TITOLO: Japan Horror, il cinema
dell'orrore giapponese
AUTORE: Giorgia Caterini
CASA EDITRICE: Tunuè
PAGINE: 104
COSTO: 9,70 €
ANNO: 2011
FORMATO: 18 cm
X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788889613931
Questo
non può altro che essere un saggio per gli amanti del genere horror
nipponico. Io che non lo sono l'ho letto mancando della conoscenza di
molti titoli, quasi tutti. Nonostante ciò, pur essendo incentrato
sul cinema horror nipponico, il saggio lancia anche uno sguardo sulla
società giapponese, per meglio valutare proprio il genere horror.
Una
delle genesi dell'horror giapponese sono i Rakugo, i racconti di
storie paurose (ma non solo), e i loro narratori, i rakugoka. Questi
racconti possono essere inventati, oppure modificati ripseetto ad uno
già conosciuto, ed il rakugoka ha piena libertà nel aconto.
La
tradizione giapponese è piena di mostri e spiriti, ma è anche la
relazione tra i manga e il cinema horror ad aver generato l'horror
nipponico. All'interno dei manga e dei film horror l'importanza del
pubblico femminile giapponese è molto alto, che rivede in questi
film una catarsi per la propria condizione di sottomissione nella
società, e nei film horror giapponesi (ma anche nei racconti
popolari) la donna passa da vittima a carnefice, la vendetta nei film
e nei racconti è possibile, nella società no. Inoltre in Giappone
le donne sono considerate naturalmente legate al mondo spirituale e,
quindi, per loro è più facile diventare yurei vendicativi.
I
Kaidan eiga (“film di kaidari) sono un genere di film ambientato in
epoca feudale che racconta antiche storie di fantasmi, il primo film
di questo genere è del 1912, e uno dei più famosi è Kwaidan (1965)
del regista Masaki Kobayashi.
In
questo capitolo sono analizzati film come Ringu, Ju-on, Chakushin
ari, Tomie.
2
Ipernormale, dallo slasher al torture porn
In
questo capitolo si fa un interessante valutazione del genere slasher
giapponese in relazione al concetto di kegare, l'impurità femminile,
e anche della contaminazione tra sesso e horror. I film analizzati
sono : Moju (bestia ceca, 1969), Dabide non hoshi, bishojo-gari
(1979), Shiro no wana (1988), Guinea Pig (1985),.
Tutti
questi film portano alla nascita del filone “Torture porn”, in
cui nulla è lasciato all'immaginazione, e la donna è vittima totale
dell'efferatezza maschile. Come Audition (1999) dove il torture porn
non è esplicito e il ruolo di carnefice è di una donna, oppure
Grotesque (2009).
3
Come cavie, il caso Guinea Pig
Il
capitolo si sofferma sui film della serie Guinea Pig, che ha dato
vita ad un genere a se, simulando le torture in maniera più
verosimile possibile, e non lasciando nulla all'immaginazione.
Valutando anche serie analoghe, come l'esalogia “Ooru naito rongu
di Katsuya Matsumara.
4
Interludio, trasfigurazione
Cosa
creò la sconfitta della seconda guerra mondiale e il bombardamento
atomica, il tema della mutazione nato con i manga e gli anime.
5
Riconfigurazione, alla ricerca di una nuova identità
La
fusione corpo-tecnologia e le tematiche ad essa correlate, cioè la
mutazione e i film che questo filone ha generato. Dai Kaiju eiga (i
“film di mostri” come Godzilla) al cyberpunk. Del cyberpunk il
regista più famoso è Shin'ya Tsukamoto, con in primis “Tetsuo”
(1990) e “Tetsuo II, ma anche Denchu kozo no boken (1987 “le
avventure del ragazzo dal palo elettrico”), “A snake of june”
(2002), “Vital” (2004), “Haze” (2005), “Tetsuo the bullet
man (2009).
Altro
autore che tocca la tematica della fusione/mutazione tra il copro e
la tecnologia è Shojin Fukui con “964 Pinocchio”, che prende
spunto dai manga Alita e Chobits.
Nessun commento:
Posta un commento