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domenica 2 giugno 2013

Il Giappone moderno, una storia politica e sociale


TITOLO: Il Giappone moderno, una storia politica e sociale
AUTORE: Elise K. Tipton
CASA EDITRICE: Einaudi
PAGINE: 416
COSTO: 30 €
ANNO: 2011
FORMATO: 21 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788806206949
  
Questo saggio, scritto nel 2008, è formato da 14 capitoli, che vogliono illustrare la storia politica e sociale del Giappone moderno (dall'epoca Tokugawa al 2008), con una attenzione particolare verso il ruolo delle donne. Il saggio procede in maniera cronologica, analizzando anche fatti che potrebbero sembrare marginali, ma che servono per gettare una luce maggiore su aspetti generali. La parte prettamente storica risulta troppo superficiale, in quanto si limita quasi sempre a dare conto del fatto storico accaduto, senza approfondirlo. Mentre la parte di analisi sociale è sempre molto interessante, specialmente perché riproporre nel passar del tempo le problematiche di donne e minoranze, mostrando i passi avanti fatti, ma anche le discriminazioni ancora presenti.
Le 400 e più pagine e il carattere minuto e fitto con cui è scritto il libro potrebbero intimorire un potenziale lettore, invece la lettura scorre veloce. E' scritto bene, anche se sarebbe preferibile aver già letto almeno un saggio di carattere storico ed uno di stampo sociologico (entrambi sempre sul Giappone, ovviamente), in modo da conoscere i fatti trattati.
Capitolo 1: Lo scenario Tokugawa. L'ideale e il reale.
Il Giappone contemporaneo nasce anche da quello dell'era Tokugawa, in questo primo capitolo sono elencati alcuni aspetti riguardanti la sua struttura sociale.

Capitolo 2: La crisi di metà secolo.
Date le tensioni sociali (tra samurai poveri e mercanti) illustrate nel primo capitolo, in questo secondo è spiegato come queste scoppiarono dal 1830 (crisi interna più crisi estera) all'anno dell'arrivo del commodoro Perry nel 1853, causando la fine dello shogunato e l'avvento della Restaurazione Meiji.

Capitolo 3: Gli inizi della rivoluzione Meiji.
E' dato conto degli accadimenti e delle dinamiche tra i leaders dell'inizio della rivoluzione Meiji. Oltre ai primi provvedimenti legislativi per la modernizzazione forzata del paese (sia industriale che sociale), con i relativi moti di protesta di alcuni strati della popolazione (ex samurai e contadini sfruttati).

Capitolo 4: Gli anni 80 e 90.
Negli anni 80 e 90 (del 1800) lo spirito della Restaurazione Meiji cambiò. Non si accettava più indiscriminatamente come positivo tutto ciò che proveniva dall'occidente, ma si iniziò a voler salvaguardare le peculiarità della cultura giapponese. Arrivando ad esaltare la superiorità nipponica (data anche dalla vittoria sulla Cina nel 1895), in pratica stava nascendo il nazionalismo che portò il Giappone verso la dittatura imperiale-fascista.
In quest'ottica i temi trattati sono: educazione scolastica; costituzione; il trattamento riservato alle minoranze etniche come Ainu e okinawanesi; condizione femminile; la creazione dell'immagine dell'imperatore e di una religione di stato; lo shintoismo.

Capitolo 5: L'ultimo periodo Meiji.
Questo capitolo si incentra sull'ultimo periodo dell'era Meiji. La vittoria nella guerra con Cina e poi Russia creò un'identità e un orgoglio nazionale mai visti prima. Il Giappone si guadagnò il rispetto internazionale, tanto da porre fine ai “trattati ineguali” imposti dagli occidentali.
In quest'ottica i temi trattati sono: Annessione della Corea; l'uso della guerra per creare un'identità nazionale; l'annessione di Taiwan; la svolta della guerra russo-giapponese; la situazione sociale; la nascita del movimento operaio; le condizioni di lavoro nelle fabbriche; l'angoscia giovanile.

Capitolo 6: Una società di massa emergente.
Il capitolo analizza l'era Taisho (1912-26), relativamente calma e pacifica, specialmente nei confronti delle nazioni occidentali. In questo periodo i partiti acquisirono sempre più potere, sottratto agli oligarchi Meiji, illudendo il paese che stesse nascendo una democrazia. Infatti l'era Taisho è anche chiamata “democrazia Taisho”, ma i politici cedettero il passo ai militari, e questi anni furono solo una mera illusione democratica. Una democrazia che, comunque, restava molto controllata dall'alto.
In quest'ottica i temi trattati sono:
il pacifismo internazionale; il ruolo dei partiti nella democratizzazione del paese; i movimenti per i diritti di donne, minoranze (coreani e burakumin) e lavoratori dell'industria; le azioni governative e legislative per stroncare le richieste di diritti e le contestazioni in generale; urbanizzazioni e problematiche correlate; lavoro femminile; la nascita del gruppo sociale dei “colletti bianchi”; la nascita di una società consumistica di massa; le “modern girls”; l'intrattenimento di massa e la cultura di massa.

Capitolo7: La modernità contestata, gli anni 30.
Gli anni 30 del ventesimo secolo sono considerati il periodo dell'avvento dei militari al potere e l'inizio della repressione, anche se la libertà d'opinione piena non era mai esistita.
In quest'ottica i temi trattati sono: i cambiamenti negli svaghi quotidiani dei giapponesi; la situazione di estrema povertà dei contadini e le loro rivendicazioni; l'invasione della Manciuria; la moda del “ero-guro nonsensu” (nonsense erotico-grottesco) come valvola di sfogo per la crisi economica; le fazioni militari Kodoha (“via imperiale”) e Toseiha (“del controllo”), che portarono alla ribellione dei giovani ufficiali nel febbraio del 1936; i fatti che portarono alla crisi internazionale tra Giappone e Usa/gran Bretagna;

Capitolo 8: La valle oscura.
Questo capitolo evidenzia le ripercussioni della guerra mondiale sia sulla vita dei cittadini giapponesi che sui coloni dei territori occupati negli anni precedenti. Inoltre saranno prese in considerazione le attività governative per mobilitare le masse in supporto della guerra. Il capitolo termina con il bombardamento americano di Hiroshima e Nagasaki.
In quest'ottica i temi trattati sono: l'efficacia o meno della propaganda governativa in favore della guerra (1937); l'attività delle associazioni create dal governo per supportare la guerra; le censure sulla stampa e l'uso propagandistico di radio e cinema; le attività del movimento “ordine nuovo” per preparare la popolazione ad una economia di guerra; le azioni dei politici e dei militari che portarono all'invasione del sud est asiatico; gli effetti diplomatici dell'espansione coloniale; la sfera di co-prosperità giapponese; lo stupro di Nanchino (poco più di un accenno); le “ianfu” coreane (confort woman); la fine dell'iniziale simpatia dei popoli asiatici “liberati” dai giapponesi, sostituita con la paura e poi la ribellione;

Capitolo 9: “Sopportare l'insopportabile” e ricominciare nel nuovo Giappone.
Il capitolo affronta la vita dei giapponesi nell'immediato dopo guerra e la ricostruzione materiale, politica e costituzionale da parte dei vincitori statunitensi.
In quest'ottica i temi trattati sono: l'occupazione americana (lo SCAP); l'impunità di Hirohito degli industriali e dei burocrati; la riforma agraria con la fine dei fittavoli; il ridimensionamento degli zaibatsu; la rinascita dei movimenti sindacali; i diritti delle donne (legali ed elettorali); le scelte di Mac Arthur sul futuro del Giappone; il rallentamento delle riforme democratiche (“corso inverso”) voluto dallo stesso Mac Arthur nel 1948 a causa del pericolo comunista; la fine dell'amministrazione e occupazione Usa e il suo lascito al Giappone (valutazioni positive e negative).

Capitolo 10: Conflitto e consenso negli anni 50.
Gli anni 50 videro un confronto serrato tra i conservatori al governo (supportati da burocrati ed industriali), che cercavano di ridurre la portata delle riforme democratiche presenti nella costituzione, e le opposizioni di sinistra, che difendevano la costituzione e i diritti da essa sanciti.
In quest'ottica i temi trattati sono: le scelte politiche di Yoshida Shigero, il primo ministro conservatore che guidò il Giappone della rinascita economica/industriale e che consolidò l'egemonia conservatrice; il ritorno dei politici e burocrati nazionalisti e militaristi dopo le epurazioni americane; il ritorno degli zaibatsu sotto altro nome, keiretsu; il controllo da parte del governo sui testi scolastici; le dimostrazioni popolari contro la firma del ANPO; la nascita del “sistema occupazionale giapponese” (occupazione a vita a fronte di un alto sfruttamento), che comunque era valido solo per le aziende sopra i 550 dipendenti; le lotte sindacali degli anni 50; la nascita del sindacalismo moderato voluto dai keiretsu; le condizioni di vita delle famiglie all'inizio del decennio e alla sua fine (un raffronto); i cambiamenti sociali collegati al boom economico; le minoranze nel Giappone degli anni 50.

Capitolo 11: Il “miracolo economico” e le sue zone d'ombra.
Negli anni 60 la nuova religione nazionale era l'aumento del PIL e il raddoppio del reddito medio di una famiglia, fu il periodo del miracolo economico che portò il Giappone a diventare la seconda potenza economica del mondo. Il governo aveva spostato “l'obbiettivo nazionale” dalla guerra del periodo prebellico e bellico alla crescita economica, e la popolazione lo seguì con abnegazione (come fece per la guerra), ma questa crescita vertiginosa ebbe dei costi gravi riguardo l'ambiente, la salute dei cittadini e la società. Se negli anni 50 i tre tesori imperiali dei cittadini furono il frigorifero, la lavatrice e la tv in bianco e nero, negli anni 60 erano diventate le 3 K: ka, kura, kara terebi (auto, aria condizionata e tv color). Negli anni 70 mutarono nelle 3 J: jueru, jetto, jutaku (gioielli, vacanze oltremare, casa di proprietà)
In quest'ottica i temi trattati sono: le motivazioni del miracolo economico; pianificazione industriale tra governo/burocrati ed industriali; guerra di Corea, guerra in Vietnam e guerra fredda; l'apertura internazionale dei mercati alle merci nipponiche; l'impatto positivo delle olimpiadi del 1964; il tempo libero negli anni 60; l'alto livello di risparmio delle famiglie; la situazione discriminatoria (anche economica) verso burakumin, gli originari di Okinawa e i coreani.

Capitolo 12: Il paese ricco.
Il capitolo si occupa degli anni 70 e 80. Gli anni 70 iniziarono con i 3 “shokku” (shock) di Nixon: il riconoscimento da parte degli Usa della Cina popolare (senza consultare il Giappone) nel 1971; l'abbandono unilaterale da parte Usa del tassi fisso col Giappone nel 1971 (che comportò una rivalutazione del 17% dello yen); l'embargo Usa all'esportazione dei fagioli di soia in Giappone nel 1972. Inoltre ci fu la crisi petrolifera del 1973/74. Questi fatti fanno considerare agli storici l'inizio degli anni 70 con il termine del periodo iniziato con la fine della guerra. Nonostante tutto ciò la crescita economica continuò, e il partito liberal democratico ne trasse abbastanza benefici da poter continuare imperterrito a governare, indipendentemente gli scandali di corruzione. Corruzione ormai divenuta endemica, che provocò il distacco dei cittadini, specialmente i giovani apartitici, dalla politica. Il successo del Giappone in campo economico ed industriale venne attribuito alle caratteristiche della società e della cultura giapponese, tanto che nacque il concetto di “Nihonjinron” (l'unicità del carattere giapponese).
In quest'ottica i temi trattati sono: la politica economica negli anni 70 e 80; differenze sociali ed economiche; l'emarginazione sociale nei gruppi sociali come donne lavoratrici, burakumin, coreani, Ainu, i nuovi immigrati; l'attenuarsi di alcuni valori tipici giapponesi e l'affermarsi di quelli occidentali (meno abnegazione sul lavoro e più svago, meno gruppo e più individualismo, meno obbedienza e più contestazione/ribellione verso le consuetudini sociali); il femminismo; la nascita della cultura kawaii.

Capitolo 13: Il decennio perduto.
Gli anni 90, il “decennio perduto”, hanno visto la fine di molte sicurezza del cittadino giapponese, la fine del boom immobiliare, del lavoro a vita (che era a vita più che altro nelle grandi aziende), la fine (o un rallentamento) del boom consumistico. Il tutto a fronte di uno stato che non si era dotato di un welfare di tipo europeo, lasciando così molti cittadini abbandonati a se stessi, oppure obbligandoli a ridurre al minimo le spese superflue allo scopo di risparmiare per la pensione o in vista di una malattia.
In quest'ottica i temi trattati sono: i fallimenti di politici e burocrati; la fine del dominio del partito liberal democratico; la corruzione dilagante; la recessione e le ripercussioni sui lavoratori; il peggioramento della situazione lavorativa e sociale delle donne; sesso, violenza e consumismo in rapporto alle donne; malessere sociale di fine secolo nelle scuole, famiglia, studenti, anziani, figli di immigrati; effetti della globalizzazione sulla società; scuola non pronta alle classi multi etniche; cambio della politica estera dopo la prima guerra del golfo; frizioni con i vicini asiatici per il rifiuto giapponese di riconoscere le responsabilità dei crimini di guerra (confort women, Nanchino).

Capitolo 14: Dove sta andando il Giappone?
Nel 2001 sembrava che la ripresa economica fosse iniziata (dopo 10 anni di stagnazione/recessione) , ma un nuovo periodo di recessione fece ripiombare il paese nella crisi. Inoltre tutti i problemi sociali degli anni 90 non erano stati minimamente affrontati dalla classe politica, coinvolta sempre più in scandali di corruzione.
In quest'ottica i temi trattati sono: i 5 anni di governo di Koizumi Jun'ichiro; la ripresa economica; la privatizzazione del sistema postale; lo stile politico/mediatico di Koizumi; la sconfitta elettorale del 2007 dovuta ad uno scandalo di corruzione del governo Abe; il peggioramento delle condizioni economiche e lavorative degli occupati e neo occupati; il fenomeno dei Neet e dei Freeter; i “profughi degli internet cafè” (statisticamente non dei senzatetto ma in realtà senza fissa dimora); la situazione dei senzatetto esclusi dai programmi di welfare; le cause del crollo del tasso di natalità; la visione della donna da parte dei politici e burocrati solo come “macchina per procreare”; le discriminazione verso le donne sulla retribuzione e nella carriera; la condizione delle donne divorziate; l'integrazione lenta delle minoranze; la discriminazione verso i lavoratori brasiliani; la potenza culturale nipponica (manga, anime, jpop, videogiochi) al posto della potenza economica, chiamata anche “nazionalismo soft”; la rinascita del nazionalismo nella revisione dei libri di scuola; l'imposizione di cantare l'inno nazionale all'inizio delle lezioni; le tensioni con Cina e Corea del Sud per questo nuovo nazionalismo; la sfida geopolitica fra Cina e Giappone.

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