La cosa sarà forse un po' monotona (tipo come con gli "Annuari Rizzoli"), ma posterò consecutivamente e cronologicamente un po' di articoli della testata "VG Vendogiocattoli". Visto il suo indubitabile interesse sia sul versante del collezionismo di giocattoli che per le citazione dei cartoni animati giapponesi, per non parlare delle stupende foto (purtroppo in bianco e nero), che nascondono sempre qualche piccola sorpresa se guardate con attenzione.
Nel precedente post avevo (forse) scoperto le primissime importazioni di modellistica nipponica arrivata assieme alla fama di "Atlas Ufo Robot". Per la serie "tutto fa brodo", vennero importati modellini di serie tv nipponiche che arrivarono sulle tv italiche successivamente rispetto al Natale 1978 oppure non arriveranno mai:
Stavolta l'articolo si concentra sul "sottoutilizzato mercato dei costumi di Carnevale", che comunque i cartoni animati giapponesi sfruttarono abbastanza, in un fiorire di abiti da cosplayer ante litteram o cosplayer vintage ^_^
Non per nulla le prime presenze di cosplayer alle fiere del fumetto venivano etichettate, con accezione negativa, come una "carnevalata". Quindi, alla fine, tutto torna.
Non che le famiglie italiche, in un periodo di grande crisi e di inflazione altissima, risparmiassero, visto che l'articolo stimava in almeno un miliardo e mezzo di lire il giro d'affari carnevalesco (che in euro rivalutati ad oggi fanno poco più di 5,5 milioni), ma si sottolineava che l'evento annuale si sarebbe potuto "spremere" di più, il verbo è dell'estensore dello scritto ^_^
Infatti, se ci fossero stati costumi di tutti i personaggi animati nipponici, avremmo visto frotte di Goldrake, branchi di Actarus e plotoni di Heidi, ma quanto sarebbe stato bello, per esempio, potersi vestire da Hurricane Polimar o da Kyashan, magari facendo indossare al proprio cagnolino una pettorina da Flender? ^_^
Anche sul versante dei costumi carnevaleschi l'animazione nipponica ruppe la consuetudine, la monotonia dei pulcinella o degli Zorro (io avevo il mantello di Zorro fatto da mia nonna!), ma avrebbe potuto frantumarla, se ogni protagonista di ogni serie avesse avuto il suo bel costumino da mini cosplayer di Carnevale.
Prima dei personaggi di Heidi e "Atlas Ufo Robot" avevano avuto successo altri due personaggi televisivi, Zorro e Sandokan, solo che entrambi erano pre esistenti in forma cartacea, quindi non novità assolute come i protagonisti dei cartoni animati giapponesi.
C'è un passo dell'articolo, però, che non ho ben compreso... nella seconda colonna in basso:
"Dopo le stagioni segnate dalla severe divisa di Zorro, dall'esotica acconciatura di Sandokan, dall'avveniristica tuta degli Atlas Ufo Robot, quest'anno la tendenza di massa ha innestato le insegne di Goldrake."
Senonché "Atlas Ufo Robot" esordisce nell'aprile 1978 (Heidi di febbraio 1978), ergo il Carnevale 1978 era già bruciato, quindi il Carnevale 1979 è il primo Carnevale all'insegna dei cartoni animati giapponesi. Come può quindi essere possibile ascrivere "Atlas Ufo Robot" alle stagioni passate ("Dopo le stagioni segnate...") mentre Goldrake sarebbe stata la nuova tendenza?
"Atlas Ufo Robot" e Goldrake sono la medesima serie, come poteva essere Goldrake una nuova tendenza rispetto ad "Atlas Ufo Robot"?
Dando tutta la ragione possibile all'autore che faceva notare quanti pochi costumi del personaggio più richiesto del momento ci fossero in commercio, si può capire il perché dal solo fatto che lo stesso autore non aveva capito che "Atlas Ufo Robot" e Goldrake fossero la stessa cosa... figuriamoci i proprietari delle aziende che producevano i costumi, i grossisti e gli esercenti cosa avevano capito ^_^
L'articolo resta interessante perché il titolare della DIVO di Milano spiegò all'autore il perché non era stato così facile rendere disponibile abbastanza costumi di Goldrake e Heidi per il Carnevale 1979.
La produzione dei costumi di Carnevale richiedeva tempo, ergo era necessario muoversi già dall'estate precedente (ergo dall'estate 1978), ma poi restava il dubbio sulla volubilità dei gusti infantili, che avrebbero potuto, in tutti quei mesi, dimenticare Goldrake ed Heidi.
Secondo il dottor Bregaglio della Bregaglio di Lecco le aziende che si occupavano dei costumi di Carnevale erano tutti di livello artigianale, quindi non potevano mettere in pista grossi livelli produttivi.
Per il dottor Bregaglio l'unica azienda che faceva eccezione a questa limitazione produttiva era la Casarini di Bologna, che si era assicurata l'esclusiva del marchio Goldrake:
Sono riportate altre interessanti spiegazioni più tecniche sulla difficoltà di produrre un grosso magazzino di articoli, in questo caso di costumi carnevaleschi di Goldrake, tra cui quella che dava solo ai grossisti la possibilità di fare ordinativi, sui quali l'azienda produceva, se non c'erano ordini dei grossisti, l'azienda di giocattoli non si arrischiava di produrre grossi stock di giocattoli.
Di articoli sui costumi carnevaleschi ispirati agli anime il blog è pieno, ne metto alcuni:
"Sono arrivati gli Ufo ma niente paura", di Giorgio Bensi - "Domenica del Corriere" 28 febbraio 1979
Qui sotto le due pagine mostrate separatamente e quindi più grandi.
Stavolta nelle foto di "VG Vendogiocattoli" cogliamo, oltre ad una maschera de La Cosa e dell'Uomo Ragno (e forse una della Torcia Umana), il sacro costume di Goldrake ^_^
In un altro articolo di questo numero, non a tema cartoni animati giapponesi, c'era un'altra foto, ma con dentro il tema Goldrake ^_^
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