TITOLO: Nikudan, proiettili umani
AUTORE: Tadayoshi
Sakurai
CASA EDITRICE: Grottaferrata
PAGINE: 352
COSTO: 25 € circa
ANNO: 1913
FORMATO: 22 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: ?
La
battaglia di Port Arthur si svolse durante il conflitto
russo-giapponese del 1904-05. L'assedio di Port Arthur, una
fortificazione russa, costo la vita a 106 mila giapponesi e 47 mila
russi.
Il
libro fu scritto dal capitano Tadayoshi Sakurai nel 1906 e pubblicato
in Italia nel 1913, tradotto dal capitano Bartolomeo Balbi.
Ovviamente
il libro risente della retorica dell'eroismo in battaglia, del
sacrificio per la patria e l'imperatore, concetti a me totalmente
incomprensibili. Detto ciò è una bella testimonianza, anche a
distanza di 106 anni. L'orrore della guerra è riportato senza
censure, anche se poi è esaltato in funzione del sacrificio che ci
si aspettava dal suddito imperiale nipponico. Molto spesso le note a
piè di pagina di questa versione italiana integrano lo scritto con
interessanti riflessioni, magari involontarie.
Il
fatto che il libro ebbe l'approvazione imperiale (c'è il sigillo
imperiale nelle prime pagine del libro), è la dimostrazione che
fosse stato considerato uno scritto patriottico. L'esaltazione del
sacrifico in battaglia riuscì a sortire l'effetto desiderato,
creando un popolo di combattenti.
Ecco
la spiegazione del termine “proiettile umano” presente nel
titolo, dalle premesse di pagina 19:
“Nel
pittorico linguaggio orientale, l'uomo vi è raffigurato sotto
l'aspetto di una macchina militare cosciente, la più perfetta, di
uno strumento di guerra insuperabile perché regge e governa l'azione
di tutte le altre, la ravviva e la rivolge alla immancabile vittoria.
… Il
soldato è rassomigliato ad un proiettile che percorre la sua
traiettoria fatale: quella segnata cioè dalla incrollabile
risoluzione di vincere”.
Se
non sbaglio questo libro ispirò uno o più film.
Capitolo
1 : Grumo di sangue dei compagni d'armi
Sakurai
ricorda la precedente guerra cino-giapponee di 10 anni prima e i suoi
caduti giapponesi. Da notare che in virtù di questi caduti
giapponesi (che avevano invaso la Cina) la penisola del Lyao-Tung è
considerata territorio giapponese!
Capitolo
2: L'ordine imperiale per la mobilitazione
Sakurai
attende con ansia la mobilitazione del suo reggimento in guerra. A
questo scopo c'era un'apposita preghiera, Doingoi (“preghiera per
chiedere la mobilitazione”). Sakurai riporta che molti soldati
erano partiti lasciando la famiglia alla fame (venendo a mancare il
loro reddito), genitori, mogli e figli piccoli senza più speranze di
sostentamento, ma secondo lui nessun soldato si rammaricava, perché
erano fieri di combattere per l'imperatore. Me lo immagino proprio lo
stato d'anima di un poveraccio che lascia la moglie e i figli piccoli
senza sostentamento con la prospettiva di non ritornare più da
loro...
Capitolo
3: Verso la conquistate
Il
reggimento di Sakurai si imbarca per la battaglia, lui ricorda gli
incitamenti della famiglia e degli amici ad essere valoroso.
Capitolo
4: Sul mare del Giappone
Il 21
maggio 1904 il piroscafo è partito, durante il viaggio i soldati si
distraggono come possono, sempre sperando di sacrificare in fretta la
propria vita per l'imperatore...
Capitolo
5: I pericoli corsi durante lo sbarco
E'
narrato lo sbarco a Dairen. Sakurai racconta delle violenze subite
dai cinesi (in particolare le donne) ad opera dei soldati russi,
mentre i soldati dell'imperatore si comportano rispettosamente. Negli
ani 300 non sarà più così.
Capitolo
6: Il valore strategico di Port Arthur
Sakurai
descrive il valore strategico di Port Arthur
Capitolo
7: La sanguinosa battaglia di Nanzan
La
battaglia di Nanzan si svolse il 26 maggio 1904, ma le truppe dii
Sakurai non vi parteciparono, in quanto i russi furono sconfitti in
fretta. Sakurai racconta ciò che vide sul campo della battaglia
appena conclusasi.
Capitolo
8: Nanzan dopo la battaglia
Continua
il racconto della battaglia di Nanzan. Da notare che Sakurai scrive
che la Croce Rossa prescrive di trattare bene i prigionieri di
guerra, cosa che i giapponesi fecero effettivamente in quella guerra.
Infatti il Giappone fu ringraziato anche dalla Russia per l'ottimo
trattamento che ricevettero i suoi prigionieri.
Nei
successivi 3 decenni le cose cambiarono assai, e i prigionieri di
guerra persero quel trattamento umano riservato ai russi.
Capitolo
9: Lavori di difesa ed esplorazione
Considerazioni
strategiche sulle opere di fortificazione approntate dai giapponesi,
oltre a vari aneddoti di battaglia.
Capitolo
10: I primi prigionieri
I
racconti dei prigionieri russi dimostrano, secondo Sakurai, la loro
scarsa motivazione e disciplina. Infatti molti soldati russi non
sapevano neanche il nome del loro superiore diretto, né il motivo
per il quale si trovassero a combattere a Port Arthur, vi erano stati
portai con la forza.
A
pagina 113 è riportata questa poesia dell'imperatore Mutsuhito
(Meiji):
“Combattendo
strenuamente per la patria, non devi dimenticare di essere amorevole
verso il nemico sconfitto”.
Hirohito
non fece tesoro della poesia del nonno.
Capitolo
11: Il nostro primo combattimento di Waitozan
Il
primo combattimento di Sakurai avvenne a Waitozan il 26 maggio 1904.
L'avanzata
doveva essere silenziosa, quindi vennero “legate” le lingue dei
cavalli, cioè veniva legato un legaccio attorno alla lingua dei
cavalli per non farli nitrire, fatto che li avrebbe fatti scoprire
dal nemico.
“Mae
e” Mae e! Mae e!”
“Avanti!
Avanti! Avanti!”
Questo
era il grido del loro primo attacco alla baionetta, in pieno stile
prima guerra mondiale, una guerra di trincea sotto il bombardamento
e il mitragliamento russo.
“Tokkan!
Tokkan! Tokkan!”
“Alla
baionetta!”
Capitolo
12: L'occupazione di Kenzan
La
conquista della collina di Waitozan fece ripiegare i russi, che
vennero incalzati fino a Kenzan, luogo del successivo scontro.
Capitolo
13: Il contrattacco del nemico
Il 3
luglio le truppe russe cercarono di riconquistare le colline
strategiche perse, le truppe imperiali li respinsero.
Capitolo
14: In difensiva
Sono
narrati i lavori per difendere le posizioni acquisite.
Sakurai
spiega che l'abitudine dei russi di saccheggiare i villaggi e
violentare le donne cinesi era dovuta al pessimo trattamento subito
dai loro superiori. E' curioso che questa è una delle spiegazioni
che dopo la seconda guerra mondiale furono date per il comportamento
dei soldati giapponesi verso i civili cinesi.
Capitolo
15: La vita al campo
Sakurai
racconta le privazioni della vita da campo, le malattie a cui erano
esposti e il lavoro dei medici.
Capitolo
16: Notte tempestosa sulla linea dei piccoli posti
Vari
aneddoti degli scontri avvenuti il 10 luglio.
Capitolo
17: La sanguinosa battaglia di Taihakuzan
La
descrizione della battaglia di Taihakuzan, avvenuta dal 26 al 28
luglio.
Capitolo
18: L'occupazione di Taihakuzan
La
vittoria della battaglia di Taihakuzan.
Capitolo
19: Impressioni dopo la battaglia
Sakurai
spiega come il rispetto iniziale verso il soldato nemico russo si era
trasformato in semplice odio. In parte a causa della stessa guerra,
in parte per alcuni comportamenti vili dei russi. Tra cui l'uso
indiscriminato della mitragliatrice, vera falciatrice di soldati. I
giapponesi avevano creato fin una onomatopea apposita, “kata-kata”,
il rumore del fuoco della mitragliatrice
Quindi
mi sorge il dubbio che i giapponesi non avessero mitragliatrici
(anche se mi pare assai strano), o che queste non fossero all'altezza
di quelle russe.
Sono
riportati numerosi racconti di soldati dilaniati dal fuoco delle
mitragliatrici.
E'
riportato un documento russo trafugato ad un ufficiale, in cui questi
valuta che il manuale tattico giapponese non deve prevedere la
ritirata, aveva ragione.
Capitolo
20: L'hotaijo
Capitolo
incentrato sul posto di medicazione giapponese, ognuno dei quali era
composto da 2 medici, 5 infermieri e 12 barellieri.
Il
capitolo termina con questa domanda:
“...
ma come era possibile che i medici badassero a tutti, se in un
ospedale da campo organizzato per ricevere 200 feriti se ne
presentavano oltre 1000?”
Una
bella e coraggiosa critica.
Capitolo
21: L'inseguimento
I
russi, perduto anche Taihakuzan, fortificano la nuova linea del
fronte presso Taikozan. I giapponesi li attaccano senza sosta per
impedire i miglioramenti difensivi.
Capitolo
22: L'assalto alla posizione di Taikozan
Il 7
agosto 1904, in previsione dell'attacco a Taikozan, Sakuraipreparò
una scatoletta in cui ripose alcuni ritagli di sue unghie e qualche
ciocca di capelli, nel caso il suo corpo non fosse stato recuperato.
Vi scrisse sopra anche il suo nome buddista postumo, Shakkensko,
“giuramento di acquistare gloria”.
Ho
notato (anche in altri libri) che i numerosi dialoghi tra camerati
riportati da Sakurai assomigliano a quelli tra amanti. La mia non
vuole essere una considerazione dispregiativa, probabilmente a quei
tempi il cameratismo nipponico si esprimeva con quei toni.
Capitolo
23: La bandiera del Sol Levante inalberata sul Taikozan
E'
raccontata la presa di Taikozan.
In
questo capitolo sono riportati dei giudizi contraddittori sui soldati
russi. Fino a qui Sakurai li aveva dipinti come soldati con scarsa
disciplina e voglia di combattere, a causa del trattamento subito dai
superiori. Di colpo i russi diventano “educati ad una obbedienza
assoluta e passiva”.
Capitolo
24: Gli addii sul campo di battaglia
Sakurai
viene promosso tenente e assegnato ad altro plotone, saluta i soldati
e ricorda i caduti.
Capitolo
25: L'inizio dell'assalto generale
Il 19
agosto inizia l'attacco a Port Arthur, che durerà 4 mesi.
Tra
le note è riportato il brano scritto da un ufficiale giapponese
sulle terribili condizioni di vita in trincea durante l'assedio di
Port Arthur. Le note sono ad uso del lettore italiano.
Sakurai
non risparmia i particolari delle amputazioni e smembramenti dovuti
alle bombe russe.
Capitolo
26: Proiettili umani su proiettili umani
Fino
ad ora le truppe giapponesi avevano avanzato vittoriose attaccando
sempre alla baionetta, quindi il Generale Nogi ordinò di attaccare
le fortificazioni russe di Port Arthur nello stesso modo. Questo
prima assalto durò una settimana, e fu un massacro.
Il
titolo “Proiettili umani su proiettili umani” si riferisce ai
soldati giapponesi costretti a calpestare i cadaveri dei commilitoni.
Capitolo
27: Le truppe votate a morte certa
Sakurai
ci descrive ciò di cui fu testimone, il massacro dei suoi
commilitoni. Racconta anche l'episodio del suo ferimento in
battaglia.
Capitolo
28: Ritorno alla vita dopo essere stato sul punto di morire
Sakurai
è ormai ferito e giace a terra, descrive quello che gli capita
intorno (a me è parso, con tutto il rispetto per l'autore, che
succedano un po' troppo fatti eroici interno a lui), fino al suo
salvataggio da parte di un soldato che non era neppure un suo
sottoposto diretto, Kondo Takesaburo (morto in battaglia il mese
successivo).
Sakurai
si augura che il gesto eroico del suo salvatore “sia trasmesso alla
più lontana posterità”, siamo nel 2012, qualcuno ne scrive
ancora.
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