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mercoledì 3 luglio 2019
TV e cinema: Quale educazione?
TITOLO: TV e cinema: Quale educazione?
AUTORE: Roberto Farnè
CASA EDITRICE: Cappelli Editore
PAGINE: 135
COSTO:
ANNO: 1982
FORMATO: 19 cm X 13 cm
REPERIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:
La casa editrice Cappelli Editore aveva una collana il cui titolo denotava inequivocabilmente chi ne fossero i beneficiari:
"Il mestiere del genitore".
Ho trovato vari titoli inseriti in questa collana, per quello che ho letto spaziava su una vasta gamma di argomenti, dall'alimentazione dei bambini all'educazione sessuale, passando per la scuola di ogni ordine e grado, l'abbigliamento, lo sport i giocattoli etc etc...
Potevano mancare la televisione ed il cinema?
Ovviamente no ^_^
Per fortuna fu pubblicato nel 1981, quindi potevano mancare indicazioni sull'animazione giapponese?
Ovviamente no ^_^
Sia chiaro, nulla di scandaloso, gran parte delle considerazioni sono più che condivisibili, anche perché si argomenta più che altro sul medium (televisione e cinema) piuttosto che sul messaggio veicolato, quello che conta è l'autorevolezza del messaggio.
Il libro era una guida, un manuale, un aiuto ai genitori che si sentivano spiazzati dai cambiamenti incessanti della società moderna di allora, figuriamoci oggi...
Sono quattro i punti in cui si accenna ai cartoni animati giapponesi, in alcuni casi il discorso è un po' più approfondito in altri è solo un richiamo a scopo di esempio, in quanto ormai per gli adulti (e per i figli) del 1981 gli anime erano un chiaro simbolo di un certo tipo di animazione.
Roberto Farnè non considerava l'animazione un prodotto solo per bambini, come purtroppo era valutata ai tempi in Italia (e per alcuni è così anche oggi), visto che i cartoni animati venivano identificati nei prodotto Disney, ergo per bambini.
Oltre a ciò bisogna dar atto a Farnè che non diede la colpa solo ai cartoni animati giapponesi dello sfruttamento commerciale dei giovani telespettatori, dato che i primi a farlo furono gli studi della Disney, seguiti dalle altre case di produzione statunitensi. Oggi parrà una conclusione quasi ovvia, ma in quel periodo per molti giornalisti ed esperti sembrava che solo gli anime vendessero merchandising.
Ma poteva mancare l'accusa verso i cartoni animati giapponesi di essere fatti con il computer?
Domanda retorica ^_^
"I prodotti della Toei Animation si avvalgono di una catena di produzione mastodontica e capillarmente organizzata, e di un disegnatore tutto particolare: il computer, che permette di riutilizzare in continuazione gli stessi moduli figurativi, indipendentemente dai soggetti, in un lavoro seriale di grandi proporzioni." (pag. 96).
Come già letto in altri saggi del periodo, non solo si propagandava un balla colossale, quella dell'uso del computer per fare gli anime, ma si inventava di sana pianta tutto un processo produttivo totalmente inesistente!
Ed ancora:
"... i cartoni animati giapponesi trasmettono in realtà, come unico contenuto al di là di storie e personaggi particolari, <<l'estetica del computer>>.
In un ritmo tanto travolgente quanto meccanico, volti, espressioni e movimenti hanno la freddezza, l'asetticità e la perfezione tecnica della macchina che li ha partoriti.
Da un altro punto di vista, l'opera di quei disegnatori (programmatori)..."
"L'estetica del computer"!!!
I grandi animatori nipponici diventano "programmatori", niente arte, solo tecnologia...
Parole a caso ^_^
La posizione dell'autore verso i cartoni animati giapponesi mi è parsa abbastanza negativa, anche se in certi punti ci tiene a sottolineare che i genitori non dovevano vietare ai figli di guardare Goldrake e soci, però poi li descrive come "metastasi televisiva dei cartoon giapponesi" (pagina 41), prendendosela con Gianni Rondolino che aveva una posizione poco invasiva.
"Metastasi televisiva" è nuovo come giudizio negativo, me lo devo segnare.
Al link qui sotto l'articolo della nota n° 1 (scendere verso metà post):
L'affaire cartoni animati giapponesi fatti col computer - La Stampa, 4 articoli del 1979/80/82
Secondo punto in cui si parla degli anime.
Il terzo punto.
Il quarto punto, in cui c'è la bufala dell'uso del pc.
L'indice del libro.
A fine post inserisco il mini elenco della pre-saggistica sugli anime, che oramai sta iniziando ad essere coroposa, e fra poco lo sarà ancora di più:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Capire la TV (1981)
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)
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