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domenica 2 giugno 2013

Japan Horror, il cinema dell'orrore giapponese


TITOLO: Japan Horror, il cinema dell'orrore giapponese
AUTORE: Giorgia Caterini
CASA EDITRICE: Tunuè
PAGINE: 104
COSTO: 9,70 €
ANNO: 2011
FORMATO: 18 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788889613931

Questo non può altro che essere un saggio per gli amanti del genere horror nipponico. Io che non lo sono l'ho letto mancando della conoscenza di molti titoli, quasi tutti. Nonostante ciò, pur essendo incentrato sul cinema horror nipponico, il saggio lancia anche uno sguardo sulla società giapponese, per meglio valutare proprio il genere horror.
Una delle genesi dell'horror giapponese sono i Rakugo, i racconti di storie paurose (ma non solo), e i loro narratori, i rakugoka. Questi racconti possono essere inventati, oppure modificati ripseetto ad uno già conosciuto, ed il rakugoka ha piena libertà nel aconto.
1 Paranormale oltre ogni limite
La tradizione giapponese è piena di mostri e spiriti, ma è anche la relazione tra i manga e il cinema horror ad aver generato l'horror nipponico. All'interno dei manga e dei film horror l'importanza del pubblico femminile giapponese è molto alto, che rivede in questi film una catarsi per la propria condizione di sottomissione nella società, e nei film horror giapponesi (ma anche nei racconti popolari) la donna passa da vittima a carnefice, la vendetta nei film e nei racconti è possibile, nella società no. Inoltre in Giappone le donne sono considerate naturalmente legate al mondo spirituale e, quindi, per loro è più facile diventare yurei vendicativi.
I Kaidan eiga (“film di kaidari) sono un genere di film ambientato in epoca feudale che racconta antiche storie di fantasmi, il primo film di questo genere è del 1912, e uno dei più famosi è Kwaidan (1965) del regista Masaki Kobayashi.
In questo capitolo sono analizzati film come Ringu, Ju-on, Chakushin ari, Tomie.

2 Ipernormale, dallo slasher al torture porn
In questo capitolo si fa un interessante valutazione del genere slasher giapponese in relazione al concetto di kegare, l'impurità femminile, e anche della contaminazione tra sesso e horror. I film analizzati sono : Moju (bestia ceca, 1969), Dabide non hoshi, bishojo-gari (1979), Shiro no wana (1988), Guinea Pig (1985),.
Tutti questi film portano alla nascita del filone “Torture porn”, in cui nulla è lasciato all'immaginazione, e la donna è vittima totale dell'efferatezza maschile. Come Audition (1999) dove il torture porn non è esplicito e il ruolo di carnefice è di una donna, oppure Grotesque (2009).

3 Come cavie, il caso Guinea Pig
Il capitolo si sofferma sui film della serie Guinea Pig, che ha dato vita ad un genere a se, simulando le torture in maniera più verosimile possibile, e non lasciando nulla all'immaginazione. Valutando anche serie analoghe, come l'esalogia “Ooru naito rongu di Katsuya Matsumara.

4 Interludio, trasfigurazione
Cosa creò la sconfitta della seconda guerra mondiale e il bombardamento atomica, il tema della mutazione nato con i manga e gli anime.

5 Riconfigurazione, alla ricerca di una nuova identità
La fusione corpo-tecnologia e le tematiche ad essa correlate, cioè la mutazione e i film che questo filone ha generato. Dai Kaiju eiga (i “film di mostri” come Godzilla) al cyberpunk. Del cyberpunk il regista più famoso è Shin'ya Tsukamoto, con in primis “Tetsuo” (1990) e “Tetsuo II, ma anche Denchu kozo no boken (1987 “le avventure del ragazzo dal palo elettrico”), “A snake of june” (2002), “Vital” (2004), “Haze” (2005), “Tetsuo the bullet man (2009).
Altro autore che tocca la tematica della fusione/mutazione tra il copro e la tecnologia è Shojin Fukui con “964 Pinocchio”, che prende spunto dai manga Alita e Chobits.

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