TITOLO: Mondi animati, mondi interiori - Altre visioni: l'animazione giapponese
AUTORE: Laura Civiero e Vera Vano
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 431
COSTO: 24 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788892783225
PAGINE: 431
COSTO: 24 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788892783225
Quando recensisco un libro della casa editrice "Ultra" sull'animazione giapponese parto, purtroppo, molto prevenuto, il perché lo si può leggere nelle precedenti recensioni, ma posso riassumere con:
autori ed autrici che paiono a digiuno di manga ed anime;
fonti mancanti;
informazioni prese dal web gratuito e spesso non citate, che ho ribattezzato "wikipdiate", in quanto il sito è spesso saccheggiato;
supercazzole per allungare lo scritto;
ripetitività dei temi trattati;
errori facilmente evitabili.
Di norma ho sempre dovuto aggiungere tra le lagnanze la strabordante presenza di immagini che riduceva all'osso lo scritto, ma in questo libro NON ci sono immagini! O_O
Non solo!
Le pagine totali ammontano a ben 431!
Allora si può fare! (semi cit.)
Ciò a dimostrazione comunque dell'impegno della due autrici.
Inoltre è presente anche la bibliografia, non la sitografia, benché nelle note un po' di siti sono citati.
La cosa divertente, che ho già annotato in precedenti libri della "Ultra", è che i libri della "Ultra" sono diventati parte della bibliografia, quando inizialmente questi libri non la presentavano...
Quindi questo paradossale processo è:
1) scrivi un libro senza citare le fonti;
2) altri libri citano il tuo libro (in questo caso della medesima casa editrice);
3) il tuo libro diventa una fonte ^_^
4) le fonti originarie scompaiono nell'oblio del web o dell'editoria precedente al tuo libro del punto 1.
In questo caso la bibliografia consta di solo due pagine, che son meglio di nulla, e contengono numerosi saggi stranieri, per la metà di psicologia, pochi i titoli italiani sugli anime, che, ragionevolmente, invece, ci sarebbero potuti/dovuti essere.
Per quanto riguarda la questione "ripetizione degli argomenti", si nota in tutte le schede che la seconda scheda di carattere psicologico ripete fatti appena letti nella prima scheda di carattere storico-cinematografico, vengono ripetuti pari pari.
Forse si poteva trovare un modo per evitarlo?
Forse non si poteva evitare in quanto ogni scheda è vista dal punto di vista di due differenti autrici?
Di certo la ripetizione allunga lo scritto e rende un po' prolissa l'analisi.
Il libro è stato pubblicato a giugno, acquistato a luglio ed iniziato a leggerlo subito, l'ho finito a metà agosto perché mi ci sono arenato dopo poco, troppe magagne informative... quando poi l'ho ripreso quasi mi ero dimenticato il perché lo avessi sospeso, in quanto dopo un po' ha iniziato a scorrere via abbastanza bene. Per fortuna prendo appunti quando devo recensire un libro (cosa che mi fa perdere tempo), quindi in fase di scrittura della recensione mi sono ricordato il perché di tanto fastidio iniziale.
Questo per dire che la mia recensione non sarà per nulla obiettiva, in quanto le wikipediate, gli errori e le info prese senza citare le fonti originali non mancano...
Il problema è che quando trovo qualche furbata, poi nei punti in cui non le trovo e che magari mi stanno pure piacendo, mi resta il dubbio che la furbata ci sia, ma io non l'abbia vista... leggere un libro con questo stress da detective non è il massimo.
Mi son permesso di riportare la parte iniziale dell'introduzione per far spiegare dalle autrici come procede lo scritto.
In pratica ogni film preso in esame viene analizzato dal punto di vista storico-cinematografico da una autrice e poi interviene la seconda con il commento prettamente psicologico.
Le due autrici avevano operato nel medesimo modo per il libro (sempre "Ultra") "Mondi animati mondi interiori - Disney e Pixar: dietro i sogni", stavolta si sono buttate sull'animazione giapponese, ormai lo fanno un po' tutti, ne avevano il background?
A me è parso di no, ma non le conosco, magari salta fuori che sono due mega otaku che frequentavano le fiere del fumetto dalla seconda elementare e che hanno una biblioteca con più titoli dei miei. Tenderei ad escludere questa mia ultima ipotesi per il fatto che alcuni saggi che ci sarebbero dovuti essere nella bibliografia, viste le tematiche trattate e visti taluni errori, non ci sono, quindi immagino che non li abbiano letti e neppure consultati.
Nella pagina di destra qui sopra ho anche evidenziato un passaggio in cui nel 2024 spiega che gli anime non sono esclusivamente destinate ad un pubblico infantile, questo mi fa ipotizzare che le loro conoscenze dell'animazione giapponese pre questo libro non fossero approfonditissime, oppure il target del libro è stato valutato quello per lettori non conoscitori dell'argomento, ergo la questione andava sottolineata.
Non per nulla il primo capitolo vuole dare un minimo di conoscenza introduttiva sull'animazione giapponese, si parte a pagina 11 con gli Emakimono dell' XI° secolo e si finisce a pagina 25 con il primo lungometraggio nipponico animato a colori "La leggenda del serpente bianco" del 1958.
Si può introdurre un periodo temporale così ampio in 24 pagine?
A me il tutto è parso lacunoso, non vengono mai trattati i manga, forse, piuttosto che toccare così la tematica, era meglio saltarla.
Come sarebbe stato meglio saltare la successiva veloce trattazione dell'impatto dell'animazione giapponese in Italia dal 1978 del secondo capitolo, tra l'altro mi avrebbe risparmiato qualche dispiacere e avrebbe reso la mia recensione meno antipatica ^_^
Forse non sembrerà, e me ne scuso, ma ci ho messo tutto l'impegno possibile per cercare di essere meno antipatico possibile >_<
Torniamo al discorso delle fonti...
Si può raccontare l'avvento degli anime in Italia senza citare le polemiche giornalistiche sulla carta stampata del periodo 1978/1982?
Ovviamente no, non per nulla se ne occupata anche la saggistica in vari tomi.
Infatti vengono citati alcuni articoli della carta stampata (li metto tutti e tre), la cui fonte originale diviene magicamente la rivista "Anime Cult"! ^_^
Tra l'altro li si citano con qualche errore, quindi, forse, sarebbe stato il caso di fare una ricerca più accurata per trovare chi in origine riesumò quegli articoli (cioè io me medesimo in persona).
Il 21 aprile 2014 avevo posto una serie di articoli tra cui quello citato a pagina 27, cioè "I nuovi Disney arrivano dal Giappone", solo che le autrici, oltre a non riportare la data, affermano che l'articolo non era firmato.
No, il pezzo era firmato e lo scrisse Luciano Curino:
Per il resto il tutto procede molto affrettatamente, per esempio non viene citato "Kimba il leone bianco" tra le prime serie arrivate in Italia, la prima sulle tv private locali.
La povera Heidi è liquidata in poche righe, non valutando bene quale importanza ebbe la pastorella nippo-svizzera per il successo degli anime in Italia. In questi giorni c'è una pubblicità che utilizza ancora Heidi e la sua sigla, a distanza di 46 anni!
Si afferma che la sigla di "Atlas Ufo Robot" venne ritenuta "imbarazzante e fuorviante", manca una fonte di chi lo affermò. Un esperto? Uno dei tanti giornalisti? Gli autori?
A pagina 29 viene citato un articolo di Luigi Malerba, sempre fonte "Anime Cult"(!!!), senza testata o data, l'avevo postato il 26 settembre 2017:
A pagina 30 si cita un articolo pubblicato su "Il Resto del Carlino" il primo maggio 1980 (senza titolo ed autore), fonte sempre "Anime Cult"... l'avrei postato il 3 agosto 2014(!!!):
Quindi la fonte originaria di queste informazioni diviene "Anime Cult", che senza aver speso un euro o impiegato un'ora in ricerche, assurge a fonte sugli articoli della carta stampata anni 70 ed 80 :]
Il fatto che le autrici abbiamo preso come fonte una testata che ha iniziato ad essere pubblicata nell'ottobre 2022, ignorando (perché per me proprio non lo sanno, sono in totale buona fede) le fonti originarie di riesumazione di questi articoli, mi fa ipotizzare, di nuovo, che non conoscano molto la tematica.
La cosa divertente è che ora altri libri citeranno questo libro che cita "Anime Cult" come fonte di questi articoli riesumati, tipo "Alla fiera dell'est" di Branduardi ^_^
Tralasciando i soldi spesi ed il tempo dedicato alle ricerche, la cosa fa abbastanza ridere ^_^
A pagina 31 ci sarebbe poi un mega scoop oppure una mega topica, dipende dal poter capire se le due autrici abbiano scovato un articolo in cui Nilde Jotti si scagliava contro questi "primordiali anime"(?!) valutandoli "aberranti" e "fascisti".
Articolo di cui non citano né il titolo, né la testata e neppure la data...
Mi permetto di scrivere a nome di tutti quelli che fanno ricerche di questo tipo, compresi i saggisti più conosciuti:
per cortesia, rendete pubblico l'articolo in cui la Presidente della Camera, quindi la terza carica della Repubblica, insultava gli anime con il termine "fascista"!
In nessuno dei 1553 articoli da me riesumati ho trovato una dichiarazione della Jotti contro i cartoni animati giapponesi, e la cosa avrebbe fatto un po' di rumore.
Secondo me ai tempi, a parte che le cariche istituzionali misuravano le parole (non come oggi dove l'unico che usa il cervello è Mattarella...), forse la Jotti aveva qualche grattacapo maggiore che occuparsi dei cartoni animati giapponesi.
Esisterebbe un'altra spiegazione, se l'articolo non saltasse fuori, l'uso di Google per fare le ricerche per i libri... certo si fa prima, ma se non si conosce la materia si rischia di usare informazioni errate.
Infatti, se si compie la ricerca "Nilde Jotti Goldrake", saltano fuori subito più articoli web che accreditano le accuse del Presidente della Camera contro gli anime.
Probabilmente, come si può vedere nell'immagina sopra, chi scrisse sul web fece confusione con un articolo del dicembre 1951 su "Rinascita" a pagina 583 in cui la Jotti criticava i fumetti, e di conseguenza le due autrici lo hanno inserito nel libro, trasformando Gianni Rodari in colui che replicò contro Nilde Jotti in difesa dei cartoni animati...
In realtà Gianni Rodari si oppose alla Jotti, ma riguardo ai sui giudizi negativi sul fumetto, lo si può leggere a pagina 51 di "Rinascita" del gennaio 1952.
Per la cronaca riporto entrambi gli articoli a fine post. Articoli che ho impiegato 5 minuti a trovare online, quindi era abbastanza alla portata di chiunque.
Non ci sono arrivato prima io a questo ragionamento, ma lo si può trovar scritto dalla pagina 799 del saggio di Massimo Nicora "C'era una volta Goldrake".
Quindi ipotizzo che le due autrici non lo abbiano letto, anche perché non è in bibliografia, come non c'è nessun libro di Marco Pellitteri o di Rumor, quest'ultimo sarebbe tornato utile alla stesura del libro, secondo me, visto che vengono trattati perlopiù i film dello "Studio Ghibli (anche pre Studio Ghibli).
Tornando a pagina 31 del libro si può notare che le parole di Gianni Rodari a favore di Goldrake (non contro la Jotti) vengono citate con una fonte un po' vaga, "del 1980 su "Rinascita", mentre la fonte web di "Famiglia Cristiana", da cui immagino le due autrici hanno preso gli stralci di Rodari, è riportata con tutti gli estremi con la nota n° 5.
Volendo qui sul blog c'erano entrambe le fonti originarie:
Il riepilogone un po' affrettato e quindi, come si può appurare qui sopra, non sempre preciso (e non ho controllato tutto tutto) passa alle polemiche degli anni 90, con fonti sempre di scritti web.
Riguardo alle censure si cita anche "Lupin III", peccato che solo con l'avvento di Fininvest/Mediaset la serie venne censurata come riportato in queste pagina, dal 1979 il Lupin in giacca verde venne mandato in onda integralmente, comprese le nudità di Fujiko Mine, ma si vede che per loro fortuna le due autrici non sono mie coetanee e queste cose non le possono sapere.
Il secondo capitolo termina a pagina 42 con la programmazione di MTV, nel totale avrebbe dovuto illustrare al lettore cosa avvenne in Italia, ma il tutto risulta, affrettato lacunoso ed impreciso.
Meglio sarebbe stato saltare del tutto lo spiegone.
Il terzo capitolo si concentra sui film dello "Studio Ghibli" e su quelli di Satoshi Kon, che poi verranno trattati singolarmente nelle varie schede.
Per la nuova saggistica lo "Studio Ghibli" è un must, la base dove si appoggia quasi tutta l'animazione giapponese, poi ogni tanto fa capolino un Satoshi Kon a caso, ma gli anime sono fondamentalmente Hayao Miyazaki. Non saprei spiegare perché si sia arrivati a questo ragionamento.
Mi permetto di sminuire un pochino l'importanza di Hayao Miyazaki proprio io che cominciai a seguirlo senza saperlo con i film che andavo a vedere al cinema negli anni 70 prima di Goldrake ed in seguito con le serie tv che vedevo (Lupin III e Conan il ragazzo del futuro).
A pagina 44, mentre si procede con una veloce biografia di Miyazaki, mi ritrovo scritto che la madre si chiamava Dola Miyazaki.
Anche in questo caso, come in altri, avrei voluto capire la fonte.
Effettivamente, se si svolge una ricerca su Google con "madre di Miyazaki", salta fuori Dola Miyazaki, ma Dola è il personaggio del film "Laputa", la donna a capo dei pirati dell'aria.
Ho più volte letto che Miyazaki ideò Dola pensando a sua madre, ma non credo fosse il nome della madre e neppure il soprannome.
Il nome della madre di Miyazaki era Yoshiko, non sono riuscito a trovare il cognome.
Ho chiesto la cortesia ad una persona che sa leggere il giapponese di fare ricerche sulle pagine web nipponiche (che ringrazio per lo sbatti), ma non ha trovato riscontri per "Dola" come nome vero della madre di Miyazaki.
Ho cercato in molti dei miei libri sull'animazione giapponese, e non ho trovato Dola Miyazaki come nome della madre, solo in "Hayao Miyazaki, l'artigiano dell'animazione giapponese" è riportato Dola, ma tra virgolette, come se fosse un soprannome postumo.
Tra l'altro il nome mi pare ben poco giapponese, specialmente se si parla di una giapponese nata nella prima decade del 1900, e poi si sarebbe pronunciata "Dola" o "Dora"?
Le due autrici si sono limitate ad una veloce ricerca web incappando in "Dola Miyazaki" o hanno fatto un'accurata ricerca su fonti nipponiche?
Tornando un momento alla pagina di 44 mostrata sopra, si può leggere un esempio di ciò che io mi permetto di etichettare come "supercazzola Ultra" (o "Ultra supercazzola"), dove viene scritto del patto tripartitico tra Germania, Italia e Giappone e che Italia e Giappone lavorassero a stretto contatto quotidianamente.
Tralasciando che Italia e Giappone non mi risulta che lavorassero a stretto contatto quotidianamente (storia 1 - storia 2), anche perché non avevano un solo scenario bellico in comune, ma quale nesso può avere con un Miyazaki bambino?
A me pare solo un modo di aggiungere righe scritte off topic, nei vecchi forum rischiavi il ban ^_^
Tutto il terzo capitolo è un minestrone di informazioni buttate al lettore, mia opinione.
Dal quarto capitolo si passa alle singole schede (con doppia analisi storico-cinematografica e psicologica) sui lungometraggi presi in esame.
I film scelti si possono leggere a fine post nel sommario del libro, di questi io non ho mai visto:
Pictures at an Exhibition; Belladonna of Sadness; Angel's Egg; Mind Game; Night Is Short Walk On Girl.
Quindi cinque film su 31 mi sono sconosciuti.
Per "Belladonna of Sadness" ho chiesto una consulenza a chi lo ha visto (e ringrazio), ed il giudizio sulla scheda è lo stesso che esprimo io sulle altre:
inesattezze ed interpretazioni errate, oltre al discorso delle fonti non sempre chiare.
Poi ci sono i film che ho visto una sola volta:
Metropolis; Tekkonkinkreet; La Storia della Principessa splendente; La forma della voce - A silent Voice; Il ragazzo e l'airone.
Annoto che sono stati selezionati un film per tutti gli anni 60 e due film per tutti gli anni 70, forse almeno "La grande avventura del piccolo principe Valiant" di Isao Takahata lo si poteva inserire (è comunque citato più volte nel libro), essendo stato il primo film che non voleva essere solo per bambinetti.
Preciso che qualche scheda la salto, sia per non essere troppo ripetitivo nelle critiche oppure perché il film l'avevo visto troppi anni addietro (magari una sola volta).
Il castello di Cagliostro
Si ascrivono a Miyazaki le serie di Heidi e Marco, sarà contento da lassù Takahata... e poi a pagina 91 si può leggere sempre riguardo a "Il castello di Cagliostro":
"Il lavoro del duo Miyazaki-Takahata punterà proprio a una reinvenzione totale non solo dei personaggi ma della narrazione stessa, ulteriore similarità con Porco Rosso: La sequenza di inseguimento finale tra le lancette dell'orologio dove il malvagio Conte cerca di uccidere Lupin ispirerà persino la Disney per il finale di Basil l'investigatopo."
Ho cercato sia fonti web che mie cartacee, per esempio "The art of emotion, il cinema d’animazione di Isao Takahata" di Mario A. Rumor, ma nessuno riporta che Takahata partecipò al film di Lupin III.
Come scrivevo più sopra il saggio di Rumor non è in bibliografia, ma si può trattare i film di Takahata senza leggere questo saggio? Pare di si.
Magari è venuta solo scritta male la frase, che sembra voglia intendere di un Takahata che lavorò a "Il castello di Cagliostro", ma senza in realtà volerlo suggerire.
Oppure sono io che ho problemi di comprensione del testo, fatto già successo secondo qualche commentatore ^_^
A pagina 99 il mar marcio diviene "mare della rovina", per poi tornare mar marcio.
Viene di nuovo ascritta la serie di Heidi a Miyazaki.
A pagina 105, come ispirazione di Miyazaki, si rievoca l'inquinamento da mercurio di Minamata, solo che lo scritto a mio avviso è un po' fuorviante:
"Lo spunto fu infatti un caso di cronaca degli anni Trenta, quando un'industria chimica riversò nelle acque del mare giapponese un composto tossico. La città di Minamata si basava principalmente sulla pesca, alla base della dieta degli abitanti locali, e il disastro causò un avvelenamento delle acque uccidendo centinaia di persone" (segue nota con fonte sito "geopop.it... minamata").
Diciamo che io sia un lettore a digiuno di anime (tematica già trattata) e a digiuno di cronaca/storia nipponica, cosa apprenderei da queste righe?
Che negli anni Trenta ci fu un fatto di cronaca che svelò l'inquinamento delle acque di Minamata, che causarono centinaia di morti.
Sarebbe giusto?
A me non pare.
L'inquinamento da mercurio inizio effettivamente negli anni 30, ma a parte che probabilmente non c'erano i mezzi scientifici per appurarne le cause, ai tempi il Giappone non era propriamente una democrazia, quale autorità indipendente avrebbe dovuto svolgere le verifiche di controllo?
Me lo immagino il quotidiano di Minamata che nei primi anni 30 denuncia l'inquinamento causato dallo stabilimento chimico dello zaibatsu Chisso (Nichitsu), gruppo industriale legato all'esercito imperiale e che si era espanso con stabilimenti anche nelle colonie asiatiche.
Potevano denunciare la Chisso dei semplici pescatori sudditi imperiali?
L'inquinamento venne scoperto nel 1956, si dovette aspettare il 1963 per decretare la responsabilità effettiva della Chisso e solo nel 1968 questa bloccò la produzione dell'inquinante (il mercurio).
Infine i morti accertati ad oggi sarebbero 1784 (immagino per difetto, chi può contare quelli degli anni 30 e 40?), non centinaia.
Capisco che darò l'impressione di essermi impuntato su una piccola inezia, ma questa incongruenza l'ho notata perché conoscevo il fatto storico, quante altre mi saranno sfuggite?
Laputa - Castello nel cielo
Vengono elencati molti parallelismo tra il film ed altre opere, non viene fatta notare la similitudine anche grafica tra i tre protagonisti Pazu (buono) - Sheeta (buona) - Muska (cattivo) e Conan (buono) - Lana (buona) - Lepka (cattivo) di "Conan il ragazzo del futuro".
Forse le due autrici non hanno mai visto "Conan il ragazzo del futuro"?
Il mio vicino Totoro
E' questa la scheda in cui mi sono arenato per più di un mese, lo riporto perché da questo punto in poi, per poter terminare il libro, ho proseguito con una lettura meno attenta, con meno controlli.
A pagina 129 si afferma giustamente che Miyazaki in questo film voleva criticare la troppa occidentalizzazione del dopoguerra, la ricerca del solo progresso, l'urbanizzazione selvaggia.
Tutto giusto, solo che la stessa critica, anzi, con maggiore intensità, era già successa in Giappone con il passaggio dall'era feudale all'epoca Meiji e fino a tutti gli anni 30.
E' vero che ho appena scritto che la mia lettura del libro da Totoro in poi è stata più veloce (forse un po' troppo veloce), però poi ci sono wikipediate che saltano all'occhio ^_^
Per esempio quella di pagina 134.
Una tomba per le lucciole
Nel classico minestrone "Ultra"si possono leggere le doglianze delle autrici sulla scarsità di saggistica su Isao Takahata, tanto che loro si son dovute rivolgere ad uno specifico saggio in lingua inglese (se non ho capito male...), scoperto grazie al libro "Ghiblioteca", potevano leggere "The art of emotion, il cinema d’animazione di Isao Takahata".
Si noti che una delle loro fonti italiane è il pessimo libro "Ghiblioteca", dove uno dei due autori (Cunningham) fino al 2018 non aveva mai visto un solo film di Miyazaki o Takahata! ^_^
Chi si assomiglia si piglia? :]
Akira
A pagina 151 si afferma che Neo Tokyo nasce dopo la terza guerra mondiale, a pagina 152 dopo un cataclisma.
Magari mi è sfuggito a causa di una lettura non attenta, sebbene abbia ricontrollato prima di scrivere queste righe, ma non è riportato che il film nasce da un manga, seppur con sviluppo differente.
Si può parlare di questo film senza parlare del manga?
A quanto pare si.
Kiki - Consegne a domicilio
A pagina 166 si afferma che la protagonista Kiki si rifà ai canoni ghibliani, dovendo dimostrare di essere adulta "per tornare al luogo di origine più forte e matura".
Peccato che la piccola streghetta si stabilisce a Koriko per viverci... tra l'altro come tutte le streghe del mondo presentato nel film, compresa la madre di Kiki. Le streghe se ne andavano dalla città di nascita all'età di circa 13 anni per stabilirsi altrove.
Porco Rosso
Preciso che ho fatto molta fatica a leggere la scheda, in quanto soffre assai delle problematiche descritte fino a questo punto.
Mi limiterò a qualche banalità.
A pagina 175 viene scritto che Marco Pagot assume le sembianze di maiale dopo un incidente, a pagina 176 per una maledizione, infine a pagina 185 si afferma che diviene maiale per codardia in battaglia.
Pom Poko
Dal significato onomatopeico del titolo del film scompare la parte riguardante gli enormi testicoli dei Tanuki della mitologia nipponica.
A pagina 196 si afferma che i dissidi tra i gruppi di tanuki (non mi pare solo due fazioni come riportato nel libro), che le autrici chiamano "guerra", è causata da assenza di collaborazione, aggiungendo che è quello che capita oggi tra Russia ed Ucraina.
Tralasciando il totale off topic, ma l'Ucraina dovrebbe collaborare con la Russia lasciandosi invadere?
Ghost in the shell
Nella parte con il commento psicologico del film film ci si sbizzarrisce in argomentazioni psicologiche/filosofiche su cui non mi permetto di chiosare.
Sono riuscito a seguire un po' di più i percorso psicologici proposti in quanto l'ho visto recentemente.
Princess Mononoke
Alle pagine 236/237 si afferma che alla fine del film Miyazaki fa guarire i lebbrosi ospiti di Eboshi, a me non pare, o forse non ho capito cosa intendessero le autrici, fatto che mi è capitato spesso nella lettura del libro :]
Nel totale la lettura di questa scheda è stata agevole.
La citta incantata
Nel commento psicologico le azioni svolte da Chihiro diventano un processo psicoterapeutico, denuncio la mia incapacità di valutare il tutto.
Metto una tantum un'altra doppia wikipediata a pagina 256 per "La città incantata".
Millenium Actress + Tokyo Godfathers
Lo scritto di queste due schede mi ha anche convinto, è scivolato via bene, è pur vero che non controllato eventuali wikipediate non citate. Purtroppo il dubbio che mi attanaglia resta sempre quello enunciato ad inizio recensione, cioè che le parti del libro che ho apprezzato potrebbero essere debitrici di aiuti web non citati che io non ho notato e/o verificato.
E' il preconcetto da cui non riesco a liberarmi quando lego i libri di questa casa editrice.
Il castello errante di Howl
Vedi sopra ^_^
Paprika
Considerando il tema base del film di Kon e l'impostazione psicologica del libro, temevo peggio, cioè pensavo di non capire una riga, mentre, a parte le spiegazioni prettamente psicologiche/psichiatriche che mi son rimaste oscure, il resto mi è parso di comprenderlo.
La ragazza che saltava nel tempo
Vedi Millenium Actress + Tokyo Godfathers
Si alza il vento
A dispetto di tutte le recensioni ed analisi positive scritte in tutto il mondo, io il film l'ho trovato noioso, ma anche pericoloso per la trattazione di alcune tematiche che non esplicitano in modo chiaro le responsabilità giapponesi nel conflitto del Pacifico. Visto che le idee anti nazionalistiche di Miyazaki non si possono mettere in dubbio, il timore è per quello che altri ci possono vedere nel film.
La scheda è di un film che non mi è piaciuto, quindi la lettura è stata maldisposta :]
Your Name
A me il film è piaciuto, l'ho visto pure un tre volte (la prima subbato), ma concordo con l'autrice della prima analisi che ritiene Shinkai un po' tanto sopravalutato, tra l'altro concordo con tutti gli appunti sui buchi logici del film.
Il commento psicologico della seconda autrice è invece positivo, mi pare il primo caso di disaccordo tra le due.
La forma della voce - A silent voice
Mi pare di poter affermare che le schede sui film che mediamente sono meno presenti in saggistica io le abbia digerite meglio, come questa, mentre si vede che sui film dello Studio Ghibli (e di Miyazaki e Takahata in generale) ho letto così tanto che ormai mi escono fuori dagli occhi, e conseguentemente mi accorgo con più facilità di errori/scopiazzature.
L'analisi di questo film al mio cervello è parsa nuova, quindi più piacevole da leggere.
Il ragazzo e l'airone
La prima parte dell'analisi mi pare che in realtà non analizzi nulla, molto breve, pare che il film non sia stato rivisto.
Io il film l'ho visto solo al cinema a gennaio e non l'ho né capito molto né apprezzato.
La seconda parte dell'analisi psicologica va a nozze con la cripticità dei temi trattati da Miyazaki, chiaramente non ho capito nulla.
Anche qui mi è parso di intuire che il film non si stato rivisto, basandosi su recensione web e cartacee.
L'indice del libro.
La quarta di copertina con le mini biografie delle due autrici.
L'articolo di Nilde Jotti e la lettera di risposta di Gianni Rodari in due numeri consecutivi di dicembre 1951 e gennaio 1952 su "Rinascita" li ho trovati online i 5 minuti.
Questo non fa di me il genio delle ricerche, ma dimostra che era ragionevolmente facile fare uno sforzo per non riportare una informazione errata, cioè che Nilde Jotti valutò fascisti i cartoni animati giapponesi.
Grazie per l'articolo di Rinascita sul fumetto, l'ho letto con interesse.
RispondiEliminaCerto che anche la Jotti ne scriveva, di cazzate.
Prego ^_^
EliminaForse avrebbe meritato un post ad hoc, ma temporalmente e come tematica (il fumetto non legato al Giappone) era un po' off topic rispetto a quello che metto sul blog.
E pensa che se di cavolate ne scriveva anche la Jotti, figuriamoci come siamo messi oggi...