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lunedì 29 agosto 2022

"Mazinga Z" - Box DVD 1/2/3/4 "Yamato Video"


Io dovevo per forza colmare una mia enorme lacuna, e non sto parlando di italianogrammaticastoriageografiageometriaingleseinformaticaletteraturaantologiafilosofiamatematica, ma della prima serie robotica con pilota a bordo, cioè "Mazinga Z"   ^_^
Ai tempi vidi ben pochi episodi, complice anche l'orario che collimava con quello di catechismo... senza contare che chiaramente il cartone animato aveva un qualcosa di "vecchio", che percepivamo, ma delle cui cause non eravamo informati, quindi non invitava molto ad essere seguito. Per ultimo mamma Rai ce lo piantò in asso a poco più della metà...
In questi ultimi anni ho recuperato un po' alla volta gran parte delle serie robotiche storiche:

A questi vanno ovviamente sommati i vari Gundam, Danguard etc. etc. etc. e i film:

Mancava Mazinga Z, di cui non sono certo un fan.
Quindi, dopo essermi visto i 92 episodi di "Mazinga Z", cosa posso dire?
Ammetto che pensavo peggio, temevo fosse inguardabile, sia come disegni (ma lo è anche l'Uomo Tigre) che come trama (in parte lo è, ma accettabilmente).
In particolare ero conscio che mi mancasse una parte importante della trama, cioè quella dell'arrivo del Duca Gorgon fino alla patetica fine di Mazinga Z, con l'avvento del salvifico Grande Mazinga e del salvatore Tetsuya Tsurugi  ^_^
In pratica mi mancava il prequel del Grande Mazinga, non piccola come lacuna...
Essendo l'anime stra conosciuto (ora anche da me) eviterò di recensire le singole puntate, ma mi limiterò ad alcune scene che mi hanno incuriosito.
In generale posso dire che il personaggio che mi ha sorpreso di più è stato quello di Sayaka Yumi. Questa povera ragazza viene mandata allo sbaraglio dal padre con un robot assolutamente inadeguato, inizialmente privo addirittura di armi e successivamente per numerosissimi episodi con solo due missili, nonostante ciò Sayaka si batte con coraggio e spirito di sacrifico. 
Nel "Grande Mazinga" Jun può contare su una Venus Alfa molto più armata, ma a mio avviso in rapporto con Sayaka incide molto meno. La figlia del Dottoro Yumi si lancia in battaglia praticamente con nulla, facendo figure barbine a ripetizione, ma senza arrendersi mai. 
Di certo non trova in Koji Kabuto un buon partner... il ragazzo la prende spesso a male parole, se non addirittura la percuote... questo aspetto mi ha colpito molto.
Più in basso ho messo solo una scena delle tante in cui Koji aggredisce Sayaka, che per quanto sarcastica potesse essere, cercava di aiutarlo in tutti modi. Un altro aspetto di Koji Kabuto che me lo conferma come personaggio malriuscito.
Essendo stata pianta a metà, la serie mancava del doppiaggio di numerosi episodi, oltre ai minuti tagliati in ogni puntata trasmessa dalla Rai nel 1980, quindi la "Yamato Video" ha dovuto porre rimedio a questo caos vocale... 
I minuti mancanti ad ogni episodi sono solo stati solo sottotitolati, scelta sensata, per non avere nella medesima puntata due voci differenti per ogni personaggio. Ovviamente sono state doppiate ex novo le puntate mai trasmesse.
Non sono troppo pignolo nel giudicare la scelta delle voci nuove per doppiare anime che avevo ascoltato da bambino con un precedente doppiaggio, tanto già so che le voci non avranno un suono familiare. Nel caso di "Mazinga Z" alcuni personaggi non vennero mai doppiati nel 1980, per esempio la tuttofare Misato, cugina di Boss, che entra in scena dal 64esimo episodio. Devo dire, sperando di non sembrare troppo antipatico, che la voce scelta mi è parsa di una neofita del doppiaggio. Era incerta, strana, fuori contesto.
Quello che mi ha sorpreso di più però, è stata la differenza tra il nuovo doppiaggio ed il testo dei sottotitoli... Capisco che si debbano cambiare alcune parole e modificare delle frasi, altrimenti rischi di entrare in modalità "cannarsiana", ma il senso della frase devi mantenerlo...
Purtroppo in numerose occasioni mi sono reso conto che alcune frasi sono state modificate senza alcun motivo, cambiando il senso della frase, addirittura stravolgendolo (a mio avviso).
Magari sono sbagliati i sottotitoli, ma il fatto che ci sia tanta differenza tra il doppiaggio e i sottotitoli è un aspetto senza senso. Pare quasi che i due lavori siano stati svolti da persone differenti.
Avrei potuto inserire numerosi esempi, mi sono limitato a due.


Episodio 88.
Il Conte Blocken vuole farsi seguire da Mazinga Z. Koji, irritato dal fatto che la fortezza Gul non ingaggia battaglia, la insegue, ma a questo punto il senso di quello che dice la voce italica di Koji e quello che si legge sullo schermo diverge parecchio:
Rio vocale segue la fortezza di Blocken per accertarsi che tornino alla loro base;
Koji li segue perché vuole scoprire la loro base.

Non è mia intenzione fare il pignolo, ma sono due concetti differenti... nel primo caso la tattica di Rio è difensiva, nel secondo caso Koji vuole attaccare.


Sempre episodio 88.
Alla fine Rio/Koji scopre la base avanzata e la distrugge, sotto le macerie ci sono il Conte Blocken e il Dottor Inferno, che verso il Duca Gorgon si esprime con due concetti completamente differenti:
per la voce il Dottor Inferno è ancora speranzoso che il Duca Gorgon arrivi a soccorrerli;
per i sottotitoli il Dottor Inferno è conscio di essere stato abbandonato dal Duca Gorgon.

Non mi pare sia la medesima cosa...

venerdì 26 agosto 2022

"Afraid of falling, il fenomeno dell'hikikomori" - "Doc 3" su RaiPlay

Ringrazio Susy che mi ha informato della messa in onda su Rai 3 di questo documentario trasmesso ieri sera, che io ho rivisto oggi su RaiPlay.
Il sottotitolo recita:
"Il primo documentario italiano interamente dedicato al fenomeno dell'hikikomori, la pratica del ritiro sociale sempre più frequente anche tra gli adolescenti italiani".

Io sono interessato esclusivamente all'aspetto nipponico del fenomeno, però una trasmissione sulla Rai mi incuriosiva, seppur dedicata alla situazione italiana.
Il programma è visibile gratuitamente su RaiPlay (basta solo iscriversi), dura meno di 40 minuti, quindi non è una visione troppo impegnativa.
Ammetto che l'ho guardato perché temevo ci fossero informazioni in stile "Studio Aperto"... in cui la colpa del fenomeno hikikomori era addossata al web, videogiochi, manga ed anime... invece gli ultimi due non sono neppure mai citati!
Evviva!   ^_^
Molte volte è importante anche quello che non c'è, oltre a quello che c'è, e stavolta non è colpa di manga ed anime!  ;)
I primi due, web e videogiochi, non solo non sono accusati di essere la causa del ritiro sociale, ma anzi sono considerati come una delle possibilità di uscirne, o comunque di iniziare a intessere rapporti sociali, benché virtuali.
Vengono intervistati tre esperti in materia: 
Marco Crepaldi (Associazione Hikikomori Italia);
Elena Rainò (Ospedale Regina Margherita);
Matteo Lancini (Fondazione Minotauro);

Sono presenti le testimonianze, in alcuni casi filtrate da attori, di quattro hikikomori (una è una ragazza) e la madre di uno di essi. Quest'ultima incolpa molto la scuola per l'indifferenza mostrata verso suo figlio nel momento della crisi.
Essendo io un po' rompiscatole due o tre critiche le avrei da fare, ma mi limiterò ad una, forse due    ^_^

Come scritto sopra non viene mai data la colpa a web o videogiochi, ma allora perché mostrare una scena di un videogioco cruento?
Una lama insanguinata di un coltello... poi c'erano le solite scene di sparatutto in prima persona, mancava GTA...
I videogiochi sono una infinità...
Sembra quasi che chi ha girato le immagini pensasse che i videogiochi dovessero essere gli accusati, come sempre, e quindi si sia regolato autonomamente di conseguenza.
In un paio di occasioni le testimonianze dei ragazzi tirano in ballo il suicidio, quando in Giappone, nazione con un tasso di suicidi mostruoso, sono proprio gli hikikomori a non suicidarsi, però magari in Italia la situazione è differente.
Detto ciò, merita di essere visto.

Grazie ancora Susy  ^_^

mercoledì 24 agosto 2022

"Temple e Tamtam" ("Fūsen shōjo Temple-chan" - 1977) - puntata 8


L'episodio è la riproposizione di una situazione di vita reale/lavorativa che può capitare:
c'è una persona poco affidabile che combina guai a ripetizione;
sopporti a più non posso;
poi ne combina una più grossa della media ed esplodi;
infine ne viene combinata una ancora più grossa, e tu dai la colpa alla persona di cui sopra perché chiaramente hai perso fiducia per il suo storico, ma la responsabilità è di altri;
ti senti in colpa per aver accusato un innocente e la persona casinista passa per vittima del sistema   ^_^

Basta inserire Temple come casinista e Tam Tam nella veste di quello che sopporta e poi sbotta e si avrà la trama della puntata.
A mio avviso la puntata darebbe un insegnamento valido sempre, per quanto si è arrabbiati e per quanto si abbia ragione, non si usano MAI le mani...


Il pallone è legato ad un albero, Temple e soci se la stanno dormendo della brutta. Tam Tam non è presente.
Il pallone si slega e vola via, nel tentativo di riprenderlo Temple finisce in un piccolo specchio d'acqua, in cui la bambina potrebbe stare in piedi.
Solo che Temple inizia a gridare presa dal panico, Tam Tam sopraggiunge e si tuffa in acqua per salvarla, dando una sonora capocciata al fondo... Temple gli dice che lei stava solo scherzando.


Tam Tam esplode... si incacchia rimproverando pesantemente Temple per la sa superficialità.
Il bambino è incavolato nero, è stufo dei capricci della sua amica.
Sono otto episodi che la sopporta... non ha voglia di lavorare, piagnucola di continuo, è egoista, crea casini a ripetizione.
Tam Tam è così imbronciato che cammina parecchi metri davanti al resto del gruppo.

sabato 20 agosto 2022

Prendi un taxi (con movimento a vibrazione elettronica) - "Editrice Giochi" (1976)


Questo gioco in scatola fa parte di quelli a cui non giocai mai, ma che mi capitava di vedere sui Topolino o nei negozi, penso che mi incuriosisse il disegno sulla confezione. Chissà se l'illustratore, già nel 1976, avesse voluto fare dell'ironia sulla difficoltà di trovare un taxi, senza considerare il costo proibitivo della corsa  T_T
Facendo queste recensioni archeologiche di giochi in scatola ho scoperto che la "Editrice Giochi" spesso adattava per il mercato italiano articoli stranieri, in questo caso il gioco originale era della "Milton Bradley" con il nome "Hey taxi!", e venne messo in commercio l'anno prima rispetto a noi:

Praticamente la "Editrice Giochi" cambio l'illustrazione ed il "movimento a vibrazione elettronica" (sui cui torno più sotto), per il resto il gioco è il medesimo (quasi uguale la plancia di gioco, solo tradotta). 
La differenza con la "Clementoni" risalta parecchio, visto che l'azienda di Recanati li creava internamente i propri giochi in scatola, salvo qualche articolo di cui mi sia sfuggita la paternità estera. Alla fine "l'autarchia" inventiva della Clementoni li ha mantenuti un'azienda italiana ancora sul mercato, della "Editrice Giochi" penso sia rimasto solo il marchio.
Devo dire che la meccanica di gioco era abbastanza singolare, oltre che casuale, visto che si basava molto sull'incertezza posizionale dei segnalini dovuta al periodo di tempo in cui si attivava la vibrazione.



Annoto che il "Garage" di cui si legge nel regolamento è posto dove sono allocate le quattro macchinine segnaposto. Infatti la parola "Garage" è impressa sul fondo del vano (ho dimenticato di fotografarla).
Una piccola (o grande) modifica fu fatta dalla "Editrice Giochi" inserendo nella plancia quattro divisori di plastica sugli angoli, forse per non far ammassare le macchinine ed indirizzarle meglio verso i lati.
In pratica tutto il gioco si basava sul movimento autonomo dei piccoli taxi colorati, questo movimento è casuale, ma non è causale il momento in cui i giocatori decidono di arrestarlo. Ovviamente il fermo avveniva quando il proprio taxi sostava in una casella a sé favorevole.
A mio avviso la stessa meccanica di gioco portava a discussioni abbastanza accese, sia perché il taxi che si fermava a cavallo di due caselle non poteva eseguire l'ordine scritto (positivo o negativo che fosse), sia perché c'era lotta nello spegnere la "vibrazione elettronica" quando tornava più utile.



A metà degli anni 70 bastava un motorino e due batterie da 1,5 volt per poter denominare un gioco come "elettronico", già allora il termine corretto penso sarebbe stato "elettromeccanico", ma tanto i bambini li potevi turlupinare senza problemi, e pure gli adulti   ^_^

martedì 16 agosto 2022

L'esercito Imperiale Giapponese, ascesa e caduta 1853-1945



TITOLO: L'esercito Imperiale Giapponese, ascesa e caduta 1853-1945
AUTORE: Edward J. Drea
CASA EDITRICE: LEG Edizioni
PAGINE: 412
COSTO: 24 
ANNO: 2022
FORMATO: 23 cm x 16 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788861027398


Quando ho comprato questo saggio ero un po' timoroso che lo sviluppo dell'argomento potesse risultare noioso, invece la lettura è proseguita spedita. 
Tutto il libro si esprime sul versante militare, quindi illustrando tattiche, strategie e componenti delle tante battaglie illustrate. L'autore spiega bene l'evoluzione dell'esercito imperiale dal 1853, anno della sua costituzione moderna, fino alla fine della Guerra del Pacifico nel 1945.
In particolare viene spiegato come venne artificiosamente fatto nascere e si evolse il rapporto tra esercito e imperatore. Chi costituì il primo esercito imperiale si rese conto che per poter espandere il proprio potere in autonomia non bisognava sottostare al potere politico dei civili, per far questo fece in modo che l'esercito rispondesse solo all'Imperatore.
Inoltre questo fattore aumentava il potere degli ordini in tutta la scala gerarchica, dato che il comando impartito dall'ultimo sottoufficiale al soldato semplice proveniva in prima essenza dal Dio vivente che sedeva sul trono imperiale.
L'effetto deleterio di tutto ciò si manifestò in tutto il suo dramma negli anni 30 e 40 del 900, ma nasce nel 1853.
Chiaramente l'esercito imperiale post shogunato Tokugawa non è lo stesso di quello del 1945, ma grazie allo scritto si può capire come quella mentalità fanatica venne creata e si evolse.
Il titolo è un buon tassello anche per comprendere i crimini di guerra giapponese, su cui l'autore non si sofferma troppo, ma che illustra sempre e con numeri.
Fa eccezione la trattazione dell'Unità 731, che è citata brevemente solo nel capitolo di epilogo.
Per chi è interessato al periodo storico dell'imperialismo nipponico questo saggio è una lettura obbligata.
Piccole critiche:
le note a piè di pagina sono pressoché illeggibili (per me), carattere troppo leggero e troppo piccolo;
sono presenti un certo numero di refusi, addirittura degli errori storici corretti dall'editore con note aggiuntive in parentesi quadra;
l'indice non contempla i titoli dei paragrafi, che avrebbero aiutato molto la comprensione del contenuto, cercherò di supplire alla mancanza descrivendo per sommi capi il contento dei capitoli.

Capitolo 1
Si parte dalla fine dello shogunato Tokugawa, causata dall'arrivo degli Occidentali, fino alla prima vittoria dei lealisti imperiali del giovane imperatore Meiji contro lo shogunato durante la guerra civile Boshin nel 1868

Capitolo 2
Oltre a descrivere l'evolversi della guerra civile Boshin, l'autore spiega come si cercò di organizzare il primo esercito imperiale. I lealisti imperiali enfatizzavano l'essere l'esercito dell'imperatore allo scopo di ottenere l'appoggio del popolo, legittimare la propria causa ed infine identificare i soldati dello Shogun come traditori.
Da annotare che quando venne creato l'antesignano del santuario Yasukuni, dove venivano sepolti i soldati caduti per l'Imperatore, vennero esclusi i caduti dello shogunato.
Sia il primo che il secondo capitolo si soffermano sulla figura di Omura Masujiro, colui che organizzò il primo esercito imperiale, stesso discorso per il suo successore, Yamagata Aritomo. Vengono illustrare le azioni che i due misero in campo per rafforzare il potere imperiale, ma anche il proprio.
E' del 1873 la legge sulla coscrizione, che ebbe lo scopo di creare un legame tra l'esercito popolare, non più formato da una élite di samurai, e l'Imperatore.

Capitolo 3

Si affronta il problema dei samurai nel neonato governo imperiale, che esisteva grazie ai samurai dei feudi di Satsuma e Choshu. Per creare uno Stato moderno si dovevano eliminare i privilegi dei samurai, ma nel contempo era necessario trasferire il loro spirito guerriero in un esercito formato da contadini.
Ovviamente l'aver messo in disarmo i samurai generò delle rivolte, che sono tutte illustrate:
4 febbraio 1874 prefettura di Saga ad opera di Eto Shimpei;
marzo 1876 rivolta Jimpuren;
marzo 1876 rivota capeggiata da Maebara Issei ad Hagi;
inizio 1877 guerra sudoccidentale o rivolta di Satsuma ad opera di Saigo Takamori.

Nonostante le vittorie imperiali contro i rivoltosi ci si rese conto che i soldati vinsero per il numero maggiore e per l'armamento più avanzato, mancava in loro lo spirito guerriero dei samurai. Era quindi necessario un forte indottrinamento della leva per trasformare contadini (ed inseguito cittadini) i samurai. Per far ciò si trasformò l'esercito in una prosecuzione materiale dell'Imperatore.

domenica 14 agosto 2022

"Intervista ad Alessandra Valeri Manera, responsabile della fascia ragazzi delle reti Fininvest" - "Mangazine n° 30 dicembre 1993 + testo dell'intervista a AVM nel documentario "Lupin III - Tutta la Storia" del 2015


Nel penultimo post sul doppio articolo di "Vinile" n° 34 sulle sigle c'è anche un'intervista a Alessandra Valeri Manera, il cui titolo si vanta che fosse la prima intervista della responsabile dei programmi per ragazzi delle reti Mediaset/Fininvest in quarant'anni!
Nei commenti (a dire il vero, l'unico commento ^_^ ) Mattia Bulgarelli (K. Duval) faceva notare che su Mangazine la Valeri Manera era già stata intervistata.
Inoltre nel documentario "Lupin III - Tutta la Storia" del 2015 c'è un'intervista dal vivo proprio a Valeri Manera.
Quindi si può concordare con Mattia Bulgarelli che scrivere che l'intervista su "Vinile" fosse la prima in 40 anni, sia stato un po' generoso   ^_^
Ho quindi ripescato l'intervista a Mangazine.
Visto che ormai c'ero, ho trascritto anche l'intervista a AVM presente nel documentario su Lupin III di cui sopra, dato che non è più disponibile in rete.
Spero di aver messo tutte le parti presenti, perché l'intervista a Valeri Manera era spalmata in molti minuti.
Comparando le due interviste di questo post, con quella presente in "Vinile" n° 34, si può avere una buona panoramica sul punto di vista di Alessandra Valeri Manera, che devo dire è rimasta in tutti questi decenni coerentemente fedele al suo operato.
Faccio presente che nell'intervista a Mangazine del 1993 AVM era ancora in carica, mentre in quella del documentario su Lupin II e, ovviamente, in quella presente in "Vinile" n° 34 non ricopriva più il ruolo di responsabile dei programmi per ragazzi.

Piccola chiosa sulle parole di AVM su Mangazine.
Il nodo che pare non venisse proprio compreso alla Fininvest/Mediaset è che il loro target tra i 6 e i 14 anni, non era un target sensato per un unico cartone animato. E' ovvio che o manderai in onda qualcosa di troppo complesso per i bambini di 6/8 anni, oppure qualcosa di troppo banale per i ragazzine di 12/14 anni.
Se ci arrivo io, è possibile che non ci arrivassero loro?  
Quindi, forse, c'era un pelino di impostazione di base errata, diciamo così   ^_^

venerdì 12 agosto 2022

Jeeg robot d'acciaio: Costruisci il tuo robot 01 - Yamato Video & Gazzettta dello Sport


Dopo il Goldrake da assemblare, di cui avevo preso il primo numero, e dopo il Mazinga Z da assemblare, che mi era sfuggito e quindi non avevo preso il primo numero(...), tocca al Jeeg da assemblare.


Il Mazinga Z non era, però, una iniziativa Yamato Video/Gazzetta dello Sport, ma della Hachette, non saprei dire a quale punto sia la raccolta:

Come per il Goldrake alto 70 cm mi limiterò al primo numero che ha un costo da lancio promozionale, la mia avventura con i robottoni da edicola è iniziata e terminata con l'interminabile "Go Nagai Robot Collection"   ^_^
Rispetto al Goldrake non è allegato alcun manga o fascicolo informativo di sorta, c'è solo un pieghevole che illustra il montaggio e le prossime uscite. Come bonus il pieghevole contiene un mini poster di due facciate in A4, che non ho scannerizzato, ma in questo numero presenta la testa di Jeeg col nome del robottone in giapponese (sopra) e italiano (sotto).


Premetto che sono stra contento di vedere di nuovo i robottoni in edicola, questo è indice di un interesse, seppur di nicchia, che viene considerato ancora redditizio dalle aziende. Finché verrà messo in commercio qualcosa vuol dire che noi fan siamo ancora vivi   ^_^
Mi immagino ad 80 anni ritirare in edicola il numero 1 di Mechander Robot da assemblare   :]
La mia contentezza nel rivedere Jeeg in edicola non può, però, farmi soprassedere dal commentare lo scritto che la Gazza dedica alla prima uscita.
Io su questo blog cerco di essere il più preciso possibile, non sempre ci riesco sia per mancanza di tempo che per miei limiti strutturali e di conoscenza dei temi. Ho l'attenuante che questo è un blog gratuito, che comunque qualche informazione vintage la rende disponibile, quindi se qualche volta erro, ci può anche stare. Mi autoassolvo, disposto sempre a fare ammenda   ^_^
Diverso è il discorso per chi scrive sui quotidiani a pagamento, riguardo ad una collezione a pagamento, che probabilmente verrà comprata da persone appassionate, quindi in grado di rendersi conto se nell'articolo ci siano imprecisioni.
Partiamo dal titolo:
"Un mito in edicola con la Gazzetta l'eroe spaziale amato dai bambini"

Come disse qualcuno ben più acculturato di me, "le parole sono importanti"...
Se cerco "spaziale" sul vocabolario trovo che l'aggettivo si riferisce allo "spazio". 
Certo, potrebbe essere inerente lo spazio geometrico, oppure lo spazio come cariche generiche davanti ad un elettrodo. Potrebbe essere semplicemente uno spazio tra degli oggetti.
Penso, invece, che in questo caso ci si riferisca allo spazio inteso come meta di esplorazione fuori dall'atmosfera terrestre.
Un "eroe spaziale" spaziale può esserlo solo se si muove nello spazio, cioè fuori dall'atmosfera terrestre.
Tekkaman è un eroe spaziale, Goldrake è un eroe spaziale, anche i Guardiani della Galassia sono eroi spaziali, Capitan Harlock è sia un pirata che un eroe spaziale, etc. etc. etc.
Con gli Astro componenti Jeeg poteva volare ad "altissima quota" (episodio n° 31), ma non nello spazio.
Jeeg potrà mai essere considerato un eroe spaziale considerando il fatto che mai è uscito dall'atmosfera terrestre?
Potrà mai un robot che combatte contro nemici che vengono dal sottosuolo, combatterli nello spazio spaziale fuori dall'atmosfera terrestre?
No e poi no, ma l'estensore dell'articolo magari non ha mai visto Jeeg e ha usato il primo aggettivo che gli è passato per la testa, oppure il tutto è imputabile al titolista, vai a saperlo.

Passiamo al sottotitolo:
"Cartone di successo in tv negli anni 80"

giovedì 11 agosto 2022

"Dossier sigle" - due articoli su Vinile n° 34 del 27 luglio 2022

A fine gennaio "Vinile" aveva dedicato uno speciale di una ventina di pagine alle sigle dei cartoni animati giapponesi, pur con qualche errore e qualche mancanza (almeno in un caso molto grave), ho trovato molto meritoria l'attenzione della redazione, che non ha come target i fan dell'animazione giapponese:

In questo numero estivo la redazione di "Vinile" torna sul tema sigle, questa volta in maniera un po' più generica, trattando le sigle in generale, anche di programmi e non esclusivamente per bambini. Chiaro che i dischi delle sigle indirizzate ai bambini furono quelle che vendettero di più, quindi hanno maggiore spazio.
Il dossiere si divide in due parti, nella prima c'è una lunga intervista di sei pagine ad opera di Emmanuel Grossi ad Alessandra Valeri Manera dal roboante titolo "Nientepopodimenoché... Alessandra Valeri Manera!"
Il secondo articolo di sette pagine è incentrato sul collezionismo di dischi delle sigle, dal titolo "Cacciatori di sigle, origini ed evoluzione di un fenomeno discografico", a cura di Diego Pavesi e Gabriele Maestri.
Consiglio l'acquisto della rivista, in fondo il tema sigle è trattato dalla stampa raramente, ma visto che "Vinile" l'ha già toccato due volte, sarà il caso di tenerli d'occhio   :]



Purtroppo il mio giudizio sull'opera di Alessandra Valeri Manera inerente l'animazione giapponese in televisione e le sigle è totalmente negativo.
Il fatto solo di leggere "basta nominarla per evocare, praticamente in tutti gli italiani tra i trenta e i cinquant'anni, bei ricordi di cartoni animati e indimenticabili sigle televisive", mi fa andare un pochino in bestia...
Ecco, si vede che io faccio parte di quel "praticamente", ed essendo un over 50 mi ritengo un privilegiato che è cresciuto con i cartoni animati giapponesi prima che l'intervistata facesse scempio di trame e fece ricantare a Cristina D'Avena tutte le amate sigle che ricordavo con affetto.
Ho cercato qualche informazione sull'età dell'intervistatore, non l'ho trovata, ma dalle immagini ipotizzo sia sulla trentina. Ergo è cresciuto con gli anime censurati e tagliati da Fininvest/Mediaset e con le sigle ricantate dalla D'Avena, quindi per lui quegli anime sono la normalità. Probabilmente non è neppure un appassionato di animazione giapponese, altrimenti saprebbe che i fan più datati (fin gli over 40) non gradiscono quello che venne compiuto nei programmi per bambini/ragazzi di "Italia 1", "Rete 4" e "Canale 5".
Sia chiaro, Alessandra Valeri Manera era una dipendente Fininvest/Mediaset e seguì semplicemente le direttive dei suoi superiori. In fondo non fregava nulla agli autori e produttori nipponici se le loro serie venivano rilocalizzate, censurate e stravolte sistematicamente, perché doveva interessare qualcosa negli studi di Cologno Monzese?
Semplicemente non ho apprezzato come Valeri Manera trattò l'animazione giapponese seriale, come non ho apprezzato la ricostruzione riguardante i cartoni animati giapponesi che si evince da questa intervista. Mi pare una storia un po' diversa da quello che successe, magari un paio di domande più informate sarebbero state utili
Un giorno mi piacerebbe leggere un minimo di autocritica della Manera per i tagli che infersero a così tante serie, spesso serie che erano già state mandate in onda in versione integrale senza nessuno scandalo. Stesso discorso per il rifacimento delle sigle, chissà, prima o poi...
La cosa che ho sempre trovato assurda è che Fininvest/Mediaset comprava serie con tematiche particolari, poi le doveva censurare perché non adatte ai più piccoli, che non erano il target originario della serie!
Facevano prima a non comprarle...
Ad una domanda sulle canzoni interne ad un anime ricantate tenendo la base giapponese e cambiando il testo in italiano (cosa anche sensata, sia chiaro), l'intervistata risponde che ci furono proteste da parte dei "puristi appassionati di manga giapponesi"...
Dico io, "manga giapponesi"... e per fortuna che è del settore.
Come ho scritto sopra sono un po' prevenuto verso la ex responsabile dei programmi per ragazzi della Fininvest/Mediaset, forse altri lettori con una mentalità più aperta troveranno l'intervista piacevole   ^_^



Molto interessante la lettura di questo articolo sul collezionismo delle sigle tv, in cui largo spazio è dato a quelle dei cartoni animati giapponesi. In qualche modo lo si può considerare un approfondimento del secondo degli scritti del numero di "Vinile" che ho linkato sopra, che si occupò dei 45 giri più rari degli anime.

Qui sotto il sommario del numero che si può acquistare ora in edicola, che costa 12,90 € in quanto contiene uno speciale discografico su Mina.

martedì 9 agosto 2022

Il libro di Star Trek, strani nuovi mondi coraggiosamente raccontati



TITOLO: Il libro di Star Trek, strani nuovi mondi coraggiosamente raccontati
AUTORE: Paul Ruditis, Sanford Galden, Simon Hugo
CASA EDITRICE: Edizioni LSWR
PAGINE: 336
COSTO: 29,90 
ANNO: 2018
FORMATO: 24 cm x 20 cm
REPERIBILITA': disponibile on line
CODICE ISBN: 9788868955830


Avevo notato questo libro on line quando uscì, ma non potendolo sfogliare e visto il costo lo avevo bypassato, trovato in una libreria a metà prezzo, me lo sono accattato subito.
Veramente bello.
Il libro cerca di mettere un po' di ordine in tutte le serie e i film usciti fino al 2016, anno di pubblicazione negli USA, quindi non c'è la serie Netflix di "Star Trek Discovery".
L'unica serie che non ho visto, a parte qualche puntata a caso, è la "Next Generation" (compresi gran parte dei film), troppi episodi in un orario in cui lavoravo sempre. Prima o poi dovrò mettermi sotto a guardarla. Per il resto almeno una volta ho visto tutto, la serie classica tante e tante volte, quindi mi ritengo far parte del segmento dei fan più fedeli, oltre di quelli ORIGINALI che videro Star Trek su Telemontecarlo quando era intitolata "Destinazione Cosmo"  ^_^
Ho inserito le quattro pagine dell'introduzione più il solito indice per rendere l'idea di come è strutturato il libro.
Il primo capitolo è un riepilogo generale di tutto l'universo di Star Trek e, come tutti gli altri capitoli, prende spunto da tutte le serie e i film (sempre fino al 2016).
Il secondo capitolo è quello che ho trovato più piacevole, anche dal punto di vista affettivo (per quando riguarda gli attori della serie primigenia), ogni personaggio ha una sua scheda, ma una scheda hanno anche le varie astronavi Enterprise.
Il terzo capitolo si concentra sugli amici e sui nemici della Federazione, forse questa sezione sarebbe dovuta essere più corposa. Probabilmente per inserire tutti i popoli pro e contro la Federazione ci sarebbe voluto un libro a parte.
Nel quinto capitolo si illustrano le tecnologie dell'universo di Star Trek, tanti strumenti inventati ma che a noi fan paiono quasi reali, e forse qualcuno di questi un pochino si è realizzato o si realizzerà.
L'ultimo capitolo è un po' un mix di specie aliene che immagino non rientravano nel terzo capitolo.
Il libro contiene un glossario minimale, solo quattro pagine, ma comunque con termini ben spiegati.
Infine l'elenco delle serie tv, con i titoli di ogni episodio divisi per stagioni, e tutti i film (compresi i tre nuovi).
Per fortuna non esisterà mai un libro finale totale globale su Star Trek, perché l'opera spaziale creata da Gene Roddenberry sarà eterna. Questo libro mette un punto fino al 2016, poi si vedrà  ^_^


Delle tante schede che potevo inserire mi è parso giusto mettere quella del tenente Uhura, scomparsa da poco   T_T
Forse, chissà, oltre all'educazione impartitami da mia madre e mia nonna, se non sono diventato un razzista, può essere che il suo personaggio abbia contribuito, come tutta la prima serie di Star Trek.
Infatti mi chiedo spesso come miei coetanei (politici e persone comuni), nonostante da bambini siano stati esposti ai medesimi contenuti che ho visto io, possano essere, invece, cresciuti con questo disprezzo per "gli altri". Disprezzo per Uhura, disprezzo per Spock, disprezzo per Sulu, disprezzo per Chekov (che mai avrebbe invaso l'Ucraina).



lunedì 8 agosto 2022

I primi numeri (o numeri zero) di 8 riviste su anime e manga dal 1989 al 1999


Ringrazio Susy per le copertine e l'indice dei numeri zero e 1 di "Man●Ga voci e anime dal Sol Levante", la cui testata a me mancava.

Nel post precedente ho inserito il mio punto di vista sulla nuova rivista "Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese", per quello che possa valere, ovviamente.
Mi è venuta la curiosità di vedere com'erano i primi numeri delle riviste su anime a manga che vennero pubblicate nel primo decennio di esordio in edicola.
Quindi ho tirato fuori un po' di materiale dagli scatoloni e dagli scaffali, ecco le testate in ordine cronologico:
"Mangazine, la prima rivista di fumetto, animazione e cultura giapponese" - n° zero dicembre 1989;
"Mangazine" - n° aprile 1991;
"Video Cartoon & Comics, il meglio sul fumetto e il cinema d'animazione" - n° 1 dicembre 1991;
"Yamato, fumetto e cinema di animazione giapponesi" - n° 1 aprile 1992
"Manga Giornale" - n° 1 aprile 1997
"Man●Ga, voci e anime dal Sol Levante" - n° zero agosto 1997
"Man●Ga, voci e anime dal Sol Levante" - n° 1 novembre 1997
"Shin Man●Ga, voci e anime dal Sol Levante" - n° 1 novembre 1999

Ho inserito anche "Video Cartoon & Comics", benché non fosse incentrata solo su anime e manga, anzi, li trattata in misura minoritaria rispetto agli altri contenuti. Forse la mia non è stata una scelta corretta, ma la rivista l'avevo, tanto vale usarla   ^_^
Per fare un ulteriore paragone ci sarebbero altre due riviste che ho già postato:

Premetto e preciso, se mai fosse necessario, che il decennio 1989/1999 è un'epoca lontana e non paragonabile in nulla rispetto al 2022.
Ai tempi c'era tanto da esplorare e spiegare ai lettori, tutto era nuovo e chi aveva una conoscenza anche media di manga, anime e usanze nipponiche spiccava rispetto alla massa di fan. Oggi il livello medio è più alto, quindi è necessario fare un ulteriore sforzo per trovare argomenti nuovi ed interessanti.
A mio avviso, ieri come oggi, servirebbe una testata che cerchi di correggere gli errori e i pregiudizi verso anime e manga veicolati dai media mainstream. La reputazione di manga ed anime non è più negativa come nel decennio 1989/1999, ma, nonostante l'interesse che tv e quotidiani mostrano, di errori dovuti ad ignoranza ne vengono commessi ancora molti. 
Un vigile autorevole ci vorrebbe   ^_^
Detto ciò, un excursus sulle vecchie testate penso possa risultare un minimo interessante, tanto per ricordarci cosa ci piaceva e non in quelle riviste e cosa, forse, sarebbe auspicabile leggere in "Nippon Shock Magazine".
La rassegna mi serve anche per vedere se una delle critiche che ho letto on line possa essere sensata, cioè quella sul prezzo di "Nippon Shock Magazine", euro 9,90 a numero.
Come sempre ho usato il sito https://rivaluta.istat.it/




A mio avviso, considerando il numero di pagine, il formato e la presenza del colore, il costo maggiore di "Nippon Shock Magazine", rispetto alle altre testate, è motivato.
Intanto è quella con il numero ampiamente maggiore di pagine, è tutta a colori (tranne i manga), il formato è grande da rivista patinata.
Quindi, a mio avviso, basandomi solo sui dati di cui sopra, ci possono stare 9,90 euro. 
Bisognerebbe riempire quelle pagine di contenuti maggiori, magari traendo qualche suggerimento da quello di buono che contenevano le altre riviste.
Nella riga di "Nippon Shock Magazine" ho inserito il prezzo che sarebbe dovuta costare in lire nell'aprile del 1991 (uscita di Manganzine) per arrivare oggi a 9,90 euro.

sabato 6 agosto 2022

Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese - n° 1 luglio/agosto 2022


Giungo buon ultimo a recensire il primo numero di "Nippon Shock Magazine", il motivo è semplice, nonostante la mia solerte edicolante avesse richiesto la rivista ampiamente in anticipo (appena Massimo Nicora mi ha informato che sarebbe uscita, quindi penso maggio/giugno), il distributore di zona non ne ha inviata neppure una copia (seppur più volte sollecitato).
Nei giorni dell'uscita mi sono recato in due fumetterie di Milano, "Yamato Shop" e "La borsa del fumetto", ma nessuna delle due l'aveva. Infine l'ho trovata nella fumetteria "Supergulp".
Ormai ne hanno scritto un po' tutti, e sul sito della casa editrice è ampiamente illustrata (https://www.nipponshock.com/), quindi non posso che esprimere il mio punto di vista, per quel che vale, da semplice lettore che l'ha pagata.
Intanto mi pare giusto encomiare l'editore e tutta la redazione che coi tempi che corrono si sono lanciati in questa avventura mensile (anche se il primo numero è di luglio ed agosto), siamo nel 2022 e molti appassionati (forse troppi) sono assuefatti alla lettura del web. On line le notizie su anime e manga sono veicolate sovente da siti non professionali che, al riparo dalla scusa di essere gratuiti, può capitare non siano sempre precisi (in primis il mio blog, anche se io mi dedico all'archeologia).
Una rivista con articoli redazionali e un certo tempo per verificarne il contenuto, scritti da persone esperte in materia e retribuite per questo, danno più affidabilità.
Vero è anche che sui quotidiani on line di politica mi capita di leggere tali enormità di refusi che in confronto il mio blog pare il Devoto Oli   ^_^
Noto che in questo primo numero la gran parte degli articolo è stata scritta da Davide Castellazzi (di cui aspetto con ansia il "Dizionario dei manga"), magari un po' più di varietà di estensori sarebbe auspicabile  :]
Penso sinceramente che sia arduo soddisfare la platea degli appassionati di anime e manga, i più giovani forse sono un po' disabituati a pagare per leggere approfondimenti, i meno giovani forse pensano di non aver bisogno di approfondimenti.
Noi fan di manga ed anime siamo un "popolo" curioso, ci lamentiamo per decenni che una vecchia serie manca in versione DVD, e quando finalmente la mettono in commercio non la compriamo perché non è ultrasupermegaiperfullhd... lo stesso vale per tutto il resto...
Tra i potenziali lettori che restano, cioè disponibili a pagare per leggere una rivista, ognuno vorrebbe una rivista fatta in base ai propri gusti, un po' come siamo tutti CT della nazionale di calcio (infatti non facciamo più i mondiali).
Per conto mio, visto che sono meno interessato alla lettura di manga, dato che oramai il fumetto giapponese è disponibilissimo anche nella classica libreria, senza contare l'acquisto on line, avrei preferito più spazio ai redazionali e anche più approfonditi. 
Sperando di non passare per antipatico (come sempre), le due pagine scritte su un argomento, magari che ho trovato anche interessante, le posso reperire pure sul web. 
Quello che manca sul web è la via di mezzo tra la news buttata lì un po' a caso e il saggio di approfondimento.
Quello che mi aspettavo erano quattro o cinque pagine su vari argomenti, anche sulla società giapponese attuale. In saggistica (compresa quella su anime e manga) mi capita di notare che talvolta si trattino argomenti ancora degli anni 90 o primi del 2000, quando ormai siamo nel 2022.
Comprendo che scrivere un saggio sulla cultura pop degli anni 2020 sia un lavoro improbo, forse una rivista dedicata anche alla cultura pop nipponica potrebbe dare spazio all'approfondimento sull'attualità della cultura pop giapponese.
Potevo capire la rivista contenitore di manga (autoconclusivi o a puntate che fossero) di fine anni 80 e primi anni 90, quando di manga ne venivano pubblicati pochi, ma oggi io avrei più fame sia di notizie attenibili che di approfondimenti.
Mio punto di vista personale.
Nel caso in cui riuscissi a recuperare i prossimi numeri sarei intenzionato a comprarli, tanto per capire come procede l'impostazione della rivista.

Qui sotto inserisco l'indice degli articoli redazionali e quello dei manga pubblicati.

mercoledì 3 agosto 2022

Onda TV dal 22 al 28 ottobre 1978 - 32esimo numero della rivista


Mi accorgo che giusto l'anno scorso postati il primo numero della rivista "Onda TV":

In questi dodici mesi ho mostrato 10 numeri su 13 del suo esordio edicolesco, in modo da dare una panoramica abbastanza continua dei programmi dell'area milanese e di come la testata li presentasse.
Dato che la consequenzialità dei numeri in mio possesso si assottiglia e il periodo estivo risulta il meno interessante, mi è parso più sensato saltare direttamente all'autunno, periodo più pregno dal punto di vista dei palinsesti tv, di cui posseggo otto numeri quasi continuativi. 
La cosa interessante che noto subito è che in questi numeri (dall'1 al 13) già postati la redazione si riprometteva di aumentare il numero di pagine, in quanto si rendevamo conto di inserire solo i programmi, con pochissimi articoli, qual è la situazione quasi quattro mesi dopo?
A fine ottobre e la rivista è più scarna di prima!   ^_^
Ergo si potrebbe pensare ad un flop commerciale?
Parrebbe di no.




Nella pagina dei programmi di lunedì' 23 ottobre, relegato in basso a sinistra, comprare questo piccolo riquadro rosso, in cui si annunciano le 100 mila copie vendute alla settimana (non credo fossero centomila dal primo numero   ^_^).
Perché?
Mistero   ^_^
100 mila copie a 250 lire l'una, per l'editore facevano un introito di 25 milioni di lire la settimana, che rivalutato al 2022 fanno la non disdicevole cifra di quasi 93 mila euro!
Mica male per una rivista edita a Como ed incentrata, almeno inizialmente, solo in Lombardia.
Il perché forse nel 33esimo numero  ;)


Nei pochi articoli pubblicati dalla redazione c'era sempre spazio per un approfondimento sulle piccoli tv locali lombarde, aspetto che 44 anni dopo risulta assai interessante, visto che vengono date informazioni su programmi e personaggi spesso finiti del dimenticatoio, ma che, invece, fecero la storia delle nascenti di locali private, prima dell'inferno dei network Fininvest.
In questo numero il focus è su Telemilano.
Ci spiega l'evolversi di Teloemilano da tv di "Milano 2" a tv locale privata il responsabile dei programmi, Giorgio Medail, che nel 1994 (immagino fosse la medesima persona) imperverserà a "Studio Aperto" con servizi pro datore di lavoro sceso in politica...
Tra i presentatori è citato Claudio Cecchetto, con il suo programma per giovani trasmesso (o registrato) direttamente in discoteca.
Purtroppo resta avvolto nel mistero la presentatrice del programma per bambini "Allegri Ragazzi", tal Daisy Vender, nessuna citazione sul web. Peccato.