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sabato 22 giugno 2013

Giappone avanza, Cina e Giappone


TITOLO: Giappone avanza, Cina e Giappone
AUTORE: Ugo Caimpenta
CASA EDITRICE: Edizioni Aurora Milano
PAGINE: 286
COSTO: 30€?
ANNO: 1935
FORMATO: 19 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Come recita il sottotitolo il libro tratta sia della Cina che del Giappone, perché poi si intitoli “Giappone Avanza” e non “Cina e Giappone Avanzano” resta un mistero. In terza pagina, sotto il titolo, fa bella mostra di se una l'immancabile (nei libri di quel periodo) citazione di Mussolini:
Il Giappone avanza a grandi tappe verso l'Occidente...”
I puntini di sospensione erano nello scritto.
Qui mi occuperò solo della seconda parte, quella sul Giappone, che inizia da pagina 143.
Ultimamente ho comprato qualche titolo risalente a prima della seconda guerra mondiale, li trovo interessanti perché riportano il clima di quel periodo, sono delle fotografia scritte. Ci sono le cose brutte, tipo il militarismo o il razzismo, e le cose belle, come le usanze comuni di quel Giappone.
Questo libro è l'eccezione. Oltre ad essere molto confusionario, con nomi di personaggi storici e luoghi trascritti male, spesso irriconoscibili, praticamente non riporta quasi mai uno spaccato della vita comune di quel Giappone. Mi azzarderei ad affermare che l'autore lo scrisse senza visitarlo.
Capitolo 1
Origini e storia del Giapponese
Nel leggere questo capitolo ho alzato spesso il sopracciglio, sia perché riassume in modo confusionario la storia del Giappone, ma, soprattutto, mi pare di aver notato numerosi errori. Solo che, a causa dei nomi storpiati di persone e luoghi fatico a contestualizzare gli avvenimenti narrati.
Per esempio l'imperatore Jinmu diventa Zimmo. Poi si legge che il primo imperatore che si “occupò delle cose di governo fu Sui-Zin”, che creò gli “Zogun o generali in capo”.
Alla fine del capitolo ci si sofferma su una analisi “scientifica” razziale degli abitanti del Giappone. La riporto solo per ricordarci quando c'era gente che valutava l'essere umano in base alla grandezza della testa...
Nella formazione della razza giapponese, secondo la tradizione e le cronache, entrerebbero elementi di razza negrita che, con le tribù Yusu, invasero per primi l'arcipelago. Come abbiamo già accennato, il giapponese si divide in due tipi: l'aristocratico e il popolare. Le classi superiori sono di statura media, hanno la corporatura regolare, il cranio dolicocefalo fronte alta, viso ovale, occhi obliqui specialmente nelle donne. Il tipo inferiore è invece in perfetto contrasto coll'aristocratico, perché ha il copro tozzo, la statura inferiore alla media, il cranio brachicefalo con fronte bassa, il viso angoloso e il naso piatto. Tuttavia l'elemento dominante è il tipo medio, di statura piccola, colore della pelle pallido tendente al giallo, e testa grossa a tipo mesocefalo. Il sistema peloso è poco sviluppato, tranne che nei tipi nati da incroci con gli Aino.”
Vien da ridere (oggi) pensando alla corporatura del dio Hirohito...
I grossi dubbi sull'attendibilità di questo libro nascono anche da questo passo riguardante la passione nipponica per il bagno:
Il bagno per essi non è fatto a scopo igienico, perché la stessa tinozza e la stessa acqua serve per tutta la famiglia facilitando così la diffusione delle malattie della pelle.”

Capitolo 2
Arte e letteratura
L'arte giapponese risentì nelle sue origini delle influenze dell'India, della Persia e soprattutto della Cina.”
Quando un capitolo inizia così, non citando la Corea e aggiungendo non so a che titolo la Persia, si può valutare il resto. Ed è la prima volta che leggo dell'India come nazione che influenzò l'arte nipponica.
Il confuso capitolo si conclude con una breve analisi della florida realtà giornalistica del Giappone, immagino che l'autore fosse un giornalista. Divertente (in modo involontario) la critica che questi muove ai grandi quotidiani nipponici:
L'opinione pubblica , è plasmata dai grandi quotidiani, che hanno il torto di essere asserviti a gruppi industriali, e quindi non possono essere sereni e imparziali nella critica, malgrado che essi siano regolati da una legge sulla stampa la quale però non inceppa seriamente la loro attività.”
In Italia com'era la situazione della libertà di stampa?

Capitolo 3
Religione, idee morali e superstizioni
Ecco qualche perla.
Il perno morale dell'insegnamento del Shintoismo è questo: “Conosci te stesso, rifletti nel tuo pensiero, vedi un Dio dominante nel tuo cuore, obbedisci al suo comando e non desiderare altri dei.”

Bu-shi-do era dunque, al pari del cristianesimo, una dottrina di doveri di obbedienza.”

Lo stato riconosce il matrimonio indissolubile e stabilisce delle leggi per proteggerlo, perché fu riconosciuto come un mezzo per perpetuare il culto degli avi.”

Il codice dice che l'abbandono della moglie è ammesso purché implichi uno dei seguenti casi di divorzio:
1° la sterilità; 2° l'adulterio; 3° la disobbedienza al suocero o alla suocera; 4° la loquacità; 5° il furto; 6° la gelosia; 7° la malattia contagiosa.”

Nella penultima frase riportata viene scritto che il matrimonio è indissolubile, poi si elencano i sette casi in cui non lo è, oltre al fatto che arano “cause di divorzio” valido per tutto, l'autore non specifica che valevano solo a favore del marito, o forse era sottinteso.
Nel capitolo ci si dilunga sulla pratica dell'adozione, da sempre utilizzata in Giappone per perpetuare il nome di famiglia e la discendenza.

Capitolo 4
Suolo, flora, fauna
Un capitolo di tipo scolastico, con tutti i nomi di luoghi messi a caso. Spesso è citata Formosa come se fosse parte integrante del Giappone.

Capitolo 5
Legislazione, finanza e lavoro
Appena iniziato il capitolo l'autore scrive:
Il cambiamento è stato graduale, e se ne possono rintracciare i diversi gradi di sviluppo nella storia nazionale di questi ultimi cinquant'anni.”
A dire il vero in tutti i libri storici che ho letto c'è scritto che la Restaurazione Meiji, chiamata infatti anche “rivoluzione Meiji”, fu uno stravolgimento totale di tutte le leggi, gli usi e i costumi, mai avvenuto nella storia dell'umanità. Tra l'altro in tutto questo capitolo questo periodo storico non è mai chiamato con il suo nome, Meiji.

Capitolo 6
I problemi del lavoro in giapponese
L'autore racconta le difficoltà che ha la “classe operaia” giapponese a far valere i propri diritti, l'ostracismo verso i sindacati, dovuto all'opposizione dei “capitalisti” e delle leggi anti sindacati.
L'età minima per entrare in fabbrica era di 12 anni, in alcuni settori (tipo le cartiere) si scendeva a 9 anni. L'orario di lavoro era di 12 ore, sia per il diurno che per il notturno, ma si poteva arrivare fino a 16 ore. Secondo l'autore il salario degli operai giapponesi era “veramente misero”, motivo per il quale le merci nipponiche invasero i paesi occidentali.

Capitolo 7
Problemi dell'estremo oriente
Per sole cinque pagine si parla del rapporto, non proprio amichevole, Cina-Giappone, Due sono le considerazioni dell'autore che penso vadano riportate:
Per questo motivo il Giappone non osserva passivamente i cambiamenti politici in Cina, anzi talvolta li precorre, sempre vigile ad intervenire quando crede lesi i suoi interessi.”
Da notare la sensibilità dell'autore che riesce a non scrivere mai che il Giappone era da un pezzo in guerra con la Cina per essersi impossessato della Manciuria.
Riguardo alla Cina un giudizio profetico (una volta tanto):
Se dunque la Cina adottasse i moderni metodi per migliorare il suo commercio e la sua industria, potrebbe produrre una tale abbondanza di prodotti da invadere quasi tutti i mercati del mondo.”

Conclusioni
Nelle conclusioni si fa una osservazione interessante (non fatta dall'autore, ma da un militare di carriera italiano) riguardante l'espansionismo militare nipponico:
Cosicché possiamo ritenere per certo che futuri eventi storici, della maggiore importanza, troveranno il Giappone presente e ancora vittorioso, sempre che le sue aspirazioni politiche non abbiano a trascendere oltre i limiti che gli sono imposti dalle sue necessità economiche e demografiche.”



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