TITOLO: Al cinema con gli anime, il film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta
AUTORE: Jacopo Benini
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 296
COSTO: 22,50 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788896133712
Togliamo subito l'elefante, anzi, il brontosauro dalla stanza, il sottotitolo al libro non l'ho capito, azzarderei fin sbagliato, almeno fuorviante:
i film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta
Come tutte le volte che mi traslano materiale, qualsiasi esso sia, degli anni 70 negli anni 80, la cosa mi ha irritato ^_^
"Negli anni Ottanta":
gran parte delle serie tv da cui sono stati assemblati questi film di montaggio sono degli anni 70;
gli stessi mediometraggi Toei, poi montati ad arte per trarne film singoli, sono degli anni 70;
alcune delle iniziative commerciali italiche costituite per generare questi film di montaggio, sono state poste in atto negli anni 70, seppure alla loro fine.
Resta che il 1978 e/o il 1979, anche fino al 31 dicembre, restano anni 70.
Cosa costava riportare "i film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli Settanta ed anni Ottanta?
Si noti che degli anime visibili nelle copertine anteriore e posteriore solo due sono degli anni 80, tanto per dire la scelta un po' insensata per il sottotitolo.
Ammetto che quando appassionati/ricercatori tanto anagraficamente giovani (Benini è del 1996) si approcciano ai "miei" cartoni animati giapponesi provo dei sentimenti contrastanti:
sollievo e contentezza perché nuove leve indagano il mondo degli anime anni 70/80 e mantengono vivo il loro ricordo, che altrimenti si oblierà con la nostra dipartita;
un po' infastidito, come se un "estraneo" mi entrasse in casa ad impicciarsi dei fatti miei...
"Loro", le nuove leve, non hanno vissuto il "first impact" e manco il secondo (forse neppure il terzo...), come si permettono di spiegarlo a me che c'ero e che raccolgo documenti e materiale da quando "loro" (gli estranei) manco erano nati o erano all'asilo?
Ovviamente conta il come questi giovani saggisti sviluppano la loro ricerca e trattano l'argomento "vecchi cartoni animati giapponesi" :]
Uno dei tanti aspetti che una persona nata nel 1996 non può comprendere è che noi guardavamo i primi anime in tv in bianco e nero, solo successivamente le tv a colori entrarono nella case italiche, ma non a casa mia fino al 1986...
Per fortuna sia nella prefazione di Gianluca Di Fratta, che nello scritto dell'autore e nelle interviste a fine saggio, l'argomento è ben esposto.
Poter recarsi al cinema per ammirare i tuoi eroi a colori era un sensazione unica, che poi le trame di questi film e talvolta i nomi non tornassero del tutto con quello che conoscevi, creava un po' di spiazzamento (e di discussione tra amici), ma restava un'esperienza catartica ^_^
Infatti concordo su tutta la prefazione difrattiana, tranne nei punti in cui, forse, ci si complimenta troppo con gli autori di questi stravolgimenti di montaggio cinematografico, che, stringi stringi, operavano per un mero tornaconto economico, una mezza truffa ai danni di innocenti bambini che volevano vedere solo i propri eroi animati colorati sul grande schermo. Nel caso dei mediometraggi il film era già esistente nella versione nipponica, sarebbe bastato proiettarlo senza pigliarci per il c... :]
Un po' mi ricorda la questione attuale, presente spesso sulla rivista
"Anime Cult", secondo cui dovremmo ringraziare chi alla Fininvest/Mediaset importava anime fuori target, quindi era "costretto" a manipolarli, delocalizzarli, snaturarli e in alcuni casi stravolgerli, per mandarli in onda... mentre in realtà costoro facevano i propri interessi legittimi di stipendiati, non agivano per il bene dell'animazione nipponica in Italia... ma sto divagando.
Capisco che il saggio sia una analisi seria, seppur di un argomento tanto secondario (ed importante!), ma talvolta ho letto dei termini che forse si sarebbero potuti rendere più accessibili:
tool di rimando; bias culturale; sistematizzazione tassonomica; framework teorico"...
E poi ho smesso di prendere nota a pagina 17, perché era solo l'introduzione dell'autore :]
Nel primo capitolo si riepiloga la storia dell'animazione nipponica, che viene fatta partire, per esigenze di spazio e coerenza con il tema del saggio, dal dopo guerra. Ci si concentra sull'animazione nipponica commerciale, non film d'autore, come commerciali erano i film di montaggio italici.
Per spiegare la parte commerciale delle serie tv nipponiche, anche nei loro esordi con "Tetsuwa Atom", si fa spesso riferimento agli sponsor, tipo l'azienda di cioccolati "Meiji Seika".
Tanti ma tanti anni fa comprai alla libreria Hoepli di Milano due libricini strapieni di pubblicità per ragazzini, ai tempi non sapevo bene neppure il perché di quell'acquisto impulsivo, ma mi è tornato utili più volte: