TITOLO: Grandi madri mediali, archetipi dell'immaginario collettivo nel fumetto e nel cinema d'animazione
AUTORE: Roberta Bartoletti
CASA EDITRICE: Liguori Editore
PAGINE: 121
COSTO: 15,99 €
ANNO: 2012
FORMATO: 20 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788820757205
Intanto
mi pare giusto dare una definizione di archetipo, da Wikipedia:
“Il
termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico,
la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l'idea
platonica); in psicoanalisi da Jung ed altri autori, per indicare le
idee innate e predeterminate dell'inconscio umano; per derivazione in
mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni
mitico-religiose dell'uomo e, in narratologia, i metaconcetti di
un'opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura
della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida
per il concetto di «archiscrittura»: la forma ideale della
scrittura preesistente nell'uomo prima della creazione del linguaggio
e da cui si origina quest'ultimo. “
E' indubbio che io abbia notato il
libro in primis perché posto nel reparto della libreria Feltrinelli
in cui c'è la saggistica su anime e manga, successivamente mi ha
colpito la copertina. Non certo il titolo e il sottotitolo, che sono
rimasti abbastanza oscuri, a dire il vero anche un po' bruttini.
Per “Grandi Madri” si intende
l'archetipo di quella figura riconducibile alle antiche dee della
natura o anche a divinità femminili, legate al ciclo di vita,
procreazione e morte.
Per “mediali” si intende della
cultura di massa.
Una questione un po' scandalosa
riguarda il prezzo del libro, tralasciando i 99 centesimi, che sa
tanto di presa in giro, anche i 15 euro (e 99 cent) non sono cosa da
poco. 16 euro per un libro di 121 pagine (scritte) mi pare un poco
esagerato. Senza voler fare una equivalenza automatica tra numero di
pagine e costo del libro, direi che il prezzo non è certo
“popolare”.
E “popolare” non è neppure il
modo in cui è scritto il saggio, abbastanza difficile e con continui
rimandi ad autori e filosofi.
Riporterò alcuni brani del libro
per rendere l'idea di questa complessità, ma anche per spiegarne i
contenuti. Mi chiedo se non sarebbe stato possibile scriverlo in
maniera un po' più divulgativa, o almeno un po' meno astrusa.
Probabilmente il tema richiede per forza una terminologia tecnica e
delle frasi in cui qualche volta ci si perde. In fondo non è
responsabilità degli autori il livello culturale del lettore medio,
però anche il lettore “ignorante” paga i 16 euro...
Introduzione:
“La domanda che ci poniamo in
questo libro è: quali effetti ha questa trasformazione nelle forme
dell'immaginario sulla vita individuale e collettiva, in relazione in
particolare all'efficacia simbolica di queste narrazioni e delle loro
figure nel dare ordine e forme all'esperienza, nell'esprimere e
aiutare a fronteggiare i drammi della vita umana sulla terra?”
Pagina 5:
“Un ipotesi che ci guida è
infatti che le Grandi Madri rimandino a significati rimossi dalla
cultura occidentale e dalla modernità, che essendo però connaturati
all'esistenza umana non sono mai scomparsi completamente.”
Il saggio è diviso in 3 capitoli,
il primo è scritto da Lorenzo Giannini, gli altri due da Roberta
Bartoletti.
L'analisi dell'archetipo delle
Grandi Madri (e delle Dee della natura) si baa su 3 film di Miyazaki
e sulla figura di Fenice Nera negli X-Men della Marvel.
Capitolo 1 La Grande Madre e le
sue tracce
Le Grandi Madri del Neolitico;
Morfologia delle statuette; Grandi Madri nei miti e nelle culture
popolari; Demetra e Persefone come rappresentazioni evolute di Grandi
Madri; Sant'Anna e Maria.
Il capitolo si concentra su fiabe
e miti arcaici della Dea Madre nel neolitico, dal VIII millennio A.C.
Al III millennio A.C. Con capatine nella Grecia antica e nel
cristianesimo.
Immagino che questo capitolo
funga da introduzione al tema del libro, perché con l'animazione e
il fumetto non ha alcun nesso, mai sono citate...
Capitolo 2 La Grande Madre tra gli
archetipi dell'immaginario collettivo
L'archetipo come matrice di
immagini; Figure e significato degli archetipi della madre e della
Grande Madre; Archetipi e immaginario mediale; Il nuovo disagio della
vita simbolica: una digressione
Inizio subito col riportare una
frase di pagina 35:
Dopo
esserci occupati delle rappresentazioni della Grande Madre nella
prospettiva mitologica e archeologica e nello studio delle religioni
e del folclore popolare (cioè il primo capitolo, mia nota),
intendiamo ora considerare l'immagine della Grande Madre alla luce
del concetto di archetipo dell'inconscio collettivo, nel quadro della
psicologia analitica junghiana”.
Pagina 37 e 38:
“Con archetipo in sé intendiamo
quindi l'archetipo non percepibile e solo potenzialmente presente,
mentre con immagine archetipica si denota l'archetipo percepibile,
attualizzato e rappresentato in forma di simbolo. La ricorrenza di
immagini e tipi simili nelle diverse culture ed epoche storiche
sarebbe quindi imputabile a questa orine comune e universale,
archetipica appunto, radicata nella psiche inconscia umana, che
spiegherebbe quelli che nell'analisi mitologica vengono definiti
“motivi”, che nella sua analisi del mondo primitivo Levy-Bruhl
chiamava “rappresentazioni collettive”, o ancora ciò che Hubert
e Mauss intendevano con “categorie dell'immaginazione”, al cui
interno possiamo collocare l'immagine della Grande Madre.”
Sempre pagina 38
“Così gli archetipi dirigono
ogni forma immaginativa, sia della psiche umana sia dell'immaginario
collettivo: danno forma da un lato a fantasie, sogni e deliri,
dall'altro a miti, rappresentazioni religiose, fiabe e alla fantasia
creativa.”
Pagina 45:
“ A mero titolo esemplificativo,
sperando di aiutare il lettore senza confonderlo, ricordiamo solo i
principali archetipi relativi al processo di individuazione...”
Questa frase l'ho trovata ironica
(confonderlo?!?!), specialmente dopo 45 pagine in cui si discetta di
archetipi (che mi hanno permesso anche di capire meglio il concetto)
senza mai citare una sola volta anime o fumetti. Ma il sottotitolo e
la copertina di un libro quali scopi hanno nell'editoria? Catturare i
gonzi?
Il capitolo “ Archetipi e
immaginario mediale” analizza l'archetipo della Grande Madre nella
cultura di massa dal 900 ad oggi.
Capitolo 3 Le Grandi Mari
nell'immaginario mediale
Introduzione, alla ricerca di
Grandi Madri nel fumetto e nel cinema d'animazione;
Grandi e piccole madri nelle
storie animate di Hayao Miyazaki;
Nausicaa della Valle del vento:
Grandi Madri profetiche e tossiche;
Principessa Mononoke: Grandi Madri
vendicative e soccorrevoli;
La città spiritata di Chihiro e
il ritorno della (doppia) baba-jaga;
Le Grandi Madri di Miyazaki, fra
tradizione e cultura mainstream;
Grandi Madri mutanti? Tracce di
immagini archetipiche nel fumetto supereroico;
La saga della Fenice Nera, Grande
Madre caotica distruttrice;
Conclusione: sull'efficacia
simbolica delle Grandi Madri mediali.
All'inizio del capitolo si afferma
che il fumetto americano e l'animazione giapponese sono 2
palcoscenici non di nicchia in cui osservare gli archetipi sulla
Grande Madre. Se l'affermazione è vera per l'animazione giapponese,
in quanto gli anime sono visti sia da bambini che da adulti e sia da
maschi che da femmine, non mi pare lo sia altrettanto per il fumetto
supereroistico made in Usa, che è letto prevalentemente da maschi di
una certa fascia di età. Se è vero che la Fenice si è vista nel
terzo film degli X-Men, questo mi pare poco per considerare il
soggetto Fenice pari alla notorietà dei film di Miyazaki. Almeno in
Giappone tutti conoscono Miyazaki, mentre mi chiedo quanti negli Usa
conoscano la Fenice della Marvel.
Detto ciò, a pagina 70, col
paragrafo 3.2 ( Grandi e piccole madri nelle storie animate di Hayao
Miyazaki), quindi dopo 70 pagine (…) su un totale di 121,
finalmente si inizia a leggere qualcosa sull'animazione giapponese
(che sarebbe il soggetto della copertina del sottotitolo...).
Come
si può leggere nell'indice del terzo capitolo sono presi in esame 3
film di Miyazaki: Nausicaa, Mononoke, La città incantata.
In Nausicaa gli archetipi della
Grande Madre sono impersonificati da 2 personaggi. La vecchia saggia
cieca O-Baba. La giungla tossica col suo potere di vita e morte, cioè
la Grande madre natura, che in superficie e tossica e nel sottosuolo
rigenera la vita.
L'approfondimento, seppur breve
(solo 6 pagine), è molto interessante.
In Mononoke la prima figura di
Grande Madre è quella della Saggia Madre del villaggio degli Emishi
di Ashitaka, che lo spinge al suo viaggio ad ovest per cercare la
salvezza dalla sua maledizione. Riproponendo la trama del film
l'autrice la illustra con la lente del tema del saggio, il risultato
è una lettura diversa ed interessante del film di Miyazaki,
purtroppo anche questo paragrafo è breve (solo 7 pagine). Altra
figura di Grande Madre è la Lupa Moro, madre adottiva di San. La
terza figura di Grande Madre è il Dio Cervo.
In “La città incantata” è la
“cattiva” maga Yubaba ad essere la prima Grande Madre, mentre la
sorella “buona” Zeniba è la seconda. Yubaba e Zeniba è una
figura doppia ed opposta. Le 2 maghe gemelle si dimostrano al
contempo terribili e soccorrevoli. Con la piccola Chihiro sono
“soccorrevoli”, verso gli altri personaggi e tra loro 2 sono
“terribili”. L'essere “soccorrevoli e terribili” sono 2
caratteristiche degli archetipi delle Grandi Madri.
Anche questa riproposizione della
trama del film è lunga solo 7 pagine.
Il paragrafo finale su Miyazaki
(Le Grandi Madri di Miyazaki, fra tradizione e cultura mainstream) è
una analisi delle tipologia di Grandi Madri presenti nei suoi film,
ed il tipo di rapporto che queste hanno con l'eroe/eroina.
Anche quest'ultima parte è molto
interessante quanto breve.
E' un vero peccato che questi
paragrafi abbiano occupato solo 30 delle 121 pagine del saggio, un
po' poco per un costo di 16 euro, anzi no, 15 e 99!
Comincia quindi il paragrafo che
analizza l'archetipo delle Grandi Madri nel fumetto degli X-Men, nei
personaggi di Tempesta e soprattutto Fenice.
Purtroppo ho dovuto saltare la
lettura di questo paragrafo perché prende in esame proprio la saga
della Fenice Nera, che io sto leggendo, e che quindi avrebbe
rischiato di rivelarmi la trama della storia.
beh, grazie dell'attenzione, la recensione rivela una lettura attenta. sono contenta che il recensore abbia apprezzato le pagine dedicate all'analisi delle storie, posso solo aggiungere che anche se il numero di pagine dedicate può sembrare ridotto, tutto il resto del libro è finalizzato a guidare il lettore - che non deve essere necessariamente un esperto sociologo o psicologo ecc. - a guardare con occhi nuovi storie spesso trattate come banali, che banali non sono. Ambizione degli autori che mi pare, pur con alcuni ma, abbia avuto un po' di soddisfazione. Aspetto però il commento su Fenice Nera, mi interessa, Sul costo del libro, concordo ma il mercato editoriale italiano è quel che è, pochi leggono tanto e molti niente. Preciso che se dovessi mettere il libro in una sezione di una libreria, opterei onestamente per studi culturali, anche se sicuramente così si venderebbero meno copie. Grazie Roberta Bartoletti
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