TITOLO: L'ultimo missionario, l'abate Giovan Battista Sidotti e la sua scomparsa in Giappone nel 1708
AUTORE: Renzo Contarini e
Augusto Luca
CASA EDITRICE: Edizioni Italia Press
PAGINE: 149
COSTO: 22€
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788889761298
L'abate
Giovan Battista Sidotti era un prete siciliano che andò in Giappone,
quando questo era già chiuso agli stranieri e la religione cristiana
era già stata vietata (ed entrambe le cose erano punite con la
morte), per ottenere dall'Imperatore la libera predicazione del
Vangelo, e lì scomparve nel nulla.
Nel
1865 uno studioso inglese trovò un manoscritto dell'uomo che
interrogò Sidotti durante la prigionia, Arai Hakuseki. Assieme ad
altre fonti di origine vaticana ed olandese, gli autori narrano la
storia di questo abate e del suo tentativo di riaprire il Giappone
alla fede cristiana.
Va
subito precisato che il taglio del libro è totalmente pro Sidotti e
missionari, diciamo che è uno scritto cattolico fervente, se ci si
sofferma solo sulla parte storica, tralasciando la parte religiosa,
resta interessante.
Viene
fatto un quadro della situazione in Vaticano nel 1700, anno di
partenza di Sidotti. Vengono illustrate le motivazioni che spinsero
Sidotti a voler partire e la preparazione del viaggio. Tanto per
rendere l'idea del taglio del saggio, in questo capitolo si riporta
una conversazione inventata tra Sidotti e il Papa del periodo sulla
richiesta dell'Abate di partire per il Giappone. Un dialogo
totalmente immaginario (lo scrivono gli stessi autori), che si poteva
anche evitare, dato che non apporta nulla dal punto di vista storico,
anzi, fa nascere il sospetto che lo stesso criterio possa essere
stato applicato ad altre parti del libro.
Capitolo
2: Il cristianesimo in Giapponese
E'
riportato brevemente il secolo cristiano in Giappone (1549-1649),
dall'arrivo dei primi missionari alla cacciata degli stranieri e lo
sradicamento del cristianesimo. E' curioso che nella riproposizione
dei fatti storici mai si fa cenno all'introduzione delle armi da
fuoco da parte dei portoghesi, e del fatto che molti daimyo si
convertirono solo per ottenere più facilmente le nuove e potenti
armi portate dai cristiani. Ho trovato anche involontariamente
spiritoso che gli autori accusino gli olandesi del tempo di aver
sparso malignità sui missionari, affermando che miravano, tramite il
proselitismo, a colonizzare il Giappone. Quando mai nella storia del
mondo questa cosa è successa? Veramente terribili questi olandesi...
infatti il Giappone fu uno dei pochi paesi a ritardare al massimo il
colonialismo occidentale, proprio perché cacciarono gli occidentali
e i cristiani.
Capitolo
3: Terra di martiri
E'
raccontata la recrudescenza delle persecuzioni dei cristiani dopo la
morte dello shogun Ieyasu nel 1616: Martirio di Kyoto 07/10/1619;
Grande Martirio di Nagasaki 10/09/1619; Grande Martirio di Edo
04/12/1623.
Nel
1627 lo shogun Takugawa Iemitsu, contrariato dal rifiuto dei
cristiani ad apostatare, diede ordine di iniziare uno sterminio
sistematico. E' raccontata la rivolta delle popolazioni contadine
cristiane di Shimabara nel 1637.Questa rivolta, soffocata nel sangue,
fu fatta passare dal governo come rivolta religiosa, allo scopo di
aumentare l'isolamento e lo sradicamento della cristianità. Secondo
studi storici recenti fu di natura sociale, non religiosa, causata
dalla miseria e dalle vessazioni subite dai contadini.
Durante
la caccia ai cristiani tutti i sudditi venivano sottoposti ad una
prova chiamata “e-fumi” per scoprire chi fosse ancora cristiano,
perché ufficialmente tutti avevano fatto atto di apostasia. Le
persone erano obbligate a calpestare delle tavolette, appunto le
“e-fumi”, con sopra l'effige di Gesù e della Madonna, chi si
rifiutava dimostrava di essere ancora credente, subendo la pena di
morte se non accettava di concludere la prova.
Alla
fine del capitolo, dopo aver illustrato in che modi terribili i
cristiani venivano torturati, gli autori se ne escono con questa
frase: “Meravigliosa la fede e la costanza dei martiri”.
Appena
dopo si ricorda che nel 2008 vennero beatificati 188 martiri
giapponesi uccisi tra il 1603 e il 1639, tra cui bambini dai 2 ai 6
anni.
Io mi
chiedo cosa ci sia di “meraviglioso” nella morte di bambini per
una cosa che neanche capivano... Ha senso vantarsi, oggigiorno, della
morte di bambini morti come prova di fede?
Comunque
il capitolo ha lo scopo di illustrarci i pericoli a cui andava
incontro Sidotti quando decise di partire per una nazione chiusa agli
stranieri e che non accettava i cristiani.
Capitolo
4: Nelle Filippine
Sidotti
arrivò nelle Filippine nel 1704. Gli autori colgono l'occasione per
raccontarci la storia dell'evangelizzazione di quelle popolazioni, e
di quanto bene venne fatto loro...
E'
raccontata l'attività (da santo) di Sidotti nelle Filippine fino
alla sua partenza nel settembre del 1708.
Capitolo
5: Da Manila al Giapponese
Sidotti
arrivò nel Kyushu nell'ottobre del 1708. Da questa data le
informazioni su Sidotti saranno solo indirette e molto frammentarie,
oltre che rare. La prima fu nel 1713, 5 anni dopo il suo sbarco.
Capitolo
6: Convocato dallo Shogun
Da
questo punto in poi ci si affida ai documenti di cui ho raccontato
all'inizio della recensione (principalmente il manoscritto di Arai
Hakuseki, scritti olandesi, documenti vaticani).
In
questo capitolo è raccontato l'immediato arresto di Sidotti appena
sbarcato e il suo primo interrogatorio del 17/09/1710.
Capitolo
7: Prigioniero a Nagasaki
Arai
Hakuseki, prima dell'arrivo a Edo del prigioniero cristiano, si
informa su Sidotti tramite i primi interrogatori a Nagasaki.
Capitolo
8: Il primo incontro con Arai
Sono
raccontati i primi interrogatori di Arai a Sidotti. E' indubbio che
la parte interessante del libro siano le traduzioni di questi
interrogatori.
Capitolo
9: Kirishitan Yashiki
“Kirishitan
Yashiki”, “La casa dei cristiani”, è il nome della prigione in
cui dal 1643, durante le persecuzioni, i cristtiani erano reclusi a
Edo (Tokyo). Il capitolo racconta la storia di questo luogo di
prigionia, che era ubicato nell'attuale parco di Tokyo “Koishikawa
Koraku-en”, in cui si rinchiudevano e torturavano i cristiani di
rango.
Capitolo
10: L'interrogatorio
Dando
per scontata la veridicità (dopo così tante traduzioni e
adattamenti linguistici) di questi interrogatori tra Arai i Sidotti
si può intuire come fu un dialogo tra due filosofie diverse.
Capitolo
11: Una finestra aperta sul mondo
Nel
momento degli interrogatori di Sidotti il Giappone era chiuso agli
stranieri da 40 anni, quindi l'abate fu una fonte informativa
importante (i giapponesi dipendevano quasi totalmente dalle
informazioni degli olandesi stazionati a Deshima) , specialmente per
il curioso Arai.
Capitolo
12: La religione dello straniero
Arai
chiede a Sidotti di spiegargli la religione cristiana. Anche in
questo caso Sidotti fu l'unica fonte informativa del periodo, non
essendoci più in Giappone dei missionari cristiani, tutto ciò che
Arai sapeva proveniva da scritti di vari decenni prima.
Capitolo
13: Arai confuta il cristianesimo
Dopo
aver ascoltato Sidotti, e letto altri documenti risalenti al periodo
cristiano in Giappone, Arai esprime le sue critiche alla religione
cristiana.
Capitolo
14: Rapporto allo Shogun
Arai
prospetta allo Shogun tre possibili soluzioni per Sidotti, riporto lo
scritto di Arai:
“La
prima, che è la migliore, sarebbe quella di rimandarlo in patria.
Questo può sembrare difficile e invece è facile.
La
seconda, sarebbe di risparmiargli la vita, trattenendolo come
prigioniero. E' una soluzione media, che sembra facile, ma comporta
gravi difficoltà.
La
terza possibilità sarebbe di condannarlo a morte. E' la soluzione
peggiore, anche se è semplice e di facile soluzione.”
Per
ogni soluzione da lui suggerita, Arai entra nel merito con una
analisi più dettagliata.
Da
notare che, pur concordando sulla pericolosità a lungo termine del
cristianesimo per la stabilità sociale del Giappone, Arai ritiene
che i missionari non fossero venuti con lo scopo principale di
conquistare il paese.
Lo
Shogun scelse di imprigionare Sidotti, questo perché lui si presentò
come ambasciatore senza avere nessuna credenziale ufficiale. Oltre al
fatto che per i giapponesi era inconcepibile che uno straniero si
presentasse in Giappone, sapendo che gli era vietato dalla legge
vigente, chiedendo che la legge stesse fosse abrogata.
Capitolo
15: Sidotti muore in prigione
Nel
1715 Sidotti fu accusato di aver fatto proselitismo (una coppia di
anziani ex cristiani, che vivevano nei locali della prigione
cristiana). Quindi fu condannato ad una detenzione più dura, che
consisteva in una cella che era una buca nel terreno, questa era poco
più ampia e alta di Sidotti. L'uomo non sopravvisse molto a quella
tortura, che comportava anche una riduzione drastica del cibo.
Il
capitolo si conclude illustrando ciò che resta in Giappone della
missione di Sidotti. Secondo gli autori questo nostro personaggio ha
mantenuto un certo fascino per i giapponesi, tanto che nel
parco/prigione di Tokyo c'era un albero a lui dedicato dal nome
“Yuan-ki”. Inoltre l'immagine della Madonna che Sidotti portava
sempre con se è sopravvissuta al tempo, ed è esposta in un museo di
Tokyo, è chiamata “Edo no Santa Maria”.
Capitolo
16: Storia di fedeltà
Nell'ultimo
capitolo è raccontata brevemente la storia de cristianesimo in
Giappone dopo la morte di Sidotti, fino al 2000. E' accennata la
questione dei “cristiani nascosti”, che in epoca Meiji, col
ritorno dei missionari cristiani, si mostrarono pubblicamente dopo
200 anni di professione della fede senza clero.
Di seguito tre immagini prese dal libro sulla Kirishitan Yashiki di Edo/Tokyo
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