CERCA NEL BLOG

martedì 4 giugno 2013

Nikudan, proiettili umani


TITOLO: Nikudan, proiettili umani
AUTORE: Tadayoshi Sakurai
CASA EDITRICE: Grottaferrata
PAGINE: 352
COSTO: 25 € circa
ANNO: 1913
FORMATO: 22 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: ?

La battaglia di Port Arthur si svolse durante il conflitto russo-giapponese del 1904-05. L'assedio di Port Arthur, una fortificazione russa, costo la vita a 106 mila giapponesi e 47 mila russi.

Il libro fu scritto dal capitano Tadayoshi Sakurai nel 1906 e pubblicato in Italia nel 1913, tradotto dal capitano Bartolomeo Balbi.
Ovviamente il libro risente della retorica dell'eroismo in battaglia, del sacrificio per la patria e l'imperatore, concetti a me totalmente incomprensibili. Detto ciò è una bella testimonianza, anche a distanza di 106 anni. L'orrore della guerra è riportato senza censure, anche se poi è esaltato in funzione del sacrificio che ci si aspettava dal suddito imperiale nipponico. Molto spesso le note a piè di pagina di questa versione italiana integrano lo scritto con interessanti riflessioni, magari involontarie.
Il libro è stato scritto dal capitano Sakurai, ai tempi della guerra solo tenente, e racconta tutta la sua esperienza prima e durante la battaglia, fino al momento del suo ferimento in combattimento.
Il fatto che il libro ebbe l'approvazione imperiale (c'è il sigillo imperiale nelle prime pagine del libro), è la dimostrazione che fosse stato considerato uno scritto patriottico. L'esaltazione del sacrifico in battaglia riuscì a sortire l'effetto desiderato, creando un popolo di combattenti.
Ecco la spiegazione del termine “proiettile umano” presente nel titolo, dalle premesse di pagina 19:
Nel pittorico linguaggio orientale, l'uomo vi è raffigurato sotto l'aspetto di una macchina militare cosciente, la più perfetta, di uno strumento di guerra insuperabile perché regge e governa l'azione di tutte le altre, la ravviva e la rivolge alla immancabile vittoria.
Il soldato è rassomigliato ad un proiettile che percorre la sua traiettoria fatale: quella segnata cioè dalla incrollabile risoluzione di vincere”.
Se non sbaglio questo libro ispirò uno o più film.

Capitolo 1 : Grumo di sangue dei compagni d'armi
Sakurai ricorda la precedente guerra cino-giapponee di 10 anni prima e i suoi caduti giapponesi. Da notare che in virtù di questi caduti giapponesi (che avevano invaso la Cina) la penisola del Lyao-Tung è considerata territorio giapponese!

Capitolo 2: L'ordine imperiale per la mobilitazione
Sakurai attende con ansia la mobilitazione del suo reggimento in guerra. A questo scopo c'era un'apposita preghiera, Doingoi (“preghiera per chiedere la mobilitazione”). Sakurai riporta che molti soldati erano partiti lasciando la famiglia alla fame (venendo a mancare il loro reddito), genitori, mogli e figli piccoli senza più speranze di sostentamento, ma secondo lui nessun soldato si rammaricava, perché erano fieri di combattere per l'imperatore. Me lo immagino proprio lo stato d'anima di un poveraccio che lascia la moglie e i figli piccoli senza sostentamento con la prospettiva di non ritornare più da loro...

Capitolo 3: Verso la conquistate
Il reggimento di Sakurai si imbarca per la battaglia, lui ricorda gli incitamenti della famiglia e degli amici ad essere valoroso.

Capitolo 4: Sul mare del Giappone
Il 21 maggio 1904 il piroscafo è partito, durante il viaggio i soldati si distraggono come possono, sempre sperando di sacrificare in fretta la propria vita per l'imperatore...

Capitolo 5: I pericoli corsi durante lo sbarco
E' narrato lo sbarco a Dairen. Sakurai racconta delle violenze subite dai cinesi (in particolare le donne) ad opera dei soldati russi, mentre i soldati dell'imperatore si comportano rispettosamente. Negli ani 300 non sarà più così.

Capitolo 6: Il valore strategico di Port Arthur
Sakurai descrive il valore strategico di Port Arthur

Capitolo 7: La sanguinosa battaglia di Nanzan
La battaglia di Nanzan si svolse il 26 maggio 1904, ma le truppe dii Sakurai non vi parteciparono, in quanto i russi furono sconfitti in fretta. Sakurai racconta ciò che vide sul campo della battaglia appena conclusasi.

Capitolo 8: Nanzan dopo la battaglia
Continua il racconto della battaglia di Nanzan. Da notare che Sakurai scrive che la Croce Rossa prescrive di trattare bene i prigionieri di guerra, cosa che i giapponesi fecero effettivamente in quella guerra. Infatti il Giappone fu ringraziato anche dalla Russia per l'ottimo trattamento che ricevettero i suoi prigionieri.
Nei successivi 3 decenni le cose cambiarono assai, e i prigionieri di guerra persero quel trattamento umano riservato ai russi.

Capitolo 9: Lavori di difesa ed esplorazione
Considerazioni strategiche sulle opere di fortificazione approntate dai giapponesi, oltre a vari aneddoti di battaglia.

Capitolo 10: I primi prigionieri
I racconti dei prigionieri russi dimostrano, secondo Sakurai, la loro scarsa motivazione e disciplina. Infatti molti soldati russi non sapevano neanche il nome del loro superiore diretto, né il motivo per il quale si trovassero a combattere a Port Arthur, vi erano stati portai con la forza.
A pagina 113 è riportata questa poesia dell'imperatore Mutsuhito (Meiji):
Combattendo strenuamente per la patria, non devi dimenticare di essere amorevole verso il nemico sconfitto”.
Hirohito non fece tesoro della poesia del nonno.

Capitolo 11: Il nostro primo combattimento di Waitozan
Il primo combattimento di Sakurai avvenne a Waitozan il 26 maggio 1904.
L'avanzata doveva essere silenziosa, quindi vennero “legate” le lingue dei cavalli, cioè veniva legato un legaccio attorno alla lingua dei cavalli per non farli nitrire, fatto che li avrebbe fatti scoprire dal nemico.
Mae e” Mae e! Mae e!”
Avanti! Avanti! Avanti!”
Questo era il grido del loro primo attacco alla baionetta, in pieno stile prima guerra mondiale, una guerra di trincea sotto il bombardamento e il mitragliamento russo.
Tokkan! Tokkan! Tokkan!”
Alla baionetta!”

Capitolo 12: L'occupazione di Kenzan
La conquista della collina di Waitozan fece ripiegare i russi, che vennero incalzati fino a Kenzan, luogo del successivo scontro.

Capitolo 13: Il contrattacco del nemico
Il 3 luglio le truppe russe cercarono di riconquistare le colline strategiche perse, le truppe imperiali li respinsero.

Capitolo 14: In difensiva
Sono narrati i lavori per difendere le posizioni acquisite.
Sakurai spiega che l'abitudine dei russi di saccheggiare i villaggi e violentare le donne cinesi era dovuta al pessimo trattamento subito dai loro superiori. E' curioso che questa è una delle spiegazioni che dopo la seconda guerra mondiale furono date per il comportamento dei soldati giapponesi verso i civili cinesi.

Capitolo 15: La vita al campo
Sakurai racconta le privazioni della vita da campo, le malattie a cui erano esposti e il lavoro dei medici.

Capitolo 16: Notte tempestosa sulla linea dei piccoli posti
Vari aneddoti degli scontri avvenuti il 10 luglio.

Capitolo 17: La sanguinosa battaglia di Taihakuzan
La descrizione della battaglia di Taihakuzan, avvenuta dal 26 al 28 luglio.

Capitolo 18: L'occupazione di Taihakuzan
La vittoria della battaglia di Taihakuzan.

Capitolo 19: Impressioni dopo la battaglia
Sakurai spiega come il rispetto iniziale verso il soldato nemico russo si era trasformato in semplice odio. In parte a causa della stessa guerra, in parte per alcuni comportamenti vili dei russi. Tra cui l'uso indiscriminato della mitragliatrice, vera falciatrice di soldati. I giapponesi avevano creato fin una onomatopea apposita, “kata-kata”, il rumore del fuoco della mitragliatrice
Quindi mi sorge il dubbio che i giapponesi non avessero mitragliatrici (anche se mi pare assai strano), o che queste non fossero all'altezza di quelle russe.
Sono riportati numerosi racconti di soldati dilaniati dal fuoco delle mitragliatrici.
E' riportato un documento russo trafugato ad un ufficiale, in cui questi valuta che il manuale tattico giapponese non deve prevedere la ritirata, aveva ragione.

Capitolo 20: L'hotaijo
Capitolo incentrato sul posto di medicazione giapponese, ognuno dei quali era composto da 2 medici, 5 infermieri e 12 barellieri.
Il capitolo termina con questa domanda:
... ma come era possibile che i medici badassero a tutti, se in un ospedale da campo organizzato per ricevere 200 feriti se ne presentavano oltre 1000?”
Una bella e coraggiosa critica.

Capitolo 21: L'inseguimento
I russi, perduto anche Taihakuzan, fortificano la nuova linea del fronte presso Taikozan. I giapponesi li attaccano senza sosta per impedire i miglioramenti difensivi.

Capitolo 22: L'assalto alla posizione di Taikozan
Il 7 agosto 1904, in previsione dell'attacco a Taikozan, Sakuraipreparò una scatoletta in cui ripose alcuni ritagli di sue unghie e qualche ciocca di capelli, nel caso il suo corpo non fosse stato recuperato. Vi scrisse sopra anche il suo nome buddista postumo, Shakkensko, “giuramento di acquistare gloria”.
Ho notato (anche in altri libri) che i numerosi dialoghi tra camerati riportati da Sakurai assomigliano a quelli tra amanti. La mia non vuole essere una considerazione dispregiativa, probabilmente a quei tempi il cameratismo nipponico si esprimeva con quei toni.

Capitolo 23: La bandiera del Sol Levante inalberata sul Taikozan
E' raccontata la presa di Taikozan.
In questo capitolo sono riportati dei giudizi contraddittori sui soldati russi. Fino a qui Sakurai li aveva dipinti come soldati con scarsa disciplina e voglia di combattere, a causa del trattamento subito dai superiori. Di colpo i russi diventano “educati ad una obbedienza assoluta e passiva”.

Capitolo 24: Gli addii sul campo di battaglia
Sakurai viene promosso tenente e assegnato ad altro plotone, saluta i soldati e ricorda i caduti.

Capitolo 25: L'inizio dell'assalto generale
Il 19 agosto inizia l'attacco a Port Arthur, che durerà 4 mesi.
Tra le note è riportato il brano scritto da un ufficiale giapponese sulle terribili condizioni di vita in trincea durante l'assedio di Port Arthur. Le note sono ad uso del lettore italiano.
Sakurai non risparmia i particolari delle amputazioni e smembramenti dovuti alle bombe russe.

Capitolo 26: Proiettili umani su proiettili umani
Fino ad ora le truppe giapponesi avevano avanzato vittoriose attaccando sempre alla baionetta, quindi il Generale Nogi ordinò di attaccare le fortificazioni russe di Port Arthur nello stesso modo. Questo prima assalto durò una settimana, e fu un massacro.
Il titolo “Proiettili umani su proiettili umani” si riferisce ai soldati giapponesi costretti a calpestare i cadaveri dei commilitoni.

Capitolo 27: Le truppe votate a morte certa
Sakurai ci descrive ciò di cui fu testimone, il massacro dei suoi commilitoni. Racconta anche l'episodio del suo ferimento in battaglia.

Capitolo 28: Ritorno alla vita dopo essere stato sul punto di morire
Sakurai è ormai ferito e giace a terra, descrive quello che gli capita intorno (a me è parso, con tutto il rispetto per l'autore, che succedano un po' troppo fatti eroici interno a lui), fino al suo salvataggio da parte di un soldato che non era neppure un suo sottoposto diretto, Kondo Takesaburo (morto in battaglia il mese successivo).
Sakurai si augura che il gesto eroico del suo salvatore “sia trasmesso alla più lontana posterità”, siamo nel 2012, qualcuno ne scrive ancora.


Nessun commento:

Posta un commento