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domenica 16 giugno 2013

Hiroshima e il nostro senso morale, analisi di una decisione drammatica


TITOLO: Hiroshima e il nostro senso morale, analisi di una decisione drammatica
AUTORE: Paolo Agnoli
CASA EDITRICE: Guerini e Associati
PAGINE: 256
COSTO: 21,5€
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788862504690

Sul web mi è capitato di portare avanti le stesse tesi dell'autore contro chi voleva far passare per vittima il Giappone e carnefice gli Usa (e non sono un filo americano, per la cronaca), ovviamente non così bene, quindi il libro l'ho trovato a dir poco perfetto.
Dissento con l'autore solo su due questioni, una neppure valutata nel saggio.
Per primo mi permetto di contestare le sue considerazione fatte nei paragrafi 10.6 e 10.7 (vedi indice). Di certo il progetto Manhattan portò a tantissime ricadute positive sull'industria e sulla vita delle persone, ma questo non basta per valutare positivamente quel progetto (le altre motivazioni portate dall'autore, invece, le condivido). Perché, altrimenti, bisognerebbe anche considerare positivamente gli esperimenti su cavie umane fatte da scienziati(?) tedeschi e giapponesi, che portarono ad una qualche scoperta (magari minima) positiva per la scienza.
L'aspetto che, secondo me, l'autore non ha considerato è quello “razziale” nella scelta ultima degli Usa. E' vero che non c'è la controprova, in quanto la bomba atomica fu pronta dopo la resa nazista, però mi chiedo se gli americani l'avrebbero usata contro una popolazione bianca (in generale WASP). Ricordando che negli Usa di quegli anni era perpetrata la segregazione razziale verso i cittadini di colore. Inoltre i cittadini nippo americani furono internati per timore fossero spie, mentre ai cittadini italiani e tedeschi, nemici anch'essi, non fu riservato il medesimo trattamento.
Preciso che i piccoli sunti che scrivo per ogni paragrafo non sono esaustivi del loro contenuto, vogliono essere solo una piccola anticipazione, specialmente perché l'autore affronta tantissime tematiche.


Capitolo 1: Introduzione

1.1 Due dilemmi etici principali
1.2 Sulle “intuizioni” morali
1.3 Sul concetto di scelta moralmente lecita
1.4 Un paragone tra etica e scelta

In questa parte introduttiva l'autore spiega quale sarà il suo approccio etico-morale verso la progettazione e costruzione della bomba atomica, e al bombardamento atomico. In questa parte introduttiva vengono proposte le classiche domande che tendono a voler mettere in dubbio la liceità della scelta americana, queste obbiezione verranno confutate nel proseguire del libro.
Paolo Agnoli ci spiega che ha cercato di applicare alla questione un'etica basata sugli argomenti e non su pronunciamenti morali, contestualizzandola in quel momento storico, politico, sociale.
La domanda principale del libro è questa:
Supponiamo che io fossi a occupare la posizione decisionale ultima, in quelle stesse condizioni, e a dover decidere: cosa farei?”

Parte Prima: La decisione di costruire la bomba

Capitolo 2: Perché si pensò alla realizzazione di un'arma nucleare?

2.1 La scienza e i progetti militari
2.2 Le origini e i fondamenti
2.3 La fissione nucleare
2.4 La reazione a catena
2.5 L'idea di una bomba atomica
2.6 Importanti passi avanti utili alla costruzione dell'ordigno
2.7 I progetti a livello internazionale
2.8 Trasformare una nazione in un impianto industriale

E' riproposta la storia delle scoperte che portarono alla bomba atomica, sempre inquadrate nel periodo storico di allora. Da notare che ci fu un momento, precedente al progetto Manhattan, in cui gli scienziati americani e non americani che lavoravano allo sviluppo di quelle tecnologie, decisero autonomamente di non pubblicare più le loro continue scoperte scientifiche, questo per il timore/terrore di poter favore la corsa all'atomo di Hitler. Fu il momento in cui quegli scienziati si resero conto che la bomba atomica si poteva fare, non era solo teoria.

Capitolo 3: I fisici, le persecuzioni antisemite e la loro esperienza umana

3.1 Le leggi razziali
Gli scienziati ebrei (o non ebrei come Fermi, che era sposato con una ebrea) subirono in Germania (e in tutte le nazioni a loro assoggettate) una tale discriminazione razziale che, rifugiatisi negli Usa, si convinsero (nonostante molti di loro fossero pacifisti) che bisognava impegnare l'amministrazione americana nella costruzione di una bomba atomica, per anticipare i nazisti.

3.2 L'avversione verso Hitler
Per esempio il fisico italiano Amaldi, che non riuscì ad emigrare negli Usa, ammise dopo la guerra che se ne avesse avuto la possibilità anche lui avrebbe partecipato al progetto Manhattan.

3.3 Gli attacchi tedeschi alla “scienza giudaica”
In Italia e Germania non solo si espellevano gli scienziati ebrei dalle università, ma prima di ciò si considerava la fisica come una “scienza giudaica”, priva di ogni verità scientifica, proprio perché molto fisici erano di origine ebrea. Furono poi questi fisici ebrei esuli a spingere di più gli americani ad attuare un loro programma nucleare.

Capitolo 4: La costruzione della bomba

4.1 La commissione MAUD
Dopo i tedeschi furono gli inglesi ad attuare un programma atomico, cosa che influenzò gli americani.

4.2 L'impegno americano
Alla fine il programma MAUD inglese confluì nel progetto Manhattan.

4.3 Il progetto Manhattan
E' spiegata la nascita e la struttura del progetto Manhattan nell'estate del 1942, con a capo il generale Groves, che scelse il “comunista” Oppenheimer come direttore scientifico. Non tutti gli scienziati contattati accettarono di essere coinvolti nella costruzione della bomba, che alla fine costò 2 miliardi di dollari di allora (più di 20 miliari di dollari del 1998),

4.4 Los Alamos
E' raccontata la creazione del laboratorio di Los Alamos, il clima di collaborazione che vigeva, è evidenziato l'apporto decisivo di Fermi.
La gran parte dei degli addetti non conosceva lo scopo finale dei calcoli che conduceva, fato che rallentava i risultati finali. Il fisico Richard Feynman convinse le autorità americane che, se lo avessero rivelato, tutti sarebbero stati più motivati, cosa che accadde.

4.5 Il Trinity test
La descrizione della prima detonazione atomica sperimentale, chi assistette a quell'esperimento comprese che la guerra era giù finita,,e che nessuna invasione di terra era più necessaria.

Parte seconda: La decisione di usare la bomba

Capitolo 5: La fine della guerra in Europa

5.1 L'invasione della Germania
Al giusto scopo di contestualizzare la decisione americana, l'autore riporta il numero di vittime provocate dalla sola invasione della Germania da parte degli Usa e URSS: 4 milioni di tedeschi quasi tutti civili (a cui vanno sommate 2 milioni di donne stuprate dai sovietici, che si suicidarono o vennero uccise); 9 milioni di soldati sovietici.

5.2 Le “tempeste di fuoco” sulle città tedesche
E' dato conto della decisione inglese di iniziare i bombardamenti incendiari espressamente contro i civili sulle città tedesche, che causò tra i 420 mila e i 570 mila morti, più del numero di vittime di Hiroshima e Nagasaki..

5.3 Il bombardamento di Dresda
Ci si focalizza sul bombardamento di Dresda (città d'arte, senza impianti militari e senza contraerea), che ospitava una moltitudine di rifugiati. Proprio per la presenza di questi rifugiati non conteggiabili il numero finale delle vittime non è certo, si va da alcune decine di migliaia ai 250 mila, di questi il 20% furono bambini, più del numero di vittime di Hiroshima e Nagasaki.

Capitolo 6: La situazione nel pacifico

6.1 Iwo Jima e Okinawa
E' illustrata l'estrema combattività del soldato e del civile (Saipan) giapponese, mai disposto alla resa, la cui scelta finale era il suicidio, preferibilmente se accompagnato dalla morte dei nemici (facendosi saltare in aria con una bomba a mano). A Iwo Jima morirono 27 mila americani, fu l'unico caso in cui le morti giapponesi furono inferiori (23 mila) a quelle Usa, Ad Okinawa (suolo nipponico) i giapponesi sacrificarono 260 mila persone (110 mila soldati e 150 mila civili), più del numero di vittime di Hiroshima e Nagasaki.
Sono riportati gli attacchi kamikaze, che per gli alleati furono un grande shock psicologico.
Su una fonte ufficiale giapponese venne riportata questa esortazione:
Non possiamo più continuare la guerra così, pensando di vincerla. L'unica speranza per i cento milioni di giapponesi è sacrificare le proprie vite sacrificandosi contro il nemico per fargli perdere la voglia di combattere.”

6.2 Il concetto giapponese della guerra
Riporto la prima frase dell'autore:
L'assoluto disprezzo nei confronti di tutti coloro che si arrendono unito al concetto di superiorità razziale e culturale influenzò il modo in cui l'esercito giapponese tratto i prigionieri di guerra e le stesse popolazioni civili dei territori occupati.”
Si da conto anche dell'invasione della Cina, dell'Unità 731, delle “donne di conforto coreane” (e non solo di quel paese) e del trattamento dei prigionieri di guerra. A questo proposito sono riportate alcune cifre illuminanti: i giapponesi in tutto catturarono 24992 americani di cui 8634 morirono in prigionia (35%), i tedeschi ne catturarono 93653 e solo 833 morirono (0,9%).

6.3 I bombardamenti americani sul Giappone
Per sconfiggere il Giappone gli americani valutarono tre opzioni: blocco navale con intensificazione dei bombardamenti convenzionali; invasione di terra; uso dell'atomica.
Sono riportati i bombardamenti incendiari col napalm delle città giapponesi, che fu parte di una strategia per fiaccare la voglia di combattere nipponica, che causò quasi un milione di vittime, più del numero di vittime di Hiroshima e Nagasaki.

6.4 Come vincere la guerra e stabilire la pace?
In questo contesto gli americani iniziarono a pianificare l'invasione di terra, valutando le possibili vittime statunitensi in circa un milione.

Capitolo 7: La discussione sull'impiego della bomba
Per la scelta degli obbiettivi atomici i criteri furono quattro: Luoghi per i quali il bombardamento potrà avere come effetto quello di compromettere la volontà giapponese a continuare il conflitto; Luoghi con sedi militari o concentramento di truppe o produzioni di armi; Luogo non bombardato precedentemente; Il primo bersaglio dovrà essere sufficientemente ampio da contenere l'effetto dell'esplosione in modo tale che sia chiara tutta la sua portata.

7.1 Come usare l'arma atomica?
Sono spiegati i motivi che spinsero a scegliere Hiroshima (all'interno dei criteri sopra riportati), uno di questi fu l'assenza in città di campi di detenzione per prigionieri di guerra. Fu scartata l'opzione (caldeggiata da alcuni scienziati) di una prima esplosione annunciata dimostrativa in un luogo disabitato in Giappone: rischio abbattimento velivolo; possibilità che vi fossero deportati i prigionieri; impossibilità di rendere (in assenza di costruzioni) la potenza distruttiva dell'ordigno; ed altri motivi.

7.2 I comitati di esperti
Sono riportate le riunioni delle commissioni che studiavano l'uso dell'atomica contro il Giappone, compresi i pareri negativi.

7.3 La risoluzione degli scienziati
Alla fine ci furono due punti di vista: non usare la bomba perché questo avrebbe comportato una corsa agli armamenti nucleari con l'URSS; usare la boma atomica per porre fine al conflitto e salvare altre vite umane.

Capitolo 8: Verso l'utilizzo della nuova arma

8.1 L'ultimatum di Postdam
Dal 18 giungo il presidente Truman iniziava a dover decidere sullo sgancio della bomba. La dichiarazione di Postdam il Giappone era avvertito, e la macchina di distruzione era avviata. Se è vero che la minaccia atomica non fu mai menzionata (principalmente per motivi di sicurezza e nel caso che potesse fallire, certezze non esistevano in merito), il tono dell'ultimatum e le sue parole erano chiare.

8.2 Truman e l'opinione pubblica americana
E' riportato che Truman studiò il da farsi per tre mesi, dopo numerose valutazioni (non fatte per i bombardamenti convenzionali sui civili tedeschi e giapponesi), una di queste riguardava lo stato d'animo esasperato della popolazione statunitense rispetto al procrastinarsi della guerra.

8.3 L'arsenale della democrazia
E' ben spiegata la filosofia con cui gli americani erano entrati in guerra contro i nazi-fascisti: usare la capacità produttiva Usa contro i nemici; investire dollari americani per salvare vite americane.
E' dato conto dell'enorme sforzo produttivo americano durante la guerra, anche in supporto degli alleati.

8.4 Il ruolo dell'inteligence
La tecnologia americana aveva permesso di svelare i codici crittografici dei giapponesi, tutti i messaggi tra Tokyo e Mosca o gli Usa erano letti. Per questo gli americani non si fidavano dei giapponesi, sapevano del potenziamento delle guarnigioni a difesa del Giappone per opporsi alla loro futura invasione.

Capitolo 9: L'utilizzo della bomba
Dopo il rifiuto giapponese alla resa incondizionata Truman ordinò l'uso dell'atomica.

9.1 Hiroshima
E' brevemente riportato l'atto del bombardamento di Hiroshima, con successive reazioni politico-militari. Sul fatto che per molte persone neppure i vertici giapponesi compresero cosa fosse accaduto ad Hiroshima, l'autore riporta una testimonianza del fisico Shoji Sawada, sopravvissuto alla bomba:
Il governo e l'esercito mandarono subito a Hiroshima un gruppo di scienziati per avere conferma, misurando il livello di radioattività, che si trattava di una bomba atomica. Il gruppo era guidato da Yoshio Nishina, che era un grande fisico giapponese e aveva studiato a Copenaghen con Niels Bohr.”

9.2 Il dibattito tra i giapponesi
Alcuni politici giapponesi sperarono che la bomba su Hiroshima avrebbe permesso al Giappone di arrendersi con onore, visto la sua potenza distruttiva, ma così non fu.

9.3 Nagasaki
Il bombardamento di Nagasaki, che ospitava importanti basi militari.

9.4 La determinazione di Truman
A questo punto l'autore fa una considerazione logica: se lo sgancio su Hiroshima (80 mila vittime immediate) non convinse l'imperatore e i suoi accoliti, come avrebbe potuto farlo un'azione dimostrativa su una zona disabitata?

9.5 La resa
E' dato conto di come avvenne l'accettazione nipponica della resa incondizionata, le reazioni in Giappone e negli Usa. Truman rimase sbalordito dal fatto che i giapponesi alla fine avevano compreso solo l'uso della forza.

9.6 Il primo dopoguerra
Si analizza l'immediato dopoguerra in Giappone con l'arrivo di MacArthur, e l'inizio della strategia americana atta a deresponsabilizzare totalmente Hirohito alla scopo di mantenerlo sul trono, evitandogli il processo per crimini di guerra.

Parte terza: Riflessioni finali

Capitolo 10: Sulle scelte degli scienziati
L'autore torna sulle motivazioni che spinsero tanti scienziati ad impegnarsi con tanto zelo alla costruzione di un'arma tanto distruttiva.

10.1 Ancora sulle motivazioni degli scienziati
A distanza di decenni si tende a dimenticare che la bomba fu costruita contro Hitler, e che la sua vittoria avrebbe comportato la fine dell'umanità allora conosciuta.

10.2 Su scienziati e principi etici “rigorosi
Secondo alcuni quegli scienziati si sarebbero dovuti rifiutare di costruire la bomba proprio in virtù dell'essere scienziati, ma questi principi etici non valevano (o varrebbero oggi) per ingegneri, tecnici e semplici operai che vi parteciparono?

10.3 Sui fisici sovietici
E' riportato l'impegno sovietico per la costruzione di una bomba atomica dai primi anni 40, reso impraticabile dalla mancanza di risorse dovute all'invasione tedesca.

10.4 Ancora sul contesto delle decisioni degli scienziati
Molti degli scienziati che parteciparono al progetto Manhattan si rifiutarono in seguito di progettare la bomba all'idrogeno, questo perché non c'era più un Hitler come rischio alla libertà.

10.5 Sulla corsa agli armamenti
Altre interessanti considerazioni dell'autore sulla responsabilità di quegli scienziati per la successiva corsa agli armamenti nucleari. Semplificando eccone alcune: Gli Usa non iniziarono la corsa agli armamenti (iniziata da tedeschi ed inglesi); Gli Usa erano gli unici ad avere le capacità per la costruzione della bomba, gli altri paesi (Inghilterra, Germania e URSS) ne avevano solo la volontà; Se non l'avessero costruita gli Usa l'avrebbe costruita qualche altro paese, gli americani non potevano vietarlo per legge.

10.6 Sulle ricadute del progetto Manhattan
Il progetto Manhattan cambiò il modo di fare ricerca e sviluppo, l'autore analizza questo aspetto.

10.7 Lo sviluppo tecnologico nell'era postbellica
Il progetto Manhattan ebbe tre sviluppi importanti: computer, software, semiconduttori.

Capitolo 11: Sulle scelte di Truman
In questo ultimo capitolo si cerca di spiegare la scelta di Truman, che fu un modo terribile di terminare la guerra, ma il meno terribile tra quelli disponibili.

11.1 Gli incubi del presidente americano
Si cerca di valutare quante morti civili e militari avrebbe comportato l'invasione del suolo giapponese. E' riportato un ordine giapponese del primo agosto 1944 (subito tradotto dagli Usa) che ordinava l'immediata esecuzione di tutti i prigionieri di guerra in caso di invasione del Giappone.

11.2 Ancora sulle condizioni in cui operò Truman
Per spiegare in quale contesto Truman si trovò a decidere è illustrato con quanto fanatismo i soldati giapponesi combattevano, appoggiati dai civili. Il fatto che ormai il Giappone avesse perso materialmente la guerra non valeva per i giapponesi, pronti a combattere fino alla fine. A tal proposito è riportato il piano di resistenza nipponico chiamato “Ketsu-go”. L'obbiettivo finale giapponese era spezzare la voglia di combattere degli americani, infliggendo loro sul suolo giapponese perdite non tollerabili. Perdite che, invece, i sudditi giapponesi avrebbero accettato sacrificandosi per l'imperatore.

11.3 Sulla reale disponibilità giapponese alla resa
I giapponesi mai cercarono un contatto con gli alleati per negoziare la pace.

11.4 Sul “mostrare i muscoli” all'Unione Sovietica
Secondo l'autore uno degli effetti degli sganci atomici sul Giappone fu avvertire indirettamente gli URSS della loro nuova arma, ma non fu la motivazione per la decisione presa.

11.5 Sulla fine della guerra in Germania e Giappone
E' illustrato come i giapponesi non furono vittime di scelte più atroci rispetto ai tedeschi, il numero dei morti complessivi resta ad indicarlo, ma il Giappone è diventato vittima dell'olocausto atomico, mentre i tedeschi non sono diventati vittime dell'olocausto delle bombe incendiarie.

11.6 Intento e previsione
La scelta americana degli obbiettivi di Hiroshima e Nagasaki fu prettamente militare, non causata dalla volontà di uccidere il più alto numero di civili, che fu, invece, la motivazione per i bombardamenti incendiari sulle città tedesche e giapponesi.

11.7 Far “decantare la situazione”?
Secondo i critici di Truman c'erano tre alternative all'invasione di terra (e quindi al bombardamento che la voleva evitare): continuare i bombardamenti convenzionali; un embargo per affamare il Giappone; iniziare colloqui di pace.
La prima “alternativa” quanti morti civili avrebbe causato più di Hirohima e Nagasaki?
La seconda “alternativa” era più etica della bomba? E bisogna considerare che nel frattempo il Giappone si sarebbe riarmato.
Per la terza “alternativa” (ma vale anche per la seconda) si dimentica che il Giappone deteneva ancora territori stranieri, dove continuava ad uccidere i civili o i partigiani locali. Non porre fine alla guerra avrebbe significato la continuazione di quelle morti, la vita di un cinese valeva meno di un giapponese?

11.8 Ancora domande
L'autore continua i paragoni tra il trattamento subito dai civili tedeschi e quelli giapponesi, ponendo a chi considera immorale la scelta dell'uso dell'atomica una serie di domande di buon senso. Infine viene chiesto a questi oppositori della bomba atomica sul Giappone quante vite si sarebbero risparmiate se la bomba fosse stata pronta prima, e fosse stata sganciata sul terzo Reich, ponendo fine alla guerra con mesi o anni di anticipo.

11.9 Su senso morale, valori e principi
Sono analizzati altri aspetti etici e morali della scelta americana, e messi a confronto con le critiche rispetto a questa scelta.

11.10 Sui diritti degli aggrediti e degli aggressori
Sono valutati gli aspetti riguardanti i diritti calpestati dei cittadini giapponesi uccisi con l'atomica per porre fine alla guerra, questo fu legittimo? I cittadini giapponesi non erano “innocenti”, erano gli aggressori, mentre i cinesi, per esempio, erano gli aggrediti. Questo argomento è lungamente spiegato nel paragrafo, meglio della mia breve semplificazione.

Conclusioni



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