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giovedì 6 luglio 2023

Istruzioni per l'uso del televisore - Bambini e Tv: una guida per genitori e insegnanti



TITOLO: Istruzioni per l'uso del televisore - Bambini e Tv: una guida per genitori e insegnanti
AUTORE: Lastrego e Testa
CASA EDITRICE: Einaudi
PAGINE: 197
COSTO:
ANNO: 1990
FORMATO:
REPERIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN: 




Con il tempo l'elenco di saggistica da me rinvenuta (ad oggi) che toccò in varia maniera ed entità la tematica "cartoni animati giapponesi" dal 1960 al 1995 è diventato assai corposo:



Questi scritti, a mio avviso, sono importanti perché rendono l'idea di quale fosse l'opinione degli addetti ai lavori nel campo dell'educazione dei bambini, la televisione, il cinema e l'animazione riguardo i cartoni animati giapponesi, spesso i loro erano giudizi negativi, pregiudizi che si sono riproposti costantemente nel tempo dal 1978 ai primi anni 90 ed oltre, sedimentando un sacco di luoghi comuni sull'animazione giapponese assai difficili da estirpare. Negli ultimi anni, un po' grazie alla saggistica e un po' grazie alle nuove generazione, pare ci si stia liberando di questi pregiudizi nati proprio dal 1978 ai primi anni 90.
Come nel caso di questo saggio sulla televisione e i bambini, edito nel 1990 da una casa editrice importante come la Einaudi (prima di essere fagocitata dalla Mondadori berlusconiana), che vedeva a tinte foschissime tutto il rapporto tra bambini e televisione e di conseguenza inseriva i cartoni animati giapponesi sul versante della parte dannosa per i telespettatori più giovani e giovanissimi.
Gli anime sono citati poche volte, si intuisce, però, che nel materiale di studio originale erano molto presenti, peccato che dopo l'elaborazione dei dati gli autori non abbiano inserito i titoli dei programmi specifici.
Infatti i due autori distribuirono un questionario in più di 15 mila copie allo scopo di definire delle "istruzioni per l'uso" del televisore domestico e di approfondire vari aspetti di una "didattica per il televisore". Di quei 15 mila questionari distribuiti ne ricevettero compilati 1477, su quelle risposte si basa l'analisi degli autori.



Quando nel primo capitolo si illustrano le motivazione, la metodologia e parte dei risultati del questionario consegnato ai genitori/educatori, su cui si basa lo studio dei due autori, ci si ritrova a leggere a pagina 15 un elenco dei programmi televisivi considerati "utili" e di quelli considerati "dannosi" per i bambini. Attenzione, gli autori non usarono l'opposto di "utili" per la lista dei programmi "non utili" all'educazione dei bambini, ma direttamente "dannosi".
Vediamo prima i "programmi considerati utili":
documentari sulla natura;
disegni animati BELLI e ADATTI ai bambini;
varietà per bambini;
Walt Disney;
attualità e telegiornali (!!!);
programmi derivati da un libro.

Bisogna sottolineare che i cartoni animati sono considerati "utili" solo se BELLI e ADATTI ai bambini, ma dato che poi segue la categoria "Walt Disney" con il 20%, direi che solo quelli prodotti dalla Disney erano considerati BELLI e ADATTI ai bambini.
Lascia abbastanza allibiti che il telegiornale e i programmi di attualità venissero considerati "utili", di norma erano portatori di notizie pesanti e pure reali.
Il bello viene, ovviamente, nello scorrere la categoria dei programmi considerati dannosi:
programmi basati sulla violenza;
disegni animati BRUTTI (che spesso sono indicati come giapponesi);
film dell'orrore;
pubblicità;
pornografia;
varietà per adulti;
programmi tragici e angosciosi;
telenovelas;
telequiz.

Tanto per cambiare i cartoni animati brutti sono "spesso indicati come giapponesi", raggiungendo la percentuale del 53%, cioè il secondo posto in classifica, più del doppio dei film dell'orrore e della pornografia... ma chi mai può o potrebbe pensare di accostare film dell'orrore e pornografici ai bambini? 
Siamo nel 1990, sono passati ben 12 anni da Heidi e Goldrake, questi genitori ed educatori nel 1978 erano attorno alla maggiore età, ma si vede che gli echi delle campagne mediatiche contro i cartoni animati giapponesi erano ancora ben vivi in loro.
Da notare la contraddizione di considerare "utili" i programmi di attualità e i telegiornali, ma poi bollare come dannosi i programmi tragici e angosciosi, che di norma sono una parte cospicua dell'attualità e delle notizie veicolate dai TG.

Riparto dal primo capitolo, di cui mostro anche le pagine in cui non sono citati gli anime, allo scopo di far comprendere il senso della ricerca.





Il secondo capitolo inizia con la testimonianza di una madre che racconta quanto la figlioletta di quattro anni fosse rimasta inebetita, ipnotizzata, direi pure rimbambita, dalla visione di un episodio di Heidi.
Gli aneddoti sono comunque praticamente tutti del medesimo tenore, bambini plagiati o semi plagiati da programmi televisivi.




I cartoni animati giapponesi erano diseducativi al massimo grado, tanto da insegnare la rivoluzione francese in maniera errata ai bambini, magari come i film western che vedevo da bambino, da cui ho imparato che i cattivi erano i nativi americani e i buoni i pionieri americani e le giubbe blu...
Nel libro non si cita mai Lady Oscar, grazie alla quale una moltitudine di ragazzini e ragazzine si interessarono a quel periodo storico francese, è citato solo l'anime de "Il Tulipano Nero - La stella della Senna", perché nella sua trama i destituiti regnati transalpini erano stati liberati e non più ghigliottinati.
Vergogna!
Io non ho mai visto la serie in questione, quindi ho cercato la sinossi degli episodi su Wikipedia:

E non corrisponde al vero l'errore storico addebitato alla serie nipponica riportato nell'aneddoto, il re e la regina vennero ghigliottinati!
Si salvarono i figli.





Io capisco che gli autori nel 1990 non potessero materialmente andare a ricontrollare se tutte le testimonianze riportate nei questionari corrispondessero alla reali trame di film, telefilm, varietà e cartoni animati, ma quando trovi un errore del genere, poi le considerazioni generali degli autori iniziano a vacillare...
 




Nel quarto capitolo viene riportata la testimonianza di una docente di scuola elementare secondo cui un suo alunno di prima tentò di "estirpare" un braccio ad una compagna di scuola perché pensava trattarsi di un fatto normale che gli arti delle persone si staccassero dal corpo, questo per colpa, ovviamente, dei cartoni animati giapponesi.
Sarebbe stato interessante sapere il titolo della serie in cui a qualche personaggio ricrescevano gli arti, considerando il periodo avanzerei l'ipotesi di Piccolo in Dragon Ball della prima serie, se non rammento male uno dei suoi poteri (magari sbaglio).


Dove albergano la violenza fisica e psicologia non palesi, quindi ancor più deleteri?
Nei disegni animati di carattere sportivo!
In questo caso non viene esplicitato fossero gli anime, ma erano gli unici che avessero una ambientazione sportiva.
In parte si può anche concordare, basta ripensare al vero ed unico anime sul calcio, che presentava episodi con allenamenti di una certa spietatezza:

Sia chiaro, sono piccolezze, ma la didascalia è scritta veramente a caso, probabilmente da persone che non avevano nessuna conoscenza del tema animazione giapponese:
"Scena di una partita di calcio, da un film a disegni animati della serie giapponese Holly e Benji"

Ma è una scena da un film oppure è una serie?   O_o





A pagina 80 c'è l'unico apprezzamento verso l'animazione seriale nipponica, grazie a cui un bambino con vari problemi e per nulla incline alla lettura scoprì i libi grazie alla serie di Huck Finn.
Da notare la puntualizzazione tra parentesi:
(di produzione giapponese, ma devo dire di buon livello)

Se l'opinione degli intervistati e degli autori era questa, dove ci si sorprende che un anime abbia sortito effetti positivi dal punto di vista culturale, riuscendo dove l'insegnate aveva fallito, si può capire perché all'inizio post i cartoni animati giapponesi siano stati inserti tra i programmi dannosi...




A pagine 109 comprendiamo perché noi bambini del 1978 e successivi anni ci appassionammo così tanto ai cartoni animati giapponesi, perché l'animazione nostrana non era di qualità, come, invece, era quella jugoslava, che funzionò come anticorpo/deterrente ai brutti cartoni animati giapponesi, visto che i bambini jugoslavi non potevano essere "corrotti" dalla visione di disegni animati scadenti come quelli nipponici.
Secondo me i cartonist italiani che avranno letto queste righe non saranno rimasti molto contenti...
Peccato che l'aneddoto non è integrato con la data e con quale serie animata giapponese venne proposta. Una bella mancanza...


L'indice del saggio

 

3 commenti:

  1. Molto interessante. Poi lo leggo domani con calma dal PC.
    Grazie sempre per il tuo lavoro

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    Risposte
    1. Grazie a te per l'apprezzamento.
      Uno scritto molto rivelatore del clima anti anime, peccato la mancanza dei titoli specifici delle serie nipponiche

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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