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mercoledì 5 giugno 2013

Cannoni e ciliegi in fiore, il Giappone moderno


TITOLO: Cannoni e ciliegi in fiore, il Giappone moderno
AUTORE: Mario Appelius
CASA EDITRICE: A. Mondadori
PAGINE: 336
COSTO: 10 €?
ANNO: 1942
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: ?

Intanto una puntualizzazione sul costo del libro: io l'ho trovato a 10€, ma essendo un libro vecchio va a fortuna.
Speso le foto del libro non sono nello stesso capitolo, ma sparpagliate nel libro. Inoltre dubito che i nomi di persone, cose e luoghi siano sempre quelli corretti.
Il Giappone è pieno di antitesi sconcertanti”, scrive l'autore, un giudizio che si ripete nei secoli.
Capitolo 1: Sintesi del Giapponese
Breve storia e spiegazione dei fatti accaduti dal 1860 (Restaurazione Meiji). Il racconto è scritto bene, reso interessante, un po' enfatico e con qualche inesattezza storica. Per esempio si legge che “La guida fu presa da un uomo forte”, quando ai tempi l'imperatore Meiji era solo un ragazzo. Si inneggia al Giappone colonizzatore, e molte righe sono dedicate ad incensarlo per il suo ingresso nell'alleanza tripartita con Italia e Germania. L'autore accosta i giapponesi e le lor conquiste e nemici ai nostri romani, spiega anche che il prossimo nemico saranno gli anglo-americani.
Mi viene il dubbio che un libro tanto positivo sul Giappone volesse anche dimostrare che ci eravamo alleati con una super potenza, che però era ubicata dall'altra parte del mondo... tatticamente molto utile...

Capitolo 2: Il mare interno
Riguardo la stampa nipponica si legge:
Il governo ha bombardato il paese di circolari e di proclami, ai quali ha fatto eco con infiammati articoli la stampa che, secondo la buona abitudine giapponese, è sempre d'accordo col governo quando si tratta di cose che abbiano comunque un carattere nazionale”.
Il tutto riguardava il cambio del nome della nazione da Giappone a Nippon.
In questo capitolo, perlopiù architettonico e geografico, si toccano argomenti vari: la struttura famigliare, la religione, la folata navale civile e militare, la natalità, la limitazione delle nascite. Scopro che nel 1935 il governo incentivò la nascita di negozi chiamati “Botteghe Sessuali”, in cui era possibile trovare tutto ciò inerente il sesso, per il piacere, la natalità, ma anche la contraccezione, Infatti il governo era spaventato dal tasso di natalità, l'esperimento fallì, perché la contraccezione non attecchì sulla popolazione giapponese.
Gli Ainu sono chiamati “Aynos”. I kami dello shintoismo sono chiamati “iddi sintho”, il commodoro Perry diventa “Peng”. Però tutti questi errori sono momentanei, in altri punti del libro la terminologia è corretta, forse non esistevano i correttori di bozze in quel periodo.

Capitolo 3: La donna giapponese (le madri, le ghesce, le dgiorò, le butterfly)
Un bello ed esauriente spaccato della condizione femminile del periodo, sempre tenendo conto della mentalità di quegli anni. Forse il tutto è un po' ammantato di orientalismo, però non mancano i giudizi schietti e i paragoni con le donne occidentali (che l'autore riconosce non vivere in condizioni poi tanto migliori).
La condizione femminile del 1942 è la medesima che gli Usa, una volta entrati nel paese, ribaltarono legislativamente.
Le donne sono divise in tre gruppi: Le donne per bene (cioè la donna corrente giapponese); le ghesce; le djorò.
L'autore elenca i compiti e descrive le attitudini della donna giapponese “per bene”. Scrive anche: “sessualmente la donna giapponese deve essere considerata casta e frigida”.
Sulla geisha: “La ghescia deve essere considerata una sublimazione artificiale delle qualità piacevoli della donna, ottenuta in determinate creature attraverso un duplice processo di di selezione ed educazione”.
E' spiegato che queste non sono prostitute, ma svolgono la funzione di valvola di sfogo della società (maschile), permettendo all'uomo di svagarsi. Non sottace che il rapporto sessuale fa parte della tradizione, ma non è sempre il fine ultimo.
E' stilata la storia delle geishe dal 700/800 in poi. E' raccontato anche il metodo di “arruolamento” delle geishe, comprate all'età di 6/7 anni, e liberate solo quando avranno ripagato il loro debito, formato dai soldi dati alla famiglia, più il denaro impiegato per istruirle e mantenerle, più il corredo acquistato. In pratica la schiavitù.
La terza categoria è quella della djorò, la prostituta. Queste fanno parte di una casta riconosciuta ed istituzionalizzata dallo stato, ed insediate in quartieri appositi. Anche per le djorò l'autore compie un excursus storico molto dettagliato ed interessante.
Per ultimo si tocca l'argomento Mekakè (a cui si ispira Madama Butterfly), giovani donne che venivano date in matrimonio “temporaneo” ai primi bianchi arrivati tra il 1860 e il 1910. Usanza scomparsa nel 1942.

Capitolo 4: La forza militare e navale
Esaltando la potenza militare nipponica l'autore analizza questi 11 punti:
Stato d'animo del paese; Forza dello Stato; Efficienza tecnica dell'esercito e della marina; Stato d'animo delle forze armate; Alto Comando; Efficienza delle industrie belliche; Riserve di materie prime; Capacita finanziaria della nazione; Resistenza alimentare; Situazione strategica del paese rispetto ai suoi avversari; Gli elementi imponderabili.
Per molti di questi 11 punti l'analisi dell'autore si dimostrò un pelino errata...

Capitolo 5: La potenza industriale
La situazione dell'industria pesante, molti dati.

Capitolo 6: La situazione economica e sociale
La situazione dell'industria manifatturiera, dell'agricoltura e dell'economia in generale, comprensiva di tutti i risvolti di carattere sociale. La descrizione tende ad esaltare la forza del Giappone, specialmente in caso di guerra, l'autore ipotizza che la potenza economica del Giappone aumenterebbe grazie alla frugalità della popolazione, allo spirito nazionalistico e alla docilità della popolazione. Sebbene i punti 3 punti si dimostrarono veri, ciò non fu abbastanza per avere la meglio sulla potenza economica Usa (di una popolazione per nulla frugale...).
Da ricordare che noi italiani mandammo l'esercito in Russia con gli stivali di cartone...
Il capitolo è impostato proprio per dimostrare che il Giappone resisterà ad una lunga guerra contro gli Usa.
Sono spese molte righe per spiegare che il successo delle merci giapponesi non è dovuto al dumping sociale (bassi salari), ma alla razionalizzazione industriale, e che la forza lavoro, pur guadagnando poco, vive bene perché non necessita di lussi.
La forza ultima del Giappone è l'imperialismo, a cui partecipa tutta la nazione. L'autore elenca tutti i territori conquistati al 1941/42.
Sotto l'aspetto statale, sempre per l'autore, il Giappone è la quinta essenza dell'espressione nazionalista e socialista, quindi nazional-socialista, ergo fascista. A cui si somma una società con le consuetudini sociali asiatiche. Creando un ix unico di obbedienza e sacrificio per la patria, incarnato dal ruolo dell'esercito.
Nell'indottrinamento del cittadino la scuola ha avuto un ruolo primario, l'impero inizia ad educarli a 6 anni, creando una uniformità culturale unica, il tutto in nome dell'imperatore: padre supremo di tutti i giapponesi.
Sono 3 i concetti inculcati fin dalla scuola primaria.
La superiorità del popolo giapponese su tutti gli altri popoli del mondo; Una devozione mistica alla persona sacra e divina dell'Imperatore; il culto della Patria.

Capitolo7: Osaka
Un profilo economico, sociale, e culturale di Osaka.

Capitolo 8: Tokyo capitale dell'Impero
Un profilo economico, sociale, culturale e architettonico di Tokyo.

Capitolo 9: Kyoto
Un profilo economico, sociale, culturale, religioso e architettonico Kyoto.

Capitolo 10: Nara
Un profilo culturale, religioso e architettonico di Nara.

Capitolo 11: I meravigliosi templi di Nikko
Un profilo culturale, storico, religioso e architettonico dei templi di Nikko.

Capitolo 12: I tre “sankei” del Giapponese
Per “sankei” si intende i luoghi più belli del Giappone, che sono: l'isola sacra di Miayima; l'Isola di Matsuscima; Amanoscidate, un ponte di pini che taglia in due la baia di Miyazu.
Dopo una descrizione minuziosa dei 23 luoghi l'autore elegge l'Italia e il Giappone a nazioni più belle del mondo, scegliendo alla fine l'Italia per la sua cultura e il suo clima.

Capitolo 13: Dinanzi al grande Budda di Kamakura
Una descrizione artistica, paesaggistica e storica.

Capitolo 14: S. M. l'Imperatore solare
E' brevemente analizzata la figura del Tenno/imperatore Hirohito: la fedeltà assoluta del suo popolo, il suo ruolo religioso e politico.

Capitolo 15: Il grande tempio di Ise
L'autore visita il tempi di Ise.

Capitolo 16: Il Mikado senza corona
Il Kezai-club è il quartier generale della lobby industriale ed economica del Giappone. Il luogo dove la Mitsui e la Mitsubishi (e pochi altri) decidono le sorti del paese. In quanto i membri di questo club sono imparentati con parlamentari e burocrati di stato, e hanno forti rapporti d'interesse economico col la marina e l'esercito. Creando dei nuovi clan come in epoca feudale. Il “Mikado senza corona” altri non è che il re del Kezai-club, il barone Hakiroemon Mitsui.

Capitolo 17: Come si fabbrica una religione di stato
E' un fatto risaputo (anche allora) che lo shintoismo di stato (con a capo l'imperatore) fu creato appositamente per dare unità alla neo rinata nazione. E' cosa nota anche che il bushido fu utilizzato/rielaborato per collegare gli eroici samurai al nuovo cittadino moderno giapponese.
Però l'autore prende un bell'abbaglio quando scrive che nel 1888 lo stato mise assieme shinto, buddismo, confucianesimo, cristianesimo, religione mussulmana(!!), per creare il Bushido!!! La nuova religione di stato.
Il bushido è antecedente alla restaurazione Meiji.
Questo grosso errore dell'autore mi fa dubitare su altri punti del libro che mi son sembrati validi.

Capitolo 18: Nel più grande cratere del globo
L'autore si reca in viaggio al vulcano di Aso, raccontando anche del rischio sismico presente in Giappone.

Capitolo 19: Le tre avanzate del Giappone
Sono spiegate le tre direttrici espansionistiche del Giappone: verso sud (contro gli Usa ed Inghilterra); verso nord (contro l'URSS); verso ovest (contro Cina ed Inghilterra).

Capitolo 20: L'incognita del mare di Bering
Strategicamente sono 4 le marine interessate allo stretto di Bering e al suo mare: Giappone, URSS, Usa ed Inghilterra.
L'autore ci anticipa uno scoop, Stalin ha già pronto il piano per costruire un tunnel subacqueo di 25 km (in 2 tronconi) per unire la Siberia all'Alaska. Magari ai tempi era una disinformatia sovietica.

Capitolo 21: Tra gli uomini-orso e le donne barbute
Sono descritti i luoghi dell'Hokkaido, la terra degli Ainu (chiamati erroneamente Ayno), i veri abitanti autoctoni del Giappone.
Nell'illustrare le origini degli Ainu si spiega anche quella del giapponese moderno, un mix malese-mongolo. A questo proposito l'autore riporta che le due popolazioni (ainu e giapponesi) in parte si mescolarono, scrivendo che: “In ogni modo è accertato che l'incrocio del giapponese con l'Aynu è sterile alla terza generazione”.
I dati di allora censivano circa 15 mila ainu. La prova inconfutabile che i 2 popoli appartenessero a due “razze” (ricordiamoci che il libro è del 1942) diverse è la pelosità. Glabri i giapponesi, irsuti gli ainu, che hanno barbe lunghissime e folte chiome. Siamo informati che “Molte donne sfoggiano una magnifica barba da priore cappuccino. Le ragazze hanno baffetti e la mosca”.
L'autore racconta il tipo di vita che conducono, i riti religiosi (compreso il sacrifico dell'orso), i mezzi di sostentamento.
Secondo alcuni studiosi avevano caratteristiche fisiche (osso appiattito dell'omero e della tibia) tipico degli uomini preistorici europei. Per altri gli ainu sono originari della Finlandia, con i quali condividono alcuni miti legati all'orso.
L'autore si reca nei villaggi di Shiaroi e Chicabumi, in quest'ultimo assiste al rito sacrificale dell'orso, che descrive con dovizia di particolari (giusti?):

Capitolo 22: Viaggio all'isola di Formosa
E' raccontata la storia di Formosa dal 1600 all'annessione nipponica del 1894. E' descritta l'importanza strategico/economica di questa isola per l'impero giapponese.

Capitolo 23: Nelle foreste di canfora
Ancora a Formosa.

Capitolo 24: La casa dei tifoni
L'autore giunge ad Okinawa, descrivendone la geografia, costumi della popolazione, storia economia e il clima. E' riportato che gli abitanti delle isole Ryukyo (Okinawa) non sono storicamente giapponesi, ma poco dopo si afferma che comunque sono giapponesi al 100%.

Capitolo 25: Fra i tagliatori di teste
Si ritorna a parlare di Formosa e dei suoi tagliatori di teste, i circa 100 mila nativi/selvaggi dell'isola. E' spiegato che in 40 anni di annessione il Giappone non è riuscito né con le buone né con le cattive a “civilizzare” i selvaggi. Una metà circa ha smesso di tagliare teste e vive ai margini della civiltà nipponica, la restante metà resta isolata nelle foreste e sui monti continuando la propria vita selvaggia.
L'autore dopo molte insistenze (le autorità giapponesi non gradivano mostrare neanche gli abitanti “addomesticati”) riesce a visitare un villaggio semi civilizzato, riportandone lo stile di vita degli abitanti.



Riporto le scannerizzazioni delle immagini presenti nel libro, un tuffo in quel (non sempre piacevole) Giappone.






















































































































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