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sabato 14 settembre 2024

"Almanacco d'Italia AGE" anni 1978-1979-1980-1981


Ogni tanto posto qualche esempio sui dietro le quinte dei miei acquisti di materiale editoriale vario, quelli che chiamo "buchi nell'acqua", che lo possono essere economico e/o volumetrico.
Per ricordare che per ogni post di un qualcosa che può essere considerato interessante (magari dalla nicchia della nicchia di appassionati), ci sono tanti altri non post di materiale che si è dimostrato inutile o quasi del tutto inutile. Ergo, venire su questo blog per trarre informazioni e spunti, magari per inserirli in supporti editoriali a pagamento, senza avere la simpatia di citare la fonte originaria, non è il massimo della correttezza, visto che tutto il lavoro te lo ha fatto un altro  ^_^
Ovviamente la questione vale per tutti gli appassionati che inseriscono le proprie collezioni varie, comprate a suon di soldoni, gratuitamente sul web, ma anche coloro che inseriscono informazioni di varia natura sull'animazione giapponese, compresi i vecchi forum e le pagine di FB.
Nella mia ricerca di articoli o libri che trattarono l'animazione giapponese dagli anni 60 ai primi anni 90, mi capita di andare un po' a tentativi, talvolta posso avere una minima traccia che una testata specifica o un libro contenga le informazioni che mi potrebbero interessare, altre volte vado a caso.
Quando acquistai i sette volumi dell'Annuario Rizzoli andai completamente a caso ed il risultato finale fu abbastanza sodisfacente, venivano citati sia gli anime che altre tematiche che posto sul blog, ma in generale era riportato il panorama dell'evolversi del mondo televisivo e cinematografico del periodo. Tra l'altro i volumi della Rizzoli sono anche belli da esporre, cosa che ho fatto subito.
Quindi ho provato a cercare altro materiale simile, e mi sono imbattuto negli "Almanacco d'Italia AGE", anch'essi dal costo basso come gli "Annuari Rizzoli", acquistando i volumi degli anni con i fatti dal 1978 al 1981.
Purtroppo è stato uno dei tanti "buchi nell'acqua"... che ha aumentato pressoché inutilmente il volume di carta che mi ritrovo in casa, infatti i quattro libri nel loro insieme pesano 3656 grammi, con il solo volume con i fatti del 1978 che pesa 1058 grammi... e sono pure brutti come fattura  ^_^
In pratica ho trovato solo un trafiletto che nel volume del 1980 con i fatti del 1979, che informava sulla serie di Remi, nulla su Goldrake in nessuno degli altri volumi o su qualunque altro cartone animato giapponese.
C'è da dire che il formato di questi annuari Age è di minor grandezza, circa la metà, ergo molto meno spazio, ma mi ha sorpreso l'assenza della tematica "cartoni animati giapponesi". Mancano, comunque, articoli di commento generale, presenti negli "Annuari Rizzoli" e le informazioni vertevano in generale più sulla politica, largo spazio ai provvedimenti delle giunte regionali o alcuni ministeri...
Per ogni volume ho inserito l'indice generale, tanto per dare un'idea dei temi trattati, poi ci sarebbe stato un indice un po' più particolareggiato, ma alla fine non cambiava il risultato finale: 
non c'è nulla che mi interessi...

In un paio di occasioni si cita "Guerre Stellari", ma poca roba.


Per non archiviare nel "completamente inutile" questo mio acquisto da tre chili e rotti, inserirò il volume del 1980 con i fatti del 1979, in cui c'è la mini citazione di Remi, nella "Pre-saggistica sugli anime dal 1978 ai primi anni 90", benché in altri casi io non vi abbia inserito altri libri che riportavano mini citazioni simili.
Ergo, con questo volume della AGE, sono arrivato a 43 libri che a vario titolo e lunghezza si occuparono di animazione giapponese in Italia dagli anni 60 alla metà del anni 90, direi una bella bibliografia per chi vorrà usufruirne   ^_^  (e ne ho altri)



La parte del volume che riportava i fatti inerenti lo spettacolo accaduti nel 1979 testimonia per il 22 ottobre 1979 (giorno giusto) l'esordio di Remi, si parla anche degli occhialini in 3D (se ne parla pure in questo post e nei suoi commenti: "Il paese incantato").
La cosa divertente è che il titolo recita "Sulla Rete Uno un nuovo personaggio giapponese", quindi ve ne erano anche di "vecchi" di personaggi giapponesi? 
Solo che mai prima di questo trafiletto (e mai dopo) questi "Almanacchi d'Italia" della AGE ne avevano mai trattato... sembra quasi che si siano svegliati da un torpore informativo per poi tornare a dormire, e neppure lo tsunami mediatico dell'aprile 1980 contro i cartoni animati giapponesi li desterà, visto che nel volume del 1981 con i fatti del 1980 non vi è traccia delle polemiche contro gli anime.

giovedì 12 settembre 2024

Robot Fever (catalogo mostra "Robot Fever: il Samurai nell’era dei Chogokin" del 2017)



TITOLO: Robot Fever 
AUTORE: Francesco Ristori
CASA EDITRICE: Proteus
PAGINE: 315
COSTO: 20/30 €
ANNO: 2017
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online/mercatini
CODICE ISBN: 9791220039789


Nel 2017 non andai a vedere la mostra "Robot Fever: il Samurai nell’era dei Chogokin"al museo Stibbert di Firenze, forse ne venni a conoscenza dopo che era terminata, un vero peccato, perché immagino sia stata stupenda.
Per compensare almeno in parte l'aver mancato l'evento c'era il catalogo della mostra, ma è abbastanza arduo trovarlo, almeno io non ci ero ancora riuscito. Alla fine ho colmato la lacuna libresca  ^_^
Veramente un bel catalogo, forse non bello come il catalogo della mostra "Giappone, dai samurai a Mazinga" del 2014, che probabilmente ha un comparto scritto più interessante ed approfondito, ma comunque "Robot Fever" ha delle bellissime immagini.
Ampia la parte sui robottoni e tra questi non poco spazio viene dedicato ai modellini giocattolosi di Goldrake. Mi sono piaciuti in particolare gli ingrandimenti di particolari specifici dei robottoni.
Di seguito inserisco qualche foto del catalogo, che non ho scannerizzato per il timore di rovinarlo.



Quanto avrei (o vorrei) voluto avere la cintura di Jeeg!!!   ^_^



In varie pagine si paragonano armi o sculture giapponesi con i giocattoli/modellini dei robottoni, l'effetto è molto bello.
In tutto circa 300 pagine di belle immagini.

mercoledì 11 settembre 2024

Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese - n° 21 agosto 2024


Rivista di agosto arrivata nella mia edicola ieri 10 settembre, direi che il cambio di distributore non sia servito tantissimo, poi sbaglierò, magari con il distributore vecchio sarebbe arrivata a novembre  ^_^
Il numero riporta l'analisi, la sinossi ed il commento di più serie:
Bem il mostro umano;
Fantaman;
Jane e Micci;
Macross;
Ciao, Sabrina;
Maison Ikkoku.

Chiaramente gli scritti sulle serie che ho visto complete o parzialmente le ho apprezzate di più rispetto a quelle che mi sono sconosciute, tipo "Jane e Micci" e "Ciao, Sabrina".
In più c'è la recensione della serie di "Lupin VII" messa in produzione ed interrotta.
Sono presenta due interviste:
la seconda ed ultima parte a Mitsuko Horie;
Federico Costantino, cofondatore di Retecapri.

"Bem il mostro umano" l'ho visto relativamente da poco (un anno?), ai tempi lo guardavo un po' random, visto che, come viene fatto notare nell'articolo, son tutte puntate autoconclusive. Concordo sul fatto che la serie sia esteticamente bruttina e forse un po' piatta, e concordo pure sul giudizio totale positivo grazie alle atmosfere particolari.
Spesso leggo che Bem, Bero e Bera incutevano paura negli umani, immagino si intenda nella loro forma mostruosa, perché in quella semi umana, per quanto non esteticamente eccelsi, instauravano quasi sempre rapporti cordiali con gli umani. Bero diventava sempre amico sia del bambinetto/a della puntata che dei suoi parenti. Quindi io non ho notato questa repulsione degli umani verso il trio nella loro versione non mostruosa.
Un aspetto che avevo notato durante questa mia recente visione, e mi pare non sottolineato abbastanza, è che le tematiche religiose inerenti satana, il demonio, l'inferno etc. sarebbero potute essere considerate sconvenienti in una nazione cattolica come la nostra. Per fortuna Bem fu trasmesso dalla "Rete 4" pre Fininvest, altrimenti avrebbero sostituito satana e il demonio con il baubau  e l'inferno con una sede del PCI ^_^
Nello scritto non si parla della serie in Italia.



Fantaman, anche ai tempi, lo trovai esteticamente orrendo, e non era un aspetto che consideravo importante per valutare un  cartone animato. Esteticamente brutto e vecchio, benché non sapessi la data della sua produzione.
Anche Bem era bruttino, ma lo salvava l'atmosfera e le situazioni particolari della trama.
Di Fantaman, a parte la sigla e il "Dottor Zero" che grida "Il mondo è mio", non ricordo/vedevo nulla.
Viene trattato Fantaman in Italia.

domenica 8 settembre 2024

Campioni Animati, icone sportive nell'animazione



TITOLO: Campioni Animati, icone sportive nell'animazione
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra Shibuya
PAGINE: 196
COSTO: 16,50 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788892783232

Capisco che l'obiezione che mi verrà mossa ha un senso: 
perché continui a comprare e recensire i libri della casa editrice Ultra dedicati all'animazione giapponese se il tuo giudizio è sempre pessimo?

Masochismo?
Speranza in un mondo migliore?
Mi sento investito dalla missione divina di leggere e recensire tutti i libri in italiano scritti sull'animazione giapponese?

Lascio all'eventuale utenza dare una risposta, anche perché io non l'ho capito...
Un precedente libro di Valeria Arnaldi dal titolo "Gattoni Animati, icone feline nell'animazione" l'avevo sfogliato e saltato a piè pari, ma stavolta ho dovuto comprarlo per la tematica assai nipponica, anche se aveva solo due parole diverse dall'altro... 
"Campioni Animati, icone sportive nell'animazione" vs "Gattoni Animati, icone feline nell'animazione".
Temo in un nuovo terrificante format... "Soldati Animati, icone guerresche nell'animazione", "Palazzi Animati, icone architettoniche nell'animazione", "Dottori Animati, icone mediche nell'animazione"...
Noto ed annoto che non ci sono più le pagine con le immagini a colori, tutto in bianco e nero, ed il numero si è ridotto. Resta non basso, perché 40 pagine con immagini (tra immagine che occupa tutta la pagina e immagini a mezza pagina sommate) sono un quinto del libro.
E' stata inserita la bibliografia, ben (ironico) una pagina e mezzo (la inserisco a fine post), in cui NON compare neppure un titolo italiano sull'animazione (uno non sull'animazione). Ergo l'autrice per la stesura di questo libro non ha letto neppure uno dei saggi di Pellitteri, che sugli anime sportivi ha scritto parecchio, e neppure "Anime e Sport" di Fabio Bartoli, ma si può scrivere un libro che tratta soprattutto delle serie animate sportive nipponiche senza citare in bibliografia "Anime e Sport"?
A quanto pare per la casa editrice "Ultra" si, dato che in "Mondi animati, mondi interiori" sempre della "Ultra", che tratta anche i film di Isao Takahata, non è in bibliografia "The art of emotion, il cinema d’animazione di Isao Takahata".
Manca totalmente la sitografia, ergo non è stato usato il web per trarre informazioni  ^_^
Il libro procede come tutti gli altri libri della casa editrice: informazioni ammassate, supercazzole per aumentare il numero di pagine, tematiche off topic per lo stesso motivo, wikipediate evidenti seppur mai citate, errori evitabili.
Il grosso peso di leggere questi scritti è che ti devi trasformare nel tenente Colombo oppure, vista le tematiche pressoché nipponiche, nell'ispettore Zenigata.. ma leggere un libro con questo spirito è devastante... non ti fidi di quello che leggi in nessuna delle righe presenti, e quanto non trovi errori o wikipediate evidenti, ti assale il dubbio che semplicemente non te ne sei accorto per ignoranza del tema (serie) trattato.
Nel primo capitolo si aprono le danze con il bushido, spiegando che la sua storia nasce nel 660 A.C., ma è citato per la prima volta nel 1616 nel "Kōyō Gunkan". Io ricordavo che il bushido fosse un costrutto creato ad arte per mitizzare la figura del samurai quando questi ormai non combatteva più, lo scopo finale era generare fedeltà all'Imperatore:
Bushido, l'anima del Giappone (questo è l'unico libro in italiano inserito in bibliografia, io l'ho letto, magari non l'ho capito).
Quindi l'autrice (come molti altri prima di lei) collega il bushido al sacrificio presente negli anime sportivi, ma allora perché nel libro ci sono anche i cartoni animati made in Usa?
Che senso ha inserire i cartoni statunitensi se all'inizio mi fai tutta la supercazzola sul bushido e i samurai?
Nella "filosofia del sacrificio" si butta nel calderone il bushido, José Ortega y Gasset, Shakespeare, Robin Williams in "L'attimo fuggente", Giovenale, il Pippo di Disney, Disney stesso, gli anime sportivi, le Streghe" della pallavolo femminile di Tokyo 1964, si mischia tutto freneticamente per ottenere la più classiche delle pietanze "Ultra Shibuya". Alla fine resti stordito ed accetto tutto   :]
Il secondo capitolo è sulla via del guerriero, altro minestrone di quattro pagine su Nitobe Inazo (vedi link sopra). A mio avviso è totalmente fuorviante citarlo con questa enfasi per dei cartoni animati, visto il suo ruolo nel generare l'ideologia che imperò in Giappone fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Mia opinione.
Il terzo capitolo è sullo sci. Dopo tutto questo panegirico sull'etica dei samurai, il bushido, il Giappone guerriero e del giapponese che si sacrifica, il capitolo è sulla Disney   ^_^


Il quarto capitolo è sullo "Spokon" (gli anime sportivi) e l'addestramento. 
Scopriamo subito che "E' il 1928 l'anno cui generalmente si fa risalire la nascita dello spokon"... ma non è così... è vero che nel 1928 venne prodotto "Dōbutsu Orimupikku Taikai", ma il genere "Spokon" nasce con le serie televisive degli anni 60... a mio avviso non si può fornire ad una persona non appassionata di animazione giapponese un'informazione buttata così...
Qui sotto una pagina di  "Anime e Sport" di Fabio Bartoli in cui viene proposta la fase inziale del genere Spokon, ma dato che l'autrice non lo ha letto, non essendo in bibliografia, avrà avuto altre fonti in inglese che ascrivono al cortometraggio del 1928 la nascita dello Spokon.

sabato 7 settembre 2024

"Dal salone del giocattolo di Milano: panorama di novità negli stand" - "VG Vendogiocattoli" n° 2 febbraio 1979


Quarto post consecutivo e cronologico (e terzo nel numero di febbraio) sulla rivista "VG Vendogiocattoli":



Quando avevo postato le pubblicità dei giocattoli dei cartoni animati giapponesi presenti su "Il Giornale dei Giocattoli" dal 1978 al 1980 avevo già testimoniato l'esistenza in Italia di alcuni modellini robotici nipponici prima della loro comparsa televisiva (Daitarn 3, Daikengo, Zambot 3, Gloyzer X) oppure che mai sarebbero giunti in Italia, ma solo con questa rivista "VG Vendogiocattoli", oltre ad avere la conferma di quelli, ho trovato molti altri articoli giapponesi, il cui arrivo nei negozi nostrani si può far risalire addirittura al Natale 1978.
La parte più interessante di questa lunga rassegna è data dalla presenza di una moltitudine di aziende, con un breve scritto che illustrava i prodotti presentati durante la manifestazione (di solito le novità) e molte foto.
Le immagini, purtroppo in bianco e nero, dei mesi di gennaio e febbraio di "VG Vendogiocattoli" sono la ciliegina sulla torna di una già interessante parte scritta.
Come nei precedenti tre post ho ingrandito le fotografia per rendere più potente ed informativo l'impatto visivo.



Il "Salone del Giocattolo" di Milano del 1979 sarebbe uno dei luoghi che vorrei visitare nel caso potessi fare dei viaggi nel tempo   ^_^
La manifestazione durava sette giorni(!), occupava 75 mila metri quadri, gli espositori erano 1100 (!!) di cui 650 italiani (!!!), dato che ai tempi avevamo una florida industria del giocattolo, avevamo...
Dalle fotografie prese dall'alto si può immaginare la bellezza di una manifestazione del genere, che ipotizzo fosse vietata ai bambini, infatti il corrispettivo romano per i videogiochi da bar, la Enada, non permetteva la visita ai minori.
Credo valesse, a parte qualche fortunato "figlio di" (un po' in entrambi i sensi), anche per la manifestazione milanese.

Qui sotto l'ingrandimento delle due parti scritte qui sopra.

giovedì 5 settembre 2024

"Pantera Rosa e Atlas Ufo Robot un successo che continua" - "VG Vendogiocattoli" n° 2 febbraio 1979


Terzo post sul mensile dedicato all'informazione sul mondo dei giocattoli, dopo il numero di gennaio 1979 sulle vendite natalizie  e quello di febbraio 1979 sul Carnevale, un altro di febbraio inerente un'azienda che guadagnò parecchio grazie ad "Atlas Ufo Robot":
la "Avo Film" di Milano!

La "Avo Film" produceva principalmente i filmini super8 (o super otto), ed in questo articolo si parla più che altro di quelli della mitica "Pantera Rosa", informando solo a latere che l'azienda milanese distribuiva "in assoluta esclusiva l'autentico Atlas Ufo Robot" .
La rubrica della rivista si chiamava "VG notizie dalle aziende", quindi lo scopo era chiaramente informare grossisti ed esercenti sui prodotti disponibili in commercio.
L'articolo di per sé non contiene nulla di rivoluzionario, si capisce che in questa fase la "Avo Film" puntava più sulla "Pantera Rosa" (ne vendeva anche i peluche) che su Goldrake, ma contiene una piccola chicca, cioè la foto della sua proprietaria, la signora Gloria Bulath.

Un focus abbastanza approfondito sulla "Avo Film" lo si può leggere da pagina 588 volume 2 di "C'era una volta Goldrake".



Di seguito un paio di foto ingrandite e l'indice del mese di febbraio, che contiene il quarto contenuto, terzo del mese di febbraio, che andrò a postare prossimamente, il più corposo ed affascinante   ^_^

mercoledì 4 settembre 2024

"Carnevale: un mercato sottoutilizzato" - "VG Vendogiocattoli" n° 2 febbraio 1979


La cosa sarà forse un po' monotona (tipo come con gli "Annuari Rizzoli"), ma posterò consecutivamente e cronologicamente un po' di articoli della testata "VG Vendogiocattoli". Visto il suo indubitabile interesse sia sul versante del collezionismo di giocattoli che per le citazione dei cartoni animati giapponesi, per non parlare delle stupende foto (purtroppo in bianco e nero), che nascondono sempre qualche piccola sorpresa se guardate con attenzione.
Nel precedente post avevo (forse) scoperto le primissime importazioni di modellistica nipponica arrivata assieme alla fama di "Atlas Ufo Robot". Per la serie "tutto fa brodo", vennero importati modellini di serie tv nipponiche che arrivarono sulle tv italiche successivamente rispetto al Natale 1978 oppure non arriveranno mai:

Stavolta l'articolo si concentra sul "sottoutilizzato mercato dei costumi di Carnevale", che comunque i cartoni animati giapponesi sfruttarono abbastanza, in un fiorire di abiti da cosplayer ante litteram o cosplayer vintage   ^_^
Non per nulla le prime presenze di cosplayer alle fiere del fumetto venivano etichettate, con accezione negativa, come una "carnevalata". Quindi, alla fine, tutto torna.


Non che le famiglie italiche, in un periodo di grande crisi e di inflazione altissima, risparmiassero, visto che l'articolo stimava in almeno un miliardo e mezzo di lire il giro d'affari carnevalesco (che in euro rivalutati ad oggi fanno poco più di 5,5 milioni), ma si sottolineava che l'evento annuale si sarebbe potuto "spremere" di più, il verbo è dell'estensore dello scritto   ^_^
Infatti, se ci fossero stati costumi di tutti i personaggi animati nipponici, avremmo visto frotte di Goldrake, branchi di Actarus e plotoni di Heidi, ma quanto sarebbe stato bello, per esempio, potersi vestire da Hurricane Polimar o da Kyashan, magari facendo indossare al proprio cagnolino una pettorina da Flender?  ^_^
Anche sul versante dei costumi carnevaleschi l'animazione nipponica ruppe la consuetudine, la monotonia dei pulcinella o degli Zorro (io avevo il mantello di Zorro fatto da mia nonna!), ma avrebbe potuto frantumarla, se ogni protagonista di ogni serie avesse avuto il suo bel costumino da mini cosplayer di Carnevale.
Prima dei personaggi di Heidi e "Atlas Ufo Robot" avevano avuto successo altri due personaggi televisivi, Zorro e Sandokan, solo che entrambi erano pre esistenti in forma cartacea, quindi non novità assolute come i protagonisti dei cartoni animati giapponesi.
C'è un passo dell'articolo, però, che non ho ben compreso... nella seconda colonna in basso:
"Dopo le stagioni segnate dalla severe divisa di Zorro, dall'esotica acconciatura di Sandokan, dall'avveniristica tuta degli Atlas Ufo Robot, quest'anno la tendenza di massa ha innestato le insegne di Goldrake."

Senonché "Atlas Ufo Robot" esordisce nell'aprile 1978 (Heidi di febbraio 1978), ergo il Carnevale 1978 era già bruciato, quindi il Carnevale 1979 è il primo Carnevale all'insegna dei cartoni animati giapponesi. Come può quindi essere possibile ascrivere "Atlas Ufo Robot" alle stagioni passate ("Dopo le stagioni segnate...") mentre Goldrake sarebbe stata la nuova tendenza?
"Atlas Ufo Robot" e Goldrake sono la medesima serie, come poteva essere Goldrake una nuova tendenza rispetto ad "Atlas Ufo Robot"?
Dando tutta la ragione possibile all'autore che faceva notare quanti pochi costumi del personaggio più richiesto del momento ci fossero in commercio, si può capire il perché dal solo fatto che lo stesso autore non aveva capito che "Atlas Ufo Robot" e Goldrake fossero la stessa cosa... figuriamoci i proprietari delle aziende che producevano i costumi, i grossisti e gli esercenti cosa avevano capito   ^_^
L'articolo resta interessante perché il titolare della DIVO di Milano spiegò all'autore il perché non era stato così facile rendere disponibile abbastanza costumi di Goldrake e Heidi per il Carnevale 1979.
La produzione dei costumi di Carnevale richiedeva tempo, ergo era necessario muoversi già dall'estate precedente (ergo dall'estate 1978), ma poi restava il dubbio sulla volubilità dei gusti infantili, che  avrebbero potuto, in tutti quei mesi, dimenticare Goldrake ed Heidi.
Secondo il dottor Bregaglio della Bregaglio di Lecco le aziende che si occupavano dei costumi di Carnevale erano tutti di livello artigianale, quindi non potevano mettere in pista grossi livelli produttivi.
Per il dottor Bregaglio l'unica azienda che faceva eccezione a questa limitazione produttiva era la Casarini di Bologna, che si era assicurata l'esclusiva del marchio Goldrake:

Sono riportate altre interessanti spiegazioni più tecniche sulla difficoltà di produrre un grosso magazzino di articoli, in questo caso di costumi carnevaleschi di Goldrake, tra cui quella che dava solo ai grossisti la possibilità di fare ordinativi, sui quali l'azienda produceva, se non c'erano ordini dei grossisti, l'azienda di giocattoli non si arrischiava di produrre grossi stock di giocattoli.

Di articoli sui costumi carnevaleschi ispirati agli anime il blog è pieno, ne metto alcuni:




Qui sotto le due pagine mostrate separatamente e quindi più grandi.