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giovedì 4 giugno 2020

Bambini non si nasce: una ricerca sulla condizione infantile



TITOLO: Bambini non si nasce: una ricerca sulla condizione infantile
AUTORE: Livolsi, de Lillo, Schizzerotto
CASA EDITRICE: Franco Angeli
PAGINE: 175
COSTO: 5€
ANNO: 1980
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:


Nella mia ricerca di saggistica anni 70 e 80 (con qualcosa dei primi anni 90) che trattasse o citasse la prima invasione dell'animazione giapponese in Italia, mi sono imbattuto in questo scritto, che in realtà menziona gli eroi giapponesi molto marginalmente (in soli due punti), ma che riporto ugualmente perché era uno studio approfondito della situazione infantile nel 1980.
Non sempre mi è data la possibilità di poter sfogliare questa tipologia di saggistica tramite una biblioteca (con il Covid-19 nessuna), alcuni titoli non sono reperibili, quindi mi azzardo ad acquistarli direttamente sul web: qualche volta trovo informazioni interessanti, altre volte no.
A titolo di esempio dove non ho trovato citati gli anime, mentre pensavo di andare sul sicuro, c'è il saggio "La grande scimmia" di Alberto Abruzzese, pubblicato nel 1979, che, nonostante il sottotitolo "mostri, vampiri, automi, mutanti: l'immaginario collettivo dalla letteratura al cinema e all'informazione", non tratta i "cartoni animati giapponesi", che erano strapieni di mostri, automi, mutanti e qualche volta pure di vampiri. Il libro di Alberto Abruzzese non l'ho letto tutto, l'ho passato in rassegna più volte, specialmente l'ultima parte che tratta di Marvel, videogames e televisione, ma non ho trovato traccia dei cartoni animati giapponesi.
Mentre in questo saggio della "Franco Angeli", seppur solo a titolo di esempio (abbastanza negativo), almeno i cartoni animati giapponesi sono trattati.
A questo punto, considerando il tema dello studio pubblicato nel 1980 e le incredibili polemiche che gli anime scatenarono in Italia nel 1980 (e anche nel 1979) per la loro potenziale pericolosità dovuta ai contenuti violenti, mi viene da pensare che i tre studiosi non considerassero gli anime pericolosi, oppure che i suddetti tre studiosi non avessero capito nulla della propria ricerca... ne consegue che, nel primo caso, i mass media avessero esagerato il tono delle polemiche.
Ho scannerizzato i paragrafi "Pratiche educative e mass-media", "Giocattoli e giochi" e "Lo studio della giornata dei bambini", che più hanno attinenza alla mia ricerca, e i tre autori evidentemente non consideravano i cartoni animati giapponesi meritevoli di essere additati come causa di danni alla psiche infantile.
Nelle altri parti del libro, molto psico-pedagogiche, gli anime non sono proprio considerati.
Quindi, a mio avviso, il saggio è interessante perché, in un periodo in cui gli anime erano demonizzati come mai lo saranno in seguito, gli autori praticamente manco li tenevano in considerazione come rischio per una sana crescita psicologica e relazionale dei bambini.
Gli autori si accaniscono più che altro sul mezzo televisivo, non sui programmi veicolati, e sulla sua (non) gestione da parte dei genitori.



Inserisco la quarta di copertina per far comprendere meglio la tematica del saggio e quanto, teoricamente per le polemiche giornalistiche, si sarebbe dovuto tirare in ballo gli anime.
Per contestaulizzare il punto in cui sono citati gli anime, inserisco tutto il paragrafo, compreso quello del tempo libero di noi bambini del periodo (anche se io era un po' più grande del target dello studio) con numerose tabelle.


Qui si analizza il ruolo della televisione, di certo gli eroi animati giapponesi saranno citati negativamente a pacchi!
Praticamente zero...   ^_^



"Nelle loro scarse occasioni di incontro e vera socialità i bambini...", ecco, io non so bene quali bambini gli autori avessero intervistato ed analizzato, ma io e miei coetanei stavamo tutto il giorno in cortile a giocare assieme, oppure andavamo a turno a casa di uno di noi a giocare, giocavamo a scuola, giocavamo ovunque, e poi guardavamo i cartoni animati giapponesi.
Proprio non mi ci riconosco nel profilo riportato dagli autori.
Qui si citano gli anime per la prima volta (Heidi), comprese "le loro sciocche canzoncine ne sono la loro povera colonna sonora"... immagino si riferissero alle sigle dei cartoni animati giapponesi.
Complimentoni per la lungimiranza, visto che a distanza di 40 anni, quelle "sciocche e povere colonne sonore" sono ricordate ancora con affetto (e fanno fare ancora qualche soldino ai loro autori).



Da notare che solo le madri vengono chiamate in causa come "colpevoli" di non aver gestito bene il gioco e giocattoli dei figli, i padri non erano considerati parte in causa... per fortuna ora viviamo in un'altra epoca...






Se non ho compreso male, gli autori incoraggiavano l'uso di oggetti comuni per giocare, mentre i genitori erano criticati perché non incentivavano questa possibilità per timore che l'oggetto fosse rotto.
Magari, dico, magari, giocare con un "non giocattolo" poteva essere pericoloso... questo è quello che mi ripeteva mia madre fino allo sfinimento, poi io spesso non la ascoltavo, ma il fatto che l'oggetto si potesse rompere, non era una priorità in casa mia.


Nella pagina a sinistra c'è il secondo punto in cui si citano gli anime, nello specifico i giocattoli di Atlas Ufo Robot, visti negativamente, al apri di Big Jim e Barbie, in quanto riducevano la fantasia ludica del bambino.
Forse ricordo male, ma io inventavo millemila situazioni fantasiose, e mi ci divertivo un sacco... però non ero laureato in pedagogia, quindi di certo sbagliavo a divertirmi giocando con Big Jim e Goldrake   ^_^








Inserisco questo paragrafo perché ci sono le tabelle in cui si indica il tempo dedicato alla visione delle tv.






L'indice dimostra che lo studio era a beneficio degli addetti ai lavori.




La pre-saggistica anime recuperata fino ad oggi:

Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Mamma, me lo compri? Come orientarsi tra i prodotti per bambini (1980)
Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Età evolutiva e televisione - Livelli di analisi e dimensioni della fruizione (1982)
TV e cinema: Quale educazione? (1982)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
Vita col fumetto (1983)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il consumo dell'audiovisivo (1984)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il libro nella pancia del video - Il bambino lettore nell'era dell'informatica (1986)
Ombre Rosa - Le bambine tra libri, fumetti e altri media (1987)
Testimone a Coblenza (1987)
Fantascienza e Educazione (1989)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)


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