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lunedì 3 giugno 2013

Lo specchio dell'anime, l'animazione giapponese di serie e il suo spettatore


TITOLO: Lo specchio dell'anime, l'animazione giapponese di serie e il suo spettatore
AUTORE: Marco Teti
CASA EDITRICE: Clueb
PAGINE: 75
COSTO: 10 €
ANNO: 2009
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788849132731

Queste sono 71 pagine difficili da leggersi, “difficili” nel senso di complicate, complesse, astruse, non solo per le singole parole, ma per i concetti espressi. Non è una critica, non è responsabilità dell'autore se io lettore non ho gli strumenti culturali per capire queste 71 pagine (magari una 30ntina le ho capite, non di più). Mi limito ad avvertire tutti gli altri potenziali lettori nelle mie stesse condizioni culturali.
L'autore cerca di esplorare un aspetto poco indagato degli anime: il linguaggio del prodotto animato in relazione con le modalità con cui questo comunica con lo spettatore di riferimento, cioè il target.
Per analizzare questo aspetto degli anime l'autore ha scelto la serie “3X3 Occhi” (tra l'altro una serie uscita, mi pare in OAV, e non in tv, ne italiana ne giapponese), e su questa effettuerà le sue valutazioni.
Nel primo capitolo sono date alcune informazioni sugli OAV di “£X3 Occhi” e del manga, segue sinossi della serie.
Il secondo capitolo, intitolato “Per un orientamento metodologico”, analizza la struttura della serie, con una terminologia prettamente tecnica da critica cinematografica, semiotica, critica letteraria, psicanalisi ed antropologia (ho riportato i campi di analisi scritti nell'introduzione).
Il fatto è di certo corretto dal punto di vista dell'analisi, ma rende la lettura abbastanza oscura per un normale lettore (come me).
Le poche cose che ho capito di questo capitolo le sapevo già, di tutto il resto che non ho capito non commenterò nulla, ovviamente.
Il terzo capitolo si occupa di come gli anime (cioè le case di produzione) selezionano il target di telespettatori. L'autore individua negli adolescenti il target preferito dall'animazione nipponica. Inizia, quindi, a spiegare quale sia il rapporto tra l'anime e l'adolescente.
Le case di produzione nipponiche riescono ad instaurare un rapporto intimo e confidenziale con l'adolescente (maschio o femmina che sia). Intanto i protagonisti dell'anime sono più o meno coetanei dello spettatore, questo genera già una comunanza di sentimenti e vissuto.
L'animazione nipponica riesce a crearsi un prototipo dello spettatore modello, e lavora sul prodotto (l'anime) affinché i gusti di questo modello siano i più vicini possibile allo spettatore adolescente reale.
Un anime è un testo che contiene un messaggio, il contenuto di questo messaggio vede preponderante la componente emotiva rispetto a quella cognitiva. L'anime va visto col cuore, più che con la mente.
Un anime non è intrattenimento puro, ma la rappresentazione del mondo, questo permette di stabilire il rapporto intimo e confidenziale con lo spettatore.
Uno degli aspetti che stimolano di più lo spettatore sono le scene erotiche o gli ammiccanti. In queste scene le pulsioni sessuali sublimate (cioè deviate verso una nuova meta non sessuale e socialmente valorizzata, come il combattimento per salvare il mondo) sono una delle caratteristiche maggiori degli anime indirizzati agli adolescenti.
Non è solo l'età dei protagonisti a far identificare lo spettatore nell'anime visionato, ma anche la psicologia dei personaggi, le pulsioni, i tempi e i ritmi della narrazione (convulsi). Lo spettatore vi si specchia e ritrova le proprie paure, ansie, dubbi, il suo sentire.
Il “genere” di un anime è già la scelta di un messaggio, l'instaurarsi di un dialogo con l'adolescente, il fantasy o lo shojo attirano il/la giovane, specialmente se questi generi sono contaminati dall'horror.
Il quarto e ultimo capitolo cerca di lanciare un ponte tra oriente e occidente tramite le fiabe i i miti occidentali, che condividono con gli anime la struttura narrante.
Il resto del capitolo eviterò di commentarlo per non ne ho capito molto (vedi spiegazione ad inizio recensione).

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