TITOLO: Hiroshima, il giorno dopo
AUTORE: Robert Jungk
CASA EDITRICE: Pgrego
PAGINE: 306
COSTO: 20 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14
cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:
9788895563763
Parte
prima
Vuoto
e caos (1945): il libro; il deserto atomico; dopo il diluvio; orfani
e gangsters; la tavoletta dei morti.
Parte
seconda
Nuovi
inizi (1946-1948): il sognatore; un'esistenza da germogli di bambù;
“ragazzo atomico”; la signorina bastoncino.
Parte
terza
La
città della pace (1948-1952): i solitari; i demolitori; il delitto;
il sei agosto; i sandali di paglia.
Parte
quarta (1952-1957): il palazzo delle frittelle di pesce; i
soccorritori; i cuori freddi; in due contro la distruzione.
Epilogo:
la nostra Hiroshima.
I
protagonisti principali sono tre: Kawamoto Ichiro, la sua compagna
Tokie Uematsu, e Kazuo M.
Attraverso
le vicissitudini di queste tre persone si tocca con mano cosa vole
dire vivere ad Hiroshima dopo la bomba.
L'unico
appunto che mi sento di fare a questa pubblicazione è di carattere
editoriale: è impaginato male. Molte pagine sono stampate con i
caratteri non in linea rispetto al bordo in alto, e la pagina 232/233
è ripetuta due volte. Se il libro avesse avuto un costo basso si
sarebbe potuto anche sorvolare, ma 20 euro non sono pochi, e per 20
euro vorrei un libro stampato bene.
All'orrore
iniziale raccontato dai testimoni, si sostituisce prima la
disperazione e poi la rassegnazione per la situazione drammatica di
Hiroshima.
Dove
vigevano la legge assoluta e il rispetto per il prossimo si instaura
la legge del più forte, l'anarchia totale. Non mancano racconti di
grande umanità e sacrifico verso il prossimo, ma sopravvivere era
l'istanza di tutti, e per sopravvivere tutto fu lecito.
I
sopravvissuti dovettero calpestare i diritti dei propri concittadini
per poter vivere, ed in seguito subirono la discriminazione dei nuovi
abitanti di Hiroshima, che li emarginarono in quanto “hibakusha”
(sopravvissuti).
Mi
limiterò a soffermarmi su alcuni temi che mi hanno colpito, quindi
la mia recensione potrà essere un po' a singhiozzo, senza un filo
logico.
E'
risaputo che gli americani non diedero nessuna informazione ai
giapponesi sulle malattie da radiazioni (il libro si dilunga molto in
merito, analizzando la questione del centro ricerche americano ABCC
ad Hiroshima), a dire il vero utilizzarono lo stesso criterio usato
in patria. Neppure ai loro stessi compatrioti svelarono nulla sulle
esposizioni durante gli esperimenti nei deserti Usa.
Inizialmente
anche i giapponesi segretarono i primi rapporti degli scienziati
nipponici sugli effetti delle radiazioni.
Assieme
al fisico Yoshio Nishima, arrivato subito ad Hiroshima, c'era il
patologo Seishi Ohashi, che svolse le prima valutazioni sulla "nuova
malattia" (malattia da radiazioni), ma le sue considerazioni
(che avrebbero salvato delle vite) vennero rese segrete.
Ad Hiroshima c'era una compagnia
teatrale, di cui faceva parte una delle attrici giapponesi più
famose, Midori Naka. Al momento dell'esplosione l'attrice si trovava
a 700 metri dal centro dell'esplosione. Rimase fisicamente illesa. La
sua notorietà le permise di pretendere di essere trasferita in un
ospedale di Tokyo, dove i migliori medici la curarono. Uno di questi
era il radiologo Masao Tsuzuki (a cui si affiancò l'ematologo Jin
Miyake), che fin dagli ani 20 aveva svolto esperimenti con cavie
irradiate, e che quindi comprese subito a cosa era stata
esposta.
Tsuzuki, una volta resosi conto che le cure che venivano date ad Hiroshima e Nagasaki erano inutili (visto che i medici non conoscevano i danni da radiazioni), si recò dai vertici militari per chiedere di informare i medici delle 2 città bombardate, ma i militari si opposero (avevano già reso segreto il rapporto di Seishi Ohashi).
Per fortuna Tsuzuki era un ex ammiraglio, e la sua richiesta fu accettata dopo che lui protestò. Il 29 agosto Tsuzuki con un team di medici e scienziati partì per Hiroshima, ed informò i medici di come affrontare la "nuova malattia".
Tsuzuki, una volta resosi conto che le cure che venivano date ad Hiroshima e Nagasaki erano inutili (visto che i medici non conoscevano i danni da radiazioni), si recò dai vertici militari per chiedere di informare i medici delle 2 città bombardate, ma i militari si opposero (avevano già reso segreto il rapporto di Seishi Ohashi).
Per fortuna Tsuzuki era un ex ammiraglio, e la sua richiesta fu accettata dopo che lui protestò. Il 29 agosto Tsuzuki con un team di medici e scienziati partì per Hiroshima, ed informò i medici di come affrontare la "nuova malattia".
La bomba venne sganciata al centro di
Hiroshima, quindi tutte le abitazioni vennero distrutte, e la zona
era pesantemente radioattiva. Alla periferia di Hiroshima c'erano i
ghetti degli eta (burakumin), gli "impuri", i reietti della
società. I sopravvissuti all'esplosione iniziarono a rifugiarsi in
questi quartieri, anche perché lì le abitazioni erano ancora in
piedi. Il libro riporta i nomi dei quartieri degli eta: Minami,
Misasa, Fukushima.
Questo fatto fece pensare agli eta che le cose sarebbero cambiate, loro avevano accolto i bisognosi, e questo avrebbe migliorato la loro situazione, però man mano che Hiroshima venne ricostruita tornarono ad essere i burakumin. Neppure l'atomica li aveva emendati dalla loro impurità.
Questo fatto fece pensare agli eta che le cose sarebbero cambiate, loro avevano accolto i bisognosi, e questo avrebbe migliorato la loro situazione, però man mano che Hiroshima venne ricostruita tornarono ad essere i burakumin. Neppure l'atomica li aveva emendati dalla loro impurità.
Una delle figure che sono raccontate in
tutto il periodo temporale del libro (1945/1957) è quella di Shinzo
Hamai, che da semplice impiegato statale si prese le prime
responsabilità sulla gestione del dopo bombardamento, fino a
diventare per 2 volte sindaco di Hiroshima.
Il libro rende bene l'iniziale sgomento
degli abitanti di Hiroshima per l'arrivo delle truppe Usa (causato
dalla propaganda militare subita negli anni), sgomento e
preoccupazione che in parte si tramutò in risentimento, non solo per
il bombardamento (che molti valutavano come mero atto di guerra), ma
per il totale disinteresse delle autorità americane verso “i
malati di radiazioni”. Inoltre gli hibakusha si convinsero
(giustamente) che, non solo le autorità militari e scientifiche
americane non curavano gli ammalati, ma se ne interessavano solo come
cavie in previsione di una futura guerra nucleare mondiale a
beneficio della propria popolazione.
Come già accennato nella Hiroshima del
dopo bomba vigeva la legge del più forte, e la criminalità ebbe una
impennata mai vista prima, tanto che la città venne paragonata alla
Chicago anni 20. Una delle cause della nascita di bande di gangsters
fu, ovviamente, il mercato nero causato dalla scarsità di qualsiasi
bene. Questa malavita, però, usava una nuova manovalanza criminale a
buon mercato e disponibile in grandissimo numero, i “furoji”, gli
orfani.
I bambini erano stati mandati in
campagna per farli scampare ai bombardamenti convenzionali, ma dopo
qualche giorno dal bombardamento atomico una massa (da 6 mila a 10
mila bambini e bambine) di orfani si riversò su Hiroshima alla
ricerca dei genitori che non erano più venuti a prenderli. Per poter
sopravvivere questi orfani si diedero al furto e all'accattonaggio. I
maschi diventavano manovalanza del crimini, e le femmine si
trasformavano in “panpan”, termine che indicava le prostitute
d'occasione.
Le bande di gangsters di Hiroshima,
come avveniva nella Chicago degli anni 20, spesso erano coperta dalle
forze di polizia (o dagli alleati), da sempre il mercato nero non può
mai proliferare senza un minimo di assenso delle autorità. Questa
alleanza si verificava in particolare quando si trattava di stroncare
la criminalità delle “terze nazionalità”, cioè le bande di
criminali cinesi e coreani. Essendo Cina e Corea paesi “liberati”
dagli alleati (e la Cina era anche una nazione vincitrice della
guerra) le autorità non potevano colpirli direttamente, quindi si
avvalevano della collaborazione del crimine giapponese per stroncarne
l'attività.
L'autore
racconta la storia di uno dei protagonisti della ricostruzione di
Hiroshima, Masao Teranishi. Questi era un ingegnere civile che si
prodigò per riportare in funzione il sistema idrico della città,
permettendo ai cittadini di poter avere disponibilità di acqua
corrente per bere, cucinare e lavarsi. Probabilmente fu il primo
passo per il ristabilirsi di un minimo di normalità e viver civile.
E'
dato conto dei progetti architettonici e culturali, riusciti o meno,
per ricostruire Hiroshima, e trasformarla nella città della pace d
della cultura.
La
fame era il primo problema da affrontare, scarseggiava tutto, e
quello che c'era veniva venduto a prezzi stratosferici. Questa
situazione permise ai contadini delle campagne intorno ad Hiroshima
di fare piccole fortune, infatti i cittadini si recavano in campagna
per vendere quel poco che avevano salvato dalla distruzione per avere
in cambio cibo.
In
quel periodo nei villaggi si celebravano le “isshaku iwai” (feste
di un piede), in cui i contadini costruivano con le banconote
accumulate piccole torri alte un piede, allo scopo di sfoggiare la
loro nuova ricchezza.
I
cittadini di Hiroshima, nel tentativo di guadagnare qualcosa in più
per sfamarsi, svolgevano più lavori e per tantissime ore. Dato che
la loro situazione di salute era già debilitata, sia a causa delle
radiazioni che per la mancanza di cibo, per reggere i turni di lavoro
venivano spinti a far uso del “hiropon”, uno stimolante che
troncava l'appetito ed aumentava le energie. La droga era utilizzata
dai soldati giapponesi prima di lanciarsi all'assalto delle linee
nemiche, ed era stoccata nei magazzini militari.
Un'altra
delle difficoltà che dovevano affrontare i sopravvissuti, e che gli
impediva di svolgere appieno i lavori necessari per procurarsi da
vivere, era una sorta di apatia, che i medici avevano iniziato a
notare sul viso dei loro pazienti dopo il pikadon, venne chiamata
“muyoko-ganbo”, “non più volontà”.
Uno
degli aspetti del “muyoko-ganbo” era il timore di mettere al
mondo figli deformi, cosa che fece crollare il tasso di nascita tra i
sopravvissuti ad Hiroshima.
A
partire dalla terza parte del libro, oltre a dar conto delle opere di
ricostruzione della città, si parla speso ed approfonditamente di
una entità amministrativa americana, la Atomic Bomb Casualty
Commission (ABCC), un istituto di ricerche sulle conseguenze
biologiche della bomba atomica. Questo istituto fu l'oggetto del
risentimento dei cittadini di Hiroshima, infatti tutte le analisi
erano completamente gratuite, ma non portavano a nessuna cura.
Infatti l'ABCC non curava, si limitava a studiare i casi delle
vittime della bomba. L'effetto di tale miope politica americana fu
che gli ammalati si resero conto di essere solo delle cavie per lo
studio degli effetti delle radiazioni atomiche, e i risultati non
tornavano neppure utili per la popolazione di Hiroshima e Nagasaki,
ma per l'esercito americano. Gli abitanti di Hiroshima odiavano gli
americani più per il disinteresse verso gli ammalati dimostrato con
l'ABCC, che per il bombardamento. L'autore si dilunga molto
sull'attività dell'ABCC e sugli errori da loro commessi.
Uno
dei motivi che spinsero gli Usa a negare le cure agli ammalati che
studiavano fu che curandoli avrebbero in qualche modo ammesso un
senso di colpa per lo sgancio dell'atomica.
Come
accennato prima uno delle storie seguite dal libro è quella di Kazuo
M, che fu protagonista di un fatto di cronaca nera che fece molto
scalpore in quegli anni in Giappone, e che fu preso ad esempio per
spiegare l'odio verso il prossimo dei sopravvissuti alla bomba.
I
sopravvissuti di Hiroshima si sentivano trascurati anche dai proprio
connazionali e dal governo, erano considerati quasi dei piantagrane
ipocondriaci, che passavano il tempo a lamentarsi. Il culmine della
loro sopportazione giunse quando il primo marzo 1954 la nave da pesca
giapponese Daigo Fukuruyu Maru (Drago Felice numero 5) si ritrovò ad
essere colpita dalle ceneri radioattive di un esperimento nucleare
americano sull'atollo di Bikini. I 23 marinai furono colpiti dal
fall-out radioattivo e tutta la popolazione giapponese fremeva per le
loro salute e sorte. Tanto che i sopravvissuti di Hiroshima
iniziarono ad essere invidiosi di questa loro fama. Il Giappone si
preoccupava per 23 persone, mentre decine di migliaia di persone che
da 9 anni subivano tutti i giorni malattia e morte a causa della
bomba erano ignorati o mal sopportati.
Se le
autorità militari americane si dimostravano totalmente insensibili
alle sofferenze dei sopravvissuti, qualche aiuto venne da singoli
cittadini statunitensi. In quest'ottica è raccontata la storia delle
“atomic maidens” (le ragazze atomiche), ragazze mostruosamente
deturpate dagli effetti della bomba, che vennero inviate negli Usa
per subire varie operazioni allo scopo di guarirle.
Nessun commento:
Posta un commento