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sabato 30 novembre 2019

Console di videogiochi "TV Game Color Tenko", "TV Game Color Novex", "TV Game Color Elbex" + varia elettronica di consumo - "Electronic Market" autunno/inverno 1980/81



Questo era il catalogo "Postal Market" dell'elettronica non patinata, infatti, pur essendoci prodotti e pubblicità della Sony, per il resto delle 320 pagine della pubblicazione ci sono quasi interamente prodotti poco noti. Lo si può constatare dai nomi delle marche in prima pagina, che, oltre a Sony, annoverava la Bandrige, Unitronic, Goldatex e Geloso.
Probabilmente queste erano marche importanti per un appassionato di alta fedeltà audio, ma per il comune consumatore italico erano brand(...) sconosciuti.
Più sotto riporto l'indice del catalogo, da cui si comprende il target della pubblicazione e gli articoli offerti:
materiale per hi-fi; radioamatori; componenti elettronici sfusi; utensili e strumenti per l'elettronica; antifurto; antenne tv e radio.
Ci sono anche un paio di pagine per la telefonia mobile paleolitica  :]
In queste pagine si possono trovare metal detector, radio, orologi, calcolatrici; televisori, effetti luminosi da discoteca, computer e... console di videogiochi!
E' improponibile mettere tutti gli articoli disponibili, però qualcuno più curioso e che ci ricorda prodotti ormai scomparsi, risulta numericamente accettabile come numero di scan   ^_^
Ovviamente per quel che interessa questo blog metto per prime le immagini, comprensive di breve scheda informativa, riguardanti le console di videogiochi:
TV Game Color Tenko; TV Game Color Novex; TV Game Tenko (per tv in bianco e nero); TV Game Color Elbex.
Ci sono poi tre videogiochi portatili:
Calcio e Guerra Spaziale; Brigthee; Multisport Elettronico.

Ho fato una breve (e magari disattenta) ricerca, e non ho trovato nessun riscontro certo né per le console che per i videogiochi portatili.
Le console potrebbero derivare dalla "Color TV Game" della Nintendo, ma la mia è solo una ipotesi basata più che altro sull'assonanza del nome.
Molto probabilmente, come capitava sovente in quel periodo, veniva modificato l'hardware esterno di una console ormai un po' vetusta, cambiandogli nome e tentando di ingannare il povero bambino...
Oggi, con tutta l'informazione professionale disponibile sul mondo dei videogiochi, operazioni del genere non sarebbero proponibili, ma nel 1980 non sapevamo nulla... vedevamo la scritta "TV Game Color" e rimanevamo fregati  ^_^
Comunque sono pubblicizzati anche il "Sinclair ZX80" ed un computer professionale della Commodore.
A parte i videogiochi, uno degli articoli che mi ha più commosso è stato il metal detector... ho messo due pubblicità di quelli più professionali, e mi chiedo quello che mi chiedevo ai tempi: Ma poi uno, una volta che il metal detector segnalava qualcosa, si metteva a scavare ?  O_O





Oggi anche le "femmine" (per fortuna e finalmente) giocano abitualmente ai videogiochi, ma non era cosi nel 1980, lo si può notare dall'immagine che vede la ragazzina giocare con una sola mano, quando, invece, il fratellino ne sta usando due per prendere il pulsante rosso, mentre la sorellona usa la destra per reggersi la testa...   ^_^





In questa seconda pagina altre tre console.
Qui sotto ingrandisco le immagini singole.

giovedì 28 novembre 2019

Super Giocattoli La Giraffa 1976


I cataloghi facenti capo ad aziende di distribuzione come la GDG (la CID, la DAG o la Baravelli) contenevano, oltre ad alcune marche note, anche articoli di aziende di giocattoli poco conosciute, oppure articoli importati dall'estero. Questa caratteristica permette di riesumare, assieme ai classici del periodo, giocattoli che non andavano per la maggiore, esemplari che son caduti nell'oblio totale perché non inseriti nei cataloghi della Standa e dell'Upim.
Ovviamente, per ammirare questi giocattoli poco noti, conta anche l'annata del catalogo, nel 1976 non c'erano ancora i videogiochi in pianta stabile né i millemila articoli nati dal merchandising legato ai cartoni animati giapponesi.
Per esempio in terza pagina è pubblicizzata la linea di giocattoli Puzzletown creata da Richard Scarry, che viene evidenziata in neretto come "Novità assoluta per l'Italia".
A pagine 5 ci sono degli articoli dei Peanuts con le scritte in inglese sulla confezione, come a pagina 10 altri giocattoli riportano diciture in spagnolo e francese.
Alle pagine 12 e 13, assieme alla simil Barbie (che non manca neppure stavolta...) di epoca ottocentesca dal nome Jody, c'è una serie di giochetti tascabili ispirati a vari sport, i Pocketeers.

           


Consiglio di vedere il video linkato qui sotto per capire meglio in cosa consistessero:
https://www.youtube.com/watch?v=EhFNb56Kl_Y)

Comunque gli articoli chiaramente non italici si sprecano, e questa particolarità avvicina il catalogo a quello della Baravelli, che importava in particolare dalle aziende anglosassoni, ma anche nipponiche.
Nel 1976 Big Jim (pagina 51) non era l'unico personaggio snodabile per bambini (mi rifiuto di usare il termine dispregiativo "bambolotto"...), a pagina 21 ci sono gli articoli in stile western della Marx Toys, a pagina 23 i personaggi di Spazio 1999(!), dove le navicelle spaziali Aquila sono ancora denominate Eagle, c'è una doppia pagina per i Gijoe, che io ho sempre schifato, infine (a pagina 67) gli Action Man della Polistil.
Per quanto riguarda i giochi in scatola, a cui io dedico sempre una certa attenzione (link), oltre la doppia scatola coi classici giochi che potevamo vedere in cortile, a pagina 26 c'è la recensione di tre giochi strategici: Midway; Afrika Korps; D-Day.
Erano questi degli articoli completamente nuovi per il mercato italico, i cui giochi di società erano solo per bambini/e, mentre questi erano dedicati ad adolescenti e adulti, chissà se le istruzioni erano tradotte in italiano...



Avevo già postato un altro catalogo de La Giraffa, di qualche anno successivo, si potranno notare le differenze:
"Super Giocattoli GDG La Giraffa 1979/80"

martedì 26 novembre 2019

"Ralph Bakshi:il nuovo Disney del cinema d'animazione", intervista a Ralph Bakshi di Andrea Ferrari e Sergio Giuffrida - "Cinema & Superotto" giugno 1979



Una qual certa tendenza del giornalismo dello spettacolo (ma non solo) ad esagerare (e spesso ad esasperare) le notizie non doveva essere una prassi esclusiva delle grandi testate, l'ho notato con gli articoli dell'Emeroteca Anime.
Capitava con qualsiasi pubblicazione, anche l'Araldo di Cazzago usava toni apocalittici e faceva previsioni campate in aria, e la nuova (nel 1979) piccola rivista "Cinema & Superotto" non fu da meno quando battezzò Ralph Bakshi come il nuovo Disney dell'animazione...
Sia chiaro, a me il film del regista newyorchese piacque, ma paragonarlo a Disney, manco fosse Osamu Tezuka, mi è parso, seppure con il facile senno di poi di 40 anni dopo, un pelino esagerato...
Alla fine, prima de "Il Signore degli Anelli", il regista girò solo altre quattro produzioni animate, e a voler fare i pignoli, molte scene animate del film furono girate con la tecnica del rotoscope, che non è animazione al 100%.
Gli infamati autori nipponici facevano, al contrario, tutti i loro cartoni animati giapponesi a mano, ma erano ormai bollati di usare il fantomatico computer mai esistito.
Detto ciò, l'articolo qui presente risulta interessante perché riporta l'intervista telefonica di Andrea Ferrari e Sergio Giuffrida proprio al "nuovo Disney dell'animazione"  ^_^
Non che io sia un bakshiologo, però questa è la prima intervista ad italiani in italiano che ho trovato tra tutte le millemila riviste che ho sfogliato in questi anni, magari salta fuori che è una chicca unica nel suo genere, magari  :]
Buona breve lettura.



Domanda:
"Immaginiamo che il restante della trilogia sarà comunque trasposto prossimamente:
Naturalmente. Il seguito di "The Lord of the Rings" part II è già in fase di programmazione e speriamo di poterlo ultimare entro il prossimo anno" (cioè il 1980)

Si si, ho visto come è stato programmato ed ultimato bene, sto ancora aspettando   ^_^



lunedì 25 novembre 2019

"Tocca all'Italia far festa con i Muppets", di Tiziana Casetti Cerusico - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 4 al 10 dicembre 1977 + esordio del 29 novembre



Negli anni 1976 e 1977 non sempre per "TV Sorrisi e Canzoni" l'articolo di presentazione di un programma veniva pubblicato prima o in concomitanza con la sua trasmissione, mi è capitato di notare che in più di un'occasione questo avveniva successivamente.
Magari veniva messo in stampa una sola settimana dopo la prima puntata, ma comunque l'articolo non lo si poteva spesso considerare una anteprima, in quanto il pubblico aveva già potuto farsene una idea propria.
Chissà come mai capitava questa situazione, forse per mancanze o prassi della redazione?
Mi pare più arduo pensare che fosse responsabilità della Rai, che programmava il palinsesto mesi o settimane prima.
Premesso ciò, nel numero del 4/10 dicembre 1977 la giornalista Tiziana Casetti Cerusico ci spiegava cosa fossero i Muppets, che avevano esordito sulla Rete 2 della Rai martedì 29 novembre alle 19,10
L'articolo non contiene chissà quali notizie, ed è pure breve, ma bisogna sempre rammentare che ai tempi si tendeva ad essere più parchi nel dare questo tipo di informazioni, proprio perché spesso mancavano alla fonte.
Io adoravo il "Muppets Show", anche dopo che arriveranno Goldrake e soci, l'unico aspetto che non mi garbava era proprio l'ospite umano famoso... in primis perché sovente non lo conoscevo, e qui interveniva mia madre a spiegarmi chi esso/a fosse, inoltre queste guest star sovente si esibivano in canzoni, che non conoscevo o non mi piacevano, ergo consideravo la loro presenza allo stesso modo di come considererò in seguito la presenza dei robot in stile Boss Robot:
personaggi fastidiosi che rubavano tempo alla parte che più mi piaceva...
A riprova di ciò, a otto anni, potevo mai saper chi cacchio fosse Juliet Prowse che partecipò alla prima puntata messa in onda dalla Rai?!




Il riquadro della settimana precedente all'articolo presenta la dicitura "Telefilm"... non era un telefilm... vabbè...
Il classico quadrifoglio verde con l'incontestabile scritta "Novità" indica che questa fu la prima puntata  ^_^
Quella di inserire questo simbolo, che saltava immediatamente all'occhio, per evidenziare un nuovo programma merita un encomio postumo verso chi ne fu l'ideatore/ideatrice.
Per chi, come me, ricerca spesso la prima messa in onda di un vecchio programma, telefilm o cartone animato, la piccola invenzione grafica della redazione di "TV Sorrisi e Canzoni" evita superflui dubbi.
Piccolo avviso:
L'articolo l'ho potuto solo fotografare in biblioteca, quindi mi scuso per l'immagine non perfetta, mentre i riquadri dei palinsesti sono di un mio "TV Sorrisi e Canzoni", che ho scannerizzato.
Qui sotto l'articolo più le altre tre pagine dei programmi con le prima quattro puntate.

domenica 24 novembre 2019

L'animazione giapponese in DVD che ho accumulato in 20 anni: cosiderazioni personali



Premessa: rifuggo i post di elucubrazioni personali su questioni opinabili con filosofie un tanto al chilo, preferisco mostrare un "qualcosa di tangibile", che magari risulterà poco o per nulla interessante, ma possa, prima o poi, tornare utile a qualcuno.
Farò in questo caso una piccola eccezione.
Questo post nasce casualmente, e preciso che non ha, nel caso potesse sembrarlo, lo scopo di ostentare alcunché.
Nasce per caso perché originariamente volevo ri-ri-riprovare a vedere tutta la serie del "Ninja Kamui", che da bambino vidi solo a sprazzi e volevo saggiare completamente, ma che tutte le volte che ho iniziato a vedere, l'ho droppata causa disegno vetusto e dialoghi farneticanti.
Cercavo il cofanetto, comprato nell'ormai sperduto 2003, ma non lo trovavo più, ergo ho dovuto tirar fuori tutto il comprato in "Digital Versatile Disc"... per fortuna/sfortuna era proprio tra le ultime serie immagazzinate, e quando ho visto in toto l'emerso, sono rimasto un po' sorpreso... non pensavo di aver comprato così tanto materiale.
Il post non vuole essere neanche una mera esibizione di soldi spesi, in quanto gran parte dei DVD non li ho comprati al momento della messi in vendita, perché troppo costosi, ma in periodi successivi, talvolta lustri o anche più.
Si potrà notare che per quanto riguarda le serie, queste sono nella quasi totalità facenti parte di quelle che vidi da bambino, quindi "vecchie serie animate", mentre per i film d'animazione risulta l'esatto opposto, quasi tutti film nuovi.
Non sapendo quale copertina dei DVD mostrare prima, ho scelto il criterio oggettivo cronologico dell'anno di messa in vendita (salvo qualche errore che avrò di certo commesso, in quanto nella confezione la data non sempre è riportata).
In realtà questo post sarebbe dovuto essere successivo ad uno sulle VHS originali degli anime, ma essendo stipate (e ben imbottite) in luoghi diversi, ho preferito virare sul materiale che avevo in casa.
Alcune serie robotiche le ho in VHS originali, che poi non ho più preso in DVD perché non valevano la spesa di essere ricomprate per vari motivi (Gaiking, Gackeen, Baldios).

Parto con le mie elucubrazioni mentali.
Capita spesso che mi permetta di fare critiche a testi di saggi oppure vecchi articoli in cui sono presenti errori di trama o di analisi sui personaggi, volevo così mostrare che una gran parte di queste vecchi serie sono nella mia disponibilità. Ergo, non mi baso sulla mia memoria, ma ho un minimo di database personale.
C'è poi la questione della pirateria...


Perché ho messo come prime due immagini del post il cofanetto giapponese di "Neon Genesis Evangelio: Deat & Rebirth the end of Evangelion - 2 movie box set"?
Primo perché è l'unico in cui non è riportato l'anno... e per secondo perché volevo mostrare che si era disposti pure a comprare una versione in lingua originale con sottotitoli in italiano, pur di vedere qualcosa che il mercato italico ufficiale non ti rendeva disponibile.
La digitalizzazione dell'animazione nipponica ha permesso il boom della pirateria, in precedenza potevi, al massimo, acquistare alle fiere del fumetto le VHS registrate dalla tv di serie non presenti sul mercato. Io lo feci con Jeeg, Ken Falco, Gundam e qualche altra serie che non rammento, 10 mila lire a videocassetta, la cui qualità variava dall'osceno al decente... poi le ho avute in vari formati digitali (video-cd, dvix, dvd), ma appena qualcuno si è degnato di metterle in vendita (complete ed ultimate, sia chiaro...), me le sono accattate subito.
Poco più sotto, nell'annata 2001, si potrà vedere il cofanetto giapponese (o forse taiwanese, non l'ho mai capito) del Gundam, con sottotitoli in italiano, ma pur di vedermi decentemente i primi mobil suit di Tomino, dopo essermi preso la versione VHS registrata dalla tv, la versione dvix, la versione dvd pezzotta, mi comprai anche questo cofanetto... e poi, finalmente nel 2007 grazie a Dynit, la versione ridoppiata con audio originale e sottotitoli fedeli al parlato nipponico.
"Conan il ragazzo del futuro" della Yamato Video è, invece, un buon esempio di quanti DVD originali le case di produzione avrebbero potuto vendere se avessero reso disponibile ai fan una serie in DVD.
Di Conan non ho versioni "pezzotte", in quanto mi comprai prima le VHS, sempre della Yamato Video, e poi i DVD appena uscirono.
E poi mi sono ricomprato la serie di Hayao Miyazaki anche nella versione Dynit del 2009!

lunedì 18 novembre 2019

"Ricordando gli Atlas Ufo Robot" - "Settimana TV" dal 28 maggio al 3 giugno 1978


Questo articolo fa parte di quelli che ho potuto solo fotografare in biblioteca, ergo mi scuso se l'immagine non è proprio in squadra  ^_^
Sempre dalle pagine di "Settimana TV" avevo già postato un articolo di Nicoletta Artom che presentava la nuova serie animata giapponese:
"Tutti i Superman dei telefilm", di Nicoletta Artom - "Settimana TV" dal 9 al 15 aprile 1978 

La prima tranche di "Atlas Ufo Robot" era terminata il 6 maggio, e la redazione coglieva l'occasione per esaudire i desideri dei giovani lettori e ricordare il successo della prima serie robotica giapponese giunta sui teleschermi italici, inserendo a centro pagina uno stupendo poster!
Il cartone animato giapponese aveva avuto così tanto successo che i telespettatori richiedevano qualcosa da poter venerare  ^_^
Se lo avessi saputo ai tempi, avrei di certo chiesto di comprarmi questo numero di "Settimana TV" :]
E' presente anche un breve articolo, in cui viene di nuovo scorporato il nome "Atlas" da "Ufo Robot", non è la prima volta che la rivista si concedeva questa licenza poetica:
"Settimana TV, il settimanale della televisione" dal 16 al 22 aprile 1978 - "Gli Atlas, Ufo e Robot"

Tralasciando il sacrilegio di considerare Goldrake meno di successo del telefilm statunitense "La famiglia Partridge" e di quello australiano "Le isole perdute", mentre posso soprassedere sull'inserimento di "Happy Days", non è che ci sia molto da commentare dello scritto, a parte che viene riportato l'anno 1977 come creazione della serie, quando fu il 1975, nel 1977 terminò la sua trasmissione in Giappone.



Oggigiorno un poster del genere potrà sembrare ben poca misera cosa, con la possibilità che abbiamo di vedere, possedere e replicare fino all'infinito le immagini dei nuovi idoli mediatici, ma nel 1978 era un piccolo tesoro da conservare con cura   ^_^
Non mi è stato possibile fare una foto migliore in quanto, oltre ad avere sole due mani, e quindi mancandomene una per tenere disteso il volume rilegato in cui c'era la rivista, lo stesso spessore non rendeva possibile vedere del tutto il poster.
L'immagine è sempre quella che si vedeva sovente in tanti articoli cartacei, in cui fa capolino il Grande Mazinga, che non sapevamo ancora chi fosse.

Qui sotto il breve scritto.

domenica 17 novembre 2019

Lotta per la sopravvivenza, la guerra della Cina contro il Giappone 1937-1945




TITOLO: Lotta per la sopravvivenza, la guerra della Cina contro il Giappone 1937-1945
AUTORE: Rana Mitter
CASA EDITRICE: Einaudi
PAGINE: 471
COSTO: 34€
ANNO: 2019
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788806242404

Prima che arrivasse in Europa e negli Usa, la guerra mondiale era già esplosa in Cina nel 1937 con l'apertura delle ostilità da parte dell'impero giapponese.
Il saggio ripercorre gli eventi di quegli anni di guerra dal 1937 al 1945, che vide la Cina opporsi al Giappone praticamente sola per quattro anni fino all'entrata in guerra degli Usa e della Gran Bretagna.
Se pensiamo che i morti statunitensi e britannici della seconda guerra mondiale ammontano a circa 400 mila, quelli sovietici a 20 milioni e quelli cinesi a 14 milioni (con 80 milioni di profughi, per difetto), si fa in fretta a comprendere quanto devastante fu il conflitto e quanto distruttivi furono i "fratelli" giapponesi. Nel freddo computo totale dei caduti bisogna mettere in conto che una parte di questi furono causati dalle scelte tattiche di Chiang kai-Shek, come la distruzione delle dighe sul Fiume Giallo per rallentare l'avanzata nipponica, che causarono circa 500 mila morti tra i cinesi.
Considerando il genere di saggistica che recensisco in questo blog, cioè gran parte di quello che viene pubblicato sul Giappone, non potevo saltare questo libro, ma quando l'ho acquistato non ho preso in considerazione il fatto che, essendo incentrato sulla Cina che subiva l'attacco giapponese, il Giappone non era il soggetto dello scritto.
Non per nulla nel titolo si specifica "guerra della Cina contro il Giappone", non viceversa, ergo ci potevo arrivare da solo   ^_^
A dire il vero il paese del Sol Levante non lo si può considerare neppure il secondo soggetto, perché in gran parte, del tutto correttamente, sono raccontate le dinamiche storiche fra le tre anime della Cina: i nazionalisti del Kuomintang di Chiang kai-Shek; i comunisti di Mao; i collaborazionisti di Wang Jinguwei.

Sia chiaro, il Giappone ha largo spazio nel saggio, ma quanto ne hanno statunitensi, britannici e sovietici, gli altri protagonisti storici dello scenario bellico asiatico e cinese.
Il libro mi è piaciuto, ho approfondito molte questioni che conoscevo solo superficialmente e ne ho scoperte molte di nuove, ma non è incentrato su come agirono i giapponesi in Cina.
Per esempio c'è, ovviamente, un capitolo sul massacro di Nanchino, ma mi è parso poco coinvolgente, solo 23 pagine.
Ho trovato, invece, sbalorditivo che non sia mai trattato l'argomento dell'Unita 731, e mai citato il nome del suo creatore, Ishii Shiro... sfogliavo pagina dopo pagina e mi dicevo che prima o poi se ne sarebbe dovuto parlare, ma il libro è finito senza che ve ne sia stata traccia.
Questo fatto mi ha fatto rivedere il giudizio positivo sul saggio, non si può non raccontare degli esperimenti che i giapponesi fecero sui cinesi...

Dei 19 capitoli più l'epilogo finale alcuni non trattano l'operato dei giapponesi sul suolo cinese, altri ne raccontano le gesta belliche, ma solo per dare conto delle contromosse e delle beghe interne cinesi.
I capitoli in cui si può leggere maggiormente di cosa fece l'esercito imperiale giapponese in Cina e di quali rapporti c'erano tra il governo nipponico e quello cinese sono i seguenti:
3°; 4°; 5°; 6°; 7°; 8°; 9°; 10°; 11°; 17°; 19°; 20°.

Ma comunque, ribadisco, in molti di questi capitoli il soggetto resta come si difese la Cina, spesso con la ricostruzione storica, un po' tediosa per me, dei dibattiti interni cinesi.
Infatti avevo preso, come sempre, appunti su ogni capitolo, ma man mano mi sono reso conto che avrei scritto quasi esclusivamente di fatti inerenti la Cina, quindi ho preferito scrivere questa recensione di avvertimento:
se vi interessa leggere della Cina durante il conflietto col Giappone, questo è il libro che fa per voi, altrimenti sfogliatelo bene prima di acquistarlo.

Piccola lamentela per l'editore, le poche cartine presenti, non sono leggibili... troppo piccoli i caratteri scritti ed il tratto dei confini: non si capisce niente...

sabato 16 novembre 2019

Manga Academica vol. 12, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese



TITOLO: Manga Academica 12, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 159
COSTO: 14,5€
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9788896133408

E sono dodici.
Dodici numeri, dodici anni.
In questo dodicesimo numero di Manga Academica sono presenti quattro saggi:
Uno scritto di Marco Pellitteri il cui titolo e la premessa accademica mi hanno spaventato a morte, ma che poi sono riuscito anche a capire  ^_^
Una analisi dell'anime "Lo strano mondo della signora Minù" di Gianluca Sorrentino;
Un approfondimento sul manga "Tokyo Ghoul" di Valeria Paolini;
Infine Jacopo Mistè si occupa delle serie animate giapponesi che costituirono le versioni statunitensi di Voltron e Robotech.

Marco Pellitteri vuole fornire "non teorie generali ma una spiegazione storicamente attendibile e teoricamente fondata dei meccanismi che fecero" arrivare in Italia e Francia il primo anime robotico, Goldrake.
Essendo i contatti e contratti per l'acquisto di Goldrake tra i primi in assoluto, in un mercato allora inesistente, vengono spiegate quali furono le parti dei vari soggetti e le dinamiche tra le parti.
Quindi, oltre a riproporre la storia dell'arrivo di Goldrake in Francia e in Italia, si analizza il ruolo sociologico/mediatico/commerciale/economico delle varie figure professionali che vi presero parte, che in seguito, pur con nomi differenti, si sarebbero riproposte per gli acquisti degli altri anime.
La figura centrale analizzata è quella del "broker" di "cartoni animati giapponesi", nato proprio grazie a Goldrake. Queste persone, che si occupavano di altro, ebbero l'intuizione che gli anime potessero essere un ottimo affare, ma fu difficile convincere le controparti televisive dei tempi.



Qualche volta mi capita di scrivere, specialmente nei post dell'Emeroteca Anime, che le serie animate di quel periodo non vennero create per essere distribuite all'estero, cosa che, invece, i giornalisti dell'epoca affermavano spesso. I cartoni animati giapponesi vennero venduti con sommo gaudio ai compratori italiani ed europei, ma era il dato di ascolto sulle televisioni giapponesi che ne decretava il successo. Il mio punto di vista, che ribadisco, non sempre è accettato, ma a pagina 49 Pellitteri traduce (in virgolettato) uno scritto del saggio "Broking anime: How to create a Japanese animation business bridge between Lapan and India" di R. Mihara (link).

Il secondo scritto vuole mostrare, tramite l'anime "Lo strano mondo della signora Minù", come alcuni registi giapponesi volessero riaffermare l'identità classica giapponese negli anni 80. Considerando che non ho mai seguito la serie in questione, oltre non mi spingo.
Nel terzo scritto si vuole far risaltare il ruolo della letteratura presente nel manga "Tokyo Ghoul", considerando che io ho visto solo il film live e che non ho mai letto neppure una delle opere letterarie citate, oltre non mi spingo.
Ammetto, invece, una leggera delusione inerente l'ultimo contributo. Leggendo il titolo pensavo (mia aspettativa personale) che venisse spiegata la storia (e i retroscena) di come gli statunitensi generarono il Frankestein animato di Voltron e Robotech, mentre in pratica sono presente le recensioni delle singole serie animate nipponiche che vennero usate per generare i due mostri d'oltreoceano. Si parla anche della genesi di Voltron e Robotech, ma non è il fulcro dello scritto. Magari l'autore potrebbe scrivere qualcosa per l'anno prossimo  :]




domenica 10 novembre 2019

"Thumbelina" ("Sekai Meisaku Douwa: Oyayubi Hime") - "Cinema & Superotto" febbraio 1979




Questa testata "Cinema & Superotto", nonostante le mie infinite ricerche online e nelle emeroteche, non la conoscevo, l'ho scoperta ad un mercatino dell'usato, bella imbustata a neppure un euro. Sono poi riuscito a consultare tutta l'annata 1979 in una biblioteca, purtroppo il 1980 pare essere introvabile, mentre su Ebay qualche numero del 1979 compare.
All'inizio del post precedente è presente la pubblicità di questo secondo numero (anno I), quindi ho pensato di inserirlo quasi in toto:
"Onda TV" dall'11 al 17 febbraio 1979

La copertina è dedicata al primo film di Superman, che sarebbe arrivato nelle sale cinematografiche italiane proprio nel febbraio 1979, quindi l'articolo è una simil anteprima un po' striminzita. Forse avrebbero posticipare la copertina a marzo e fare un articolo sul film nella versione doppiata in italiano.
Sono presenti un paio di pubblicità di pellicole in superotto di Goldrake (e di altri film), che fanno sempre la loro bella figura, ho quindi preso spunto da ciò per inserire la nuova etichetta "Superotto", visto che ho qualcosina d'altro in merito.
Essendo la rivista dedicata al cinema e al superotto, sono presenti le nuove uscite disponibili, un po' come succederà in seguito con le VHS.
Mi ha sorpreso vedere a centro pagina le immagini di otto film nella medesima modalità di quando, nelle riviste sulle VHS, si renderanno disponibili le copertine da applicare alla custodie delle cassette registrate da tv. In seguito sul web verrano prodotte le copertine dei DVD pezzotti di vari anime, visto che in commercio non esistevano.
La consuetudine pare nascere da questa rivista!
Non manca qualche pubblicità di prodotti tecnologici per la cineproiezione casalinga, che ai tempi non penso avesse avuto costi contenuti o comunque popolari.



Nella rubrica "Il Tuttofilm", dove c'è la recensione di "Superman", è presente quella di un film d'animazione della Toei abbastanza dimenticato in Italia, di cui non sono riuscito a trovare traccia nelle pagine dei programmi cinematografici dei quotidiani del periodo:
"Thumbelina" ("Sekai Meisaku Douwa: Oyayubi Hime")

Anche on line si trova pochino:
https://www.youtube.com/watch?v=bKwvm7ugDeY
https://www.youtube.com/watch?v=qauyKoMfUHg&lc=z13lsbfgzuazw3cr204chjjygpfbg5thgkk0k

L'unico libro in mio possesso che ne tratta, seppur per poche righe, è il saggio di Rumor:
Toei Animation, i primi passi del cinema animato giapponese

Mi pare di capire che ebbe più successo nelle nazioni di lingua ispanica, visto che molte di queste versioni sono in spagnolo.
In realtà nella recensione del film di Tezuka non c'è la sinossi della trama, e neppure qualche giudizio sui suoi contenuti, si parla in generale dell'animazione giapponese. Si vede che non fu un film di animazione proiettato da molte sale ed agevole da andare a vedere.
Il giudizio sull'animazione giapponese non molto positivo, veicolata con invadenza dalla televisione, e bollata come quasi esclusivamente commerciale... cioè... mentre Disney?
Ma la cosa sempre sorprendente di questi articoli, articoli e trafiletti è che da qualche parte la minkiata la trovi scritta  ^_^
"Ma il nome di Tezuka, ex disegnatore di fumetti..."

Nel febbraio 1979 si poteva affermare che Osamu Tezuka fosse un ex mangaka?  O_O

venerdì 8 novembre 2019

"Onda TV" dall'11 al 17 febbraio 1979


Questo numero di "Onda TV" non contiene articoli sull'animazione giapponese, anzi, contiene un solo articolo, su "Tele Milano", più un trafiletto sui nuovi telefilm di "Antenna Nord".
Perché lo posto?
Perché è il numero più vecchio in mio possesso e di questa rivista avevo messo ad oggi solo due numeri.
"Onda TV" era una pubblicazione prettamente nordica, quindi ottima per indagare i primi palinsesti delle tv locali private milanesi (per quanto mi riguarda), purtroppo sul versante cartoni animati giapponesi aveva la desolante consuetudine di non riportare il titolo della serie, vi si può leggere solo una lunga serie di "cartoni animati" o "disegni animati". Inoltre la scaletta dei programmi partiva sovente dal pomeriggio, in alcuni casi pomeriggio inoltrato, ergo veniva tagliata fuori tutta la programmazione che vedevamo quando tornavamo a casa da scuola.
Fa eccezione il solito "Kimba il leone bianco", che fu la prima seria animata giapponese seriale ad essere trasmessa in Italia dalle tv private, il cui titolo possiamo leggere su "Antenna Nord" alle ore 20,00 dal lunedì e su Telereporter alle 18,30 dal martedì.
Il fatto che nella stessa settimana la medesima seria animata nipponica venisse trasmessa da due emittenti differenti, crea quella difficoltà di risalire alla prima messa in onda italiana di un anime quando ci si basa solo sulla propria memoria. Chi la seguiva su un canale non concorderà mai con chi la seguiva su un altro canale, ed in questo specifico caso io captavo entrambe le emittenti, generando caos mnemonico in buona fede.
C'erano poi i cartoni animati non giapponesi, come il polacco "Bolek and Lolek", che mi ha flashato quando l'ho rivisto su You Tube, lo avevo rimosso!


           


Resto sempre più basito quando penso al fatto che gli adulti di allora furono sorpresi dal successo dei cartoni animati giapponesi, ma ci si rendeva conto di quali programmi venissero propinati ai bambini?
Manco c'erano i dialoghi in questa animazione dell'est Europa!
Attenzione, io adoravo il "Professor Baltazar" e la talpa, mentre Gustavo un po' mi deprimeva, ma tutta questa animazione non giapponese aveva disegni più belli, colori più belli, musica più bella e trama più bella degli anime?
"Onda TV" mi pare che puntasse molto sull'informazione inerente i film in programmazione, spesso sono presenti brevi sinossi, vi si trovano anche un certo numero di film di fantascienza giapponesi degli anni 60 e 70.
Se mancano i titoli dei cartoni animati, non vennero omessi, invece, i programmi di intrattenimento autoprodotti da ogni emittente locale, di alcuni a vaghi ricordi, visto che siamo all'inizio del 1979.



Resta interessante l'articolo su "Tele Milano", pre "Canale 5", molto prima di "Canale 5".

giovedì 7 novembre 2019

Megaloman (1979) - puntata 11




I punti salienti della trama ordita dagli sceneggiatori nipponici mi sono parsi cinque:
L'ultimazione dell'inserimento delle pile energetiche nel sottosuolo giapponese, il cui scopo reale resta, a causa dell'adattamento italico, ancora oggi un bel mistero...
Il dilemma etico di Ippei, che deve mentire ai propri genitori per salvare la Terra;
Il sistema di avanzamento gerarchico della Tribù dal Sangue Nero;
La Stella di Rosetta sta per subire un disastro ambientale in stile Vega;
L'arrivo del Pianeta Fortezza comandato da Capitan Delitto verso la Terra.

Nella puntata si dice che queste benedette pile energetiche servirebbero per appropriarsi dell'energia solare terrestre, poi dell'energia del "sistema solare", che io intendo come "sistema planetario".
Ma non potevano piazzare dei pannelli solari sulla Luna per avere dell'energia solare?
Ma poi, sulla Stella di Rosetta, non hanno un sole?
Non possono prendersi la LORO energia solare, kemminkia vogliono dalla nostra?
Infine, questa fantomatica energia del "sistema solare", in base a quale legge scientifica risiederebbe sul territorio giapponese?
Ippei è un bravo bambinetto, aiuta addirittura i genitori nella trattoria di famiglia, però, quando necessita di uscire in missione, deve mentire loro, la qual cosa lo turba non poco. Si vede che gli sceneggiatori si posero il problema di spiegare ai giovani telespettatori che non si deve mentire ai genitori, ed in questa puntata Ippei sarà sincero.



Il titolo dell'episodio è "Disputa per il comando", ma la disputa dura veramente poco...
In questa puntata Capitan Delitto viene promosso a capo delle operazioni di conquista della Terra, il metodo è assai curioso... Capitan Delitto uccide il proprio superiore diretto, che si era permesso di redarguirlo, ne indossa il casco dorato e si autonomina capo.
Ottimo sistema meritocratico  ^_^
Prima di defungere, casco d'oro ci mette al corrente che sul loro pianeta, a causa degli effetti nefasti di un'arma che stavano elaborando, si sta scatenando un disastro ambientale. Uguale uguale a tante serie animate del periodo.
La puntata si chiude con Capitan, o Generale Delitto, che parte per la conquista della Terra a bordo del Pianeta Fortezza, creando così una grande attesa per il dodicesimo episodio.



Prima di iniziare la recensione della puntata mi vorrei soffermare su una breve scena in cui si scoprono gli altarini degli "effetti speciali" inerenti il volo di Takashi.
Quando il nostro eroe si tuffa in picchiata verso il terreno, vengono mostrati dei supporti laterali che immagino servissero come imbracatura atta a far ruotare l'attore.

domenica 3 novembre 2019

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 16



E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

De Riseis ha terminato di raccontare (un po' caoticamente) il suo viaggio in Giappone, ma ora si dedica a delle appendici su vari argomenti, nel 16esimo capitolo si concentra sull'arte giapponese.
In considerazione del fatto che tra le mie enorme lacune culturali, risalta quella artistica, farò ancor meno commenti del solito. Fine dei commenti  ^_^
Spero che lo scritto possa tornare interessante a chi sia in possesso delle conoscenze adatte.
Buona lettura  ;)


sabato 2 novembre 2019

Vita col fumetto



 TITOLO: Vita col fumetto
AUTORE: Sergio Trinchero
CASA EDITRICE: L'Oasi Editoriale
PAGINE: 205
COSTO: 5€
ANNO: 1983
FORMATO: 21 cm X 13 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:


Questo libro è la fonte originale, ergo stramega conosciuta, della scoperta da parte di Nicoletta Artom di "Atlas Ufo Robot", che telefonò a Sergio Trinchero per informarlo:
"Sergio, ho visto dei cartoni animati giapponesi... incredibili... una cosa nuovissima... mai vista... non si può dire nemmeno che siano di fantascienza! E' un mondo di robot, pilotati da esseri umani. Che si trasformano. Volano. Uomini che diventano macchine... si dividono in due...".

Le pagine che contengono questo testo ed il conseguente ricordo di Trinchero sono solo due, la 166 e la 167, ed interessano direttamente le ricerche che porto avanti in questo blog, visto che oltre agli articoli dell'Emeroteca Anime, negli ultimi mesi sto seguendo la traccia dei cartoni animati giapponesi nella saggistica del periodo:

Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Mamma, me lo compri? Come orientarsi tra i prodotti per bambini (1980)
Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Età evolutiva e televisione - Livelli di analisi e dimensioni della fruizione
TV e cinema: Quale educazione? (1982)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il libro nella pancia del video - Il bambino lettore nell'era dell'informatica (1986)
Ombre Rosa - Le bambine tra libri, fumetti e altri media (1987)
Fantascienza e Educazione (1989)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)





Queste due pagine sono state citate innumerevoli volte sui saggi inerenti l'arrivo della prima animazione giapponese in Italia nel 1978, senza contare i post su altrettanti blog, a cui si aggiunge, buon ultimo, anche il mio.
Avrei postato la recensione del libro di Trinchero lo stesso, per i motivi di cui sopra (ai link), ma dopo aver letto un recentissimo saggio sull'animazione giapponese robotica, mi è sembrato il caso ricordare un fatto storico che pensavo fosse ormai acquisito, e cioè che fu Nicoletta Artom a scoprire Goldrake:
Anime di robot, la guida completa da Goldrake a Gurren Lagann

In "Vita col fumetto", però, l'autore tocca, ripercorrendo il suo rapporto coi fumetti, anche altri argomenti, che possono essere fonte di alcune considerazioni.
Per esempio come certe dinamiche non siano cambiate, oppure qualche piccolo accenno ai primissimi "Lucca Comics", con annessa partecipazione di Stan Lee e consorte, infine la nascita di "Supergulp!".
Trinchero fa notare che il mondo della cultura italiano del periodo considerava (tranne per qualche esponente che faceva eccezione) il fumetto una roba per bambini. Per questo motivo mi sorprendo ancora di più quando mi rendo conto che l'animazione giapponese veniva ignorata anche (tranne di nuovo qualche eccezione) dalle stesse persone che erano "ghettizzate" per la loro passione per i fumetti. Sarebbero dovuti essere proprio i colleghi di Trinchero fan dei fumetti a dare ai cartoni animati giapponesi almeno il beneficio del dubbio, magari ospitando qualche mangaka o qualche animatore nipponico a Lucca (se ciò successe, per ora non ne ho trovato traccia). Magari per chiedere direttamente a loro informazioni sul mondo di manga ed anime, magari per chiedere loro sei i cartoni animati giapponesi fossero fatti al computer.
Nulla di tutto ciò, a quanto pare a Lucca si discettava di qualsiasi autore di fumetti ed animazione del globo, tranne dei cartoni animati giapponesi che imperversavano in televisione dal 1978 ai primissimi anni 80.


Leggendo il primo capitolo in cui Trichero racconta di come, da adulto, rinacque la passione per i fumetti che leggeva da bambino, mi è sembrato di rivedere, pur con strumenti differenti, come grazie al computer, venne mantenuta viva la passione per i cartoni animati giapponesi.
Alla fine non c'è mai nulla di nuovo   ^_^

venerdì 1 novembre 2019

Lucca Comics (non ancora Games) in 2 articoli de "La Gazzetta del Mezzogiorno" marzo e ottobre 1982 (Lucca 15)


Come è mia consuetudine, in occasione del "Lucca Comics and Games", posto qualche testimonianza di quando la manifestazione era riservata ai "vecchi"... tanti oggi criticano l'happening monstre che è diventata la ex fiera del fumetto lucchese (le uniche critiche comprensibili sono quelli degli autoctoni), ma ora la manifestazione è piena di ragazzi e ragazze, è viva!
Ai tempi, sui giornali, perché ovviamente non vi partecipai mai, si leggeva solo di espertoni che dilettavano su un argomento che la stampa italica considerava da mentecatti, cioè il fumetto... le cosa sono cambiate, e di molto, per fortuna.
In altri due post la panoramica che avevo mostrato era molto più estesa cronologicamente, questa volta sono solo due articoli del 1982, però è la conferma che di cartoni animati giapponesi, nonostante il successo travolgente che ebbero in quei 5 anni, nessuna traccia:
Lucca Comics (non ancora Games) in articoli dal 1971 al 1986 su "La Stampa" + Radiocorriere TV (Lucca vs la TV)

Lucca Comics (non ancora Games) in articoli dal 1971 al 1982 sul "Corriere della Sera"

Il primo articolo è del 3 marzo (1982) e verte quasi del tutto sul fumetto di "Pecos Bill", allora... con tutto il rispetto per questo personaggio dei fumetti che mi è sconosciuto, ma con tutti i personaggi moderni su cui si poteva puntare l'attenzione nel 1982, il giornalista doveva scegliere proprio una roba del 1949 ?!
Sarebbe come se nella fiera di Lucca di oggi ci fossero conferenze, saggi, mostre e quant'altro su Goldrake e soci!
... ah no... come non detto...   ^_^
Il secondo articolo, del 20 ottobre (1982), è più corto ma più interessante, perché redne una panoramica del programma della manifestazione, che si svolgeva dal 31 ottobre al 7 novembre, il sogno per gli organizzatori di questa "Lucca Comics and Games" (meno per gli autoctoni)!
I paesi partecipanti erano 33, tra cui si segnalava l'esordio della Cina, nessuna citazione per il Giappone, neppure quando si parla di animazione... mah...

P.S. doloroso
Neppure quest'anno andrò a Lucca, un po' di invidia per chi potrà godersela: buon divertimento  ;)


"Scorridori italiani a Lucca: Pecos Bill" 3 marzo 1982 "La Gazzetta del Mezzogiorno"