TITOLO: Corso manga, guida pratica al fumetto giapponese
AUTORE: Yoshiko Watanabe e
Marco Vignati
CASA EDITRICE: Dino Audino Editore
PAGINE: 126
COSTO: 16€
ANNO: 2010
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788875271732
Nella
breve (per fortuna) introduzione al libro gli autori spiegano lo
scopo ultimo di questo scritto: è un manuale sul manga. “Nostro
compito... è descrivere e insegnare le tecniche per creare un
manga”.
Ogni
capitolo, quindi, esaminerà un aspetto saliente dei manga, da notare
che il libro è sempre correlato di immagini di vari manga a supporto
delle spiegazioni date.
Personalmente
non sono un gran lettore di manga, né aspiro a disegnarne,
nonostante ciò l'impostazione base del libro permette una
comprensione valida di molti aspetti del fumetto giapponese.
Unico
tratto negativo del libro è il costo sproporzionato rispetto al
numero di pagine, ben 16e a fronte di sole 126 pagine... L'esiguità
del pagine comporta che ogni capitolo è gioco forza breve, oltre ad
illustrare velocemente molti aspetti.
Si
ripercorre brevemente la storia dei manga. Dagli antenati dei manga,
i rotoli emakimono e le stampe ukiyo-e, passando per Osamu Tezuka,
fino ai giorni nostri.
Capitolo
2: Il processo creativo. Differenza tra manga e fumetto occidentale
In
occidente il fumetto è creato da due figure, lo sceneggiatore e il
disegnatore. Dove il primo crea il soggetto, la storia e la
sceneggiatura, mentre il secondo interviene successivamente per lo
storyboard e i disegni finali. In occidente è solitamente lo
sceneggiatore ad assurgere alla fama dei fans per un fumetto
diventato famoso. Il capitolo spiega con un esempio pratico (una
storia dello stesso autore Marco Vignati) il processo di creazione di
un fumetto italiano. In Giappone, nella quasi totalità dei casi, è
solo il disegnatore (mangaka) a creare tutto, lì sono i disegnatori
a diventare famosi. Un'altra differenza è la lunghezza del processo
creativo. In occidente è formata da varie fasi
(idea-soggetto-sinossi-scaletta-sceneggiatura- infine iniziano le
fasi disegnate), mentre in Giappone l'idea di un disegnatore per un
nuovo manga può essere di poche pagine, con veloci schizzi e brevi
testi. I mangaka sono autori completi, sceneggiatori e disegnatori.
Quindi un'altra differenza è che in Giappone lo sviluppo di un nuovo
soggetto è disegnato, in occidente è scritto. Infatti l'editore
giapponese vorrà “vedere” il nuovo manga, mentre l'editore
occidentale, invece, vorrà “leggere” il nuovo fumetto.
Il
mangaka giapponese, proprio in virtù della sua solitudine creativa,
non ha un percorso standard di tipo occidentale. Comunque si possono
individuare tre metodi di lavoro:
Nel
primo, dopo l'idea iniziale, il mangaka passa ai disegni attraverso
schizzi (rough) di layout e abbozzi di tavole. Il tutto ha uno
sviluppo totalmente in balia dell'inventiva dell'autore.
Il
secondo metodo è più razionale. Il mangaka scrive un racconto senza
dialoghi, questo scritto è solo un canovaccio, nessun vincolo,
seguiranno sempre i disegni illustrativi.
Il
terzo metodo assomiglia a quello occidentale, ed è stato introdotto
negli ultimi anni, anche allo scopo di meglio penetrare nel mercato
europeo ed Usa. Il mangaka scrive una storia portante, i disegni si
adatteranno allo scritto.
Nello
sviluppo iniziale di un manga c'è da considerare il mercato
editoriale in cui questo dovrà sopravvivere, conquistandosi i
lettori. Una serie prosegue se ha un seguito tra i lettori, cioè
vende., altrimenti viene interrotta e sostituita da un'altra. Quindi,
inizialmente, la trama sarà solo accennata proprio perché non si
può essere certi che la serie continui.
Inoltre
la creazione di un fumetto o di un manga è influenzata dalla base
culturale, in Giappone l'immagine è quasi più importante dello
scritto, in occidente lo scritto è più importante dell'immagine.
Per questo è lo sceneggiatore che in occidente ha tanta importanza e
notorietà, a discapito del disegnatore.
Nel
capitolo segue una descrizione particolareggiata del passaggio
dall'idea al disegno per quanto riguarda un mangaka, vengono
analizzate delle tavole della mangaka Yoshiko Watanabe (l'altra
coautrice del libro).
Capitolo
3: La tavola disegnata
In
questo capitolo si entra nel particolare della tavola disegnata dal
mangaka, sono descritte le tecniche e i vari passaggi per la sua
ultimazione. Mi limiterò a riportare i termini illustrati e
spiegati:
“Il
foglio manga” (dove i mangaka disegnano), con spiegazione della sua
struttura e del margine tachikiri; il disegno a matita; l'uso di
tratti con poche linee; la rappresentazione dei corpi e del
panneggio; l'inchiostrazione; l'effetto ombra kakeani; i vari retini;
l'assenza quasi totale di chiaroscuri; le tecniche e gli strumenti
per disegnare i retini.
Capitolo
4: Romanzo da vedere
Il
mangaka si occupa di tutto il manga (ovviamente i mangaka più famosi
hanno vari assistenti), e la sceneggiatura ha un ruolo inferiore
rispetto al disegno. Riporto un paio di righe degli autori:
“L'espressività del disegno permette al racconto di fare a meno
delle parole. Per il giapponese, il fumetto è un”romanzo da
vedere” e non “un romanzo da leggere”.
Viene
ben spiegato il perché e il come il disegno dei personaggi venga
alterato (proporzioni, assenza di tratti anatomici etc) per rendere
al massimo l'espressività dei loro sentimenti e stati d'animo. Per
un giapponese è più importante che il manga che sta leggendo renda
l'espressività dei personaggi, invece che il loro realismo. In Tex
il disegno dei personaggi e delle situazioni in cui si trovano è
statico, l'espressività è data dal balon, dal testo. Nei manga il
testo deve essere minimale, altrimenti non sarebbe un “romanzo da
vedere”. Topolino, per dimostrare una sua emozione, non verrà mai
disegnato con proporzioni alterate o tratti del viso assenti, invece
un personaggio dei manga trasmette il suo stato d'animo attraverso
l'espressività del suo viso e del contesto della vignetta.
Capitolo
5: La figura umana
Per
disegnare una figura umana bisogna rispettare rigorosamente delle
proporzioni per ogni parte del corpo, in particolare la testa deve
rientrare sette volte nell'altezza del corpo eretto. Queste regole
base non valgono per i manga. Anche il disegnatore che più rispetta
le proporzioni disegnerà quasi sempre una testa più grande, proprio
per poter rendere meglio l'espressività del viso. Un cattivo verrà,
addirittura, disegnato con la testa più piccola del corpo, per
evidenziarne la piccolezza del cervello. Nei disegni dei robot la
dimensione ridotta della testa è lo standard. I bambini verranno
disegnati con proporzioni differenti rispetto agli adulti (teste più
grandi), e per quanto riguarda i personaggi comici (tipo Doraemon) la
proporzione potrà essere anche uno a uno.
Per
rendere lo stato d'animo dei personaggi e il contesto in cui si
trovano non sarà alterata solo la proporzione della testa, ma tutto
il corpo, all'occorrenza, sarà modificato.
Capitolo
6: Il volto
E'
brevemente spiegata la forma del viso (e del suo tratto disegnato in
base allo stato d'animo che deve rappresentare) in base al carattere
del personaggio. Una schematizzazione geometrica che risulta
interessante per chi come me la ignorava.
Capitolo
7: Il movimento
I
manga rendono più dei fumetto occidentali il movimento e l'azione
dei personaggi e delle scene. In questo capitolo sono riportate varie
casistiche presenti nei manga (tramite l'analisi di tavole di manga),
rendendo bene la differenza coi fumetti americani.
Capitolo
8: Inquadratura e composizione
Nel
capitolo è spiegato tutto quello che concerne l'inquadratura, i
campi, i piani, la regola “dei terzi” (che forse sarebbe stata
più chiara con qualche immagine più dettagliata). Oltre alla
singola vignetta viene analizzata la composizione totale della tavola
(dove sono posizionate le singole vignette), che per un mangaka non
ha vincoli di grandezza e numerici. Mentre in Italia una tavola è
divisa in una griglia da 6 vignette di proporzioni simili.
Capitolo
9: Scenografia, prospettiva e architetture
Per
rendere “reale” un manga è indispensabile che l'ambientazione (o
scenografia) sia credibile. I personaggi possono anche essere
disegnati non rispettando i canoni delle proporzioni, visto che sono
una creazione del mangaka, ma l'ambiente in cui si muovono è
necessario che sia dettagliato. Sia per quanto riguarda la
prospettiva, che per il disegno dei singoli oggetti
dell'ambientazione. “Nei manga i personaggi sono illusioni che si
muovono in un mondo reale”. Anche se in talune situazioni, allo
scopo di rendere meglio la comprensione immediata di una vignetta,
gli oggetti possono perdere realismo (come il pallone che si deforma
perché calciato con potenza, o il campo da calcio che diventa
infinito). Per rendere al lettore la sensazione che una vignetta
vuole trasmettere (tensione, paura, felicità, amore) anche lo sfondo
può perdere il suo contesto normale, diventando irreale (fulmini,
fumi, nubi, fiori, cuoricini).
Capitolo
10: I genere e i temi
Una
classica panoramica con la descrizione dei vari generi di manga, sia
par maschi che per femmine, per bambini e per adulti, etc etc
Capitolo
11: Manga e anime
Viene
brevemente descritto il rapporto simbiotici che lega i manga agli
anime.
In
appendice c'è un breve capitolino sui “mangaka occidentali”, che
hanno fatto proprio lo stile giapponese dei manga. Il capitolo è in
pratica una breve intervista interessante ad una “mangaka
italiana”, Enrica Fastuca.
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