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sabato 8 giugno 2013

L'ultimo missionario, l'abate Giovan Battista Sidotti e la sua scomparsa in Giappone nel 1708


TITOLO: L'ultimo missionario, l'abate Giovan Battista Sidotti e la sua scomparsa in Giappone nel 1708
AUTORE: Renzo Contarini e Augusto Luca
CASA EDITRICE: Edizioni Italia Press
PAGINE: 149
COSTO: 22€
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788889761298

L'abate Giovan Battista Sidotti era un prete siciliano che andò in Giappone, quando questo era già chiuso agli stranieri e la religione cristiana era già stata vietata (ed entrambe le cose erano punite con la morte), per ottenere dall'Imperatore la libera predicazione del Vangelo, e lì scomparve nel nulla.
Nel 1865 uno studioso inglese trovò un manoscritto dell'uomo che interrogò Sidotti durante la prigionia, Arai Hakuseki. Assieme ad altre fonti di origine vaticana ed olandese, gli autori narrano la storia di questo abate e del suo tentativo di riaprire il Giappone alla fede cristiana.
Va subito precisato che il taglio del libro è totalmente pro Sidotti e missionari, diciamo che è uno scritto cattolico fervente, se ci si sofferma solo sulla parte storica, tralasciando la parte religiosa, resta interessante.
Capitolo 1: Il 1700 a Roma
Viene fatto un quadro della situazione in Vaticano nel 1700, anno di partenza di Sidotti. Vengono illustrate le motivazioni che spinsero Sidotti a voler partire e la preparazione del viaggio. Tanto per rendere l'idea del taglio del saggio, in questo capitolo si riporta una conversazione inventata tra Sidotti e il Papa del periodo sulla richiesta dell'Abate di partire per il Giappone. Un dialogo totalmente immaginario (lo scrivono gli stessi autori), che si poteva anche evitare, dato che non apporta nulla dal punto di vista storico, anzi, fa nascere il sospetto che lo stesso criterio possa essere stato applicato ad altre parti del libro.

Capitolo 2: Il cristianesimo in Giapponese
E' riportato brevemente il secolo cristiano in Giappone (1549-1649), dall'arrivo dei primi missionari alla cacciata degli stranieri e lo sradicamento del cristianesimo. E' curioso che nella riproposizione dei fatti storici mai si fa cenno all'introduzione delle armi da fuoco da parte dei portoghesi, e del fatto che molti daimyo si convertirono solo per ottenere più facilmente le nuove e potenti armi portate dai cristiani. Ho trovato anche involontariamente spiritoso che gli autori accusino gli olandesi del tempo di aver sparso malignità sui missionari, affermando che miravano, tramite il proselitismo, a colonizzare il Giappone. Quando mai nella storia del mondo questa cosa è successa? Veramente terribili questi olandesi... infatti il Giappone fu uno dei pochi paesi a ritardare al massimo il colonialismo occidentale, proprio perché cacciarono gli occidentali e i cristiani.

Capitolo 3: Terra di martiri
E' raccontata la recrudescenza delle persecuzioni dei cristiani dopo la morte dello shogun Ieyasu nel 1616: Martirio di Kyoto 07/10/1619; Grande Martirio di Nagasaki 10/09/1619; Grande Martirio di Edo 04/12/1623.
Nel 1627 lo shogun Takugawa Iemitsu, contrariato dal rifiuto dei cristiani ad apostatare, diede ordine di iniziare uno sterminio sistematico. E' raccontata la rivolta delle popolazioni contadine cristiane di Shimabara nel 1637.Questa rivolta, soffocata nel sangue, fu fatta passare dal governo come rivolta religiosa, allo scopo di aumentare l'isolamento e lo sradicamento della cristianità. Secondo studi storici recenti fu di natura sociale, non religiosa, causata dalla miseria e dalle vessazioni subite dai contadini.
Durante la caccia ai cristiani tutti i sudditi venivano sottoposti ad una prova chiamata “e-fumi” per scoprire chi fosse ancora cristiano, perché ufficialmente tutti avevano fatto atto di apostasia. Le persone erano obbligate a calpestare delle tavolette, appunto le “e-fumi”, con sopra l'effige di Gesù e della Madonna, chi si rifiutava dimostrava di essere ancora credente, subendo la pena di morte se non accettava di concludere la prova.
Alla fine del capitolo, dopo aver illustrato in che modi terribili i cristiani venivano torturati, gli autori se ne escono con questa frase: “Meravigliosa la fede e la costanza dei martiri”.
Appena dopo si ricorda che nel 2008 vennero beatificati 188 martiri giapponesi uccisi tra il 1603 e il 1639, tra cui bambini dai 2 ai 6 anni.
Io mi chiedo cosa ci sia di “meraviglioso” nella morte di bambini per una cosa che neanche capivano... Ha senso vantarsi, oggigiorno, della morte di bambini morti come prova di fede?
Comunque il capitolo ha lo scopo di illustrarci i pericoli a cui andava incontro Sidotti quando decise di partire per una nazione chiusa agli stranieri e che non accettava i cristiani.

Capitolo 4: Nelle Filippine
Sidotti arrivò nelle Filippine nel 1704. Gli autori colgono l'occasione per raccontarci la storia dell'evangelizzazione di quelle popolazioni, e di quanto bene venne fatto loro...
E' raccontata l'attività (da santo) di Sidotti nelle Filippine fino alla sua partenza nel settembre del 1708.

Capitolo 5: Da Manila al Giapponese
Sidotti arrivò nel Kyushu nell'ottobre del 1708. Da questa data le informazioni su Sidotti saranno solo indirette e molto frammentarie, oltre che rare. La prima fu nel 1713, 5 anni dopo il suo sbarco.

Capitolo 6: Convocato dallo Shogun
Da questo punto in poi ci si affida ai documenti di cui ho raccontato all'inizio della recensione (principalmente il manoscritto di Arai Hakuseki, scritti olandesi, documenti vaticani).
In questo capitolo è raccontato l'immediato arresto di Sidotti appena sbarcato e il suo primo interrogatorio del 17/09/1710.

Capitolo 7: Prigioniero a Nagasaki
Arai Hakuseki, prima dell'arrivo a Edo del prigioniero cristiano, si informa su Sidotti tramite i primi interrogatori a Nagasaki.

Capitolo 8: Il primo incontro con Arai
Sono raccontati i primi interrogatori di Arai a Sidotti. E' indubbio che la parte interessante del libro siano le traduzioni di questi interrogatori.

Capitolo 9: Kirishitan Yashiki
Kirishitan Yashiki”, “La casa dei cristiani”, è il nome della prigione in cui dal 1643, durante le persecuzioni, i cristtiani erano reclusi a Edo (Tokyo). Il capitolo racconta la storia di questo luogo di prigionia, che era ubicato nell'attuale parco di Tokyo “Koishikawa Koraku-en”, in cui si rinchiudevano e torturavano i cristiani di rango.

Capitolo 10: L'interrogatorio
Dando per scontata la veridicità (dopo così tante traduzioni e adattamenti linguistici) di questi interrogatori tra Arai i Sidotti si può intuire come fu un dialogo tra due filosofie diverse.

Capitolo 11: Una finestra aperta sul mondo
Nel momento degli interrogatori di Sidotti il Giappone era chiuso agli stranieri da 40 anni, quindi l'abate fu una fonte informativa importante (i giapponesi dipendevano quasi totalmente dalle informazioni degli olandesi stazionati a Deshima) , specialmente per il curioso Arai.

Capitolo 12: La religione dello straniero
Arai chiede a Sidotti di spiegargli la religione cristiana. Anche in questo caso Sidotti fu l'unica fonte informativa del periodo, non essendoci più in Giappone dei missionari cristiani, tutto ciò che Arai sapeva proveniva da scritti di vari decenni prima.

Capitolo 13: Arai confuta il cristianesimo
Dopo aver ascoltato Sidotti, e letto altri documenti risalenti al periodo cristiano in Giappone, Arai esprime le sue critiche alla religione cristiana.

Capitolo 14: Rapporto allo Shogun
Arai prospetta allo Shogun tre possibili soluzioni per Sidotti, riporto lo scritto di Arai:
La prima, che è la migliore, sarebbe quella di rimandarlo in patria. Questo può sembrare difficile e invece è facile.
La seconda, sarebbe di risparmiargli la vita, trattenendolo come prigioniero. E' una soluzione media, che sembra facile, ma comporta gravi difficoltà.
La terza possibilità sarebbe di condannarlo a morte. E' la soluzione peggiore, anche se è semplice e di facile soluzione.”
Per ogni soluzione da lui suggerita, Arai entra nel merito con una analisi più dettagliata.
Da notare che, pur concordando sulla pericolosità a lungo termine del cristianesimo per la stabilità sociale del Giappone, Arai ritiene che i missionari non fossero venuti con lo scopo principale di conquistare il paese.
Lo Shogun scelse di imprigionare Sidotti, questo perché lui si presentò come ambasciatore senza avere nessuna credenziale ufficiale. Oltre al fatto che per i giapponesi era inconcepibile che uno straniero si presentasse in Giappone, sapendo che gli era vietato dalla legge vigente, chiedendo che la legge stesse fosse abrogata.

Capitolo 15: Sidotti muore in prigione
Nel 1715 Sidotti fu accusato di aver fatto proselitismo (una coppia di anziani ex cristiani, che vivevano nei locali della prigione cristiana). Quindi fu condannato ad una detenzione più dura, che consisteva in una cella che era una buca nel terreno, questa era poco più ampia e alta di Sidotti. L'uomo non sopravvisse molto a quella tortura, che comportava anche una riduzione drastica del cibo.
Il capitolo si conclude illustrando ciò che resta in Giappone della missione di Sidotti. Secondo gli autori questo nostro personaggio ha mantenuto un certo fascino per i giapponesi, tanto che nel parco/prigione di Tokyo c'era un albero a lui dedicato dal nome “Yuan-ki”. Inoltre l'immagine della Madonna che Sidotti portava sempre con se è sopravvissuta al tempo, ed è esposta in un museo di Tokyo, è chiamata “Edo no Santa Maria”.

Capitolo 16: Storia di fedeltà

Nell'ultimo capitolo è raccontata brevemente la storia de cristianesimo in Giappone dopo la morte di Sidotti, fino al 2000. E' accennata la questione dei “cristiani nascosti”, che in epoca Meiji, col ritorno dei missionari cristiani, si mostrarono pubblicamente dopo 200 anni di professione della fede senza clero.

Di seguito tre immagini prese dal libro sulla Kirishitan Yashiki di Edo/Tokyo




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