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sabato 30 ottobre 2021

"Klomp-It View Master Game" - Gaf (1972)


Uno degli aspetti che mi interessa di più è quale fosse la possibilità che ci veniva data da bambini di replicare visivamente, per l'audio c'erano i dischi, gli spettacoli televisivi o cinematografici.
Ovviamente il metodo classico era la carta stampata, e qui sul blog ci sono tonnellate di scan di materiale editoriale di tutti i tipi, ma la replica di una identica immagine che vedevamo in televisione era data da poche applicazioni tecnologiche.
Oggi la fruizione all'infinito di una serie live o un cartone animato è cosa scontata e ovvia, non si deve neppure comprare più un supporto hardware, ci sono i siti online di numerose aziende che ti rendono quasi tutto disponibile a prezzi quasi sempre sensati, rendendo la trasmissione tv ormai inutile, direi da anziani...
Ai tempi, però, per vedere replicata una scena o una immagine del tuo personaggio preferito (o di qualsivoglia personaggio, ci si accontentava...) c'era poca scelta:

A questa carrellata tecnologica manca il mitico "Cinevisor Mupi", che prima o poi posterò, ma prima di tutti questi prodotti si veniva in contatto con un altro strumento, il "View-Master", cioè il visore per poter guardare delle semplici diapositive, ma con visione stereoscopica!
Nel 1972 l'azienda statunitense "Gaf", che produceva il "View-Master", pensò bene ideare un gioco in scatola con il mitico visore rosso fuoco, in pratica misero assieme due giochi in uno.
Ebbero una buona idea?
Leggendo il regolamento non direi, ma ci torno più sotto.
Qualche settimana fa ad un mercatino scorgo questa strana e meravigliosa confezione, mai vista rima in nessun catalogo di giocattoli, i bambini giocano con il View-Master!   ^_^
La "Gaf" ideò questo gioco in scatola con i personaggi della Disney, con il vantaggio di poterlo esportare in tutto il mondo influenzato dalla cultura statunitense, quindi anche in Europa, infatti la confezione ed il regolamento è multilingue.
In Italia anche la milanese "Multiprint" metteva in vendita confezioni multilingue, e se non rammento male ricordo anche qualche album della "Panini", era quini una prassi per chi vendeva all'estero.
Il termine "klomp (it)" non ha traduzione in italiano, e direi che sia la onomatopea del prendere qualcosa con una ventosa, che è lo strumento messo a disposizione nella confezione per catturare le carte dei personaggi Disney. 


Il contenuto è così intonso che il dado è ancora nella bustina, e questa, come si scorge in basso a destra, è graffettata alla scatola!
Non che la dotazione sia molto numerosa, ci sono solo quattro dischetti, ma l'importante erano i due visori View-Master.
In pratica il gioco è una specie di "Memory" della Ravensburger, ma che sostituisce una delle due carte con l'immagine stereoscopica, scopo del gioco è impossessarsi del personaggio visto nel visore, fatto che rende la meccanica di gioco rischiosamente cruenta e potenzialmente foriera di litigi...
Nel mio cortile ogni partita sarebbe terminata in una zuffa all'ultimo sangue...   >_<


         


Harry Fonda ed una piccolissima Jodie Foster che pubblicizzano il "View-Master" della Gaf.

lunedì 25 ottobre 2021

"Ecco il re delle figurine", di Ivan Lantos - "Domenica del Corriere" 12 marzo 1980


Il signor Giuseppe Panini quale album di figurine teneva in mano?
Quello di una serie animata giapponese.
Non che la Panini di Modena avesse bisogno degli anime per avere successo in Italia, ma di certo aumentarono le vendite grazie alle serie nipponiche. Io, per esempio, compravo regolarmente l'album dei calciatori, ma fu grazie agli anime che si moltiplicarono le mie motivazioni per andare in edicola.
Vorrei far presente un aspetto, nell'articolo Giuseppe Panini viene chiamato "signor", non dottore, geometra, ragioniere o ingegnere, ma solo signor Panini. 
Questo non vuol dire che non si debba studiare e conseguire un titolo di studio (oggi indispensabile), ma quando si hanno idee ed iniziativa si può aver successo ugualmente. Forse ai tempi era più facile, oggi probabilmente se un non laureato volesse chiedere un prestito per aprire una attività industriale, neanche verrebbe fatto entrare in banca (sempre che non sia amico degli amici di altri amici, ovviamente...).
Questo articolo va letto consultando il post sulla brochure informativa sull'azienda Panini pubblicato nel 1976, pezzo più unico che raro:

Leggo sempre con piacere qualsiasi cosa riguardi la Panini, fa parte del nostro vissuto, tante ore di divertimento da soli e in compagnia, il tutto grazie all'intuizione di questo Signore   ^_^




domenica 24 ottobre 2021

"Le voci spaziali arrivano da Trastevere", di Giovanna Grassi - "Domenica del Corriere" 4 ottobre 1980


L'animazione seriale giapponese generò, oltre al successo di se stessa, quello del merchandising, delle sigle musicali ("C'era una volta... le sigle tv") e dei doppiatori, questo articolo mostrò anche i volti delle voci di Koji Kabuto (Claudio Sorrentino), Actarus (Romano Malaspina), la voce femminile del Barone Ashura (Laura Gianoli), Capitan Harlock (Gianni Giuliano) e il direttore del doppiaggio di Mazinga Z (Mario Bardella).
La redazione della "Domenica del Corriere" dedicò ben quattro pagine alle voci degli anime, fatto abbastanza inusuale ai tempi, peccato per l'atroce, inqualificabile, fin delinquenziale errore di aver trasformato Romano Malaspina in Stefano Malatesta... 
Posso solo immaginare il dispiacere dell'attore e doppiatore quando lesse il suo nome completamente stravolto, non si può neppure parlare di un refuso, è completamente un altro nome ed un altro cognome...
Devono essere cose che fanno male, sia a livello personale che professionale.


Quella sopra è la didascalia alla foto di Claudio Sorrentino e moglie, quella sotto è l'atroce scritto inerente Romano Malaspina.
Nelle quattro righe su Sorrentino il nome è giusto, ma era chiedere forse troppo che azzeccassero anche chi doppiasse... non il robot "spaziale" (mi pare che Mazinga Z non abbia mai varcato l'atmosfera terrestre), ma il suo pilota, Koji Kabuto.
Per il povero Malaspina sbagliano sia il nome che chi lui doppiava, che, di nuovo, non era Goldrake, ma il suo pilota.
Concetto troppo difficile per gli adulti del 1980?


Giovanna Grassi non fu molto lungimirante, non dopo 10 anni, ma anche dopo 20, 30 e 40 anni e oltre siamo ancora qui a parlare di Goldrake, Mazinga, Harlock e soci.
Quindi la "brutalità spaziale del cinema d'animazione made in Tokio" ha trasmise qualcosa di positivo, che quegli adulti proprio non volevano vedere.
Da notare un paio di accenni al prossimo venturo spegnersi dei video riflettori sugli eroi galattici e del pensionamento di Mazinga, chissà se furono solo parole a caso oppure alla giornalista venne detto che la Rai avrebbe stoppato gli anime robotici a causa delle polemiche mediatiche.
Ma come la valutavano i doppiatori i personaggi a cui prestavano la voce?
Diciamo che qualcuno fece dichiarazioni più coerenti con il successo avuto presso i bambini, altri li criticavano, però continuavano a doppiarli  :]

sabato 23 ottobre 2021

C'erano una volta... le sigle tv - Splendore e declino di un genere musicale che ha fatto epoca


TITOLO: C'erano una volta... le sigle tv - Splendore e declino di un genere musicale che ha fatto epoca
AUTORE: Diego Pavesi (con Gabriele Maestri)
CASA EDITRICE: Siglandia
PAGINE: 527
COSTO: 74 
ANNO: 2021
FORMATO: 24 cm x 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9791220087803


Inizio la recensione con la parte antipatica, legata a doppio filo alla scelta di comprare o meno questo saggio, cioè il costo: 74 €

Quando il buon "un po' più che brizzolato" Massimo Nicora mi ha sottoposto la possibilità di acquistare questo libro ho avuto qualche dubbio per il prezzo, penso il più alto tra la mia saggistica, dato dal fatto che è una auto produzione.
Sapevo solo che era un bel tomo, ma non avevo altre informazioni.
Ne sarebbe valsa la pena?
E' giusto precisare, ma consiglio di leggere l'indice a fine post per avere un'idea precisa del temi trattati, questo opera è dedicate a tutte le sigle, dai cartoni animati ai telefilm, passando per i programmi d'informazione, i tg, gli show, le telenovelas, i quiz, qualsiasi sigla è presa in considerazione in relazione alle vendite che ebbe su dischi e su CD, ma anche se una sigla non venne mai pubblicata  viene presa in considerazione.
Dopo aver letto il saggio non posso dare una risposta univoca se sia valsa l'ingente spesa, dipende da quale sia il metro di valutazione.
E' indubbio che sia un libro unico nel suo genere, copre un arco temporale che inizia dal 1952 ed arriva ai giorni nostri, inoltre il tema "sigle" è poco presente editorialmente.
Il punto è quale sia il target di sigle a cui si è interessati, per parte mia sono le sigle dei cartoni animati giapponesi, il periodo è quello d'oro, dal 1978 al 1982/83, ma comunque possono interessarmi anche annate più recenti o attuali.
A questa tematica sono dedicati i paragrafi (controllare le scan dell'indice a fine post) delle pagine 215, 232, 286, 387, 401 e 473, in totale circa 70 pagine (salvo mio errore). Considerando che le sigle dedicate all'animazione giapponese sono nate nel 1978, mentre il saggio inizia la storia delle sigle dal 1952, non sono poche pagine.
Ho comunque letto con piacere ed interesse tutto il periodo in cui "ascoltavo" da bambino/ragazzino le sigle di qualsiasi programma, per esempio c'è un paragrafo (pag. 263) sulle sigle di "Star Trek"!
La seconda e la terza parte del libro, che coprono il periodo dal 1965 al 1984 sono quelle per me più belle, la prima parte dal 1952 al 1964 ha un valore storico.
Mi è interessata di meno la quarta parte dal 1984 al 1991, tranne per le sigle degli anime, poco la quinta parte dal 1992 ad oggi, ma è una questione soggettiva.
Superfluo far presente che il libro è strapieno di aneddoti ed informazioni, sono presenti dei box informativi aggiuntivi sugli autori, sulle vendite di dischi e CD, su curiosità varie. 
Ho inserito poco sotto tre doppie pagine del libro per rendere visivamente l'accuratezza degli approfondimenti.

Una curiosità tra le tante?

          


Nel marzo del 1979 "Ufo Robot" venne riadattata in portoghese per il mercato brasiliano, ma non legata al cartone animato di Goldrake.

venerdì 22 ottobre 2021

Megaloman (1979) - puntata 31 (ultimo episodio!)



Dove eravamo rimasti?
Mari rimasta sbigottita nel vedere che il viso di Capitan Delitto è identico a quello di suo figlio Takashi.
Gli sottrassero il neonato in sala parto?
Non si rese conto di aver partorito e cresciuto due gemelli?
Sniffava colla e si è bruciata i neuroni?
A questo punto esistono due opzioni:
a) gli sceneggiatori nipponici pensavano che i bambini giapponesi fossero dei mentecatti e che non si accorgessero dell'assurdità della situazione;
b) manca qualcosa nel doppiaggio della scena.

Opterei per la "B", visto come in molti punti fu doppiata la serie, ed anche in questa puntata se ne ascoltano delle belle  :]



La caratteristica fondamentale di questa puntata sono le mega esplosioni!
Secondo me esaurirono in napalm disponibile in Giappone...
Si può tranquillamente affermare che chiusero la serie con il botto, anzi, con le deflagrazioni!





Ci sono immagini che cambiano di significato in base a quando le vedi, quella qui sopra è una di queste.
Mari è prigioniera, Takashi la sta cercando, ma se la donna potesse urlare per avvisarlo verrebbe meno la trappola di Delitto. 
Quindi gli sceneggiatori, per evitare la banalità del fazzoletto sulla bocca, le misero una bella mascherina nera, che di certo in Giappone era usata nei periodi invernali per non far propagare l'influenza, una buona consuetudine nipponica.
La mascherina nera vista nel 1980 forse ci incuriosì, in quanto non era un oggetto usuale, specialmente di quella fattura e con l'elastico dietro le orecchie.
Vedendola oggi è un oggetto di uso comune, comunissimo, Mari ci potrebbe tranquillamente andare al supermercato, anzi, sarebbe abbastanza alla moda come mascherina   ^_^

Riparto dall'inizio dell'episodio, l'ultimo episodio!.

domenica 17 ottobre 2021

Manga "Shingo Tamai - Arrivano i Superboys" n° 4 (Dynit)


Nel precedente post sui manga dei Superboys speravo di riuscire a postare il quarto numero appena uscito il quarto numero, visto che lo avevo prenotato in libreria, errore... grave errore  ^_^
Gli ultimi due numeri li prenderò assieme su Ebay appena uscirà il sesto.
La storia, rispetto all'anime, prosegue molto più speditamente, in fondo sono 6 volumetti contro 52 puntate, ho notato anche un maggior spazio dedicato al sociale, ai sacrifici degli studenti, alla storia personale di ogni personaggio.
Fino a questo punto il personaggio totalmente differente rispetto all'anime è quello di Hikaru Aota, figlio del potente e facoltoso presiedente del PTA scolastico.
Yamagata, oltre ad avere un ruolo minore, ha un comportamento meno nobile.
Per il resto a grandi linee le personalità dei protagonisti sono simili, anche se Shingo è contemporaneamente meno aggressivo e più bambinesco rispetto allo Shingo della serie animata.
Le partite durano poche pagine, probabilmente ai tempi non venne considerato proficuo perdersi a disegnare sportivi che si cimentavano in uno sport sconosciuto ai giapponesi, mentre l'animazione rende una partita di calcio più interessante.
Come negli altri tre post eviterò al massimo gli spoiler, limitandomi a mostrare i personaggi del manga rispetto all'anime, e alla fine di questo numero ne vengono presentati due di una certa importanza: 
i due fratelli Kamioka!

E' questo il primo caso in cui due personaggi del manga non collimano per nulla graficamente con quelli dell'anime.

sabato 16 ottobre 2021

"Onda TV" dal 2 all'8 aprile 1978 - quarto numero della rivista


Ho interrotto da aprile le scan dei "TV Sorrisi e Canzoni" per dedicarmi agli "Onda TV", meno facili da reperire, ed anche più facili da scannerizzare, visto che i primi numeri contavano un numero di pagine minimo   ^_^
Chi vorrà potrà, in questo modo, seguire la programmazione di più settimane consecutive in Lombardia nel periodo pionieristico delle tv locali italiane.
Di nuovo la prima pagina del quarto numero è dedicata a due protagonisti dei programmi mandati in onda da "Antenna 3 Lombardia", stavolta Almo Alberto Montarese e Luisa Silvani, conduttori di "Occhio agli occhi", che a quanto pare era una delle trasmissioni più seguite dell'emittente.
In seconda e terza pagina c'è un articolo sui due conduttori, più lui che lei, mi pare di notare che le donne erano un po' ignorate dalla redazione, comunque io non ho memoria della trasmissione, forse qualche ricordo visivo di Montarese.
Per il resto la rivista contiene altri tre articoli che meritavano di essere mostrati, uno su Roberto Brivio (uno dei "I Gufi"), uno di carattere musicale, infine quello sulla trasmissione per ragazzi "Classe di Ferro", sempre di "Antenna 3 Lombardia".
Roberto Brivio scrive da sé l'articolo, non lesinando critiche al mondo dello spettacolo, anche per questo lo scritto è interessante.
L'articolo che mi è piaciuto di più è quello su "Classe di ferro", trasmissione che vedevo e che mi piaceva, ma resta un po' avvolta nella nebbia dei ricordi.

Chiaramente la settimana dal 2 all'8 aprile 1978 è famosa per un evento che cambiò le trasmissioni per bambini/ragazzi!



La prima puntata di "Atlas Ufo Robot" il 4 aprile, ma la rivista non dedicò nulla a Goldrake, se non una bella foto della Elmi, con il titolo della trasmissione in cui non si capiva bene se Superman e Atlas Ufo Robot fossero o meno lo stesso programma.
I giorni successivi diverrà solo "Buonasera con... Superman e Atlas", Ufo e Robot si persero... infine solo "Buonasera con... Superman"   :]
I palinsesti delle tv locali non sono poi così lacunosi, molte le trasmissioni autoprodotte citate, la grafica dei programmi non era ancora quella definitiva, alcune emittenti erano messe in risalto, altre scritte con caratteri più piccoli.
A parte il solito "Kimba il leone bianco" su "Bergamo TV", nessuna traccia di animazione giapponese, e comunque pochi cartoni animati.



In ultima pagina, come nel precedente numero, c'è il bollettino sugli avvistamenti degli UFO.
E' indubbio che uno dei fattori di successo di Goldrake fu proprio quello di arrivare nel posto giusto al momento giusto, gli UFO andavano di moda non solo in Giappone, ma anche lungo lo stivale.
E quando vedi che la foto dell'UFO in basso a destra è simile al TFO di Alcor, ci deve essere pure una base di verità nel cartone animato!

Si noteranno alcune scan un po' storte, la causa è la rivista che fu impaginata sbilenca, ho provato a scannerizzarle diritte, ma non sempre mi è riuscito.

mercoledì 13 ottobre 2021

Akira Toriyama e Dragon Ball, il creatore del manga


TITOLO: Akira Toriyama e Dragon Ball, il creatore del manga 
AUTORE: William Audureau
CASA EDITRICE: Multiplayer Edizioni
PAGINE: 261
COSTO: 22,90 
ANNO: 2020
FORMATO: 24 cm x 16 cm
REPERIBILITA': disponibile a Milano
CODICE ISBN: 9788863554953


Di norma evito i libri con una impostazione grafica/editoriale come questa: copertina rigida, scritte d'orate, pagine spesse, autore straniero, tanti brevi paragrafi con titoli enormi (vedi scan più sotto).

Sono di solito l'emblema del libro per "bambinetti", pubblicato con lo scopo di scucire qualche soldino ai genitori facendo leva su un film, fumetto, videogioco etc. etc., infatti queste sono le caratteristiche delle guide.
Stavolta ho fatto un'eccezione, e l'ho azzeccata.
Nelle primissime pagine l'autore spiega il senso del suo libro:
"Dragon Ball porta la firma di Akira Toriyama, si, ma fino a che punto ne è davvero lui l'autore?".

Questa sua domanda nasce dal fatto che Toriyama fu un po' spinto dal suo editor a fare Dragon Ball come noi lo conosciamo, inoltre tra serie animate, film e videogiochi, molti altri autori vi hanno messo le mani creando personaggi e trame non pensate da Toriyama.
Audereau, da fan di Dragon Ball, ha sempre avuto la curiosità di conoscere la vita professionale e non di Toriyama, mangaka molto riservato. Questo libro è quindi anche una biografia, scritta da chi è riuscito a sapere ciò che anelava.
Si parte dalle poche notizie conosciute sull'infanzia di Toriyama, poi si passa al primo lavoro in una agenzia pubblicitaria, dove si occupava dei disegni dei cartelloni pubblicitari, cioè il lavoro di un  grafico.
Toriyama, in una nazione che pretende dai giovani che si laureino, iniziò a lavorare dopo le superiori, resistette in quell'azienda tre anni, licenziandosi senza avere una seconda occupazione a disposizione perché quel lavoro lo detestava. Restò a carico dei genitori, poco soddisfatti della scelta del figlio, per un anno, quando, essendo a corto di soldi, partecipò ad un concorso della rivista "Weekly Shonen Jump", che cercava nuovi mangaka, proprio lui che non ne aveva mai disegnato uno né aveva studiato nulla del genere. 
Non vinse il concorso, ma l'editore lo incoraggiò a riprovarci.
Da questo fallimento inizia la sua carriera di autore, nascono i suoi personaggi ed il suo modo di presentarli, ma anche il suo rapporto con coloro che lo hanno coadiuvato nel suo lavoro, in primis l'editor Kazuhiko Torishima. 
Toriyama riprova a "Weekly Shonen Jump", ha 23 anni e nessuna esperienza, ma trova in Torishima una persona che lo pungola ed instrada sulla via del successo.
Cosa colpi Torishima?

domenica 10 ottobre 2021

"Doble lectura de Mazinger Z", di Fernando Gonzalez - Triunfo 27 maggio 1978


Per par condicio dopo un articolo in francese ed uno in inglese, ora tocca allo spagnolo   ^_^
Se il primo era incentrato su Goldorak, il secondo sul successo dei cartoni animati giapponesi in Italia con annesse polemiche politico-educative, questo terzo è su Mazinga Z, che in Spagna ricopre il ruolo che da noi ebbe Goldrake.
La prima puntata di Mazinga Z venne trasmessa il 4 marzo 1978, quindi un mese prima che "Atlas Ufo Robot" stravolgesse la televisione italiana, lo scritto venne pubblicato sulla rivista (non franchista) "Triunfo" , che dedicò al primo robottone di Nagai addirittura la copertina. 
Il destino di Mazinga Z in Italia e quello di Mazinger Z in Spagna fu il medesimo, una trasmissione parziale, raffazzonata e non terminata, infine le polemiche per i contenuti violenti, un film già visto, ma in lingua spagnola  :]
Quando il 27 maggio del 1978 venne pubblicato l'articolo la serie sull'emittente TVE era arrivata alla 13esima puntata del conteggio spagnolo, ma al 34esimo della numerazione nipponica... questo perché, come in Italia, vennero saltate molte puntate, inoltre la cadenza era settimanale, a differenza della nostra trasmissione sulla Rete 1 Rai.




L'articolo analizza principalmente l'episodio mandato in onda il 20 maggio, il numero 12 spagnolo, ma il numero 33 giapponese, che nella versione Rai era l'episodio 29 ("Attacco aereo").
Viene citato anche l'episodio numero 10 spagnolo, il 30 giapponese, che corrisponde al n° 26 italico ("Ladri di diamanti").
Che casotto...
Di articoli sui cartoni animati giapponesi ne ho postati a bizzeffe, ognuno con le sue teorie assurde, notizie inventate di sana pianta, difese, accuse etc. etc. etc., ma devo dire che pochi sono interessanti come questo scritto iberico.
L'autore non si limitò a scrivere che Mazinga Z era brutto, sporco e cattivo, ma cerco di argomentare il tutto con riflessioni che non ricordo di aver mai letto sulla stampa italiana.
Indipendentemente dal fatto che le tesi dell'autore fossero più o meno esagerate, l'articolo mi è fin piaciuto, forse sarà l'effetto "erba del vicino è sempre più verde", ma anche nella accuse verso una animazione nipponica a cui sono affezionato ci può essere stile.
Per valutare al meglio il pensiero del giornalista bisogna rammentare le peculiarità della situazione politica in Spagna, in pieno post-franchismo, quindi si può comprendere una certa allergia a certe tematiche militariste, in altri punti ci sono termini comuni in quel periodo, come "fedayyin" o "Vopos".
Spesso si può leggere come le armate del Dottor Inferno siano paragonate al Patto di Varsavia, vengono tirati in ballo più volte gli americani, la loro potenza militare, questo perché il giornalista beccò proprio la puntata in cui il professor Yumi andò negli Usa per ricevere aiuti tecnologico.
Di tutte le teorie esposte, la cosa che mia ha divertito maggiormente e nel contempo ho considerato interessante, è il paragone visivo tra il Dottor Inferno e Karl Marx!!! 
Ho guardato più volte le loro immagini, ed io non ci vedo nessun nesso, ma magri sbaglio io.




Per la traduzione mi sono appoggiato a vari siti di traduzioni tramite immagini e, in seguito, ho raffinato il tutto con Google Traslate ed un po' di ragionevolezza. Purtroppo in alcuni punti le frasi restano un po' oscure, forzate, ma magari era oscure e forzate anche in spagnolo   :]
Anche in Spagna si era compreso che noi piccoli telespettatori eravamo cavie per vendere prodotti, ma c'è stato (e c'è) di peggio nella storia dell'infanzia mondiale.
Ho apprezzato lo sforzo del giornalista perché si accorge anche della varietà musicale, poi la piega alla sua teoria politica, ma si vede che ci aveva riflettuto, non scrisse le prime due caxxate che gli venivano in mente come capitava di leggere sulla stampa nostrana...



[occhiello]

L'aspetto del figlio complice nella società dei consumi è accompagnato dalla trasmissione in immagini di un neofascismo cibernetico. Il simbolismo, facile in occasione, della serie "Mazinger Z" propone una doppia lettura. A partire, senza dubbio ,dall'atteggiamento del bambino-spettatore complice, un innovativo aspetto della tecnologia giapponese ha una presenza settimanale in TV. Le conseguenze socio-politiche possono essere illimitate e imprevedibili.


Abbassa l'aliante!
Una minuscola astronave pilotata da un giovane giapponese con tratti latini intercambiabili, si adatta come il cervello di un gigante.
Più che un robot, come recita la canzone il cui leitmotiv in inglese non è stato tradotto in Spagna. Più che un robot, un superuomo.
Il sabato, ogni sabato alle tre del pomeriggio, più di quattro milioni di bambini e adolescenti spagnoli hanno un appuntamento imperdibile con tecnologia giapponese, con un sottile neofascismo giustificante della violenza tecnologica, con il cyber fascismo. Mazinga Z è una lunga serie tv che mescola, in dosi sapienti, la fantascienza, avventure e soprattutto la necessità di un riarmo bellico permanente.

Abbassa l'aliante!, scherzano i tuoi telespettatori quando il supergigante - quasi il superuomo di Nitzsche - sta per entrare in azione.
I giapponesi hanno usato in precedenti serie televisiva il realismo romantico, con il tocco sempre efficace del sentimentalismo e gli opuscoli (feuilleton?).

venerdì 8 ottobre 2021

Il bambino come comunicazione


TITOLO: Il bambino come comunicazione
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Franco Angeli
PAGINE: 290
COSTO: 5 
ANNO: 1982
FORMATO: 22 cm x 14 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 


Questa mia ricerca sulla saggistica da fine anni 70 ai primi anni 90, con accenni più o meno corposi sull'animazione nipponica, ha lo scopo di capire quanto e come gli esperti, giornalisti e addetti al settore televisivo vedevano i cartoni animati giapponesi e i suoi eroi.
Volendo giustificare un po' i giornalisti della carta stampata per le tante bufale che scrivevano, spesso con una certa faziosità, si potrebbe argomentare che questi dovevano mandare in stampa la notizia il giorno dopo, non potevano(?) stare troppo ad informarsi (avrebbero forse dovuto...).
Diverso è il discorso per la saggistica, un libro impieghi mesi a scriverlo, hai delle scadenze, ma di certo non così pressanti come quelle dei quotidiani.
Riuscirono questi saggisti a far meglio?
Direi quasi sempre no, ma con qualche eccezione.
Ad oggi ho scovato ben 30 titoli che toccarono, più o meno ampliamente, la tematica degli anime, mai avrei pensato di arrivare a tre decine:



Questo libro contiene i contributi di numerosi esperti (l'indice è a fine post), tre di questi toccano l'argomento "cartoni animati giapponesi", ma anche la televisione e i fumetti per bambini/ragazzi, che si possono considerare tematiche che ai tempi andavano a braccetto.


Quello che più mi ha impressionato, negativamente, è lo scritto di Paola De Benedetti, che, in quanto responsabile dei programmi per ragazzi della Rete 2 Rai (credo ancora in carica al momento dell'uscita del libro), pensavo conoscesse meglio certi argomenti, essendo stata tra i protagonisti della messa in onda di "Atlas Ufo Robot".
Alla fine sono solo 7 pagine, ma ho notato un certo numero di convinzioni a mio avviso errate, poi alla fine del suo contributo l'autrice si salva citando ampiamente Gianno Rodari   ^_^
L'idea che le case di produzioni nipponiche producessero anime per il mercato estero, seppur con quello interno come primario, era errata. 
Gli anime erano un prodotto nipponico per giapponesi, mi riferisco alle serie animate che vedemmo noi dal 1978 al 1983, poi, una volta prodotti o giacenti in magazzino da anni, se qualcuno glieli comprava mica si opponevano.
Non era vero che solo gli anime di fantascienza/robotici fossero produzioni originali nipponiche, e poi neppure più di tanto secondo l'autrice, forse "Candy Candy" non fu un prodotto totalmente originale per noi occidentali?
Neppure vero che gli autori nipponici evitassero "qualsiasi connotazione troppo nazionale", basta pensare agli anime ambientati nel medioevo giapponese con i ninja come protagonisti, oppure a quelle puntate delle serie robotiche dove si vedevano usanze assolutamente autoctone, compresi più episodi pure di "Atlas Ufo Robot"!
Non ho capito, poi, il tirare in ballo per ben due volte in poche righe la questione dei diritti d'autore, perché la Disney pagò i diritti agli eredi di Collodi per Pinocchio o per gli altri film che sulle fiabe?
E perché gli autori giapponesi avrebbero dovuto pagare i diritti d'autore a qualcuno per opere che erano, nella quasi totalità, assolutamente originali?


Perché la Rai non mandava in onda programmi educativi?
Perché tanto non li avrebbe visti nessuno...
Giusto, ma la Rai, allora come oggi, era ed è un servizio pubblico, non avrebbe dovuto pensare agli ascolti, quindi, certi programmi, se diseducativi, non avrebbe dovuto trasmetterli.
Al contrario, visto che Heidi e Goldrake non furono diseducativi, fecero il loro dovere di servizio pubblico e in più guadagnarono soldini ed audience. 
La frase secondo cui negli anime non ci fosse corrispondenza con la realtà della vita, niente conflitti sociali, sesso, denaro , l'apprendimento e la fatica, dimostra che, ella non guardava ciò che mandava in onda o che mandavano in onda le tv locali concorrenti.
Sia chiaro, cosa del tutto legittima, ma se si scrive su un libro un'affermazione del genere nel 1982, qualcuno prima o poi la nota   :]

Visto che si fa riferimento all'indagine Mesomark assieme al Professor Carli, metto i due link dove la si può leggere:


mercoledì 6 ottobre 2021

Satoshi Kon, il cinema visionario di uno dei più eccentrici protagonisti dell'animazione giapponese


TITOLO: Satoshi Kon, il cinema visionario di uno dei più eccentrici protagonisti dell'animazione giapponese
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 348
COSTO: 25 
ANNO: 2021
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9788857576848

Nel 2009 per la casa editrice "Edizioni Il Foglio" uscì "Satoshi Kon, il cinema attraverso lo specchio", qualche settimana fa è stata pubblicata questa seconda edizione un po' ampliata, che mi è parso avesse senso (ri)acquistare.
Ho controllato le due edizione e mi pare di poter affermare che i capitoli presenti in entrambi gli scritti sono identici (stesso scritto nei medesimi punti), probabilmente solo il capitolo 6 è stato parzialmente modificato. 
In pratica i capitoli nuovi di questa edizione sono i numeri 3, 7, 8, 15, 16, 17, a cui va aggiunta l'intera terza parte, ma che è di poche pagine. 
All'inizio del saggio sono nuovi i contributi "Intervista a Satoshi Kon" (una pagina), "Satoshi Kon, una biografia", infine "Sayonara", che è la toccante lettera del regista in cui si accommiata da amici e fan, scritta verso la fine della malattia.
Ammetto che ho letto solo i capitoli nuovi, per valutare i contenuti di quelli uguali alla prima edizione consiglio di leggere la recensione linkata sopra.
Più sotto metto l'indice del saggio, da confrontare con quello dell'edizione precedente.
Va da sé che chi non aveva letto la prima edizione debba per forza comprare questa, chi l'avesse già letta dovrebbe valutare il da farsi.
In questo post mi limiterò alla recensione dei nuovi capitoli.

domenica 3 ottobre 2021

"L'espansione dell'Impero Nipponico" - "Relazioni Internazionali, Settimanale di Politica Estera" - 17 gennaio 1942


Questa rivista l'avevo vista spesso su Ebay, ma il rapporto costo/contenuti sul Giappone non valeva l'acquisto, in quanto la testata rendeva conto di tutta la politica estera, e quindi sull'alleato nipponico potevano esserci al massimo un paio di articoli.
Mi è venuto in aiuto il solito mercatino, dove ne ho potute recuperare un po' ad un euro l'una, e a quella cifra si prendono   ^_^
La rivista era strutturata in due parte distinte, la prima vede numerosi articoli sulle evoluzioni di politica estera, nella seconda si può leggere il bollettino di guerra della settimana precedente. Ovvio che tutta la rivista era propaganda, e il bollettino militare era la propaganda della propaganda, capita anche oggi, figuriamoci sotto una dittatura...
Ho scannerizzato le quattro pagine dell'articolo nella forma originale, più sotto ho splittato le pagine per rendere lo scritto più leggibile.
Alla fine il bollettino di guerra solo delle notizie riguardanti il Giappone.





Anticipo una colonnina del bollettino di guerra del 6 gennaio 1942, in cui ci sono tre notizie interessanti:
Il timore nipponico che i sovietici li fregassero, cosa che capiterà il giorno della resa;
L'annuncio della colonizzazione dei civili giapponesi nel Manciukuò, programmata fino al 1946;
Lo stimolo che i giapponesi diedero all'indipendenza delle colonie occidentali con la promozione di leader indipendentisti autoctoni, che chiaramente non avrebbero potuto chiedere l'indipendenza dai giapponesi.



sabato 2 ottobre 2021

Getta Robot (Getta Robot G) Box DVD - Yamato Video



Sempre in conseguenza del post sul dipanarsi del Space/Getta Robot su "Antenna Sicilia", dopo aver recensito il cofanetto DVD dello Space Robot, tocca al Getta Robot G, così ho colmato un'altra mia lacuna culturale sui robottoni. 
Come per lo Space Robot anche nel Getta G la gentile Michiru viene rapita, ma solo tre volte, quindi ho evitato di rimettere le immagini per non ripetermi, ma sommate ai cinque rapimenti della prima serie, fanno otto sequestri...
Anche la nuova base viene distrutta più volte, ben quattro, si vede che la costruì la medesima impresa edilizia della prima serie... anche qui nulla di nuovo, mi limito a riportare il dato statistico.
Comunque, contando le due serie, la base dello Space/Getta è quella più rasa al suolo di tutte le basi dei robottoni.
Rispetto allo Space Robot ci sono meno accenni nazionalistici, mentre c'è una bella puntata, la numero 35 ("Il vecchio diavolo non muore mai"), contro il fanatismo militarista.
Man mano che la guardavo mi sono preso degli appunti, chiaramente non ho potuto segnare tutte le ingenuità, mi sono limitato a quelle che mi hanno fatto ridere di più.
Non mancano le curiosità, in particolare mi ha impressionato l'episodio n° 28 ("Il fiume giallo"), che ha un modo di raccontare la trama che non avevo mai visto in nessuno degli anime che ho riguardato da adulto, assai interessante come scelta registica.
C'è poi il disorientamento della prima puntata dovuta al fatto che noi non vedemmo mai la fine dello Space robot, quindi tutto ciò che ci viene spiegato dalla voce narrante e dai protagonisti ci lasciò assai perplessi (lo ricordo bene...).
In generale il disegno pare un po' migliore rispetto a quello dello Space Robot, ma in alcuni casi i mostri nemici risultano abbastanza imbarazzanti dal punto di vista grafico.
Bello il finale.
Sui vari aspetti che mi sono annotato ci torno più sotto.


          

Tra i momenti comici ho scelto quello in cui Ryo si arrabbia con il dottor Sautome per aver mandato la figlia in perlustrazione facendola rapire (di nuovo), dove Romano Malaspina proferisce una considerazione sulle capacità raziocinanti dello scienziato, su cui non si può che concordare   ^_^
Poi sappiamo, sia dai sottotitoli fedeli all'originale che dal rispetto che si ha in Giappone verso un superiora anziano, che Ryo non si sarebbe mai azzardato a dare al dottor Sautome del "Vecchio pazzo!!!", ma la cosa fa comunque ridere   :]

Le immagini del cofanetto DVD della Yamato Video

venerdì 1 ottobre 2021

I manga, introduzione al fumetto giapponese



TITOLO: I manga, introduzione al fumetto giapponese
AUTORE: Marco Pellitteri
CASA EDITRICE: Carocci Editore
PAGINE: 167
COSTO: 15 
ANNO: 2021
FORMATO: 21 cm x 13 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9788829011049



Scorrendo la saggistica sui manga si potranno vedere recensioni su titoli che trattano anche dei manga e titoli solo sui manga, questo nuovo saggio di Marco Pellitteri è incentrato solo sui manga. 
Qualche settimana fa un'amica non appassionata di anime e manga mi chiedeva un libro per conoscere meglio l'argomento, e mi sono reso conto che non ci sono libri recenti incentrati solo sul fumetto giapponese, l'ultimo pubblicato è quello di Davide Sarti del 2018 (link). 
Si potrebbe pensare che uno scritto del 2018 valga uno del 2021, secondo me sarebbe un errore, in quanto nell'arco di questi tre anni altri studiosi potrebbero aver fatto considerazioni interessanti, analisi che chiaramente non sarebbero contenute nel titolo più vecchio. 
Alla fine degli anni 90 fino ai primi anni 2000 titoli di questo tipo erano più frequenti, forse oggi vengono dati per scontati, ma ogni tanto è giusto aggiornare i temi che di norma sono presenti in titoli del genere, cioè la storia, la struttura e il linguaggio del manga, autori e titoli più importanti.
Le 167 pagine del saggio, seppur scritte fitte fitte, risultano agili e veloci da leggere, altro vantaggio per chi vorrebbe solo una introduzione al tema. Infatti è lo stesso autore a considerarla una introduzione, spesso vengo riportati titoli di altri saggi che permetterebbero, eventualmente, un approfondimento dei temi accennati.
La storia del manga riportata nel libro parte dall'epoca Edo, prosegue con l'esplosione delle riviste in epoca Meiji, prosegue nelle due successive epoche, la più libera Taisho e la militarizzata Showa (pre sconfitta). Si passa quindi al post seconda guerra mondiale, arrivando fino ai giorni nostri. Sono illustrati i vari generi e sottogeneri, i target di età e sesso, il tutto permette di avere una veloce panoramica all'oggi di quello che era il manga e di quello che è diventato.
Per conto mio mi è piaciuto più di tutti il terzo capitolo, dove si spiegano anche i meccanismi comunicativi del manga e le dinamiche commerciali, di cui riporto i titoli dei paragrafi, che secondo me sarebbero dovuti essere presenti nell'indice.
Codici e linguaggi: stili e stilemi grafici; lettura, movimento e tempo; fisionomia e fisiognomia dei personaggi.
Jumpism, polimedialità e spinosità culturali, 1982-89: autori e opere fondamentali degli anni 80; il mediamix centrato sui manga; panici mediali, pornografia e revisionismi.
L'arrivo e il successo in Europa, 1990-2010: una manghizzazione dell'immaginario giovanile?; i manga in Italia: da prodotto per l'infanzia a forma culturale identitaria; titoli di rilievo negli anni 90 e 2000.
Sviluppi e criticità negli ultimi anni: nuovo manga femminile; influenze sul fumetto europeo; questioni sociali; il digitale e il light novel.

Volevo tranquillizzare l'eventuale interessato/a che, nonostante alcuni singoli termini sopra riportati siano assai ostici, lo scritto successivo fa comprendere cosa significhino   ^_^


L'indice, a cui mancano i titoli dei paragrafi...