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domenica 6 gennaio 2019
Capire la TV
TITOLO: Capire la TV
AUTORE: Pier Mario Mignone
CASA EDITRICE: Gribaudo
PAGINE: 100
COSTO: 5 €
ANNO: 1981
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': on line
CODICE ISBN:
Nella mia ricerca (pare infinita...) di "vecchiume" informativo sui cartoni animati giapponesi, penso di aver scovato il primo saggio che cercò di occuparsi con un minimo di approfondimento del successo degli anime giunti in Italia dal 1978 in poi:
"Capire la TV" di Pier Mario Mignone.
Altri titoli, alcuni dei quali antecedenti a questo, che è del 1981, già trattarono l'argomento, ma ritengo che lo fecero in maniera meno articolata:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
[Edit del 3 febbraio 2019, aggiunto
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)]
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Dei 4 saggi sopra linkati il primo è una storia dell'animazione mondiale, in cui sugli anime ci si limita ad accenni. Ho trovato interessante il saggio solo perché potrebbe essere la fonte (travisata) della panzana sull'uso del computer nei cartoni animati giapponesi.
Il secondo contiene "Goldrake" praticamente solo nel titolo, mentre al suo interno l'argomento anime quasi non è trattato, dato che si parla di editoria per ragazzi.
Il terzo è lo scritto di Gianni Rodari in cui si difendevano Goldrake e soci.
Il quarto cerca di fare un minimo di analisi, ma comunque tratta l'argomento anime in maniera assai superficiale.
Il quinto è la traduzione italica di uno scritto francese sui piccoli telespettatori d'oltralpe, quindi non concernente la nostra esperienza.
Poi ci sarebbe un quinto saggio che accenna agli anime, ma è meritorio di citazione in quanto è uno dei primi (o il primo) saggio sui videogiochi:
Le macchine simulanti: calcolatori, videogiochi, micro e personal computer, telematica (1980)
In pratica parrebbe che Mignone fu il primo a dedicare una analisi ragionata sul successo dei cartoni animati giapponesi in Italia in un saggio.
Non che lo scritto dedichi decine di pagine all'argomento, in realtà ne tratta per sole otto pagine, più un paio di accenni in altre parti dello scritto, ma è presente un ben definito paragrafo che se ne occupa. Da considerare anche che il saggio del professor Mignone ha come tema portante la comprensione dei messaggi veicolati dalla televisione, e contiene approfondimenti sia sulla Rai che sulle emittenti locali, sia sulla storia della televisione in Italia e nel mondo che analisi sui programmi mandati in onda in Italia e nel mondo (vedere l'indice alla fine della rece). Infine si occupa dell'organizzazione interna dei canali televisivi e della politica e tv. In questo contesto assai articolato l'autore considerò essenziale dedicare un paragrafo all'animazione giapponese in Italia, a dimostrazione di quanto devastante fu il suo impatto anche per gli adulti, tanto da inserire ben tre eroi animati giapponesi tra i personaggi (11) scelti per illustrare la tv del 1981.
E' interessante leggere quale tipo di formazione aveva Pier Mario Mignone: Docente di Tecnica e Linguaggio del Cinema e della Televisione presso il Biennio Superiore di Comunicazioni Sociali di Torino, e si occupava di formazione e di corsi per strutture scolastiche.
Quindi una di quelle persone, magari meno note rispetto ai giornalisti ed esperti (in qualsiasi argomento), che però influenzava studenti e professori.
Preciso che non ho letto tutto il saggio di Mignone, parecchi capitoli sono ormai totalmente superati (come la parte tecnologica), mentre mi sono concentrato su quelli inerenti ai temi che tratto in questo blog, cioè animazione giapponese e televisione in generale.
Ma l'analisi sugli anime era valida?
Ni
L'autore pare dimostrare di conoscere almeno un minimo le trame degli anime di cui si occupa ed il ruolo dei personaggi protagonisti delle relative serie, fatto che potrebbe sembrare ovvio, ma avendo letto gli articoli del periodo, assicuro che non era affatto scontato.
Ho trovato le singole analisi delle serie trattate (Goldrake, Capitan Harlock, ape Maia, Heidi e Remi) anche corrette, con considerazioni assai avanti dell'autore rispetto a tante analisi superficiali che si potevano leggere sulla carta stampata. Per quanto riguarda l'animazione giapponese in generale, ci sono le solite clamorose topiche, tra cui il classico dei classici: l'uso del computer per creare cartoni animati degli anni 60 e 70...
Da considerare che Mignone scrive nel 1981 (non è dato di sapere il mese), almeno due anni e mezzo dopo l'arrivo di Heidi e Goldrake, ergo erano già stati scritti fiumi di parole su quotidiani e riviste (link), l'argomento non era nuovo.
Leggendo la prima pagina ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli T_T
Evidentemente l'autore, sulla analisi generale inerente l'animazione giapponese, si basò su ciò che leggeva sulla carta stampata, che era strapiena di fake news, ergo vengono ripetute le panzane dei giornalisti. Non che questa sia una giustificazione. Intanto Mignone avrebbe potuto basarsi sulle seppur minime fonti che si dimostrarono più informate, ma, comunque nel dubbio, avrebbe potuto effettuare una sua personale ricerca, così avrebbe evitato di ripetere a pappagallo le assurdità di altri.
Infatti la totale non conoscenza della tematica "animazione giapponese" lo portò ad inventarsi di sana pianta "le doppie edizioni" di un singolo anime, quando in realtà si trattava semplicemente di serie differenti facenti capo ad un genere specifico (shonen, kodomo, robotico, shojo, world masterpiecer theater).
Che dire poi dell'assurdità secondo cui tutti gli anime "spaziali" fossero copie di Goldrake?!
Mentre quando l'autore tratta del boom del merchandising degli anime, si vede che possedeva qualche nozione maggiore.
La pagina 85 si conclude con una riga che proseguirà nella successiva, una frase che, sebbene non conclusa, già pare totalmente assurda...
"I Giapponesi hanno rinunciato alla cultura nazionale e alle figure... con gli occhi a mandorla per buttarsi in un boom senza precedenti che mette in crisi l'affermatissima industria americana".
Ma è la nota n° 1 a questa considerazione che è ancora più assurda...
In base a quali dati viene fatta la considerazione che gli anime fantascientifici fossero prodotti per l'esportazione?
Da un servizio tv Rai dal titolo "Il giro del mondo in 80 tv", dovrei anche avere da qualche parte degli articoli su qualche rivista, ma ne ho così tante che non ricordo quali ^_^
Mi limiterò agli annunci sui classici "TV Sorrisi e Canzoni" del periodo, mi piacerebbe poter guardare la puntata sull'Asia/Giappone, tanto per capire cosa venne veicolato :]
Ovviamente vera la parte relativa ai motivi del basso costo degli anime importati in Italia, a cui va aggiunto che spesso erano serie già ampiamente ammortizzate e che il valore dello yen permetteva un ulteriore riduzione dei costi.
Peccato che Mignone faccia propria la panzana secondo cui ad elaborare personaggi e storie delle serie animate nipponiche fosse il computer, riportato pure in grassetto! ^_^
Non entro nella questione filosofica, però Goldrake non fu il capostipite del prodotto animato spaziale...
"E' una violenza di difesa, quella che viene propinata dal video, una santa crociata, gli ideali di Goldrake-Actarus sono pacifici ed ecologici. Sono i mostri di Vega a scatenare la distruzione, sono le forze del male al di là di ogni equivoco, e come nemici vanno distrutti.".
Oggi una valutazione del genere sarebbe fin banale, ma nel 1981 non lo era per nulla, per molti giornalisti ed esperti Goldrake restava violento e basta...
Grandemente corretta anche la valutazione su Capitan Harlock, che ebbe in generale una stampa più favorevole rispetto a Goldrake e Mazinga.
"Come valutare questo fenomeno? Qui le risposte sono due: o quei testi hanno trattato dei temi universali validi per tutti e sempre, o noi stiamo entrando in una fase regressiva della nostra civiltà..."
Per me vale la prima valutazione, però il tutto dimostra che l'autore non trattò questi cartoni animati solo come roba per bambini, e se forse avesse avuto la volontà (o se si fosse preoccupato) di trovare informazioni più corrette sull'animazione giapponese, forse sarebbe stato in grado di fare una analisi senza gli errori che mi son permesso di annotare.
Precedentemente al paragrafo dedicato ai cartoni animati giapponesi, ci sono altri due punti in cui si citano gli anime, quello meno casuale l'ho riporto per intero qui sotto, ed è sostanzialmente negativo.
Non so, tra i tanti fattori innovativi degli anime ci furono proprio le colonne sonore originali giapponesi, e comunque né io né i miei amici ci esprimevamo con onomatopee, magari qualche parolaccia, ma onomatopee no...
Le ultime pagine che mostro sono quelle dedicate alle televisioni private, i quanto viene brevemente ripercorsa la loro storia a pochi anni dai fatti citati.
Le pagine qui sotto le approfondirò in prossimo post con articoli sulle emittenti privati, le concessionarie di pubblicità, le associazioni di settore etc etc
Come ho già fatto in questo post sui distributori di programmi:
Pubblicità dei distributori di programmi televisivi 1979/81: AB International ed altri meno noti
L'indice.
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