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domenica 2 giugno 2013

Manga Academica vol. 3, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese


TITOLO: Manga Academica vol. 3, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 161
COSTO: 10,50€
ANNO: 2010
FORMATO: 20 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788896133071

La casa editrice “Società Editrice La Torre” pubblica dal 2008 “Manga Academica”, che, in forma di libro, è una rivista annuale sui manga e l'animazione (ma non solo) giapponese. Per fortuna è uscito anche questo terzo numero, equivalente al terzo anno di pubblicazione, visto che i contenuti di questa rivista annuale sono molto validi.
Il primo contributo è di Marco Maurizi, s'intitola “Eccerobot, come si filosofa coi pugni atomici”. 
E' incentrato su Mazinga Z e sulle altre opere di Go Nagai. Credo che il senso del suo scritto sia di rivalutare culturalmente le opere di Go Nagai. Scrivo “credo” perché non ne sono sicuro al 100%, questo a causa (per colpa di una mancanza culturale) sia del linguaggio di carattere filosofico, sia per i continui rimandi e citazioni di Adarno, Horkheimer, Leslie, Fromm. In pratica è un breve esposto di carattere filosofico su Go Nagai. I tratti che ho compreso li ho trovati molto interessanti: il trattamento subito in combattimento dai robot femminili ed alcune loro caratteristiche fisiche sessuali; la spiegazione dell'estetica mostruosa dei terribili generali di Mikenes; la misoginia verso June Hono rispetto alla Marchesa Yanus.
Ho sempre l'impressione che , talvolta, gli stili di scrittura così forbiti (e quindi parecchio criptici), specialmente quando il tema sono anime e manga, più che per essere precisi nella spiegazione dei concetti servano ad impressionare un numero esiguo di cattedratici, peccato che il libro lo comprino anche i non cattedratici...
Roberto Vitello illustra nel dettaglio i precursori dei manga, gli emakimono dell'epoca Kamakura (1185-1333). Gli emakimono disegni di svariati soggetti su sono rotoli di carta lunghi anche 16 metri, arrotolati intorno ad un bastone, si aprono da destra verso sinistra, per una 50nitna di centimetri. Inizialmente gli emakimono erano rivolti a un pubblico elitario, e raffiguravano scene religiose, grandi battaglie, essere mitologici, oppure raccontavano favole utilizzando personaggi antropomorfi. Quindi l'antropomorfismo nei manga e negli anime attuali nasce negli emakimono. L'autore analizza alcuni antichi emakimono, purtroppo le foto presenti nel libro sono troppo piccole per seguire i suoi spunti artistici. In alcuni di questi antichi emakimono si può notare quello che oggi chiameremmo storyboard. Tutto ciò fa comprendere come il linguaggio dei manga ha delle origini molto antiche. Nel periodo Tokugawa (1603-1868) gli emakimono vennero sostituiti da nuovi media, come gli ukiyo-e (stampe) e i kusazoshi (libelli illustrati). Questo perché gli emakimono erano prevalentemente goduti dai nobili, ma nell'epoca Tokugawa i mercanti acquistarono sempre più potere economico, e i nuovi media si confacevano di più ai loro nuovi bisogni di svago. Inoltre nascevano nuove tecnologie più popolari ed economiche, come l'editoria popolare. I kusazoshi (destinati alle classi sociali meno abbienti) si dividevano per genere, un po' come gli attuali manga: sharebon (libri comici); yumihon (romanzi popolari); choninmono (romanzi sui mercanti); ukiyozoshi (romanzi erotici). La nuova borghesia necessitava di nuovi canali espressivi, di svagarsi leggendo, nacquero così le jihondonya, cioè le prime case editrici, e gli ezoshiya, negozi specializzati nella vendita di stampe. In questo settore editoriale il Giappone anticipò di molto l'industria editoriale occidentale del 800, dove la produzione di massa andava a discapito della qualità. Con l'apertura forzata del Giappone all'occidente nel 1854 stava per nascere il nuovo media, il manga. A questo punto l'autore si sofferma sulla figura di Hokusai Katsushika (1760-1849), l'artista delle stampe ukiyo-e, che è considerato il padre putativo del manga. Lo stesso termine “manga” venne usato per la prima volta nel 1812 per una serie di suoi disegni, gli “Hokusai Manga”.
Il terzo contributo, ad opera di Arianna Di Pietro e Riccardo Rosati, analizza, con uno studio sociologico, i cambiamenti della società giapponese nel periodo 1980/2000 tramite due anime di successo, Maison Ikkoku e Nana. Questo studio vuole evidenziare il progressivo allontanamento dalla radice culturale nipponica verso la globalizzazione, avvenuta tra il 1980 e gli anni 2000, mutazione che ha minato le tradizionali forme di socializzazione, in particolare tra i sessi. In particolare verranno poste in risalto le differenze tra le storie d'amore dei due anime, come lo stesso concetto di amore sia cambiato, assieme al rapporto con la famiglia. Questo studio sociologico cerca di dimostrare l'importanza degli anime come fonte documentale per l'analisi di stampo sociale e antropologico. Le considerazioni degli autori sono molto interessanti ed articolate, essendo il capitolo relativamente breve (23 pagine) è pregno di contenuti.
Il quarto intervento è a cura di Massimo Nicora, e riguarda gli antenati dei robot giapponesi, la storia degli automi meccanici artigianali chiamati karakuri in epoca Tokugawa. Il termine karakuri significa “congegno meccanico realizzato per burlarsi di una persona o coglierla di sorpresa”. I karakuri erano esibito a teatro per stupire gli spettatori. I karakuri non avevano nessun compito pratico di lavoro, solo di svago ed intrattenimento. Il primo spettacolo teatrale con karakuri si svolse il 25 maggio 1662 ad Osaka, ad opera del maestro orologiaio Omi Takeda. I lavori scritti per il teatro con i karakuri (butai karakuri o Takeda karakuri, in onore di Omi Takeda) vennero riadattati per attori umani, che, però, continuarono ad imitare i movimenti degli automi. Da qui la nascita di uno stile recitativo che risulta incomprensibile ad un occidentale. La tradizione del Takeda karakuri continuò col fratello Kiyotaka Takeda (Omi Takeda II), e raggiunse il suo apice con lo spettacolo del 1758 a Edo, creato da Omi Takeda III. IL Takeda karakuri terminò l'attività nel 1772.
I karakuri erano usati anche durante i matsuri (festività religiose), ed erano noti (ma lo sono anche oggi) come “daishi karakuri”, perché gli automi erano posizionati su carri allegorici chiamati daishi. Esistevano anche i “zashiki karakuri”, “automi domestici” (esistenti anche oggi), creati come oggetti di lusso per i ricchi. Con la Restaurazione Meiji e la fine dell'isolazionismo dell'era Tokugawa ebbe termine anche la tradizione dei karakuri. Gli ultimi maestri artigiani karakuri furono Hisashige Tanaka (1799-1880), che pose le fondamenta della Toshiba, e Benkichi Ono (1801-1870).
L'ultimo capitolo è di Sara Papa, e tratta “l'immaginario erotico femminile: dal fumetto artigianale allo shonen ai. L'autrice inizia spiegando la nascita del genere fumettistico shonen ai durante i festival del fumetto amatoriale, chiamato comiket, dalla prima fiera nel 1975 ai giorni nostri. In seguito si analizza la figura, sovente presente anche nei manga ufficiali, del personaggio androgino (sia maschile che femminile), e del suo significato nella società giapponese. Sono prese in considerazione le tematiche negli yaoi, negli shonen ai, le differenze tra questi due e con lo slash occidentale. Vengono riportate le tipologie classiche di rapporti tra i personaggi di questo genere. Da notare come queste parodie di materiale coperto da diritti d'autore non generi nessuna denuncia dai proprietari dei diritti, anzi, queste dojinshi (compresi yaoi e shonen ai) sono considerate il sintomo del successo di una serie, e una pubblicità per la serie stessa. Esistono vari tipo di dojinshi: tratte da lavori originali (original); parodie di serie di successo (aniparo); le storie d'amore tra uomini (june mono); quelle con risvolti sessuali (yaoi). Gli yaoi sono dojinshi non ufficiali, lo shonen ai, invece, è venduto nelle edicole. Per finire sono ben spiegate le motivazioni che spingono la lettrice giapponese eterosessuale a prediligere questo tipo di manga.




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