanno Goldrake, ma nello stesso numero della rivista era presente anche un articolo di presentazione della trasmissione di Enzo Tortora. In realtà "L'altra campana" era iniziata la settimana prima (ho il relativo numero con il classico quadrifoglio verde per le novità), ma capitava spesso che l'articolo di "anteprima" arrivasse a prima puntata già mandata in onda.
Per il resto nel numero non ci sono contenuti particolarmente interessanti (dal mio punto di vista), ho dovuto mettere per forza l'articolo su Tozzi, in quanto il cantante campeggia in prima pagina, ho inserito la recensione del film di Carpenter "Fog" più un paio di altri (sulla trasmissione "Studio 80" e su quella di  Ruggero Orlando sulla Cina).
Un gran numero di scan sono di pubblicità, veramente molte (e ne ho omesse non poche), tra cui spiccano numericamente, come sempre, quelle di alcolici. Ogni volta che sfoglio un "TV Sorrisi e Canzoni" noto questo profluvio alcolemico dove mancano i vini da tavola, si vedevano birre, amari e superalcolici.
Sono presenti due pubblicità poco affidabili sulla perdita di peso, si vede che è un filone pubblicitario che arriva da lontano quello che vediamo oggi nelle telepromozioni...




Nell'edizione dell'Emilia Romagna delle tv locali private, presente in questo numero, fanno bella mostra di sé il Gundam e Peter Rei:
"Peter Rei e Gundam coppia invincibile
Siamo nell'anno 79 dell'era spaziale. L'umanità, disseminata nei sistemi solari, vive retta da una confederazione di pianeti. Ma il pianeta Yong si stacca per dominare tutte le galassie: è la guerra...
Peter Rei, simpatico e coraggioso pilota del formidabile robot Gundam, è uno dei nuovi beniamini degli appassionati di fumetti fantascientifici."

Poche righe di introduzione alla trama,e più o meno abbastanza fedeli al prologo del primo doppiaggio
In quanti sistemi solari era disseminata l'umanità?
In uno solo, il nostro...
Ok, forse il termine "side" era troppo ricercato, ma "isole spaziali" ("che ruotano come tanti satelliti intorno alla Terra"), come citato dal prologo italico del 1980, lo si poteva inserire, invece che "pianeti".
Avendo usato "pianeta" invece che "side" o "isola spaziale", il campo di battaglia passa da "attorno alla Terra" a "nell'universo".
Quello che muove guerra non è un pianeta, ma un principato, mentre il nome è corretto, Yong, cioè, è sbagliato, ma venne usato quello del primo doppiaggio.
Di Peter Rei si può dire tutto il bene possibile, era tra i miei preferiti da bambino, ma simpatico proprio no...   ^_^
Ogni tanto sulla copertina dei programmi locali compariva qualche cartone animato giapponese, purtroppo, per poter appurare quante e quali copertine vennero dedicate ai personaggi degli anime, bisognerebbe poter visionare tutti gli inserti di tutte le edizioni della rivista, penso che sia praticamente impossibile.



Grazie a questo articolo e allo spezzone de "L'altra campana" visibile per merito di Voxpopuli, mi sono rammentato che il "sondaggio" con il pubblico da casa, eseguito tramite il maggiore o minore consumo elettrico, non era l'unica votazione. Si votava anche in studio nella parte chiamata "Digliene quattro", in cui un cittadino saliva su un palco allestito nello studio, e poteva esprimersi su un argomento, avendo come contraddittore una persona dello schieramento avverso, presente in studio o collegata telefonicamente.
La teorica messa al bando di Goldrake (e dei cartoni animati giapponesi) avvenne proprio nel "Digliene quattro", purtroppo dallo spezzone di "Voxpopuli" non si vedono le voci a favore di Goldrake, ma in articoli di giornale ho letto che ci fu un intervento telefonico pro Goldrake di Bruno Bozzetto. Ho però il dubbio di quanto l'autore italiano si spese a favore del prodotto dell'industria animata giapponese che aveva ormai monopolizzato tutte le fasce orarie, conquistando così tanta popolarità tra i bambini che delle persone andavano in televisione per chiederne la messa al bando.
L'articolo completo un po' ingrandito.

domenica 5 gennaio 2020

"L'altra campana" 18 aprile 1980: i (600) genitori di Imola contro Goldrake



Nell'aprile del 1980 si scatenò un vero tsunami mediatico contro i cartoni animati giapponesi ed in particolare contro quelli robotici, rappresentati da Goldrake e Mazinga.
In quell'unico mese vennero scritti ben 121 articoli sugli anime (link), la cui genesi è data dalla concomitanza di più fattori esplosi in quell'incredibile aprile:
la lettera di denuncia dei 600 genitori di Imola;
lo studio Mesomark/Rai su televisione e bambini;
il risultato del sondaggio Rai su Pinocchio vs Mazinga

Quindi lo scenario nazional-popolare televisivo era pronto per un processo mediatico, che avvenne il 18 aprile 1980 durante la trasmissione "L'altra campana" ideata e condotta dall'amatissimo Enzo Tortora.
Su questa trasmissione ho scritto più volte, perché quella sera davanti al teleschermo c'ero anch'io con la mia famiglia. Non ho un ricordo chiaro della puntata, ma rammento vividamente il risultato finale che condannava Goldrake ad essere eliminato dalla televisione italiana.
Sia chiaro, non che i 600 genitori di Imola avessero torto a lamentarsi per la presenza strabordante dei cartoni animati giapponesi in televisione, basta dare un'occhiata al numero di serie che erano disponibili:
"Guida TV" paginone con riepilogo dei programmi per ragazzi - 10 numeri del 1980/81/82

Resta il fatto che lamentarsi, anche a ragione, che il martellamento degli anime era esagerato, e poi decretarne (teoricamente) la loro cacciata in televisione senza dare spazio alle opinioni a loro favore, non fu proprio simpaticissimo come sistema democratico   ^_^
Ricordo chiaramente come mio padre, appena venne votata l'eliminazione di Goldrake, mi vietò di guardarlo.
Mi chiedo chi fosse più influenzato dalla televisione, se i bambini, che guardavano ore ed ore di animazione giapponese, oppure gli adulti, a cui bastavano pochi minuti di dibattito tv senza contraddittorio per passare al lato oscuro   :]



Mi restava (ed in parte resta tutt'ora) la curiosità di vedere ed ascoltare cosa in realtà venne detto in quella seconda puntata de "L'altra campana", perché fino ad oggi potevo solo valutare cosa venne riportato sulla carta stampata.
Devo quindi ringraziare infinitamente un lettore del blog (Giuliano Tani) che mi ha linkato la trasmissione "Voxpopuli" del 9 luglio 2018 visibile su Rai Play, in cui sono presenti due minuti di quella memorabile puntata de "L'altra Campana" del 18 aprile 1980:
Voxpopuli - Come sono cambiati i costumi degli italiani negli ultimi 40 anni? In questa puntata li analizziamo attraverso il rapporto degli italiani con la televisione buona e cattiva, i pregiudizi rimasti e superati verso l'omosessualità e alcune forme di divertimento adottate dai giovani.

Per poter apprezzare lo spezzone della trasmissione di Enzo Tortora  (dopo un minuto e 55 secondi) bisogna essere iscritti a Rai Play.

Chissà che fine ha fatto la stupenda gigantografia dietro lo scranno degli accusatori, oggi avrebbe un valore inestimabile  ^_^
Piccola chiosa sulla interessantissima trasmissione Voxpopuli:
Da anni ormai quasi non guardo più la televisione, mi perdo, in questo modo, anche delle belle produzioni, come Voxpopuli, che presenta in ogni puntata più  temi con numerosi spezzoni di trasmissioni del periodo che mi interessa. Peccato che non esista (o io non l'ho trovato) un indice degli argomenti trattati per ogni puntata e/o del materiale mostrato. L'utilizzo del motore di ricerca di Rai Play non serve molto per cercare di trovare il materiale che interesserebbe, basti pensare che digitando la voce "Goldrake" non compare nulla... "La ricerca non ha prodotto nessun risultato", così ti viene risposto... eppure gli autori di Voxpopuli hanno scovato questa perla unica nel suo genere.




I genitori di Imola colpiscono ancora! "L'altra Campana" vs Goldrake e Mazinga - articoli del 1980

Sempre il 18 aprile su "Il Resto del Carlino" Lidia Golinelli, che si era già occupata più volte di anime (condannandoli quasi senza appello), lancia la puntata su Goldrake con un breve articolo in cui riporta i nomi dei cinque rappresentanti dei 600 genitori di Imola, e vengono spiegati alcuni retroscena della puntata.
Non è mia intenzione colpevolizzare i cinque rappresentanti dei genitori imolesi, ed in particolare le due signore che parlarono per l'accusa, né prendermela con il grande Enzo Tortora.
Il documento è così bello che sarebbe un peccato aggiungere altro.
Spero solo che un giorno qualcuno alla Rai possa riesumare l'intera parte della puntata che si occupò di Goldrake, in fondo, se hanno trovato questi due minuti, non credo avrebbero problemi a farci vedere anche il resto.
Riporto qui sotto le immagine disponibili, con annesso dialogo relativo, nel caso non vi fosse possibile vedere il video al link sopra.

sabato 4 gennaio 2020

Listino prezzi dei Telegiochi (Atari, Inno-Hit, Videopac Philips) da "Tutto sui mercati" annate dall'inverno 1980/81 all'inverno 1982/83




A fine anno uscirà la Play Station 5, ovviamente non si conosce ancora quale sarà il prezzo di lancio, ma si può ipotizzare che oscillerà intorno ai 500€, troppo?
Piccolo passo indietro.
Non sempre nei cataloghi di giocattoli sono presenti anche i prezzi, ma quando sono inseriti risulta interessante farsi due conti su quanto incidemmo nel bilancio familiare, oppure si può capire se i prezzi di oggi siano poi così esagerati.
Per poter fare una rivalutazione dei prezzi a distanza di una 40ntina d'anni torna utile il sito dell'Istat, con il suo programmino apposito: http://rivaluta.istat.it:8080/Rivaluta/

Per cercare di togliermi qualche curiosità sui prezzi delle prime console di videogiochi, che di norma non si riescono a recuperare facilmente, ho provato a consultare in emeroteca la rivista "Tutto sui mercati", che conteneva semplicemente modello e costi (non sempre) dei prodotti disponibili (non tutti, ma comunque una enormità) nel mercato elettronico italiano.
La pubblicazione aveva cadenza semestrale, una in autunno/inverno ed una in primavera/estate, nessun articolo di commento, solo modelli e prezzi (non sempre menzionati).
L'aver potuto esaminare i prezzi di cinque listini distribuiti in un arco temporale di due anni, permette anche, per chi se la fosse dimenticata, di rammentare cosa fosse l'inflazione. Dato che ogni tanto qualche politico mentecatto propone il ritorno alla liretta... 
Tanto per capire quanto nuovo fosse il mercato delle console di videogiochi, la redazione li chiamò "Telegiochi", e ne ho trovati 7 modelli:
Atari CX 2600 Video Computer System;
Telegiochi Super Play Computer 4000 Grunding;
Varie console Inno-Hit Ditron;
Due console Silcom;
Tele-Match;
Videopac Computer G 7000 Philips;
Videoplay 2 Saba.

Considerando che io non sono per nulla un esperto in materia, non saprei dire se alcuni di questi articoli fossero, in realtà, console più famose con il nome modificato. Non ho comunque trovato nulla sulla "Inno-Hit Ditron" (forse Ditron era il nome dell'azienda produttrice/importatrice) e sulla "Silcom".
Per quanto riguarda le console "Telegiochi Super Play Computer Grunding"e "Tele-Match" si trovano parecchie informazioni on line.
Immagino, invece, che non necessiti di presentazione l'Atari   ^_^



Nell'autunno/inverno del 1980/1981 la console Atari 2600 costava 271 mila lire (con una cassetta in dotazione), cioè 644 euro di oggi!
L'ipotesi di prezzo della Play Station 5 ora non sembra poi così tanto esoso, vero?  ^_^
Da quello che posso capire dal listino erano disponibili due pad aggiuntivi (chiamati "telecomandi") per alcuni giochi appositi, le cassette CX 2620/2664/2643/2642, questi pad costavano 33500 lire, cioè 80 euro.
Le cassette erano divise in tre gruppi, in base al prezzo:
Standard 33500 (80€);
Premium 41750 lire (99€);
Special 67500 lire (160€!!!).

Della console Grunding, Tele-Match e Silcom non ci sono i prezzi.
Per quanto riguarda la console Inno-Hit-Ditron bisogna un po' districarsi tra i codici e i prezzi.
Parrebbero esserci più console disponibili:
GT-6N 6 giochi con pistola per tv in bianco e nero prezzo 36000 lire (85€);
GT-66C 6 giochi con pistola per tv a colori prezzo 44500 lire (105€);
GT-10C 10 giochi per tv a colori prezzo 53500 lire (105€);
GT-30P gioco (console) a cassetta + 1 una cassetta da 10 giochi prezzo 74000 lire (176€);
GT-55P gioco (console) a cassetta computerizzato + 4 giochi inseriti prezzo 120 mila lire (285€).

I prezzi delle cassette con i videogiochi variavano da 19500 lire (46€) a 30500 lire (72€).

Considerando il periodo, forse le console vendute dalla Inno-Hit potrebbe essere quelle di questo post, benché abbiano codici diversi:
Console di videogiochi "TV Game Color Tenko", "TV Game Color Novex", "TV Game Color Elbex" + varia elettronica di consumo - "Electronic Market" autunno/inverno 1980/81

Inflazione! Chi era costei?

venerdì 3 gennaio 2020

Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi (1930-1945)



TITOLO: Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi (1930-1945)
AUTORE: Gabriele Zaffiri
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 96
COSTO: 10 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788831648202

Il titolo di questo libro potrebbe non permettere a tutti di cogliere di cosa tratti, perché durante la guerra sino-giapponese le terrificanti varie "Unità 731" venivano fatte passare per una attività fin meritoria, cioè la lotta alle epidemie sul territorio cinese.
Normale che una nazione impegnata in una guerra di occupazione si preoccupasse dello stato di salute delle proprie truppe, è notorio che le malattie possono decimare un esercito ben più del nemico. L'acqua sporca, le malattie endemiche della regione o la carenze nell'alimentazione minano l'efficienza di un soldato, ergo la denominazione "Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi" suona rassicurante.
Peccato che il colonnello Ishii Shiro fosse interessato alla guerra batteriologica e chimica, oltre agli esperimenti su esseri umani...
Non sono molti i titoli in italiano che cercano di approfondire questa oscura e vergognosa pagina della storia giapponese: Unità 731
Oscura perché è poco conosciuta in generale, vergognosa perché quasi nessuno dei responsabili pagò per i propri crimini, ma non solo... gli occupanti statunitensi, con lo scopo ottenere i dati dei folli esperimenti di Ishii, insabbiarono (assieme ai governanti giapponesi del dopo guerra) il più possibile tutte le notizie sulle "Unità 731". E' probabilmente superfluo aggiungere che il governo giapponese non se ne assunse mai la responsabilità ufficialmente, a differenza di quello che hanno fatto i governanti tedeschi dopo la guerra (fino ai giorni nostri) per quanto riguarda le attività simile portate avanti dai nazisti.
Ergo, quando ho scoperto l'uscita di questo libro mi sono precipitato ad acquistarlo.
Purtroppo, e lo scrivo con sommo dispiacere, il testo soffre di gravissimi problemi... sinceramente non riesco a capacitarmi a cosa essi siano dovuti, forse, considerando che siamo di fronte ad una auto-pubblicazione, potrebbe essere che sia arrivato un file corrotto alla tipografia.
E non starò qui a commentare i numerosi refusi, le tante parole (specialmente nomi propri) senza lo spazio, i caratteri di stampa che diventato più piccoli, i nomi propri errati, i numeri delle note che non esistono.
In alcuni tratti dello scritto pare di notare un testo tipico di "Google traslate", ogni tanto salta fuori una parola in inglese, oppure un nome viene prima tradotto grossolanamente in italiano, e poi te lo ritrovi la pagina dopo di nuovo nel testo originale.
Poi ci sono le ripetizioni.
Alcuni concetti non solo vengono ripetuti più e più volte, ma te li ritrovi scritti come se fosse la prima volte che vengono nominati, e magari sei a pagina 73...
Considerando che di libri sulla "Unità 731" ve ne sono pochi in italiano, io consiglio comunque di acquistare lo scritto, magari sperando che la mia copia con il testo fallato sia stato causato da un qualche imprevisto tecnologico... anche perché la quarta di copertina è scritta in un italiano corretto e comprensibile.
Malauguratamente le devastanti condizioni dello scritto hanno spostato la mia attenzione dai suoi contenuti, teoricamente interessanti, alla forma, che ne preclude in gran parte la fruizione.
Giudizio scritto da uno come me che si rende conto di fare scempio della lingua italiana quasi ad ogni post di questo blog...   T_T
Dato che non vorrei passare per millantatore o visionario, mi permetto di inserire delle scan di un campione di errori. Sia chiaro, un campione, non gli unici errori o i più gravi, solo un campione...



Ecco una frase tipica a pagina 11:
"Shigeru Maruyama, un ex membro dell'unità ha detto che un esperimento ha coinvolto la fame di prigionieri affamati e ha parlato di vedere le vittime essere operate quasi ogni giorno." 

Come potrete appurare qui sotto, non si tratta di un refuso occasionale.




Gli addetti giapponesi dell'Unita 731 usavano un loro codice per riferirsi alle cavie umane, il termine che ho letto in tutti gli altri saggi storici è "maruta", cioè "pezzo di legno", in quanto si fingeva che la struttura fosse una segheria. Il loro destino era chiaro...
A pagina 27 si parla di "maruta" come nome di una operazione, non il nome in codice delle cavie, che, invece, diventa "log", tradotto nella lingua di dante sarebbe "registro", e la struttura diventa "mulino da ginnacchiere"...
Che cavolo è un "mulino da ginnacchiere"?!?!   O_o
Poi a pagina 39 si legge la versione che conosco anch'io, che senso ha lo scritto di pagina 27?
Nel cerchiolino rosso ho evidenziato il numero della nota, la numero 16, peccato che al massimo le note presenti nel libro arrivino alla numero 9.
Direi che la fonte potrebbe essere questa:

giovedì 2 gennaio 2020

La città incantata, il film da premio Oscar di Hayao Miyazaki



TITOLO: La città incantata, il film da premio Oscar di Hayao Miyazaki
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 190
COSTO: 23,5 €
ANNO: 2019
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788867768950


Undicesimo titolo della collana "Ultra Shibuya" e settimo personale di Valeria Arnaldi.
Sono abbastanza prevenuto verso i libri della collana "Ultra Shibuya".
Il perché io sia diffidente verso i contenuti di questi libri l'ho scritto più volte nelle altre dieci recensioni:
Ultra Shibuya
Quindi la solfa della mia recensione non cambierà:
quantità strabordante di inutili immagini (senza didascalie); poco scritto; informazioni prese dal web (wikipediate); assenza di bibliografia e sitografia; autori che non paiono esperti o appassionati di animazione giapponese; lunghe frasi ad effetto supercazzola; rapporto prezzo/contenuto assai scarso.
Considerando che dei sette scritti a firma Arnaldi ben quattro hanno come tema Hayao Miyazaki o le sue opere, nasce, ormai, una ulteriore (mia) lagnanza: la ripetitività dei temi trattati.
Sul rischio copia/incolla ci tornerò poco sotto.

Questa volta delle 190 pagine totali ben 55 (quasi il 30%, quindi 7€ solo di immagini...) hanno immagini a piena pagina, ergo scritto pari a zero.
Altre 102 pagine ospitano una immagine di varia grandezza, che può occupare anche gran parte della pagina.
Sono 33 le pagine scritte interamente, mentre le restanti, fatte le debite sottrazioni, non contengono immagini, ma non riempiono completamente la pagina.
Rispetto al precedente saggio della Arnaldi (Shalanda) c'è stato un netto peggioramento del rapporto pagine/parte scritta, ed un ritorno alle medie degli altri libri della "Ultra Shibuya".

A pagina 7, la prima pagina scritta del saggio, si riportano dei ricordi di Miyazaki (presenti in tutto il saggio e quasi mai con citazione delle fonti), in cui il regista parla di una sua esperienza alle terme da bambino:
"Sarà lo stesso regista a raccontarlo dopo aver terminato la realizzazione del lungometraggio: Ho dei ricordi molto nitidi di "yuyas" (virgolettato nel libro) della mia infanzia".

Ho cercato sul web questa parola "yuyas", ma ho trovato solo "yuya", che è sempre riferita ai bagni o alle terme, ma "yuyas" resta un termine di cui non ho trovato traduzioni.
Riporto questo mio dubbio e non altri, perché era il primo che ho letto, a titolo di esempio generale.



Problematica ripetitività.
Sia chiaro, è ovvio che si deve descrivere la biografia del regista, le informazioni di base siano sempre le stesse, ma quando una singola autrice scrive quattro titoli (in 5 anni) sullo stesso tema, capita di rendersi conto che si sta rileggendo per larghi tratti del libro parti di informazioni presenti negli altri tre.
Esistono altri saggi su Miyazaki o capitoli in saggi più generalisti, ma essendo scritti da più persone, una volta espletate le formalità sulla biografia, le analisi variano, in quanto ognuno/a dei diversi autori ha sensibilità e titoli di studio differenti.
Qui ci troviamo di fronte ad una autrice che scrive quattro saggi su Miyazaki, umanamente impossibile non ripetersi più e più volte.
L'appunto che faccio riguardo agli autori della collana che parrebbero non appassionati di anime (unica eccezione Stefano Tartaglino), basandomi sulla loro biografia e su come e cosa scrivono nei loro libri, mi rendo conto che in parte è poco sensato. Anche una persona non appassionata può scrivere un libro su anime e manga.
Quando, però, si scrivono così tanti titoli sugli anime, diventando la saggista più prolifica in Italia, credo superando anche Marco Pellitteri (che cominciò a scriverne più due decenni fa), mi sorge la curiosità di sapere se Valeria Arnaldi sia una vera fan dell'animazione giapponese.
Ha la casa piena di VHS, DVD, BR, manga, artbook, saggi, pupazzetti e merchandising?
Frequentava le fiere del fumetto prima di diventare saggista?
Andò a vedere al cinema "La città incantata" quando uscì nelle sale italiane nel lontano 2003?
Io trovai un cinema che lo proiettava nel mese di agosto in via Torino a Milano (l'Eliseo), faceva un caldo boia, in sala non eravamo neppure in dieci. Fu il primo film di due in totale (l'altro Totoro) che andai a vedere da solo (il massimo della tristezza è andare al cinema da soli...), ma pur di vedere Miyazaki sul grande schermo feci pure questo.
Mi chiedo se gli autori della collana "Ultra Shibuya" abbiano il medesimo pregresso da semi otaku come il mio e di quasi tutti gli altri saggisti italiani, da quello che leggo ho spesso l'impressione che non sia così.
L'idea che mi sono fatto riguardo a questa collana "Ultra Shibuya" è che sia nata solo per vendere copie, non nasce né da passione né vuole fare una analisi saggistica, ma neppure essere un semplice ricordo nostalgico (in senso buono).
La casa editrice ha trovato un tema che gli permette di vendere copie (buon per loro), e lo sfruttano, in parte come successe per le collane "I love anime" "Japan Files" della Iacobelli, i cui scritti erano affidati, però, a saggisti con un solido background sulle serie e i personaggi che trattavano.



A pagina 27 e 28 (io ho unito le due parti interessate) c'è un buon esempio di ciò che non mi convince in questi libri, cioè concetti magari non errati, ma comunque non corretti o precisi.
Tralasciando la velocità biografica su Miyazaki, che passa dal 1969 al 1979 in poche righe, un non appassionato di anime, leggendo che il regista "appose il suo segno in alcune serie poi divenute cult" come "Conan il ragazzo del futuro", mai immaginerà che quella serie è totalmente sua.
Sembra che il contributo di Miyazaki alle serie animate di Heidi, Marco e Conan fu il medesimo... ma non si poteva perdere due righe in più per specificare che di "Conan il ragazzo del futuro" Miyazaki fu l'autore, lo sceneggiatore e il regista?