TITOLO: Il paese più stupido del mondo
AUTORE: Claudio Giunta
CASA EDITRICE: Il Mulino
PAGINE: 176
COSTO: 14€
ANNO: 2010
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN:
9788815138934
Claudio Giunta è stato in
Giappone, nei mesi di aprile e maggio del 2009, per tenere delle
lezioni all'università Todai a Tokyo, da questa sua esperienza
bimensile col Giappone è nato questo libro. Lo stesso autore ammette
che del Giappone conosceva solo i cliché sul paese del sol levante
che un po' tutti hanno sentito o letto, nulla di più, nessuna
lettura di carattere narrativo/storico/saggistico antecedente la
preparazione del viaggio, quando decise di leggere alcuni libri sulla
società giapponese.
Nel suo libro l'autore mette in
ordine un insieme di impressioni personali sul Giappone (e i
giapponesi), che non hanno nessuna pretesa di scientificità, alcune
positive, molte altre negative, quasi tutte a dire il vero. Anche se
poi, senza voler svelare nulla, a mio parere le considerazioni finali
possono essere lette anche in maniera non totalmente critica verso il
Giappone, e, invece, critiche verso l'Italia.
Il libro si legge agevolmente,
basta non “offendersi” per le critiche contenute, altrimenti si
apostroferà questa opera come “Japan Bashing”. Termine che
l'autore ha scoperto si appioppi a coloro che criticano gli aspetti
del Giappone ponendosi in un ottica euro centrica, da parte, in
particolare, dei non giapponesi “convertiti” alla religione della
giapponesità.
Durante la lettura delle prime
pagine pensavo: “Questo è stato in Giappone solo 2 mesi, manco
conosce la lingua, e cosa caxxo pretende di capire?”.
Domanda/accusa che lo stesso autore si è sentito rivolgere dopo due
settimane di permanenza, e che in parte lui stesso condivide.
Ho apprezzato il libro non tanto
per il suo valore scientifico/sociologico/d'inchiesta, che tra
l'altro non vuole avere, né per le informazioni sul Giappone, che
magari sono errate o distorte da un minimo di preconcetto di base, ma
per l'ironia che vi è contenuta.
Claudio Giunta si pone per tutto
il libro la seguente domanda: “Quel è il costo che il Giappone
paga per tanta perfezione, efficienza ed armonia sociale?”.
La risposta è filtrata dai
racconti di molti stranieri che abitano da svariati anni in Giappone,
e da qualche giapponese stesso, in particolare da uno che ha sposato
un trentina d'anni fa un'italiana.
Il costo finale è la gabbia in
cui vivono i giapponesi, e la loro infantilizzazione sociale, che li
vede assere trattati come dei bambini perenni. Ma alla fine l'autore
si chiede se sia meglio la “gabbia” giapponese o la “giungla”
italiana del più forte/ricco.
In
un capitolo affronta abbastanza dettagliatamente, direi che ne faccia
una recensione, due libri sul Giappone che aveva letto in
preparazione del viaggio, “L'eleganza è frigida” di Goffredo
Parise e “L'impero dei segni” di Roland Barthes. Direi che dopo
le sue due recensioni dubito li leggerò mai. Tra gli altri un terzo
libro è citato, però positivamente, “Giorni
giapponesi” di Angela Terzani Staude, che a me non è piaciuto
molto.
Per concludere direi che se siete
“fanatici” del Giappone forse questo libro non fa per voi, se,
invece, volete leggere punti di vista differenti oppure siete stati
in Giappone (o ci siete tutt'ora) potrebbe essere una interessante
lettura.
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