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mercoledì 2 luglio 2025

Heidi, Goldrake e Mazinga: "Borsa Film: rassegna settimanale delle programmazioni cinematografiche" - "Giornale dello Spettacolo" da settembre a novembre 1978 (dati spettatori all'esordio al cinema)





"Borsa Film" era una rassegna settimanale presente all'interno del "Giornale dello Spettacolo" che dava conto di varie informazione dei film esordienti, tra queste:
gli spettatori dei film esordienti nei primi giorni di presenza al cinema;
i giorni di programmazione;
le città dove venivano proiettati;
la classifica dei risultati settimanali;
la classifica dei risultati complessivo.

Per diversi anni "Borsa Film" era una pubblicazione a sé stante, poi è confluita all'interno del "Giornale dello Spettacolo". Nelle ultime ricerche che ho effettuato ho consultato "Borsa Film" dell'annata 1978 in una bobina microfilmata a parte rispetto al "Giornale dello Spettacolo", riesumando semplicemente i dati degli spettatori e i giorni di programmazioni delle prime settimane di tre lungometraggi animati nipponici:
Heidi in città;
Mazinga contro gli Ufo Robot;
Heidi diventa principessa.

Non è il primo post che dedico agli spettatori che ebbe l'animazione cinematografica giapponese tra la fine del 1970 e i primissimi anni 80:


A cui si aggiunge la scoperta della mancata proiezione del primo film della "Yamato/Star Blazers":


Questa sopra è la pagina iniziale con gli spettatori al 3 settembre 1978 del numero del "Giornale dello Spettacolo" del 9 settembre 1978.

"Heidi in città" era considerata una produzione tedesca, immagino per l'azienda che ne deteneva i diritti in Europa (Beta GMBH, Monaco), anche se il regista non era proprio teutonico: I. Takamata, invece che Takahata...

Si noti che il film non aveva sale censite a Milano, ma i numeri degli spettatori, considerando che erano cinema "indipendenti regionali", non furono pochi.

"Mazinga contro gli Ufo Robot" presenta i dati dell'esordio di sole tre città, quindi un numero di spettatori molto minore.

sabato 28 giugno 2025

Heidi, Goldrake, Mazinga e Candy Candy al cinema dal "Giornale dello Spettacolo" 1978 e 1981 (manifesti e dati spettatori)


Questo post nasce sempre dalle spedizioni in biblioteca degli ultimi mesi, grazie a cui avevo scoperto, sempre sul "Giornale dello Spettacolo", il manifesto promozionale in assoluta anteprima del primo film della Yamato/Star Blazers" (mai proiettato al cinema...):

Avevo già consultato il "Giornale dello Spettacolo" anni ed anni fa, ma solo per le annate 1979 e 1980, inserendo i relativi ritrovamenti in un post anche con altre fonti:

Con questo post completo le ricerca con le annate 1978 e 1981, chi ne avesse la pazienza, dovrà consultare le informazioni presenti in questo post con quelle linkate qui sopra.
Il manifesto promozionale sul film "Heidi in città" è del numero del "Giornale dello Spettacolo" dell'8 luglio 1978, ed anticipa di qualche giorno quelli visibili in apertura di post sempre linkato qui sopra.
Anche le due immagini qui sotto sono del numero dell'8 luglio, quindi, per ora, la prima fonte che informò gli addetti al settore cinematografico dell'uscita del film su Heidi e del primo film con Goldrake ed un ancora sconosciuto Grande Mazinga, fu il "Giornale dello Spettacolo", seppur per soli tre giorni.


Purtroppo il microfilm che ho consultato è (sempre) in bianco e nero, comunque il poster della battaglia è in bianco e nero anche al link sopra citato.
Uscita nazionale il 7 settembre in solo 100 copie!
E dato che questo era l'unico film di fantascienza sfuggito agli schermi televisivi, era meglio prenotarsi in anticipo per avere le pellicole da proiettare.
Inutile dire che ci andai pure io al cinema, e fu stupendo vedere tutti quei colori sul grande schermo con tutti quei personaggi noti e sconosciuti.

giovedì 10 aprile 2025

Promozione del film "Incrociatore Spaziale Y. - Il più grande film animato di fantascienza" - "Giornale dello Spettacolo" n° 2 del 14 gennaio 1978



Nella mia ricerca indefessa di informazioni sul lungometraggio animato "Space Cruiser Yamato", ho accumulato ormai un certo numero di notizie:


Fare riferimento ai link sopra per spiegazioni più esaurienti, in questo post le considererò acquisite, altrimenti debbo rispiegare tutto l'ambaradan ogni volta  :]

Sappiamo che il film "Space Cruiser Yamato" non venne mai proiettato nei cinema italici, in quanto non esiste il relativo visto censura del lungometraggio animato, probabilmente non venne neppure mai doppiato.
Non è presente neppure nelle schede della pubblicazione "Segnalazioni Cinematografiche".
La carta stampata ne riferì al pubblico italiano perché il film "Space Cruiser Yamato" partecipò al "XVI° Festival Internazionale del film di fantascienza" di Trieste dall'8 al 15 luglio 1978.
La Salani, però, pubblicò il cartonato, ma con il titolo modificato in "Incrociatore Spaziale Galaxy", usando le immagini di quel film di montaggio proiettato a Trieste.
Era già un film di montaggio, ma la versione triestina venne ulteriormente ridotta/rimaneggiata.
Dal punto di vista cronologico il cartonato della Salani si piazza, a mio avviso, appena dopo a quello di "Atlas Ufo Robot" della "Giunti Marzocco".
Dal punto cinematografico, forse, il film "Space Cruiser Yamato" anticipò di qualche giorno l'uscita nelle sale dei film di Goldrake e Mazinga, seppur per la platea ristretta del festival di Trieste e probabilmente in inglese sottotitolato in italiano.
"Space Cruiser Yamato" venne proiettato anche al 30esimo Festival di Cannes del maggio 1977:

giovedì 26 dicembre 2024

"Situazione del film per ragazzi", di Carlos Maria Stachlin - "La Biennale di Venezia, rivista dell'Ente Autonomo "La Biennale di Venezia" n° 35 aprile/giugno 1959


Quello che ho riesumato è, per ora e a mia conoscenza, lo scritto più vecchio in cui venga citato lo sbarco in Italia dell'animazione giapponese, in questo caso il lungometraggio "Il bambino e il serpente bianco", cioè "La leggenda del serpente bianco", come venne titolato ufficialmente alla sua uscita nelle sale cinematografiche.
Questo articolo dell'aprile/giugno 1959 anticipa di qualche mese anche il saggio sull'animazione  "Storia del cartone animato" di Enrico Gianeri, pubblicato nel 1960, in cui vennero citati alcuni film animati nipponici.
L'articolo di Carlos Maria Stachlin (su cui non ho trovato info online), pubblicato sulla testata "La Biennale di Venezia", si limita a poche righe di commento sul lungometraggio nipponico, dato che lo scritto verte in generale sui film (ovviamente cinematografici) per ragazzi, ma considerando che è la prima testimonianza inerente l'animazione giapponese in Italia, mi è parso il caso di considerarlo meritoria di essere salvato dall'oblio editoriale.
Infatti a pagina 40 si può leggere:
"Neppure disegni animati come "Presto pioverà" (URSS) di Polkonikov, o il giapponese "Il bambino e il serpente bianco" di Taiji Yabushita, pur essendo moto bene realizzati, sanno apportare qualcosa di nuovo a questa tecnica particolare, né presentano un progresso nella espressione estetica."

Inoltre a pagina 39 è inserita (forse) la prima immagine di un film animato nipponico, sempre quella de "Il bambino e il serpente bianco".
La questione dei film per ragazzi verrà esaminata nel settembre/ottobre 1961:

L'autore, pur dando un giudizio positivo sul film d'animazione giapponese, non lo considera innovativo, come non considera innovative altre pellicole.
L'articolo l'ho trovato molto interessante (da leggersi assieme a quello linkato qui sopra), dato che ci informa su alcune problematiche dei film per ragazzi che ai tempi ne impedivano la programmazione al cinema.
In pratica, sia i lungometraggi che i corti, non erano considerati redditizi dai distributori, quindi erano pochi quelli che finivano nelle sale cinematografiche, spesso terminavano la loro vita nei festival del cinema. Inoltre ricevere un premio come "pellicola per ragazzi" praticamente ne precludeva la possibilità di essere proiettati al cinema, proprio per la causa di cui sopra. La stessa idea di fare un film per ragazzi impediva di racimolare i foni per realizzarlo, perché il sistema non li considerava redditizi.
Carlos Maria Stachlin ci informa anche di un'inchiesta che rivelava quanto i pregiudizi su cosa i bambini/ragazzi potessero apprezzare/capire al cinema fosse errata. In questo siamo migliorati molto, tanto che oggi i film per adulti sono molto bambineschi, il rapporto si è fin invertito   ^_^
Non credo sia errato affermare che l'inchiesta (effettuata tramite questionari) dal "Centro culturale San Fedele" anticipò quello che avvenne con l'arrivo in pianta stabile dell'animazione seriale giapponese dal 1978:
"... i bambini non vogliono che il film li rinchiuda nel loro universo infantile, vogliono una evasione, preferiscono che il film li porti fuori dal mondo dei bambini e li introduca in quello degli adulti, in cui essi si vedano accolti da quelli".

Una delle caratteristiche dei film prima e poi dalle serie nipponiche che arrivarono in Italia è proprio che i bambini/ragazzi animati vivevano un'avventura a pari dignità con gli adulti animati, spesso con un ruolo più importante.
Un vero peccato che i giornalisti ed esperti che commentarono i cartoni animati giapponesi dal 1978, non lessero mai l'articolo di Carlos Maria Stachlin...

Lo scritto mi ha permesso di scoprire alcune pellicole citate, ovviamente solo quelle presenti (o che son riuscito a trovare) su varie piattaforme, una bellissima:


          

Tralasciando per un momento la povera sorte del pesciolino rosso, che nella realtà avrà forse avuto varie controfigure finite male... e del povero canarino mezzo morto di paura per le attenzioni del gattino nero, visto che si parla del 1959 in cui certe accortezze verso gli animali erano ancora di là da venire, il cortometraggio l'ho trovato molto bello.
Una della particolarità del corto è che il protagonista è un bambino orientale, direi cinese (dall'abito della madre), che vive in Francia.

Ho trovato solo altre due pellicole citate nello scritto, peccato...

giovedì 14 novembre 2024

"Russi, cinesi e giapponesi", di Piero Zanotto - "Rivista del Cinematografo" n° 4/5 aprile/maggio 1965 (per prima volta riportato il termine "manga" in Italia?)


Proseguo la carrellata di articoli sui primissimi lungometraggi animati arrivati in Italia, dopo il precedente post con brevi accenni in scritti del 1961 e del 1961, stavolta qualcosa di più corposo presente nella "Rivista del Cinematografo" dell'aprile/maggio 1965.
L'articolo, come si può leggere dal titolo qui sopra, si occupava di animazione russa, cinese e giapponese, quest'ultima da pagina 201, lo scritto o inserisco in toto per gli appassionati di animazione in generale.
Qui sotto, con un collage, anticipo la parte solo su "Il cartone nipponico", è forse questo il primo tentativo di analisi un po' approfondita, anche se può essere io abbia scoperto un'altra testata che potrebbe riservare qualche sorpresa  ^_^
Una particolarità dell'articolo è che viene nominato, probabilmente per la prima volta in Italia (o almeno direi che sia la prima volta che io ne trovo traccia), il termine "manga", riferito, però, all'animazione.
Questo implica, di conseguenza, che quando arriveranno Goldrake e soci qualcosina era pur disponibile in italiano sull'animazione giapponese, in particolare il termine "manga" era arrivato in Italia da più di 20 anni. Peccato che la "Rivista del Cinematografo" gli addetti ai lavori non la consultassero  :]



Viene spiegato il motivo per cui "Sayuki" venne rititolato ridicolmente "Le 13 fatiche di Ercolino", perché nel 1961 facevano cassa i film con Ercole e Maciste, che negli anni 70 vedemmo spesso in televisione.


L'autore, a differenza di molti suo colleghi dal 1978 in poi, attinse le sue informazioni da una fonte che aveva trattato l'animazione giapponese per la prima volta:

Il giudizio di Zanotto è sempre positivo, analizza e non stigmatizza, ma non è il suo primo scritto che mostro (sempre che non ci siano casi di omonimia), non sempre precisi come quello che posto oggi:


mercoledì 13 novembre 2024

"Le 13 fatiche di Ercolino", di Vice - "l'Unità" 4 marzo 1962 + "Film per ragazzi: Esaminati da educatori e studiosi arriveranno mai al loro pubblico?", di P. Eugenio Bruno S. J. - "Rivista del Cinematografo" n° 9/10 settembre/ottobre 1961

 



Dopo gli ultimi due post (post 1 - post 2) sui primi casi di animazione giapponese arrivata in Italia tra la fine degli anni 50, gli anni 60 e 70, colgo l'occasione per inserire qualche articolo del periodo.
In pratica i più vecchi articoli che ho recuperato fino ad oggi, tanto per contestualizzare come la carta stampata, in un periodo di nessuna acrimonia verso l'animazione giapponese, valutò quelle prime pellicole.
Benché il trafiletto qui sopra su "Le 13 fatiche di Ercolino" sia del 4 marzo 1962, quindi ovviamente successivo rispetto a quello qui sotto della "Rivista del Cinematografo" del settembre/ottobre 1961, ne inverto l'ordine per commentare prima quello più corto  :]

Purtroppo l'immagine della pagina de "l'Unità" risulta rovinata, lo si può vedere nella colonna di sinistra, mentre in quella di destra ho cercato di colmare le lacune inserendo le parole che mi pare di aver riconosciuto. Qualche abile risolutore/risolutrice di rebus potrà integrare il testo.
Manca qualcosina che non son riuscito a ricostruire, ma il senso del trafiletto mi pare comunque chiaro.
L'autore del pezzo, che in seguito si occuperà spesso di animazione giapponese nelle pagine degli spettacoli de "l'Unità", annota la nuova presenza del cinema animato giapponese nelle sale italiane, riporta che le musiche e i cantatati fossero di nazionalità anglosassone, in quanto quella versione aveva le musiche della versione made in Usa. Infine giudica non molto positivamente il film.
Non che avesse torto nel valutare l'impostazione della trama simile ai film di Hollywood, forse più che altro della Disney, visto che il quel periodo la Toei puntava proprio a diventare la Disney d'Oriente, quindi animaletti graziosi e canzoncine... seppure in una trama dalle tematiche asiatiche e dal ritmo molto più avventuroso. Questo non venne compreso.
Quindi il "Sayuki" di Osamu Tezuka e Taiji Yabushita arrivò al Festival del Cinema di Venezia nel settembre 1961, ma nei cinema italiani a marzo 1962 con il titolo di "Le 13 fatiche di Ercolino".




Dalle pagine de "Il Messaggero" del 3 marzo 1962 affiorano due locandine in cui è riportato il premio ricevuto a Venezia, gli autori nipponici corretti e le musiche a cura di Les Baxter.
Si noti che nella locandina di sinistra in alto è ben chiaro che la versione era quella statunitense.
Geniale il promo pubblicitario:
"Se siete buoni genitori portate vostro figlio a vedere "Le 13 fatiche di Ercolino", se non lo siete picchiatelo, e veniteci voi"!   ^_^



Il secondo scritto, che poi è cronologicamente il primo, essendo del settembre/ottobre 1961, comparve su una testata del settore, la "Rivista del Cinematografo", prendendo spunto proprio dall'appena conclusosi Festival del Cinema di Venezia del 1961. 
L'articolo, quindi, analizza tutte le pellicole dedicate ai ragazzi mostrate a Venezia, tra cui il "film d'evasione" (come venne catalogato) "La scimmia incantata" che è il titolo con cui "Sayuki"/"Le 13 fatiche di Ercolino" venne tradotto per il Festival del Cinema di Venezia.
Oggi, i film che una volta erano considerati per ragazzi, sono diventati film visti da adulti, facendo incassare centinaia di milioni di euro/dollari alle major hollywoodiane, ma nel 1961 il cinema per ragazzi era considerato strano, raro, maledetto e commercialmente inutile... non sempre le cose cambiano in peggio  ^_^
L'articolo riporta giudizi su tutte le pellicole per ragazzi mostrate a Venezia.
Chiaramente a me interessa solo la breve parte inerente il lungometraggio animato di Osamu Tezuka e Taiji Yabushita, son solo sette righe:
"La scimmia incantata (Giappone). Un racconto superfavoloso, in cartoni animati, in cui, tra esplosioni di magia e le insidie delle potenze maligne mirabilmente espresse da una tecnica perfetta, emerge sicuro ed invincibile lo splendore della santità e della virtù". (scan qui sotto)

Rispetto al giudizio non molto favorevole espresso da Vice su "l'Unità", P. Eugenio Bruno S. J. fu estremamente positivo, fin entusiasta, oserei dire.

lunedì 11 novembre 2024

L'animazione giapponese alla "Mostra internazionale d'arte cinematografica" di Venezia dal 1958 al 1967


Nel precedente post sui 5 volumi "Nuova Guida Cinematografica" (dal 1928 al 1986) ho inserito il link e la videata di una pagina del sito della "Mostra internazionale d'arte cinematografica", il cui scopo era confermare un'informazione sul film "Le 13 fatica di Ercolino", proiettato a Venezia nel 1961.
Mi è quindi sorta la curiosità di verificare quanta animazione giapponese fosse stata proiettata durante il Festival del cinema veneziano, trovando dieci titoli che vanno dal 1958 e non oltre il 1967, negli anni 70 e nei primi anni 80 nessun anime prese parte alla competizione cinematografica, neppure come proiezione non in concorso.
Ammetto che la ricerca l'ho svolta un po' velocemente, ma mi pare che non mi sia sfuggito nulla.
Il sito riporta una scheda per ogni titolo, in cui, oltre agli autori, c'è una breve o stringatissima sinossi, in sette casi su dieci ci sono anche delle immagini della pellicola.
Purtroppo non è specificato se la proiezione avvenne con il doppiaggio in italiano o con i sottotitoli, io immagino la seconda opzione, in quanto non tutti arrivarono nelle sale cinematografiche.
Un po' come successe con "Space Cruise Yamato", che venne proiettato durante il "XVI° Festival Internazionale del film di fantascienza" di Trieste dal 8 al 15 luglio 1978 e si perse nei magazzini di qualche distributore...
Sapevo che "Kimba/Leo il re della giungla" venne proiettato a Venezia in una versione di quattro (mi pare) episodi montati assieme (87 minuti) nel 1967, mentre non sapevo che la stessa cosa avvenne con "La Principessa Zaffiro" sempre nel 1967, anche se per un solo episodio (25 minuti).
Quindi, oltre a Kimba/Leo, gli italiani che si recarono al Festival di Venezia nel 1967 videro anche un altro anime seriale, "La Principessa Zaffiro".
Il primo shojo visto in Italia è del 1967!   ^_^

L'immagine qui sopra riguarda Hakuja den, che venne doppiato ed arrivò nelle sale italiane.



Mentre Shônen sarutobi Sasuke non arrivò mai nei nostri cinema:



"Fantasia di francobolli" di Yoji Kuri fu un corto sperimentale, non proiettabile nelle sale, non sarebbe stato compreso.
Lo si può ammirare al link qui sotto:

domenica 10 novembre 2024

Cinque volumi "Nuova Guida Cinematografica" dal 1928 al 1986



Questo post deriva ed è collegato a quello più specifico sui film d'animazione giapponese dalle recensioni di "Segnalazioni Cinematografiche" con i volumi dal 1969 al 1982, in cui il "Centro Cattolico Cinematografico" recensiva tutti i film distribuiti in Italia per valutarne la loro validità etico, morale, educativa e religiosa.
In questi cinque volumi, sempre del "Centro Cattolico Cinematografico", sono presentati solo i titoli dei film con il cast produttivo e gli attori, niente recensioni (altrimenti sarebbero stati 50 volumi...), ovviamente ci sono anche i film d'animazione e pure quelli nipponici. La redazione, però (come riportato nell'introduzione dell'opera leggibile più sotto), divise i lungometraggi per regista, quindi non sempre vennero accreditati i registi giapponesi ai film d'animazione giapponesi, qualcuno ha nomi anglosassoni come All Bisney e Danis Marin. 
Il cambio dei titoli e degli autori era una prassi consolidata italica molto prima dell'avvento di Goldrake e soci, non era per nulla un accanimento contro gli anime, veniva fatto per qualsiasi tipologia di lungometraggio, se questo permetteva di ingannare lo spettatore facendogli credere che il film fosse connesso ad altri titoli di successo. Mi vengono in mente i tanti film di arti marziali che avevano nel titolo "Bruce Lee", anche se Lui non c'era. Lo stesso valeva per i film dei kaiju, fatti passare per made in Hollywood.
Questo avveniva anche con l'animazione giapponese, che tramite il cambio del titolo e del nome del regista era camuffata per essere di matrice statunitense/disneyana, in modo da invogliare i genitori a portarci i figli.
Lo scopo del post è anche mostrare la mia ricerca delle fonti, che spesso mi fa portare a casa chili e chili di volumi, magari solo per controllare una decina di titoli. Per quanto illusorio e forse un po' infantile, il tutto vorrebbe anche per far sentire un po' in colpa coloro che vanno a pescare sul web informazioni gratuite per trasformarle a pagamento, senza manco citare la fonte originaria, e diventando, in questo modo, loro stessi, un po' abusivamente e meschinamente, fonte ufficiale per le successive pubblicazioni   ^_^


Si potrebbe opinare che materiale editoriale così vetusto, spesso lacunoso dal punto di vista informativo, possa essere essere poco utile come fonte, ma il mio scopo è capire cosa negli anni 70 e primi anni 80 i giornalisti ed esperti vari potevano in buona fede sapere dell'animazione giapponese, sempre se avessero voluto scrivere informati dei fatti  :]
Le fonti informative in quel periodo non erano moltissime, l'ideale, come scrivo spesso, sarebbe stato che il giornalista e/o esperto si cercasse informazioni da una fonte nipponica che conoscesse l'argomento animazione giapponese, altrimenti ci si doveva accontentare delle opzioni disponibili:
le recensioni presenti in "Segnalazioni Cinematografiche" (linkate sopra);
i documenti del "nullaosta censura" del Ministero dello Spettacolo (a cui faceva riferimento "Segnalazioni Cinematografiche);

Non moltissimo...


Il volume con i titoli dalla A alla K riporta solo due film d'animazione giapponese, sempre che non mi sia sfuggito qualcosa.
Oggi fa ridere che "Leo/Kimba" fosse accreditato con il regista di nome Al Bisbey o All Bisney,link qui sotto:

Oppure che per uno dei primissimo lungometraggi animati nipponici, "009 Joe Tempesta", venisse nominato Danis Marin come regista, tra l'altro unica sua opera presente nei cinque volumi.
Il tutto, però, faceva parte della strategia di deniponizzazione degli anime, non per astio verso quella nazione o verso gli autori, ma solo per cercare di vendere qualche biglietto in più.
Si noti che la distribuzione di questi film animati giapponesi era spesso regionale, almeno fino all'avvento di Goldrake e soci, che resero l'animazione nipponica in brand riconoscibile.

Qui sotto inserisco le scan delle pagine introduttive del primo volume dell'opera in cinque volumi, tanto per comprendere meglio come vennero organizzate le schede e a cosa corrispondevano i giudizi sui film, che nel tempo vennero modificati. 
Forse si potrebbe criticare lo scopo originario del "Centro Cattolico Cinematografico", cioè valutare (direi legittimamente) cosa fosse guardabile e cosa no, ma, se oggi noi possiamo avere queste pur minime informazioni sui lungometraggi animati giapponesi arrivati in Italia, lo dobbiamo al loro lavoro.

martedì 15 ottobre 2024

"Uomooo Diavolooo!" - Prima apparizione di Akira/Devilman in Italia nel settembre1978 + "Mazinga contro gli Ufo Robot", di G. S. - "La Sicilia" 8 settembre 1978



         


Nel numero settembrino di "Nippon Shock Magazine" è presente un lungo approfondimento su Devilman, ma noi in Italia lo conoscemmo con l'italianissimo nome di "Uomo Diavolo". 
Adriano Forgione, nel suo editoriale, ricorda con dovizia di particolari la visione al cinema di quella pellicola con quel nuovo e sconosciutissimo personaggio luciferino.
Il film di montaggio in cui era incastonato "Mazinga Z contro Devilman" venne proiettato al cinema nel settembre 1978, quando udii quel "UOMOOOOO DIAVOLOOOO!!!" rimasi affascinato  ^_^
Non vorrei esagerare, ma si potrebbe dividere l'umanità in chi ascoltò "UOMOOOOO DIAVOLOOOO!!!" al cinema nel settembre 1978 e chi no  :]
Era un diavolo, addirittura un uomo diavolo (da scomunica immediata!), ma era buono, quindi, a differenza di quello che avrebbero sostenuto i giornalisti e gli esperti italici sul manicheismo dei cartoni animati giapponesi, il cattivo per antonomasia, cioè il diavolo, poteva stare dalla parte dei buoni a dispetto degli stereotipi e delle apparenze.
Purtroppo nelle varie successive versione super mega manipolate si venne a perdere l'italianizzazione del nome, facendo scomparire quella stupenda e potente invocazione "UOMOOOOO DIAVOLOOOO!!!" per sostituirla con l'originale e freddo "DEVILMAN!".
Una terribile perdita acustica e mnemonica   ^_^
Quindi sono andato a spulciarmi qualche mia vecchia VHS e ho rinvenuto una di quelle in cui è presente ancora il doppiaggio in cui Devilman è chiamato "Uomo Diavolo". La VHS in questione non è la classica videocassetta "Mazinga contro gli Ufo Robot" della "Cinehollywood" pubblicata nel 1985, in cui "Mazinga Z contro Devilman" fa già parte del film di montaggio nostrano, ma una VHS da edicola, immagino degli anni 90, in cui sono presenti solo Akira/Uomo Diavolo, Ryo/Mazinga (non ancora Zeta), Sayaka, Bosu(!), il Dottor Hell e il Barone Ashura. La VHS ha la durata di 26 minuti, quindi vennero effettuato vari tagli, ma il doppiaggio è quello in cui c'è ancora il nome "Uomo Diavolo" con quella indimenticabile invocazione  :]
Ho assemblato un breve video di 4 minuti e mezzo in cui si odono tutte le tre volte gridare a pieni polmoni quel intonatissimo "UOMOOOOO DIAVOLOOOO!!!" con l'aggiunta di qualche altro dialogo, tra cui la presentazione, anch'essa in anteprima di circa 5 anni, dell'arpia Silene.
Il formato del video sacrificò in fase di riversamento i bordi dei fotogrammi, facendo perdere addirittura la prima trasformazione dell'Uomo Diavolo... per fortuna recuperata nella altre due trasformazioni. In sottofondo si sente anche l'opening in giapponese di Devilman.


La VHS "Mazinga e l'Uomo Diavolo" la recuperai ancora incellofanata, purtroppo non è presente un riferimento per datarne la sua pubblicazione.


A sinistra la pubblicità di "Mazinga contro gli Ufo Robot" del 7 settembre 1978 su "La Sicilia", a destra la recensione del film pubblicata il giorno successivo, sempre su "La Sicilia" dell'8 settembre 1978.
Sotto al titolo italico si riescono a leggere i titoli dei mediometraggi originali da cui venne creato il film di montaggio nostrano: Mazinga Z vs Devilman; Great Mazinga vs Getta Robot.

Ovviamente un'esclusiva "Oriental Films"
La recensione è assolutamente lusinghiera, i cartoni animati giapponesi non erano ancora visti come il nemico numero uno della sanità mentale dei giovanissimi italiani. Il film d'animazione nipponico venne addirittura paragonato alle migliori produzioni Disney, di certo noi bambini italiani non avevamo mai visto nulla del genere al cinema.
Si noti che nella recensione viene citato Koji, mente nei dialoghi venne usato Ryo, in anticipo di un anno e quattro mesi rispetto al doppiaggio della Rai.

Inserisco qui sotto uno dei post sull'uscita cinematografica italica degli anime, tra cui quello del 7 settembre 1978:

domenica 23 giugno 2024

Al cinema con gli anime, i film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta


TITOLO: Al cinema con gli anime, il film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta
AUTORE: Jacopo Benini
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 296
COSTO: 22,50 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788896133712


Togliamo subito l'elefante, anzi, il brontosauro dalla stanza, il sottotitolo al libro non l'ho capito, azzarderei fin sbagliato, almeno fuorviante:
i film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta

Come tutte le volte che mi traslano materiale, qualsiasi esso sia, degli anni 70 negli anni 80, la cosa mi ha irritato   ^_^
"Negli anni Ottanta":
gran parte delle serie tv da cui sono stati assemblati questi film di montaggio sono degli anni 70;
gli stessi mediometraggi Toei, poi montati ad arte per trarne film singoli, sono degli anni 70;
alcune delle iniziative commerciali italiche costituite per generare questi film di montaggio, sono state poste in atto negli anni 70, seppure alla loro fine.

Resta che il 1978 e/o il 1979, anche fino al 31 dicembre, restano anni 70.
Cosa costava riportare "i film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli Settanta ed anni Ottanta?
Si noti che degli anime visibili nelle copertine anteriore e posteriore solo due sono degli anni 80, tanto per dire la scelta un po' insensata per il sottotitolo.

Ammetto che quando appassionati/ricercatori tanto anagraficamente giovani (Benini è del 1996) si approcciano ai "miei" cartoni animati giapponesi provo dei sentimenti contrastanti:
sollievo e contentezza perché nuove leve indagano il mondo degli anime anni 70/80 e mantengono vivo il loro ricordo, che altrimenti si oblierà con la nostra dipartita;
un po' infastidito, come se un "estraneo" mi entrasse in casa ad impicciarsi dei fatti miei...

"Loro", le nuove leve, non hanno vissuto il "first impact" e manco il secondo (forse neppure il terzo...), come si permettono di spiegarlo a me che c'ero e che raccolgo documenti e materiale da quando "loro" (gli estranei) manco erano nati o erano all'asilo?

Ovviamente conta il come questi giovani saggisti sviluppano la loro ricerca e trattano l'argomento "vecchi cartoni animati giapponesi"  :]

Uno dei tanti aspetti che una persona nata nel 1996 non può comprendere è che noi guardavamo i primi anime in tv in bianco e nero, solo successivamente le tv a colori entrarono nella case italiche, ma non a casa mia fino al 1986...




Per fortuna sia nella prefazione di Gianluca Di Fratta, che nello scritto dell'autore e nelle interviste a fine saggio, l'argomento è ben esposto.
Poter recarsi al cinema per ammirare i tuoi eroi a colori era un sensazione unica, che poi le trame di questi film e talvolta i nomi non tornassero del tutto con quello che conoscevi, creava un po' di spiazzamento (e di discussione tra amici), ma restava un'esperienza catartica   ^_^
Infatti concordo su tutta la prefazione difrattiana, tranne nei punti in cui, forse, ci si complimenta troppo con gli autori di questi stravolgimenti di montaggio cinematografico, che, stringi stringi, operavano per un mero tornaconto economico, una mezza truffa ai danni di innocenti bambini che volevano vedere solo i propri eroi animati colorati sul grande schermo. Nel caso dei mediometraggi il film era già esistente nella versione nipponica, sarebbe bastato proiettarlo senza pigliarci per il c...   :]
Un po' mi ricorda la questione attuale, presente spesso sulla rivista "Anime Cult", secondo cui dovremmo ringraziare chi alla Fininvest/Mediaset importava anime fuori target, quindi era "costretto" a manipolarli, delocalizzarli, snaturarli e in alcuni casi stravolgerli, per mandarli in onda... mentre in realtà costoro facevano i propri interessi legittimi di stipendiati, non agivano per il bene dell'animazione nipponica in Italia... ma sto divagando.

Capisco che il saggio sia una analisi seria, seppur di un argomento tanto secondario (ed importante!), ma talvolta ho letto dei termini che forse si sarebbero potuti rendere più accessibili:
tool di rimando; bias culturale; sistematizzazione tassonomica; framework teorico"...

E poi ho smesso di prendere nota a pagina 17, perché era solo l'introduzione dell'autore  :]

Nel primo capitolo si riepiloga la storia dell'animazione nipponica, che viene fatta partire, per esigenze di spazio e coerenza con il tema del saggio, dal dopo guerra. Ci si concentra sull'animazione nipponica commerciale, non film d'autore, come commerciali erano i film di montaggio italici.
Per spiegare la parte commerciale delle serie tv nipponiche, anche nei loro esordi con "Tetsuwa Atom", si fa spesso riferimento agli sponsor, tipo l'azienda di cioccolati "Meiji Seika".
Tanti ma tanti anni fa comprai alla libreria Hoepli di Milano due libricini strapieni di pubblicità per ragazzini, ai tempi non sapevo bene neppure il perché di quell'acquisto impulsivo, ma mi è tornato utili più volte:


mercoledì 18 gennaio 2023

I documenti del "nullaosta censura" del Ministero dello Spettacolo per i lungometraggi animati giapponesi dal 1961 al 1982






Nel mio infinito girovagare nel web alla ricerca di archivi storici digitalizzati di quotidiani e riviste, fonti e bibliografia varia, succede che incappi in siti e documenti sovente inaspettati.
Inaspettato lo è stato un sito che, a dispetto del nome un po' particolare, contiene una mole di documenti del Ministero (del Turismo e) dello Spettacolo riguardante i nullaosta della censura dei film da proiettare al cinema, che prima dell'avvento della televisione (privata in particolare), erano il primo luogo dove si poteva vedere un lungometraggio, compresi quelli animati.
Il sito è il seguente:

Io ho utilizzato il sito solo per ricercare i lungometraggi di animazione (e non) giapponese, ma immagino sia disponibile qualunque genere.
Il motore di ricerca è abbastanza efficiente. Il sito di permette di scaricare un PDF con il documento del visto censura, con tanto di date, titoli originali e sinossi del film, anche se quest'ultima parte varia parecchio, forse dipendeva dalla persona che aveva l'incarico di visionare la pellicola. Si poteva trovare l'addetto più prolisso che ci ha lasciato un documento interessante da leggere, oppure quello molto sintetico, che praticamente non ci ha lasciato nulla da leggere...
Direi di aver rinvenuto, salvo mie sviste, tutti i lungometraggi animati nipponici che passarono al cinema dal 1961 al 1982, e che poi le tv private locali avrebbero trasmesso a più non posso nei decenni a seguire, specialmente sotto il periodo natalizio.
Le schede con il nullaosta ministeriale sono 31, mentre per altri 4 film manca il PDF, pur essendoci la scheda del sito con i dati del nullaosta, nel totale sono 35 lungometraggi animati nipponici che passarono l'ok del ministero.
Purtroppo tra i quattro documenti mancanti ci sono proprio il primo e il secondo film dei robottoni sottoposti al visto censura il 17 agosto e il 28 ottobre 1978, "Mazinga contro gli Ufo Robot" e "La più grande avventura di Ufo Robot - Goldrake all'attacco!".
Oltre a poter leggere il commento del "censore", con i nomi dei personaggi della prima versione doppiata in italiano (con qualche occasionale incongruenza o mancanza oppure con nomi che non  rammentavo), resta interessante sapere quando realmente il film fu sottoposto al ministero per l'autorizzazione ad essere proiettato nei cinema.
Non mancano errori nel individuare la trama corretta, mentre i altri casi l'incaricato fu più preciso.
Il post andrebbe consultato assieme ad altri tre. 
Quello dove avevo inserito le sinossi dei lungometraggi animati giapponesi presenti nella pubblicazione "Segnalazioni Cinematografiche":


Quello con i dati di affluenza al cinema, anche se vale solo dal 1978 al 1981:

Di seguito i nullaosta in ordine cronologico, anche se, non essendo un esperto di burocrazia ministeriale, non ho saputo valutare quale delle due date presenti nel documento considerare prioritaria.
Ho scelto di la prima datazione, cioè il primo ok del censore, e non quella finale successiva con la firma dell'incaricato.
Da tenere in considerazione anche la numerazione in alto a sinistra, che sarà il numero del protocollo o roba del genere.
Ovviamente la prima scheda del primo film d'animazione nipponico del 22 dicembre 1961 (Le 13 fatiche di Ercolino) ha il numero più basso, cioè 36244, mentre l'ultimo film del 17 giugno 1982 (Lulù l'angelo dei fiori) ha il numero più alto, cioè 77911.
  

Le 13 fatiche di Ercolino 22 dicembre 1961.

Wikipedia neppure riporta i nomi della versione italica  ^_^
Meglio con "cartoni on line":




Come si può notare, rispetto al primo documento, mancano i nomi degli autori e/o regista, ma la sinossi è più accurata:

La recensione del Dr. G. de Tomasi è più lunga di quella di Wikipedia  :]

mercoledì 30 marzo 2022

Animage Bunko "AM Ju Ju" (1984) "Il gatto con gli stivali" ("Nagagutsu o haita neko") - con il manga di Hayao Miyazaki


Dei tre film de "Il gatto con gli stivali" della Toei il mio preferito è il secondo, "... continuavano a chiamarlo il gatto con gli stivali" (1972), il primo lo vidi prima al cinema e poi tante volte in televisione, ma non mi catturò mai, a parte la scena dell'inseguimento finale.
Ho recuperato questo albo di piccolo formato (solo 15 cm x 10,5 cm) che contiene oltre al riepilogo delle gesta del film, il manga originale a colori di Hayao Miyazaki, che è di sole 12 pagine 
Sul web ho trovato alcune informazioni in giapponese su questo libricino, usando il traduttore di Google le riporto qui sotto.


È un riassunto come quello di un album romantico, ripensando al film sui 2/3. Lungo la strada, un'immagine e una frase si trovano a cavallo del dorso del libro È un peccato che ci siano alcune parti che sono difficili da leggere. Successivamente, c'è un breve manga di "Cat in Boots" disegnato da Hayao Miyazaki, che è stato serializzato nel Chunichi Shimbun. A differenza del manga serializzato in "Nausicaa of the Valley of the Wind" e Model Graphix, sembra ancora giovane. Ho visto il film e ho ordinato questa libreria tre anni fa, ma non l'ho letto per un po'. Tuttavia, quando stavo guardando il dramma mattutino "Natsuzora" modellato su Toei Animation, mi è venuta voglia di leggerlo. La Chiara di Arata Iura disegnata da Mr. Naka è disegnata da Mr. Odabe, ma è simile alla Principessa Rose in "Long Cat". Il direttore dell'animazione di "Naganeko" è un modello di Yasuji Mori e Naka. Mi ha colpito pensare che il signor Odabe fosse a conoscenza dei dipinti del signor Yasuji Mori. "Long Cat" realizzato dopo il modello del film "La grande avventura di Horus, il principe del sole", che si è concluso in un dramma. È interessante vedere come si è sentito lo staff riguardo a questo film. Parla anche di relazioni amorose completamente diverse dal dramma. .. ..



C'era un dialogo tra Yasuji Mori e Yasuo Otsuka, quindi l'ho letto. È stato impressionante che Otsuka abbia detto che Mori è stato il primo regista di animazione in Giappone per questo lavoro. In "Cat in Boots", sono rimasto sorpreso di aver prima disegnato uno schizzo di un'immagine come Disney, poi l'ho trasformato in uno storyboard e ho iniziato a lavorare. Il signor Otsuka ha spiegato che Yasuji Mori è stato incluso come direttore dell'animazione perché lo schizzo dell'immagine è diverso a seconda dell'immagine originale e anche i personaggi saranno diversi. La canzone e la sceneggiatura sono state scritte da Hisashi Inoue, ed è stato un grande lavoro con la partecipazione di animatori come Yoichi Kotabe, Hayao Miyazaki, Akira Daikuhara e Yasuo Otsuka.


Del libricino ho omesso le pagine finali scritte completamente in giapponese e per quanto riguarda le pagine con il riassunto del film ho inserito quattro pagine per ogni immagine, forse lo scritto risulterà un po' piccolo.
In fondo la parte importante è il manga di Miyazaki   ^_^

Non sono riuscito  



martedì 8 giugno 2021

"Dizionario dei film - Tutto il cinema di tutti i Paese" - 4 volumi della Rusconi Editore (1980): le schede sui film d'animazione giapponese


Nel 1980 la "Rusconi Editore" pubblicò un'opera sui film abbastanza mastodontica per il periodo, anche in considerazione del fatto che non esisteva il web, ergo o carta o zero informazioni   ^_^
Solo che la carta resta (quasi sempre) il web evapora...
I quattro volumi sono a cura di Pino Farinottti, quindi questa fu la prima edizione dei suoi famosi dizionari dei film, chiaramente non la scrisse da solo, in fondo al post ci sono i nomi di tutti coloro che vi collaborarono.
A me, come sempre, interessa in quale modo era valutata l'animazione giapponese, in un 1980 che aveva visto scoppiare le polemiche contro i cartoni animati giapponesi televisivi.
Non è che mi aspettassi sinossi e commenti particolarmente lunghi o benevoli, che erano riservati giustamente a titoli ben più famosi, però è sempre istruttivo capire come fossero stati considerati i 26 film che furono recensiti. 
I 26 lungometraggi animati nipponici presenti nei 4 volumi non sono la totalità di quelli che arrivarono nelle sale cinematografiche italiane dagli anni 60 al 1980, ma comunque ne mancano pochi, direi (a memoria) "Ali Babà e i quaranta ladroni", il film di Capitan Harlock, "La leggenda del serpente bianco" (mancanza grave...), forse "L'incrociatore spaziale Yamato", ma probabilmente quest'ultimo venne presentato ad alcuni festival di film senza passare per le sale cinematografiche.
Si possono consultare altri due miei post per avere una panoramica del periodo al cinema, anche per capire che di spettatori ne ebbero, magari più di tanti altri film:


Anche se forse questa non è espressamente della saggistica, inserisco il "Dizionario dei film" nella "Pre-saggistica sugli anime dal 1978 ai primi anni 90", visto che ne trattava in libri.
Ad oggi ho recuperato 27 titoli che si occuparono di animazione giapponese, altri ne ho e alcuni titoli li sto ancora cercando, non avrei mai detto che i cartoni animati giapponesi avessero attirato tanta attenzioni sui libri. Probabilmente l'interesse di quotidiani, settimanali, mensili, stampa specializzata varia fu così alta, che giocoforza si riverberò anche nella saggistica.





Ma quale era il tono verso l'animazione giapponese?
Prendo ad esempio un film di fantascienza giapponese arrivato nelle sale italiane con l'orrido titolo di "Il ritorno di Diavolik":
"In seguito queste storie saranno realizzate a cartoni animati e, trasmesse in televisione, otterranno successo strepitoso"

Senza saperlo ci avevano azzeccato alla grande, visto che Diavolik non era altri che Fantaman!  ^_^
I comenti sui film animati nipponici erano quelli classici che si potevano leggere sulla carta stampata:
noioso, ripetitivo, lacrimoso.
L'arrivo degli anime era sempre "invasione, sommerso, ondata"   :]

Si potrà notare che nessuno dei 26 film animati giapponesi si meritò una terza stella, 25 film hanno due stelle ed uno addirittura una sola stella. Questo era il valore del giudizio:
"Un asterisco (stella) indica quei film il cui standard è nettamente sotto la media.
Due asterischi (stelle) significa che il film non è bello ma comunque lo si può guardare e, forse, divertirsi."

Per gli estensori della critica non c'era neppure un film di "ottimo livello", cioè da tre stelle, erano tutti nettamente sotto la media o non belli...
Purtroppo per chi appioppò a "La grande avventura del piccolo principe Valiant" di Isao Takahato solo due stelle resta la figuraccia di non aver minimamente compreso che quello fu il primo film d'animazione non dedicato espressamente ai bambini.
Inutile dire che per i film d'animazione della Disney i giudizi furono migliori, considerati "autorevoli modelli" per l'animazione giapponese (cosa anche vera).



Almeno le sinossi erano corrette?
Non è che si potesse pretendere che gli autori si fossero andati a vedere migliaia di film, ai tempi sarebbe stato impossibile, ma magari chiedere ad un bambino non sarebbe stata una cattiva idea  ^_^
Probabile che si affidarono anche alle recensioni di "Segnalazioni Cinematografiche" linkata sopra.
Belli i soliti registi con nomi a caso.

venerdì 7 maggio 2021

VHS della Cinehollywood (edizione del 1985) di "Heidi diventa principessa" (film di montaggio 1978) + “Un'altra Heidi made in Japan”, di R.P. - Corriere della Sera 28 novembre 1978


Ho sempre evitato questo film, nonostante io adorassi (e adoro) la serie animata di Heidi. Probabilmente vidi ogni tanto qualche scena, visto che sulle emittenti private era dato spesso, ma "Heidi diventa principessa" non faceva per me, mentre gli altri lungometraggi Toei erano un appuntamento imperdibile anche se all'ennesima replica.
Guardando tutto il film per la prima volta, allo scopo di scrivere il seguente post, forse ho intuito i motivi che me ne fecero stare lontano:
la falsa Heidi;
la noia della trama;
la forzatura dei dialoghi per inserire Heidi e Petar in un contesto che non era quello delle Alpi svizzere;
le canzoni (che in generale non mi garbavano nei film).

Questo film è così farlocco che addirittura un giornalista dell'Unità, nelle pagine della critica cinematografica, si rese conto che non aveva alcun nesso con la serie animata, e quegli adulti non sapevano nulla di animazione giapponese:





Anche il giornalista del Corsera il 28 novembre 1978 annotò la forzatura...

Rispetto, però, ai film di montaggio dei robottoni ci venne risparmiato un taglia e cuci esasperato, col risultato finale di avere una trama senza senso.
In "Heidi diventa principessa" la trama resta fondamentalmente quella del film originale giapponese (trovato su YouTube in francese ed inglese), la parte invasiva riguarda l'aver voluto, per mero motivo economico, far passare la principessa Elisa per Heidi la pastorella. 
Con questo espediente truffaldino, nell'inverno del 1978, gli stupidi bambini sarebbero stati spinti ad andare al cinema attirati dall'esca del nome per loro famoso.
Ma chi si occupò dei dialoghi in modo da trasformare Heidi e Petar in due nobili rampolli della nobiltà fiabesca?
Lui, sempre lui, Enrico Bomba!   ^_^

L'aver recuperato il film nella versione VHS della Cinehollywood pubblicata nel 1985 mi permette anche, di nuovo, di affrontare la questione delle pretese di iper qualità video/audio che oggi hanno molti (troppi?) fan di animazione giapponese.
Ha senso volere, per un prodotto degli anni 70/primi anni 80 (o addirittura degli anni 60), la qualità ultra HD 8000K?
La VHS (che poi era la mera versione che vedevamo in televisione) ci permette di capire (stante l'invecchiamento del supporto magnetico) con quale livello infimo di qualità video/audio avessimo a che fare nel 1985 su un videoregistratore ed una videocassetta originale!
Sul raffronto VHS/versione YouTube ci torno poco più sotto.

Effettivamente tra la nostra Heidi e quella farlocca del film una qualche somiglianza c'era, che non sfuggì ai distributori del lungometraggio. All'inizio del film il fratello più piccolo di Heidi/Elisa, già in versione cigno/umano, le regala anche una mantella rossa, simile a quella (era uno scialle) che la piccola Heidi porta all'inizio della serie animata, ergo le similitudini estetiche tra i due personaggi aumentarono. Inoltre Heidi/Elisa, quando si rifugia nel bosco, stringe amicizia con gli animali, un po' come Heidi che faceva amicizia con qualunque bestia   :]
In questo film, però, Elisa cresce, quindi la somiglianza scompare verso la metà della pellicola, ma la voce di Francesca Guadagno resta quella di una bimba.
L'operazione più invasiva che Enrico Bomba attuò sul film, oltre ad un taglio di circa due minuti consecutivi, fu l'aggiunta della voce narrante presente nella serie animata di Heidi, quella di Giorgio Piazza. Nel video qui sotto ho riunito tutti e 22 gli spezzoni in cui il doppiatore effettuo il commento alle scene del film, inutile precisare che nella versione originale non è presente alcuna chiosa.