TITOLO: Il Giappone moderno, una storia politica e sociale
AUTORE: Elise K. Tipton
CASA EDITRICE: Einaudi
PAGINE: 416
COSTO: 30 €
ANNO: 2011
FORMATO: 21 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788806206949
Questo saggio, scritto nel 2008, è formato da 14
capitoli, che vogliono illustrare la storia politica e sociale del
Giappone moderno (dall'epoca Tokugawa al 2008), con una attenzione
particolare verso il ruolo delle donne. Il saggio procede in maniera
cronologica, analizzando anche fatti che potrebbero sembrare
marginali, ma che servono per gettare una luce maggiore su aspetti
generali. La parte prettamente storica risulta troppo superficiale,
in quanto si limita quasi sempre a dare conto del fatto storico
accaduto, senza approfondirlo. Mentre la parte di analisi sociale è
sempre molto interessante, specialmente perché riproporre nel passar
del tempo le problematiche di donne e minoranze, mostrando i passi
avanti fatti, ma anche le discriminazioni ancora presenti.
Le 400 e più pagine e il carattere minuto e fitto con
cui è scritto il libro potrebbero intimorire un potenziale lettore,
invece la lettura scorre veloce. E' scritto bene, anche se sarebbe
preferibile aver già letto almeno un saggio di carattere storico ed
uno di stampo sociologico (entrambi sempre sul Giappone, ovviamente),
in modo da conoscere i fatti trattati.
Il Giappone contemporaneo nasce anche da quello dell'era
Tokugawa, in questo primo capitolo sono elencati alcuni aspetti
riguardanti la sua struttura sociale.
Capitolo 2: La crisi di metà secolo.
Date le tensioni sociali (tra samurai poveri e mercanti)
illustrate nel primo capitolo, in questo secondo è spiegato come
queste scoppiarono dal 1830 (crisi interna più crisi estera)
all'anno dell'arrivo del commodoro Perry nel 1853, causando la fine
dello shogunato e l'avvento della Restaurazione Meiji.
Capitolo 3: Gli inizi della rivoluzione Meiji.
E' dato conto degli accadimenti e delle dinamiche tra i
leaders dell'inizio della rivoluzione Meiji. Oltre ai primi
provvedimenti legislativi per la modernizzazione forzata del paese
(sia industriale che sociale), con i relativi moti di protesta di
alcuni strati della popolazione (ex samurai e contadini sfruttati).
Capitolo 4: Gli anni 80 e 90.
Negli anni 80 e 90 (del 1800) lo spirito della
Restaurazione Meiji cambiò. Non si accettava più
indiscriminatamente come positivo tutto ciò che proveniva
dall'occidente, ma si iniziò a voler salvaguardare le peculiarità
della cultura giapponese. Arrivando ad esaltare la superiorità
nipponica (data anche dalla vittoria sulla Cina nel 1895), in pratica
stava nascendo il nazionalismo che portò il Giappone verso la
dittatura imperiale-fascista.
In quest'ottica i temi trattati sono: educazione
scolastica; costituzione; il trattamento riservato alle minoranze
etniche come Ainu e okinawanesi; condizione femminile; la creazione
dell'immagine dell'imperatore e di una religione di stato; lo
shintoismo.
Capitolo 5: L'ultimo periodo Meiji.
Questo capitolo si incentra sull'ultimo periodo
dell'era Meiji. La vittoria nella guerra con Cina e poi Russia creò
un'identità e un orgoglio nazionale mai visti prima. Il Giappone si
guadagnò il rispetto internazionale, tanto da porre fine ai
“trattati ineguali” imposti dagli occidentali.
In quest'ottica i temi trattati sono: Annessione della
Corea; l'uso della guerra per creare un'identità nazionale;
l'annessione di Taiwan; la svolta della guerra russo-giapponese; la
situazione sociale; la nascita del movimento operaio; le condizioni
di lavoro nelle fabbriche; l'angoscia giovanile.
Capitolo 6: Una società di massa emergente.
Il capitolo analizza l'era Taisho (1912-26),
relativamente calma e pacifica, specialmente nei confronti delle
nazioni occidentali. In questo periodo i partiti acquisirono sempre
più potere, sottratto agli oligarchi Meiji, illudendo il paese che
stesse nascendo una democrazia. Infatti l'era Taisho è anche
chiamata “democrazia Taisho”, ma i politici cedettero il passo ai
militari, e questi anni furono solo una mera illusione democratica.
Una democrazia che, comunque, restava molto controllata dall'alto.
In quest'ottica i temi trattati sono:
il pacifismo internazionale; il ruolo dei partiti nella
democratizzazione del paese; i movimenti per i diritti di donne,
minoranze (coreani e burakumin) e lavoratori dell'industria; le
azioni governative e legislative per stroncare le richieste di
diritti e le contestazioni in generale; urbanizzazioni e
problematiche correlate; lavoro femminile; la nascita del gruppo
sociale dei “colletti bianchi”; la nascita di una società
consumistica di massa; le “modern girls”; l'intrattenimento di
massa e la cultura di massa.
Capitolo7: La modernità contestata, gli anni 30.
Gli anni 30 del ventesimo secolo sono considerati il
periodo dell'avvento dei militari al potere e l'inizio della
repressione, anche se la libertà d'opinione piena non era mai
esistita.
In quest'ottica i temi trattati sono: i cambiamenti
negli svaghi quotidiani dei giapponesi; la situazione di estrema
povertà dei contadini e le loro rivendicazioni; l'invasione della
Manciuria; la moda del “ero-guro nonsensu” (nonsense
erotico-grottesco) come valvola di sfogo per la crisi economica; le
fazioni militari Kodoha (“via imperiale”) e Toseiha (“del
controllo”), che portarono alla ribellione dei giovani ufficiali
nel febbraio del 1936; i fatti che portarono alla crisi
internazionale tra Giappone e Usa/gran Bretagna;
Capitolo 8: La valle oscura.
Questo capitolo evidenzia le ripercussioni della guerra
mondiale sia sulla vita dei cittadini giapponesi che sui coloni dei
territori occupati negli anni precedenti. Inoltre saranno prese in
considerazione le attività governative per mobilitare le masse in
supporto della guerra. Il capitolo termina con il bombardamento
americano di Hiroshima e Nagasaki.
In quest'ottica i temi trattati sono: l'efficacia o meno
della propaganda governativa in favore della guerra (1937);
l'attività delle associazioni create dal governo per supportare la
guerra; le censure sulla stampa e l'uso propagandistico di radio e
cinema; le attività del movimento “ordine nuovo” per preparare
la popolazione ad una economia di guerra; le azioni dei politici e
dei militari che portarono all'invasione del sud est asiatico; gli
effetti diplomatici dell'espansione coloniale; la sfera di
co-prosperità giapponese; lo stupro di Nanchino (poco più di un
accenno); le “ianfu” coreane (confort woman); la fine
dell'iniziale simpatia dei popoli asiatici “liberati” dai
giapponesi, sostituita con la paura e poi la ribellione;
Capitolo 9: “Sopportare l'insopportabile” e
ricominciare nel nuovo Giappone.
Il capitolo affronta la vita dei giapponesi
nell'immediato dopo guerra e la ricostruzione materiale, politica e
costituzionale da parte dei vincitori statunitensi.
In quest'ottica i temi trattati sono: l'occupazione
americana (lo SCAP); l'impunità di Hirohito degli industriali e dei
burocrati; la riforma agraria con la fine dei fittavoli; il
ridimensionamento degli zaibatsu; la rinascita dei movimenti
sindacali; i diritti delle donne (legali ed elettorali); le scelte di
Mac Arthur sul futuro del Giappone; il rallentamento delle riforme
democratiche (“corso inverso”) voluto dallo stesso Mac Arthur nel
1948 a causa del pericolo comunista; la fine dell'amministrazione e
occupazione Usa e il suo lascito al Giappone (valutazioni positive e
negative).
Capitolo 10: Conflitto e consenso negli anni 50.
Gli anni 50 videro un confronto serrato tra i
conservatori al governo (supportati da burocrati ed industriali), che
cercavano di ridurre la portata delle riforme democratiche presenti
nella costituzione, e le opposizioni di sinistra, che difendevano la
costituzione e i diritti da essa sanciti.
In quest'ottica i temi trattati sono: le scelte
politiche di Yoshida Shigero, il primo ministro conservatore che
guidò il Giappone della rinascita economica/industriale e che
consolidò l'egemonia conservatrice; il ritorno dei politici e
burocrati nazionalisti e militaristi dopo le epurazioni americane; il
ritorno degli zaibatsu sotto altro nome, keiretsu; il controllo da
parte del governo sui testi scolastici; le dimostrazioni popolari
contro la firma del ANPO; la nascita del “sistema occupazionale
giapponese” (occupazione a vita a fronte di un alto sfruttamento),
che comunque era valido solo per le aziende sopra i 550 dipendenti;
le lotte sindacali degli anni 50; la nascita del sindacalismo
moderato voluto dai keiretsu; le condizioni di vita delle famiglie
all'inizio del decennio e alla sua fine (un raffronto); i cambiamenti
sociali collegati al boom economico; le minoranze nel Giappone degli
anni 50.
Capitolo 11: Il “miracolo economico” e le sue zone
d'ombra.
Negli anni 60 la nuova religione nazionale era l'aumento
del PIL e il raddoppio del reddito medio di una famiglia, fu il
periodo del miracolo economico che portò il Giappone a diventare la
seconda potenza economica del mondo. Il governo aveva spostato
“l'obbiettivo nazionale” dalla guerra del periodo prebellico e
bellico alla crescita economica, e la popolazione lo seguì con
abnegazione (come fece per la guerra), ma questa crescita vertiginosa
ebbe dei costi gravi riguardo l'ambiente, la salute dei cittadini e
la società. Se negli anni 50 i tre tesori imperiali dei cittadini
furono il frigorifero, la lavatrice e la tv in bianco e nero, negli
anni 60 erano diventate le 3 K: ka, kura, kara terebi (auto, aria
condizionata e tv color). Negli anni 70 mutarono nelle 3 J: jueru,
jetto, jutaku (gioielli, vacanze oltremare, casa di proprietà)
In quest'ottica i temi trattati sono: le motivazioni del
miracolo economico; pianificazione industriale tra governo/burocrati
ed industriali; guerra di Corea, guerra in Vietnam e guerra fredda;
l'apertura internazionale dei mercati alle merci nipponiche;
l'impatto positivo delle olimpiadi del 1964; il tempo libero negli
anni 60; l'alto livello di risparmio delle famiglie; la situazione
discriminatoria (anche economica) verso burakumin, gli originari di
Okinawa e i coreani.
Capitolo 12: Il paese ricco.
Il capitolo si occupa degli anni 70 e 80. Gli anni 70
iniziarono con i 3 “shokku” (shock) di Nixon: il riconoscimento
da parte degli Usa della Cina popolare (senza consultare il Giappone)
nel 1971; l'abbandono unilaterale da parte Usa del tassi fisso col
Giappone nel 1971 (che comportò una rivalutazione del 17% dello
yen); l'embargo Usa all'esportazione dei fagioli di soia in Giappone
nel 1972. Inoltre ci fu la crisi petrolifera del 1973/74. Questi
fatti fanno considerare agli storici l'inizio degli anni 70 con il
termine del periodo iniziato con la fine della guerra. Nonostante
tutto ciò la crescita economica continuò, e il partito liberal
democratico ne trasse abbastanza benefici da poter continuare
imperterrito a governare, indipendentemente gli scandali di
corruzione. Corruzione ormai divenuta endemica, che provocò il
distacco dei cittadini, specialmente i giovani apartitici, dalla
politica. Il successo del Giappone in campo economico ed industriale
venne attribuito alle caratteristiche della società e della cultura
giapponese, tanto che nacque il concetto di “Nihonjinron”
(l'unicità del carattere giapponese).
In quest'ottica i temi trattati sono: la politica
economica negli anni 70 e 80; differenze sociali ed economiche;
l'emarginazione sociale nei gruppi sociali come donne lavoratrici,
burakumin, coreani, Ainu, i nuovi immigrati; l'attenuarsi di alcuni
valori tipici giapponesi e l'affermarsi di quelli occidentali (meno
abnegazione sul lavoro e più svago, meno gruppo e più
individualismo, meno obbedienza e più contestazione/ribellione verso
le consuetudini sociali); il femminismo; la nascita della cultura
kawaii.
Capitolo 13: Il decennio perduto.
Gli anni 90, il “decennio perduto”, hanno visto la
fine di molte sicurezza del cittadino giapponese, la fine del boom
immobiliare, del lavoro a vita (che era a vita più che altro nelle
grandi aziende), la fine (o un rallentamento) del boom consumistico.
Il tutto a fronte di uno stato che non si era dotato di un welfare di
tipo europeo, lasciando così molti cittadini abbandonati a se
stessi, oppure obbligandoli a ridurre al minimo le spese superflue
allo scopo di risparmiare per la pensione o in vista di una malattia.
In quest'ottica i temi trattati sono: i fallimenti di
politici e burocrati; la fine del dominio del partito liberal
democratico; la corruzione dilagante; la recessione e le
ripercussioni sui lavoratori; il peggioramento della situazione
lavorativa e sociale delle donne; sesso, violenza e consumismo in
rapporto alle donne; malessere sociale di fine secolo nelle scuole,
famiglia, studenti, anziani, figli di immigrati; effetti della
globalizzazione sulla società; scuola non pronta alle classi multi
etniche; cambio della politica estera dopo la prima guerra del golfo;
frizioni con i vicini asiatici per il rifiuto giapponese di
riconoscere le responsabilità dei crimini di guerra (confort women,
Nanchino).
Capitolo 14: Dove sta andando il Giappone?
Nel 2001 sembrava che la ripresa economica fosse
iniziata (dopo 10 anni di stagnazione/recessione) , ma un nuovo
periodo di recessione fece ripiombare il paese nella crisi. Inoltre
tutti i problemi sociali degli anni 90 non erano stati minimamente
affrontati dalla classe politica, coinvolta sempre più in scandali
di corruzione.
In quest'ottica i temi trattati sono: i 5 anni di
governo di Koizumi Jun'ichiro; la ripresa economica; la
privatizzazione del sistema postale; lo stile politico/mediatico di
Koizumi; la sconfitta elettorale del 2007 dovuta ad uno scandalo di
corruzione del governo Abe; il peggioramento delle condizioni
economiche e lavorative degli occupati e neo occupati; il fenomeno
dei Neet e dei Freeter; i “profughi degli internet cafè”
(statisticamente non dei senzatetto ma in realtà senza fissa
dimora); la situazione dei senzatetto esclusi dai programmi di
welfare; le cause del crollo del tasso di natalità; la visione della
donna da parte dei politici e burocrati solo come “macchina per
procreare”; le discriminazione verso le donne sulla retribuzione e
nella carriera; la condizione delle donne divorziate; l'integrazione
lenta delle minoranze; la discriminazione verso i lavoratori
brasiliani; la potenza culturale nipponica (manga, anime, jpop,
videogiochi) al posto della potenza economica, chiamata anche
“nazionalismo soft”; la rinascita del nazionalismo nella
revisione dei libri di scuola; l'imposizione di cantare l'inno
nazionale all'inizio delle lezioni; le tensioni con Cina e Corea del
Sud per questo nuovo nazionalismo; la sfida geopolitica fra Cina e
Giappone.
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