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giovedì 5 dicembre 2024
Catalogo giocattoli Upim - Natale 1979
Siamo ormai nel mese del Natale, e soprattutto delle vacanze/ferie di Natale, quindi un bel catalogo natalizio penso sia appropriato, dell'Upim ho già postato tre cataloghi:
Mostrare più annate consecutive (o quasi) di cataloghi di un medesimo marchio o catena di vendita permette di apprezzare le modifiche dei gusti dei bambini e bambine del periodo. Per esempio ho postato ben 13 cataloghi della Mattel e tre annate consecutive della "Standa":
In totale i post sui cataloghi di giocattoli sono 65 (con questo), alcuni li ho divisi in più post per la loro corposità, ognuno potrà ritrovare i propri articoli preferiti.
In generale, rispetto ad oggi, i giocattoli restavano sul mercato per un tempo medio lungo, magari subivano un restyling, ma duravano molti anni. Infatti capita che bambini di età differenti abbiano ricordi dei medesimi articoli ludici. Ho notato che i giocattoli per le femminucce erano ancora più durevoli, forse poco fantasiosi, direi conservatori. Quelli per i maschietti, invece, erano più variegati e potevano subire delle repentine modifiche dei gusti, basta pensare all'avvento dei giocattoli ispirati agli anime e ai videogiochi. C'è da dire che il merchandising dei cartoni animati giapponesi era dedicato sia ai maschi che alle femmine.
L'Upim e la Standa erano i luoghi, oltre ai negozi di giocattoli, dove si compravano i giochi, ed ovviamente il Natale era il periodo più ghiotto di offerte e con più scelta.
Questo catalogo è parecchio corposo, seppur dal formato non grandissimo, il sommario ne chiarisce la moltitudine di articoli presentati.
La presenza dei prezzi è un aspetto che oggi risulta vieppiù interessante, anche solo per capire quando pesammo sulle finanze delle nostre famiglie e magari per evitare di fare gli spilorci quando dovremo scegliere un regalo per i bambini ^_^
In più cataloghi di quegli anni, basta consultarli ai link sopra, si poteva vedere il buon vecchio Raydeen venire spacciato per Goldrake, tanto noi eravamo bambini scemi e mica capivamo la differenza... come si può vedere qui sopra :]
Il problema fu che le richieste dei giocattoli di Goldrake/robottoni superò abbondantemente la disponibilità, quindi i distributori si affidarono un po' alla qualunque.
Lo si può leggere nei post della rivista "VG Vendogicattoli" dei numeri appena successivi al Natale 1978:
E' vero che questo catalogo Upim è del dicembre 1979, ma comunque le dinamiche restarono simili in tutti quei mesi.
domenica 1 dicembre 2024
Atlantic, tutta la storia del west
TITOLO: Atlantic, tutta la storia del west
AUTORE: Mario Rizzone
CASA EDITRICE: Udom Edizioni
PAGINE: 161
COSTO: 32 €
ANNO: 2024
FORMATO: 30 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9791281694095
PAGINE: 161
COSTO: 32 €
ANNO: 2024
FORMATO: 30 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9791281694095
Secondo libro di Mario Rizzoni sui soldatini "Atlantic":
Prima di lui si erano cimentati a riesumare i soldatini della "Atlantic" altri appassionati:
La prima pubblicazione è stata quella di Mario Menghini "Viaggio nell'Atlantic" ( Volume 1, Volume 2, Volume 3, Volume 4 ) del 2012, che ha un carattere sia totalmente esaustiva dal punto di vista collezionistico che dal punto di vista saggistico;
Nel 2015 è uscito Soldatini Atlantic! Un mito degli anni '70, che ha un taglio prettamente saggistico.
Questo volume sui soldatini del west è impostato come quello sui soldatini d'Italia, quindi non un'analisi saggistica, ma un voluminoso catalogo solo sugli articoli della "Storia del West", come scrive lo stesso autore nell'introduzione qui sotto.
Il volume è stato pubblicato ad agosto, come per tutte le piccole case editrici ho faticato un po' a recuperarlo.
L'unica annotazione è che a fronte di meno pagine rispetto al precedente volume, 161 invece di 210, il prezzo è salito da 30 a 32 euro. Forse è dovuto al cambio di casa editrice?
Nulla da aggiungere a quello che scrive l'autore, anzi, l'appassionato ^_^
Come già scritto in qualcuna o tutte le recensioni sull'Atlantic, io prediligevo i personaggi abili alla guerra, le figures non passive, quindi niente bisonti, pelli, rancio, caminetti, squaw, totem etc. etc. etc.
Tanto che questi personaggi non fruibili alla guerra li emarginavo dal campo di battaglia oppure li modificavo per renderli abili al combattimento.
Per esempio tagliavo le frecce ai nordisiti infilzati ^_^
Rifuggivo come la peste le confezioni totalmente non guerresche, come quella recensita qui sotto:
A titolo di esempio qui sotto inserisco le pagine della confezione "Geronimo - Apache".
sabato 30 novembre 2024
Anime Tour, pellegrinaggio nei luoghi cult dell'animazione giapponese - Studio Ghibli
TITOLO: Anime Tour, pellegrinaggio nei luoghi cult dell'animazione giapponese - Studio Ghibli
AUTORE: Barbara Rossi
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 160
COSTO: 18 €
ANNO: 2024
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 988885457720
PAGINE: 160
COSTO: 18 €
ANNO: 2024
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 988885457720
Altro libro di quella che pare essere ormai una collana della "KappaLab" a firma Barbara Rossi, "Anime Tour", che visualizza i luoghi reali visti in lungometraggi e serie animate giapponesi.
Ho già recensito due titoli di "Anime Tour", direi improntati più ad un carattere generalista:
Stavolta non starò a copia/incollare la recensione del primo volume, come ho fatto con il secondo, ma comunque il succo del libro è il medesimo (si può leggere ai due link sopra).
Quindi questo è il terzo libro di "Anime Tour", in cui l'autrice ha deciso, rispetto agli altri due, di dargli una precisa connotazione, quella studioghibliana.
Ormai lo "Studio Ghibli" è un po' il cavallo di battaglia di tante case editrici, avvezze o meno all'animazione giapponese, la stessa "KappaLab" ne ha pubblicati un paio di matrice francese:
E poi ci sarebbero quelli "KappaLab" sulla cucina a tema "Studio Ghibli"... li rifuggo come la peste :]
Rispetto agli altri due "Anime Tour" forse questo può risultare un pelino più interessante, anzi, mi limiterei a scrivere solo "curioso", in quanto sono riportati i luoghi di film che ho visto più volte.
Resto, però, perplesso (vale anche per gli altri due titoli quando il fatto è presente) quando si inserisco location reali di luoghi immaginari, con la motivazione che gli autori ghibliani si ispirarono a questo o quel posto realmente esistente. Il dubbio dipende dal fatto se il luogo sia denominato con una toponomastica reale.
Per esempio in "Porco Rosso" compare il Naviglio Grande di Milano, allora ci può stare che se ne metta un'immagine con le coordinate etc. etc. etc.
Quando invece, come in "Mononoke", ci si basa sulle dichiarazioni generali degli autori, vedere la foto di una foresta a caso o di un tempio a caso, mi lascia un po' più perplesso. Mio punto di vista :]
Noto ed annoto che il libro costa 18 euro, un euro in più rispetto ad "Anime Tour - volume 2" pubblicato a giugno... contiene 10 pagine in più, un euro in più per 10 pagine in più? >_<
Resta la mia speranza, che inizio a temere sia vana, di vedere pubblicato il secondo volume di "Anime, guida al cinema d'animazione giapponese", ormai siamo a due anni e mezzo di attesa ed in mezzo una miriade di libricini.
Chissà quanti altri "Anime Tour" la "KappaLab" pubblicherà prima del secondo volume ^_^
mercoledì 27 novembre 2024
Anime Tour, pellegrinaggio nei luoghi cult dell'animazione giapponese - Volume 2
TITOLO: Anime Tour, pellegrinaggio nei luoghi cult dell'animazione giapponese - vol. 2
AUTORE: Barbara Rossi
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 144
COSTO: 17 €
ANNO: 2024
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 988885457669
PAGINE: 144
COSTO: 17 €
ANNO: 2024
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 988885457669
Sinceramente non ho compreso perché io abbia comprato questo secondo volume di "Anime Tour", probabilmente sono all'ultimo stadio degli acquisti compulsivi di materiale editoriale dedicato all'animazione giapponese...
Lo scorso anno avevo comprato il volume 1, la cui recensione si può leggere al link qui sotto:
Non posso che copia/incollare (con qualche modifica) quanto scrissi:
"Premessa più importante di tutte, la Barbara Rossi autrice del libro è proprio la Barbara Rossi dei "Kappa Boys", ergo il libro è perfetto ^_^
Detto ciò, considerando che io non andrò mai in Giappone, e se mai ci andrò non sarà per fare "seichi junrei" (on line c'è un link ad una tesi dell'università Ca' Foscari), cioè pellegrinaggio nei luoghi degli anime, perché ho comprato la guida di Barbara Rossi?
Acquisto compulsivo?
Masochismo editoriale?
Dato che in passato ho acquistato altri titoli simili, tanto valeva continuare la prassi, che non si sa mai che un giorno non vada pure io in Giappone!
Nel libro sono riportati, ovviamente, luoghi reali presenti in anime e film di animazione, con tanto di coordinate e mappe.
Noto ed annoto che la "Kappalab" ormai pubblica quasi sempre libricini di questa entità (circa 150 pagine con tante immagini), con tema i viaggi in Giappone o lo "Studio Ghibli" (ne ho un altro da recensire).
Capisco che anche alla "Kappalab" abbiamo diritto di racimolare qualche introito dalla notorietà attuale di anime e manga, anzi, loro primi tra tutti ne hanno diritto (visto la loro storia), ma spero che si affrettino a pubblicare anche i seguiti di "Anime, guida al cinema d'animazione giapponese 1958 - 1969", visto che son DUE anni e mezzo che è uscito il primo volume.
Per il resto inserisco qualche scan per far comprendere cosa si ritroverà ad acquistare l'eventuale pellegrino di anime :] "
Il libro è uscito a giugno, ma l'ho scoperto da relativamente poco.
La cosa curiosa è che, come nel copia/incolla qui sopra, dopo un anno, ho veramente un altro libro della Kappalab sullo "Studio Ghibli" da recensire :]
Con tutte queste guide "Anime Tour" ed altre, se mai andassi in Giappone, cose che al 99% tenderei ad escludere, ci dovrei stare tre mesi per visitare tutti i luoghi sponsorizzati! ^_^
P.S.
Ma chiamare i "Kappa Boys" nel 2024 "Boys", ha ancora senso?
Non sarebbe più corretto "Kappa Senior" o "Kappa Ancient"? :]
lunedì 25 novembre 2024
Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 23 - secondo numero bimestrale)
Causa impegni vari recensisco con un p' di ritardo, rispetto alla ricezione della rivista, il numero 23 di "Anime Cult". C'è da dire che, essendo diventata (un po' a tradimento...) una pubblicazione bimestrale, potrei recensirla con due mesi di ritardo (si nota che la cosa non l'ho digerita molto?).
Il dossier del numero in questione è dedicato a tutte le riviste/fanzine che in questi decenni si sono susseguite occupandosi di anime e manga.
Un piccolo dubbio, misto ad un brivido lungo la schiena, mi ha assalito:
vuoi vedere che il Ceo vuole riesumare, dopo "Japan Magazine", tutte queste testate?!
Il mio abbonamento ad "AC" diventerà bi-annuale... :]
Non mancano le solite interessanti interviste:
Alessio Cigliano (doppiatore);
Giancarlo Malagutti (fumettista);
Seconda parte a Gian Claudio Galatoli (Doro TV, ITB, Mondo TV);
Enzo Draghi (prima parte).
L'indice generale della rivista, a cui segue più sotto l'indice con gli articoli sul dossier "riviste/fanzine".
Come sempre si noterà che non ho inserito le scan di alcuni scritti, non vuol dire che siano brutti, semplicemente mi son concentrato su altri.
Il primo articolo è di MikiMoz (che ringrazio per la citazione inerente il manga "Storia di una donna astuta e crudele"), ed è incentrato sui primi lungometraggi animati nipponici arrivati in Italia tra gli anni 50 e i primi anni 70, comunque prima di Heidi e Goldrake.
In queste settimane mi sono occupato di questi film in più post:
Altri post a tema li si può trovare al link qui sotto:
Nel post sui film d'animazione nipponica presentati alla "Mostra internazionale d'arte cinematografica" di Venezia pensavo di averli inseriti tutti, pur avendo fatto una ricerca un po' superficiale, ed invece mi era scappato "Alice... fanciulla infelice", proiettato a Venezia nel 1967. Annotato, invece, nello scritto di Mikimoz.
La cosa bella è che, tra i tanti scambi di film/file avvenuti all'inizio degli anni 2000, quando praticamente nulla di ufficiale era stato pubblicato in VHS/DVD, qualcuno mi aveva dato "Alice... fanciulla infelice", che ai tempi neppure avevo considerato, in quanto non lo vidi mai sulle tv private locali.
Rimedierò alla dimenticanza con qualche post apposito ^_^
lunedì 18 novembre 2024
Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese - n° 23 ottobre 2024
Ultimo numero di "Nippon Shock Magazine" (info del n° 22) distribuito in edicola, dal prossimo numero solo fumetterie e librerie, oltre agli abbonamenti. Vediamo se riesco a fare arrivare la rivista nella fumetteria qui vicino a casa mia, altrimenti la prenderò random in altri lidi ^_^
Un buon numero di articoli mi vedono poco informato, tipo i "Cavalieri dello Zodiaco", quindi mi limiterò all'esposizione dello scritto.
Quando i CdZ vennero trasmessi in televisione io ero già grandicello, altri anime li guardavo, questo mi faceva un po' cacare, detto sinceramente e con tutto il rispetto, tanto che li avevo soprannominati "I Cavalieri dello Zozzodiaco" :]
Questione di target, evidentemente.
In questi anni ho provato a rivedere i "Microsuperman" più volte, ho sempre dovuto abortire la visione, troppo bambinesco, forse dovrei insistere per un numero maggiore di puntate per vederci ciò che ha visto Jacopo Mistè. Dovrei anche leggermi il manga...
Vengono analizzati manga ed anime, quest'ultimo solo nella versione giapponese, non si accenna alla trasmissione italica.
giovedì 14 novembre 2024
"Russi, cinesi e giapponesi", di Piero Zanotto - "Rivista del Cinematografo" n° 4/5 aprile/maggio 1965 (per prima volta riportato il termine "manga" in Italia?)
Proseguo la carrellata di articoli sui primissimi lungometraggi animati arrivati in Italia, dopo il precedente post con brevi accenni in scritti del 1961 e del 1961, stavolta qualcosa di più corposo presente nella "Rivista del Cinematografo" dell'aprile/maggio 1965.
L'articolo, come si può leggere dal titolo qui sopra, si occupava di animazione russa, cinese e giapponese, quest'ultima da pagina 201, lo scritto o inserisco in toto per gli appassionati di animazione in generale.
Qui sotto, con un collage, anticipo la parte solo su "Il cartone nipponico", è forse questo il primo tentativo di analisi un po' approfondita, anche se può essere io abbia scoperto un'altra testata che potrebbe riservare qualche sorpresa ^_^
Una particolarità dell'articolo è che viene nominato, probabilmente per la prima volta in Italia (o almeno direi che sia la prima volta che io ne trovo traccia), il termine "manga", riferito, però, all'animazione.
Questo implica, di conseguenza, che quando arriveranno Goldrake e soci qualcosina era pur disponibile in italiano sull'animazione giapponese, in particolare il termine "manga" era arrivato in Italia da più di 20 anni. Peccato che la "Rivista del Cinematografo" gli addetti ai lavori non la consultassero :]
Viene spiegato il motivo per cui "Sayuki" venne rititolato ridicolmente "Le 13 fatiche di Ercolino", perché nel 1961 facevano cassa i film con Ercole e Maciste, che negli anni 70 vedemmo spesso in televisione.
L'autore, a differenza di molti suo colleghi dal 1978 in poi, attinse le sue informazioni da una fonte che aveva trattato l'animazione giapponese per la prima volta:
Il giudizio di Zanotto è sempre positivo, analizza e non stigmatizza, ma non è il suo primo scritto che mostro (sempre che non ci siano casi di omonimia), non sempre precisi come quello che posto oggi:
mercoledì 13 novembre 2024
"Le 13 fatiche di Ercolino", di Vice - "l'Unità" 4 marzo 1962 + "Film per ragazzi: Esaminati da educatori e studiosi arriveranno mai al loro pubblico?", di P. Eugenio Bruno S. J. - "Rivista del Cinematografo" n° 9/10 settembre/ottobre 1961
Dopo gli ultimi due post (post 1 - post 2) sui primi casi di animazione giapponese arrivata in Italia tra la fine degli anni 50, gli anni 60 e 70, colgo l'occasione per inserire qualche articolo del periodo.
In pratica i più vecchi articoli che ho recuperato fino ad oggi, tanto per contestualizzare come la carta stampata, in un periodo di nessuna acrimonia verso l'animazione giapponese, valutò quelle prime pellicole.
Benché il trafiletto qui sopra su "Le 13 fatiche di Ercolino" sia del 4 marzo 1962, quindi ovviamente successivo rispetto a quello qui sotto della "Rivista del Cinematografo" del settembre/ottobre 1961, ne inverto l'ordine per commentare prima quello più corto :]
Purtroppo l'immagine della pagina de "l'Unità" risulta rovinata, lo si può vedere nella colonna di sinistra, mentre in quella di destra ho cercato di colmare le lacune inserendo le parole che mi pare di aver riconosciuto. Qualche abile risolutore/risolutrice di rebus potrà integrare il testo.
Manca qualcosina che non son riuscito a ricostruire, ma il senso del trafiletto mi pare comunque chiaro.
L'autore del pezzo, che in seguito si occuperà spesso di animazione giapponese nelle pagine degli spettacoli de "l'Unità", annota la nuova presenza del cinema animato giapponese nelle sale italiane, riporta che le musiche e i cantatati fossero di nazionalità anglosassone, in quanto quella versione aveva le musiche della versione made in Usa. Infine giudica non molto positivamente il film.
Non che avesse torto nel valutare l'impostazione della trama simile ai film di Hollywood, forse più che altro della Disney, visto che il quel periodo la Toei puntava proprio a diventare la Disney d'Oriente, quindi animaletti graziosi e canzoncine... seppure in una trama dalle tematiche asiatiche e dal ritmo molto più avventuroso. Questo non venne compreso.
Quindi il "Sayuki" di Osamu Tezuka e Taiji Yabushita arrivò al Festival del Cinema di Venezia nel settembre 1961, ma nei cinema italiani a marzo 1962 con il titolo di "Le 13 fatiche di Ercolino".
Dalle pagine de "Il Messaggero" del 3 marzo 1962 affiorano due locandine in cui è riportato il premio ricevuto a Venezia, gli autori nipponici corretti e le musiche a cura di Les Baxter.
Si noti che nella locandina di sinistra in alto è ben chiaro che la versione era quella statunitense.
Geniale il promo pubblicitario:
"Se siete buoni genitori portate vostro figlio a vedere "Le 13 fatiche di Ercolino", se non lo siete picchiatelo, e veniteci voi"! ^_^
Il secondo scritto, che poi è cronologicamente il primo, essendo del settembre/ottobre 1961, comparve su una testata del settore, la "Rivista del Cinematografo", prendendo spunto proprio dall'appena conclusosi Festival del Cinema di Venezia del 1961.
L'articolo, quindi, analizza tutte le pellicole dedicate ai ragazzi mostrate a Venezia, tra cui il "film d'evasione" (come venne catalogato) "La scimmia incantata" che è il titolo con cui "Sayuki"/"Le 13 fatiche di Ercolino" venne tradotto per il Festival del Cinema di Venezia.
Oggi, i film che una volta erano considerati per ragazzi, sono diventati film visti da adulti, facendo incassare centinaia di milioni di euro/dollari alle major hollywoodiane, ma nel 1961 il cinema per ragazzi era considerato strano, raro, maledetto e commercialmente inutile... non sempre le cose cambiano in peggio ^_^
L'articolo riporta giudizi su tutte le pellicole per ragazzi mostrate a Venezia.
Chiaramente a me interessa solo la breve parte inerente il lungometraggio animato di Osamu Tezuka e Taiji Yabushita, son solo sette righe:
"La scimmia incantata (Giappone). Un racconto superfavoloso, in cartoni animati, in cui, tra esplosioni di magia e le insidie delle potenze maligne mirabilmente espresse da una tecnica perfetta, emerge sicuro ed invincibile lo splendore della santità e della virtù". (scan qui sotto)
Rispetto al giudizio non molto favorevole espresso da Vice su "l'Unità", P. Eugenio Bruno S. J. fu estremamente positivo, fin entusiasta, oserei dire.
lunedì 11 novembre 2024
L'animazione giapponese alla "Mostra internazionale d'arte cinematografica" di Venezia dal 1958 al 1967
Nel precedente post sui 5 volumi "Nuova Guida Cinematografica" (dal 1928 al 1986) ho inserito il link e la videata di una pagina del sito della "Mostra internazionale d'arte cinematografica", il cui scopo era confermare un'informazione sul film "Le 13 fatica di Ercolino", proiettato a Venezia nel 1961.
Mi è quindi sorta la curiosità di verificare quanta animazione giapponese fosse stata proiettata durante il Festival del cinema veneziano, trovando dieci titoli che vanno dal 1958 e non oltre il 1967, negli anni 70 e nei primi anni 80 nessun anime prese parte alla competizione cinematografica, neppure come proiezione non in concorso.
Ammetto che la ricerca l'ho svolta un po' velocemente, ma mi pare che non mi sia sfuggito nulla.
Il sito riporta una scheda per ogni titolo, in cui, oltre agli autori, c'è una breve o stringatissima sinossi, in sette casi su dieci ci sono anche delle immagini della pellicola.
Purtroppo non è specificato se la proiezione avvenne con il doppiaggio in italiano o con i sottotitoli, io immagino la seconda opzione, in quanto non tutti arrivarono nelle sale cinematografiche.
Un po' come successe con "Space Cruise Yamato", che venne proiettato durante il "XVI° Festival Internazionale del film di fantascienza" di Trieste dal 8 al 15 luglio 1978 e si perse nei magazzini di qualche distributore...
Sapevo che "Kimba/Leo il re della giungla" venne proiettato a Venezia in una versione di quattro (mi pare) episodi montati assieme (87 minuti) nel 1967, mentre non sapevo che la stessa cosa avvenne con "La Principessa Zaffiro" sempre nel 1967, anche se per un solo episodio (25 minuti).
Quindi, oltre a Kimba/Leo, gli italiani che si recarono al Festival di Venezia nel 1967 videro anche un altro anime seriale, "La Principessa Zaffiro".
Il primo shojo visto in Italia è del 1967! ^_^
L'immagine qui sopra riguarda Hakuja den, che venne doppiato ed arrivò nelle sale italiane.
Mentre Shônen sarutobi Sasuke non arrivò mai nei nostri cinema:
"Fantasia di francobolli" di Yoji Kuri fu un corto sperimentale, non proiettabile nelle sale, non sarebbe stato compreso.
Lo si può ammirare al link qui sotto:
domenica 10 novembre 2024
Cinque volumi "Nuova Guida Cinematografica" dal 1928 al 1986
Questo post deriva ed è collegato a quello più specifico sui film d'animazione giapponese dalle recensioni di "Segnalazioni Cinematografiche" con i volumi dal 1969 al 1982, in cui il "Centro Cattolico Cinematografico" recensiva tutti i film distribuiti in Italia per valutarne la loro validità etico, morale, educativa e religiosa.
In questi cinque volumi, sempre del "Centro Cattolico Cinematografico", sono presentati solo i titoli dei film con il cast produttivo e gli attori, niente recensioni (altrimenti sarebbero stati 50 volumi...), ovviamente ci sono anche i film d'animazione e pure quelli nipponici. La redazione, però (come riportato nell'introduzione dell'opera leggibile più sotto), divise i lungometraggi per regista, quindi non sempre vennero accreditati i registi giapponesi ai film d'animazione giapponesi, qualcuno ha nomi anglosassoni come All Bisney e Danis Marin.
Il cambio dei titoli e degli autori era una prassi consolidata italica molto prima dell'avvento di Goldrake e soci, non era per nulla un accanimento contro gli anime, veniva fatto per qualsiasi tipologia di lungometraggio, se questo permetteva di ingannare lo spettatore facendogli credere che il film fosse connesso ad altri titoli di successo. Mi vengono in mente i tanti film di arti marziali che avevano nel titolo "Bruce Lee", anche se Lui non c'era. Lo stesso valeva per i film dei kaiju, fatti passare per made in Hollywood.
Questo avveniva anche con l'animazione giapponese, che tramite il cambio del titolo e del nome del regista era camuffata per essere di matrice statunitense/disneyana, in modo da invogliare i genitori a portarci i figli.
Lo scopo del post è anche mostrare la mia ricerca delle fonti, che spesso mi fa portare a casa chili e chili di volumi, magari solo per controllare una decina di titoli. Per quanto illusorio e forse un po' infantile, il tutto vorrebbe anche per far sentire un po' in colpa coloro che vanno a pescare sul web informazioni gratuite per trasformarle a pagamento, senza manco citare la fonte originaria, e diventando, in questo modo, loro stessi, un po' abusivamente e meschinamente, fonte ufficiale per le successive pubblicazioni ^_^
Si potrebbe opinare che materiale editoriale così vetusto, spesso lacunoso dal punto di vista informativo, possa essere essere poco utile come fonte, ma il mio scopo è capire cosa negli anni 70 e primi anni 80 i giornalisti ed esperti vari potevano in buona fede sapere dell'animazione giapponese, sempre se avessero voluto scrivere informati dei fatti :]
Le fonti informative in quel periodo non erano moltissime, l'ideale, come scrivo spesso, sarebbe stato che il giornalista e/o esperto si cercasse informazioni da una fonte nipponica che conoscesse l'argomento animazione giapponese, altrimenti ci si doveva accontentare delle opzioni disponibili:
le recensioni presenti in "Segnalazioni Cinematografiche" (linkate sopra);
i documenti del "nullaosta censura" del Ministero dello Spettacolo (a cui faceva riferimento "Segnalazioni Cinematografiche);
Non moltissimo...
Il volume con i titoli dalla A alla K riporta solo due film d'animazione giapponese, sempre che non mi sia sfuggito qualcosa.
Oggi fa ridere che "Leo/Kimba" fosse accreditato con il regista di nome Al Bisbey o All Bisney,link qui sotto:
Oppure che per uno dei primissimo lungometraggi animati nipponici, "009 Joe Tempesta", venisse nominato Danis Marin come regista, tra l'altro unica sua opera presente nei cinque volumi.
Il tutto, però, faceva parte della strategia di deniponizzazione degli anime, non per astio verso quella nazione o verso gli autori, ma solo per cercare di vendere qualche biglietto in più.
Si noti che la distribuzione di questi film animati giapponesi era spesso regionale, almeno fino all'avvento di Goldrake e soci, che resero l'animazione nipponica in brand riconoscibile.
Qui sotto inserisco le scan delle pagine introduttive del primo volume dell'opera in cinque volumi, tanto per comprendere meglio come vennero organizzate le schede e a cosa corrispondevano i giudizi sui film, che nel tempo vennero modificati.
Forse si potrebbe criticare lo scopo originario del "Centro Cattolico Cinematografico", cioè valutare (direi legittimamente) cosa fosse guardabile e cosa no, ma, se oggi noi possiamo avere queste pur minime informazioni sui lungometraggi animati giapponesi arrivati in Italia, lo dobbiamo al loro lavoro.
mercoledì 6 novembre 2024
Confezione "Subbuteo Table Soccer Continental Club Edition" del 1974/75 con sorpresa toccante
I mercatini dell'usato ti permettono, oltre ad un elevato contenimento dei costi, di trovare piccoli tesori che su Ebay o fiere specifiche verrebbero eliminati dal venditore, in quanto considerati orpelli superflui.
Mi riferisco, nello specifico, ad un paio di quaderni presenti nella scatola, in cui l'ex bambino, non solo prendeva nota dei risultati delle partite tra le sue sei squadre, ma si mise anche a disegnare gli highlights degli incontri!
Essendo la confezione del 1974/75, immagino che il proprietario avesse pochi anni più di me. Il fatto che il mio quasi coetaneo si sia liberato di questo piccolo tesoro, sia economico, visto il valore delle squadre, che affettivo, mi fa ipotizzare che sia dipartito...
La scatola per un collezionista varrebbe poco o nulla, in quanto è piena di adesivi del Mondiale 1974 (che non rammento perché ero troppo piccolo), ma io la trovo un'altra preziosa testimonianza di quanto l'ex proprietario fosse appassionato al calcio in punta di dito e non.
Nella confezione c'erano cinque squadre in scatola, tenute bene, molto di nicchia. Ai tempi io sceglievo le squadre più in base al colore delle maglie che al blasone, ipotizzo che anche il mio quasi coetaneo si basasse su questo criterio estetico.
Infatti la cosa che accomuna quattro squadre su cinque, cioè Weppertaler (Gemania Ovest), Celitc, Sampadoria e Juipest Doska (Ungheria), è la divisa molto colorata, mentre la quinta è il Real Madrid in versione tutta blancos.
In realtà quello che il quasi coetaneo identificò nel Juipest Doska, scrivendolo sia sulla scatola che sui quaderni, dovrebbe essere la seconda maglia dello Sporting (quale?), oppure la seconda maglia del Diest, infine il Bishop Aucland, ma ci torno più sotto.
Per il valore economico delle cinque squadre ogni appassionato potrà fare un controllo su Ebay o su siti più specializzati, c'è da dire che mi è andata benino :]
La confezione contiene anche i palloni di colore marrone, che un amico un po' più grande di me mi ha confermato essere quelli della prima versione, le porte ancora integre, il campo da gioco e le bandierine, oltre al catalogo del 1974 e ai vari regolamenti del periodo.
Manca la squadra blu di default che era presente nella confezione, ma c'è ancora quella rossa, che il mio quasi coetaneo battezzò come Varese, quindi probabilmente era un varesottino ^_^
Come accennavo sopra il piccolo tesoro di ricordi ivi contenuto è quello dei due quaderni in basso a sinistra, in verità non con tantissime pagine scritte, ma resta un bellissimo ricordo.
Anch'io, penso come tutti, prendevo nota dei risultati degli incontri dei mini tornei, ma non ho mai disegnato nulla, lui fece un bel piccolo passo in più, che mostro a fine post.
In un altro post avevo mostrato un quaderno con dei disegni del periodo, ma erano inerenti l'animazione giapponese:
Edit del 7 novembre 2024:
Un amico (grazie Guido), più ferrato di me in narrativa, mi ha fatto notare che i nomi dei calciatori delle formazioni "BLU" e "ROSSI", visibili sui quaderni a fine post, sono di matrice letteraria avventurosa per ragazzi:
"I nomi delle squadre blu e rossi derivano dalle opere di Verne e Stevenson, il bambino era un avido lettore di romanzi di avventura.
Aronnax, Conseil, Farragut sono personaggi di 20 mila leghe sotto i mari
Trelawney, Bones, Long John Silver, Hawkins, Liveley, Arrow, Morgan sono dell'Isola del tesoro.
Anche gli altri presumo siano derivati da opere del genere."
La fantasia non ha limiti, calcio in punta di dito e romanzi d'avventura :]
domenica 3 novembre 2024
Il modulo di contatto del blog non inviava le mail - Parte 3
Mi sono accorto che di nuovo e di nuovo il "Modulo di Contatto", che permette di inviarmi delle mail, non funzionava, in quanto si disattiva e devo riattivarlo ogni volta... tra l'altro lo avevo riattivato qualche giorno prima.
Ci si accorge che il "Modulo di (non)Contatto" non sta facendo ciò che dovrebbe fare, cioè contattarmi, perché la scritta "INVIO IN CORSO...", assieme ai dati e al testo inserito, persiste senza sosta. Quando funziona tutto lo scritto scompare dopo pochissimi secondi, istanti, se non succede, la mail non mi giungerà.
Nel caso ciò capiti, magari mi si può scrivere un messaggio in un qualche post, così lo riattivo e mi si può rimandare eventualmente la mail.
Ci si accorge che il "Modulo di (non)Contatto" non sta facendo ciò che dovrebbe fare, cioè contattarmi, perché la scritta "INVIO IN CORSO...", assieme ai dati e al testo inserito, persiste senza sosta. Quando funziona tutto lo scritto scompare dopo pochissimi secondi, istanti, se non succede, la mail non mi giungerà.
Nel caso ciò capiti, magari mi si può scrivere un messaggio in un qualche post, così lo riattivo e mi si può rimandare eventualmente la mail.
In questi giorni ho riattivato il "Modulo di (non) Contatto" più e più volte, ma si disabilita subito... Non ho la più pallida idea di come porre rimedio al continuo inconveniente, se non quello di eliminare il "Modulo di (non) Contatto", visto che faccio pure la figura del maleducato che non risponde alle mail... mi chiedo se il malfunzionamento capiti solo sul mio blog, uso Chrome, ma ho provato anche con Firefox, nulla cambia.
In passato qualche sparuto lettore mi era venuto in soccorso per altri problemi al blog (ringrazio ancora IDEEIS), per caso qualcuno/a avrebbe un'idea di come risolvere questo problema?
Nel caso grazie ^_^
Quello che ho potuto fare, per ora, è aggiungere un messaggio di avviso al "Modulo di Contatto":
Modulo di contatto (se non si legge "IL MESSAGGIO E' STATO INVIATO" vuol dire che non funziona!)
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