TITOLO: Campioni Animati, icone sportive nell'animazione
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra Shibuya
PAGINE: 196
COSTO: 16,50 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788892783232
PAGINE: 196
COSTO: 16,50 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788892783232
Capisco che l'obiezione che mi verrà mossa ha un senso:
perché continui a comprare e recensire i libri della casa editrice Ultra dedicati all'animazione giapponese se il tuo giudizio è sempre pessimo?
Masochismo?
Speranza in un mondo migliore?
Mi sento investito dalla missione divina di leggere e recensire tutti i libri in italiano scritti sull'animazione giapponese?
Lascio all'eventuale utenza dare una risposta, anche perché io non l'ho capito...
Un precedente libro di Valeria Arnaldi dal titolo "Gattoni Animati, icone feline nell'animazione" l'avevo sfogliato e saltato a piè pari, ma stavolta ho dovuto comprarlo per la tematica assai nipponica, anche se aveva solo due parole diverse dall'altro...
"Campioni Animati, icone sportive nell'animazione" vs "Gattoni Animati, icone feline nell'animazione".
Temo in un nuovo terrificante format... "Soldati Animati, icone guerresche nell'animazione", "Palazzi Animati, icone architettoniche nell'animazione", "Dottori Animati, icone mediche nell'animazione"...
Noto ed annoto che non ci sono più le pagine con le immagini a colori, tutto in bianco e nero, ed il numero si è ridotto. Resta non basso, perché 40 pagine con immagini (tra immagine che occupa tutta la pagina e immagini a mezza pagina sommate) sono un quinto del libro.
E' stata inserita la bibliografia, ben (ironico) una pagina e mezzo (la inserisco a fine post), in cui NON compare neppure un titolo italiano sull'animazione (uno non sull'animazione). Ergo l'autrice per la stesura di questo libro non ha letto neppure uno dei saggi di Pellitteri, che sugli anime sportivi ha scritto parecchio, e neppure "Anime e Sport" di Fabio Bartoli, ma si può scrivere un libro che tratta soprattutto delle serie animate sportive nipponiche senza citare in bibliografia "Anime e Sport"?
A quanto pare per la casa editrice "Ultra" si, dato che in "Mondi animati, mondi interiori" sempre della "Ultra", che tratta anche i film di Isao Takahata, non è in bibliografia "The art of emotion, il cinema d’animazione di Isao Takahata".
Manca totalmente la sitografia, ergo non è stato usato il web per trarre informazioni ^_^
Il libro procede come tutti gli altri libri della casa editrice: informazioni ammassate, supercazzole per aumentare il numero di pagine, tematiche off topic per lo stesso motivo, wikipediate evidenti seppur mai citate, errori evitabili.
Il grosso peso di leggere questi scritti è che ti devi trasformare nel tenente Colombo oppure, vista le tematiche pressoché nipponiche, nell'ispettore Zenigata.. ma leggere un libro con questo spirito è devastante... non ti fidi di quello che leggi in nessuna delle righe presenti, e quanto non trovi errori o wikipediate evidenti, ti assale il dubbio che semplicemente non te ne sei accorto per ignoranza del tema (serie) trattato.
Nel primo capitolo si aprono le danze con il bushido, spiegando che la sua storia nasce nel 660 A.C., ma è citato per la prima volta nel 1616 nel "Kōyō Gunkan". Io ricordavo che il bushido fosse un costrutto creato ad arte per mitizzare la figura del samurai quando questi ormai non combatteva più, lo scopo finale era generare fedeltà all'Imperatore:
Bushido, l'anima del Giappone (questo è l'unico libro in italiano inserito in bibliografia, io l'ho letto, magari non l'ho capito).
Quindi l'autrice (come molti altri prima di lei) collega il bushido al sacrificio presente negli anime sportivi, ma allora perché nel libro ci sono anche i cartoni animati made in Usa?
Che senso ha inserire i cartoni statunitensi se all'inizio mi fai tutta la supercazzola sul bushido e i samurai?
Nella "filosofia del sacrificio" si butta nel calderone il bushido, José Ortega y Gasset, Shakespeare, Robin Williams in "L'attimo fuggente", Giovenale, il Pippo di Disney, Disney stesso, gli anime sportivi, le Streghe" della pallavolo femminile di Tokyo 1964, si mischia tutto freneticamente per ottenere la più classiche delle pietanze "Ultra Shibuya". Alla fine resti stordito ed accetto tutto :]
Il secondo capitolo è sulla via del guerriero, altro minestrone di quattro pagine su Nitobe Inazo (vedi link sopra). A mio avviso è totalmente fuorviante citarlo con questa enfasi per dei cartoni animati, visto il suo ruolo nel generare l'ideologia che imperò in Giappone fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Mia opinione.
Il terzo capitolo è sullo sci. Dopo tutto questo panegirico sull'etica dei samurai, il bushido, il Giappone guerriero e del giapponese che si sacrifica, il capitolo è sulla Disney ^_^
Il quarto capitolo è sullo "Spokon" (gli anime sportivi) e l'addestramento.
Scopriamo subito che "E' il 1928 l'anno cui generalmente si fa risalire la nascita dello spokon"... ma non è così... è vero che nel 1928 venne prodotto "Dōbutsu Orimupikku Taikai", ma il genere "Spokon" nasce con le serie televisive degli anni 60... a mio avviso non si può fornire ad una persona non appassionata di animazione giapponese un'informazione buttata così...
Qui sotto una pagina di "Anime e Sport" di Fabio Bartoli in cui viene proposta la fase inziale del genere Spokon, ma dato che l'autrice non lo ha letto, non essendo in bibliografia, avrà avuto altre fonti in inglese che ascrivono al cortometraggio del 1928 la nascita dello Spokon.
Il quinto capitolo è sulla pallavolo e il "Maestro Diavolo", cioè Hirofumi Daimatsu, l'allenatore che portò la squadra di pallavolo femminile a vincere le Olimpiadi di Tokyo 1964.
Ad inizio pagina si legge "Servizio in salto e battuta flottante", proseguendo con la spiegazione di quanto fosse duro ed innovativo l'allenamento di Hirofumi Daimatsu.
Capisco che può sembrare un'inezia, ma nel 1964 non si batteva in salto, specialmente le donne...
Al minuto 1 (anche 2 minuti e 45 secondi + 4 minuti e 8 secondi) si può vedere la battuta di una delle atlete nipponiche nella finale olimpica del 1964. Non saltano...
Ho la fortuna(?) di avere un po' amici che giocano a pallavolo ed ho chiesto qualche info:
La battuta in salto è cominciata con gli uomini negli anni 80, in Italia uno dei primi a farla era il canadese John Barret che giocava a Bologna.
Quando abbiamo cominciato a giocare a meta degli anni 80, ci insegnavano la battuta flottante che era la tecnica assolutamente prevalente: se eseguita bene, consisteva nel colpire la palla (stando coi piedi a terra) senza darle rotazione in modo che, appunto, potesse flottare e, con piccole variazioni di traiettoria, creare difficoltà alla ricezione della squadra avversaria. La battuta in salto potente hanno cominciato a farla in quel periodo solo alcuni atleti di alto livello internazionale, in Italia ricordo appunto il canadese Barrett e pochi altri, che imitavano i campioni della scuola dell'est, forse anche qualche brasiliano. Dagli anni 90 in poi la battuta in salto forte è diventata sempre più diffusa ed è stata affiancata intorno al 2010 (per essere più preciso dovrei documentarmi meglio) dalla flottante in salto, c.d. jump float, quindi la flottante ma eseguita in salto per darle una traiettoria più rettilinea verso il campo avversario e che, a parte i più giovani, eseguono ormai tutti se non hanno qualità con quella in salto potente. In epoca più recente c'è stata un'ulteriore evoluzione con la battuta c.d. "flin", unione di float e spin, con rincorsa stile float ma colpo potente come la spin. Il volley femminile tecnicamente è meno evoluto e potente di quello maschile però le modalità di battuta sono le stesse, la differenza principale è che molte meno donne battono in salto potente rispetto ai maschi dove alcune squadre hanno tutti i 6 titolari che battono prevalentemente potente (spin o flin).
p.s. cmq il Giappone rappresenta la scuola pallavolistica asiatica più evoluta, penso faccia parte della loro cultura generale e serva a "coprire" il gap fisico con le altre nazioni più forti
Ma se io non sapessi nulla di pallavolo (cosa vera), cosa capirei da queste prime righe?
Che Hirofumi Daimatsu nel 1964 faceva giocare le sue atlete con il servizio in salto?
Oppure, come mi viene fatto talvolta notare (a dire il vero una sola volta, per ora), ho problemi di comprensione del testo, ergo chiedo venia per la polemica sterile :]
Il sesto capitolo tratta il ring.
A pagina 45 si afferma che Naoto Date resta orfano a causa della guerra, ho rivisto da meno di tre anni "Uomo Tigre il campione", non ricordo che venisse esplicitato ciò, anche perché se l'anime è coevo del periodo, quindi 1968/69, e Naoto ha circa 10 anni quando scappa dall'orfanotrofio, vuol dire che era nato attorno alla metà degli anni 50..., quindi i genitori muoiono o l'abbandonano abbondantemente dopo la fine della guerra.
A pagine 46 si vogliono legare gli Spokon di sport Occidentali, come il wrestling, alla strategia di contrattacco culturale nipponica... è la prima volta che leggo questa cosa... ma da quando era una strategia geopolitica culturale?
Con "Uomo Tigre", "Rocky Joe" o Shingo Tami i giapponesi volevano rifarsi della sconfitta atomica?
E poi, tranne una esigua minoranza, tutti gli sport degli anime sono Occidentali!
Quanti sport nascono in Giappone?
A pagina 48, sempre per il povero "Uomo Tigre", si afferma che il nostro eroe partecipa ai Campionati Mondiali di Wrestling, in quale episodio?
Ovviamente viene trattata anche la serie di "Rocky Joe", ma senza entrare nel dettaglio, pare un riassuntino (tanto per cambiare).
La serie, invece, meriterebbe pagine e pagine di analisi, lo affermo perché ho appena finito di vederla tutta in BR con sottotitoli fedeli al parlato giapponese, ed è bellissima.
Il capitolo sarebbe sugli Spokon sul ring, ma dentro ci viene cacciato di tutto:
Judo Boy, Io sono Teppei (kendo), karate, Ken il guerriero, Dragon Ball, One Piece, per terminare il capitolo con una raffica di film live, serie tv, animazione varia (pure il terzo Shrek).
Il settimo capitolo è sul baseball.
A pagina 65 si lega "Pat la ragaza del baseball" del 1977 alla questione dell'iperandrogenismo... ma Pat non aveva tratti mascolini e comunque nel 1977 manco conoscevano la problematica...
Dopo aver sciorinato varie anime, si passa ai cartoni Usa.
L'ottavo capitolo ritorna sulla pallavolo
Nuovo focus sulla pallavolo, preambolo sullo judo all'Olimpiade di Tokyo del 1964 e il karate a quella di Tokyo del 2021.
Riminestrone sulle "Streghe d'Oriente" lette alcune pagine prima con solita infarcitura di sacrificio nipponico.
Il nono capitolo è sul calcio.
Poche righe su Shingo Tamai e soci (però c'è un'immagine), poi solita ondata di "Holly e Benji", con tanto di testimonianze di calciatori italiani e nipponici.
Il decimo capitolo è sul basket
Come in tanti altri capitoli si riepiloga la storia dello sport specifico in Giappone, in questo caso il basket, solo del Giappone, anche se poi si tratta l'animazione di Usa o Europa (raro). Perché non inserire la storia del basket negli Usa?
L'undicesimo capitolo tratta il tennis
Lo scritto si apre con frasi di Mike Agassi, padre di Andre Agassi, poi si passa a "Jenny la tennista". Per l'autrice la storia di Agassi "sembra mutuata dall'animazione nipponica".
Seguono altre perle di saggezza di altri tennisti, ma sto leggendo la Gazza? >_<
Il dodicesimo capitolo è sulla ginnastica
Non conosco gli anime trattati, come anche in altri punti del libro, ma le ultime 11 righe sono dedicate ad un corto di Pippo della Disney.
Secondo me mischiare anime ed animazione statunitense è come voler mischiare acqua ed olio.
Il tredicesimo capitolo è sul golf
A parte che non ho mai capito perché il golf venga considerato uno sport... si parte con la storia del golf in Giappone (ma è un libro sulla storia degli sport in Giappone?), poi seguono vari anime di golf, si finisce con il golf della Disney.
Il quattordicesimo capitolo è sul pattinaggio su ghiaccio
Il primo anime trattato è "Yuri!!! On Ice". Ho più di un'amica che era in fissa con questa serie e nel tempo ci hanno un po' martellato i maroni con l'evolversi della trama, quindi qualcosa conosco. La cosa che mi ha stupito è che non viene mai esplicitato che la serie narra dell'amore tra due uomini. Capisco che, visti i tempi che viviamo, è meglio mantenersi nel vago :]
Il quindicesimo capitolo è sul football americano
A pagina 134 si afferma che in "Ufo Daiapolon" il protagonista Takeshi è un ottimo giocatore di rugby... bastava guardare i primi minuti del primo episodio per evitare l'errore.
Come fai a fidarti di uno scritto che commette tali banali strafalcioni?
Le immagini qui sotto risalgono a quando ancora la versione DVD originale non esisteva :]
In "Ufo Daiapolon" non giocano mai a rugby...
Il sedicesimo capitolo è sulla corsa in atletica
Serie anime e cartoni Disney.
Il diciassettesimo capitolo è sul nuoto
Sono ignorante come per la corsa di atletica e tante altre serie.
Il diciottesimo capitolo è sull'equitazione
Come per il golf non capisco perché sia considerato uno sport, in più la fatica la fa quasi tutta il povero cavallo che, invece, vorrebbe starsene su un prato a pascolare...
La scelta dei titoli per l'equitazione, quasi tutti made in Usa, è veramente tirata per i capelli...
Il libro dovrebbe trattare le "icone sportive nell'animazione", ma "Vola mio Minipony" si può considerare del genere sportivo?
E la Bella addormentata nel bosco? La spada nella roccia? La carica dei cento e uno? La bella e la bestia? Il gobbo di Notre-Dame? Hercules? Mulan? Rapunzel? Spirit?
Cosa hanno di sportivo tutti questi titoli?
Più calzanti un paio di anime riportati alla fine del capitolo.
Il diciannovesimo capitolo è sul tiro al bersaglio
Stesso discorso del capitolo 18, i film Disney "Robin Hood" e "Ribelle" che nesso hanno con lo sport?
Allora si potevano inserire le serie animate statunitensi con l'arciere Occhio di Falco degli Avengers...
Il ventesimo capitolo è sul ciclismo
Si inizia con la bicicletta nei film dello "Studio Ghibli", ma, di nuovo, non sono film d'animazione sportivi!
Per il resto solo anime, che ignoro, con il finale del solito Pippo della Disney.
Il ventunesimo capitolo si occupa di motociclismo
Come inizia il capitolo?
Con l'elencare i personaggi degli anime robotici anni 70 che guidavano le moto... ma non le usavano a scopo sportivo...
Che senso ha tutta questa parte se non quello di aumentare arbitrariamente lo scritto?
Riguardo ad Hiroshi Shiba si afferma che è un campione di Formula 1, ma quel titolo gli fu appioppato nel doppiaggio italico, in realtà gareggia in un "Gran Prix esordienti del Giappone", vedere al link qui sotto:
Anche Haran Benjo viene inserito in questa lista di piloti centauri, affibbiandogli la Harley Davidson, ma chi se lo ricorda? Di Benjo tutti ci ricordiamo che guidava la Mach Patrol, non la moto, ma l'autrice lo ha visto "Daitarn 3"?
Il top del off topic lo si raggiunge nel proseguo del capitolo, dove si riepiloga la storia dell'industria motociclistica nipponica!!! ^_^
C'è lo spazio per per buttarci dentro il film "Akira", dove non gareggiano in moto.
Infine la serie della "Hanna & Barbera" "Mototopo e Autogatto", a me piaceva, ma non era sportiva...
Il ventiduesimo capitolo è sulle auto da corsa
Il capitolo si apre con le "Wacky Races", ci sta, ma poi ci si allarga un po':
Paperino, Scooby Doo, gli Antenati, i Pronipoti.
Ci sta anche "Cars" della Pixar.
Si passa gli anime, il primo citato è "Il castello di Cagliostro", in cui Lupin non partecipa a nessuna gara automobilistica.
Tocca ai "Transformers", nessun gara.
Il primo anime che ha un nesso con le gare è "Superauto Mach 5".
Tocca a "Ken Falco", dove a pagina 185 si legge che "ogni scuderia ha i suoi piloti e le sue vetture straordinarie", solo che nella serie ci sono solo due scuderie, la "Black Shadow" e la Sayonji (una terza è quella di Riu Stella Cadente, che poi confluisce nella "Black Shadow").
Riu Stella Cadente è solo citato, pur essendo il secondo personaggio più importante della serie, ma immagino che l'autrice non l'abbia mai vista.
Scopro che Elvis Presley fu il modello per rappresentare Takaya Todoroki, avrei detto Hiroshi Shiba... ma è scritto anche sulla pagina di Wikipedia di "Grand Prix e il campionissimo".
L'ultimo capitolo è sugli anime paraolimpici
Non sapevo ne avessero prodotto uno su questa tematica.
La bibliografia, solo un titolo in italiana e per giunta non inerente l'animazione.
Ah, però, va già di lusso che non abbiano appiccicato la scherma e Lady Oscar...
RispondiEliminaA questo punto con la mia massa di nozioni confuse e abborracciate anch'io posso scrivere un libro, due soldini fanno sempre comodo.
E come si fa a fare un capitolo sulle corse automobilistiche senza citare le Wacky Races? Muuttleyyy ... Fai qualcosaaa !!
Ma Muttley ci sta anche, più di tante altre cose buttate dentro a forza.
EliminaPerò un libro della Ultrashibuya potresti leggerlo, ne avrete uno in biblioteca, no?
Così soffri pure tu... :]
In una biblioteca DIOCESANA è un po' difficile...
EliminaComunque soffro già abbastanza con quel che mi tocca vedere in biblioteca, appunto...
Una biblioteca che impreca!
EliminaProverò io nelle mie biblioteche :D
EliminaOh qualcosa della Valeria Arnaldi c'è. Su Lady Oscar e un altro sulla nudità negli anime
RispondiEliminaMasochista!
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