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sabato 15 giugno 2019

Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica



TITOLO: Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica
AUTORE: Daniele Lombardo
CASA EDITRICE: Editori Riuniti
PAGINE: 152
COSTO: 
ANNO: 1983
FORMATO: 20 cm X 12 cm
REPEPRIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

La mia ricerca di saggi che trattassero di animazione giapponese tra la fine degli anni 70 e la metà degli anni 80 procede con alti e bassi, ma procede.
Ovviamente non vennero mai pubblicati saggi esclusivamente sugli anime, ma all'interno di scritti che analizzavano l'animazione in generale, oppure la televisione, c'erano paragrafi, o parti minoritarie di paragrafi, che spiegavano il fenomeno "cartoni animati giapponesi".

I saggi che ho recuperato fino ad oggi:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)

Degli 8 saggi sopra linkati il primo è una storia dell'animazione mondiale, in cui sugli anime ci si limita ad accenni. Ho trovato interessante il saggio solo perché potrebbe essere la fonte (travisata) della panzana sull'uso del computer nei cartoni animati giapponesi.
Il secondo contiene "Goldrake" praticamente solo nel titolo, mentre al suo interno l'argomento anime quasi non è trattato, dato che si parla di editoria per ragazzi.
Il terzo tratta gli anime solo con accenni, ma l'autore ne scriveva spesso su giornali e periodici.
Il quarto è parecchio approfondito.
Il quinto è lo scritto di Gianni Rodari in cui si difendevano Goldrake e soci.
Il sesto è per ora il più completo, di matrice cattolica.
Il settimo cerca di fare un minimo di analisi, ma comunque tratta l'argomento anime in maniera assai superficiale.
L'ottavo è la traduzione italica di uno scritto francese sui piccoli telespettatori d'oltralpe, quindi non concernente la nostra esperienza.

Questa ricerca la porto avanti parallelamente a quella dell'Emeroteca Anime, ed è, a mio avviso , ad essa complementare. Infatti se per scrivere un articolo su un quotidiano magari non c'era il tempo materiale perché il giornalista si informasse bene su un argomento, anche se teoricamente sarebbe stato parte del suo lavoro... in un saggio, quindi scritto in un lasso di tempo di mesi o anni, lo spazio per l'improvvisazione sarebbe dovuto essere pari a zero.
A questo esempio farebbero eccezione gli articoli per i mensili/bimestrali/trimestrali che ho recuperato negli ultimi mesi su periodici che si occupavano di scuola ed educazione, anche in questi casi, come per i saggi, il tempo per verificare le fonti ci sarebbe stato.
Comunque, tornando alla pre-saggistica anime, ci si chiede quali fossero le fonti da cui gli autori attingessero, e purtroppo la risposta pare scontata: i quotidiani...

Infatti la balla dei cartoni animati giapponesi fatti al computer torna quasi sempre, e la si può leggere anche in questo caso.
Pare proprio che nessuno si ponesse il problema di verificare se potesse mai essere vero che negli anni 60 e 70 in Giappone esistessero veramente dei computer in grado di creare dei cartoni animati...
Nelle 152 pagine del libro sono tre i punti in cui si tirano in ballo gli anime.
La prima è un accenno in un paragrafo dal titolo "Giocattolo e cartone animato".
Il secondo punto è un paragrafo espressamente dedicato all'animazione seriale giapponese, la parte più interessante del saggio.
L'ultima è una pagina all'interno delle conclusioni finali.
Oggi, con la moltitudine di saggi pubblicati potrebbe sembrare poca cosa, ma nel 1983 erano preziosi spicchi informativi (in parte errati...).




Talvolta una didascalia dice tutto, o anche di più:
"In basso Mazinga, delle serie televisive elettroniche giapponesi che hanno invaso ormai tutte le reti mondiali. L'introduzione dell'elettronica nella produzione dei cartoni animati ha prodotto cambiamenti rilevanti sul tratto del disegno, mancano tutte le imperfezioni, l'imprevidibilità, le soluzioni geniali dei vecchi sistemi di animazione."

I cartoni animati giapponesi evolvono in "serie televisive elettroniche giapponesi", e sono vendute in tutto il mondo, tutto... oddio, probabilmente nel 1983 questo era già più corrispondente al vero  ^_^
Come mi son permesso di fare notare negli ultimi articoli dell'Emeroteca Anime, non ci limitava più a dare una informazione errata, cioè "gli anime fatti al computer", ma ci si inventava di sana pianta dei dettagli, arrivando a rimpiangere i buoni vecchi sistemi di animazione... ah si... quando tutto era fatto a mano... bei tempi!!!
Ma i disegnatori giapponesi facevano tutto a mano!!!  ^_^


Per giornalisti, esperti del settore, psicologici, maestri, professori, genitori, critici e quasi chiunque altro si mettesse a scrivere, i cartoni animati giapponesi erano fatti al computer. Fine.
La Disney usava il computer per Tron?
Ma lo avevano già fatto i giapponesi con Mazinga!!!   ^____^





"Gusci vuoti"? Tipo "Ghost in the shell"?
"Senza una identità precisa"?
Ok, forse in Heidi ogni tanto le espressioni erano un po' fisse, però non fu mandato in onda nel 1975:
La prima puntata di Heidi - 7 febbraio 1978




Ce l'aveva proprio con la mia pastorella preferita... mentre Remi gli garbava.





 


Nelle considerazioni finali l'autore cerca di ragionare su uno degli argomenti cardine riguardanti l'animazione, non solo giapponese: erano dannosi per la psiche del bambino?
Per fortuna una persona che scrive una guida al cinema d'animazione non poteva condividere questa teoria!



Cioè... tranne per le "serie televisive elettroniche giapponesi"  :]
Ok, l'ape Magà era atroce, infatti ne vedevo ben poche puntate, però mi pare un po' esagerato etichettarla come portatrice (assieme alle altre serie lacrimevoli-patetiche) "d'una vera e profonda patologia psichica"...






L'indice del libro con tutti gli argomenti trattati.




Questo saggio faceva parte di una collana molto varia, che voleva fare da guida un po' su tutto, pubblicato dalla "Editore Riuniti", espressione del PCI, comunque una casa editrice seria.


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