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venerdì 29 agosto 2014

Heidi, Goldrake, Mazinga e Remì al cinema - articoli degli anni 1978/79/80

























Soltanto in questi ultimi due anni, grazie a Lucky Red e Dynit, abbiamo potuto rivedere in versione cinematografica gli anime, da "Porco Rosso" alle varie versioni di Evangelion, ma c'è stato un tempo in cui al cinema i "cartoni animati giapponesi" erano di casa. Tra Heidi e i film dello Studio Ghibli l'unica eccezione penso sia stata per qualche lungometraggio di Dragon Ball e dei Pokemon, a parte i due potenti brand l'unica animazione vista sul grande schermo da bambini ed adulti è quella statunitense, con rare apparizione europee ("La gabbianella ed il gatto", i film di Asterix).
Non c'è dubbio che, purtroppo, per tutte le generazioni dalla metà degli anni 80 in poi l'animazione giapponese non è un'opera cinematografica, abituati a vedere gli anime, indipendentemente dal supporto, solo in televisione o al computer.
Non era così alla fine degli anni 70 e per i primi anni 80, per i cartoni più popolari c'erano spesso uno o più passaggi sul grande schermo, benchè non sempre di veri film per il cinema si trattasse, inoltre il grande successo dei cartoni animati giapponesi fece da volano a l'importazione di una serie di lungometraggi animati della Toei Animation, che in seguito vennero poi trasmessi anche in televisione.
Riguardo ai film della Toei Animation non di robottoni ricordo di averli visti al cinema più o meno contemporaneamente con l'anime boom, ma non posso escludere che fossero stati proiettati anche in precedenza, e poi riesumati all'occorrenza.
A grandi linee si potevano vedere quattro tipologie di film d'animazione giapponese:
a) film veri e propri, con storie nuove disegnate in Giappone espressamente per il cinema;
b) riassuntoni dell'anime presi dalle puntate televisive;
c) collage di più puntate televisive allo scopo di creare una nuova "aggghhhiaggiande" storia;
d) collage di più film (che poi erano originariamente mediometraggi di 40/50 minuti) allo scopo di creare una nuova terribile ed inverosimile storia.
In realtà c'era poi una quinta categoria:
e) i film fake, dove a film d'animazione giapponesi ben distinti venivano cambiati i titoli per affibbiarli agli eori ed eroine televisive del momento.
Posso sbagliare, perché ai tempi vidi al cinema solo vari film dei robottoni, però direi che ad ogni categoria sopra descritta si possono accoppiare i seguenti film:
a) i vari film del "Gatto con gli stivali" made in Toei; "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro"; "20 mila leghe sotto i mari"; i mediometraggi dei robottoni proiettati senza tagli e cuci;
b) i film di Heidi che si possono leggere nel manifesto sopra; forse il film di Remì;
c) "Jeeg contro i mostri di roccia";
d) "Mazinga contro Goldrake";
e) "Heidi diventa principessa", che in realtà era il film "I cigni selvatici" (Sekai meisaku dōwa: Hakuchō no ōji).
Tutti questi film attirarono l'attenzione anche dei giornalisti della carta stampata della pagina degli spettacoli, solo in un caso ho trovato un articolo un po' approfondito, la maggior parte sono semplici trafiletti, ma anche nella loro brevità possono dare le loro soddisfazioni.
Il 3 dicembre 1978 su "l'Unità" c'è un piccolo, ma onesto, articolino che svelò alle bambine (ok, Heidi piaceva anche a me, ma al cinema andavo a vedere Goldrake!) di allora quanto il film di Hedi fosse farlocco...



Il 24 agosto 1978, quindi qualche mese prima della Heidi fake, sulle due edizioni de "La Stampa" e "La Stampa Sera" si possono legger altri trafiletti.
A parte che gli autori non sono Isao Takamata e Yoichi Yatabe, ma Isao Takahata e Yoichi Kotabe, ma paragonare i film per il cinema della Walt Disney con la qualità di puntate televisive proiettate al cinema è tipico di un giornalismo italico che non si ferma a pensare quando scrive. Ma se le immagini che hai visto al cinema sono le medesime di quelle che hai visto in tv, non ti viene il dubbio che al cinema abbiamo proiettato una pellicola con la qualità televisiva?
Vero è che uno dei motivi che ci spingevano ad andare al cinema a vedere Goldrake e compagnia era poterli vedere a colori!




Su "La Stampa" (quello sopra è di "La Stampa Sera") lo stesso 24 agosto 1978 si può leggere un altro trafiletto per nulla ostile (tralasciando di nuovo i nomi sbagliati), a parte il finale in cui si giudica il film di Heidi di una "lentezza e fissità tipicamente giapponese", paragonando ancora i film d'animazione espressamente cinematografici statunitensi con un film che è un collage di puntate televisive.




Siamo al 15 maggio 1979 su "La Stampa" si accorgono del film del "mostro"(...) Goldrake, di quelli qui presentati è l'unico articolo un po' lungo.




A parte che Jeeg viene definito "goldracchiano" (è una corrente come quella andreottiana?) e che Hiroshi cambia il cognome in Shima, il giornalista Alessandro Di Giorgio si rendo conto della novità riguardante le inquadrature, l'azione e i colori, ma la ripetitività resta, come ripetitivi sono i giornalisti di allora.



Ma come si può affermare che i motivi che spingono Vega ad attaccare la Terra siano "in verità assolutamente insondabili"?!
Ma questo due puntate dell'anime le vide?
Hidargos non "sorveglia tutto da Vega" ma solo dal lato oscuro della Luna... no, questo due puntae non le ha viste, oppure le ha viste e non le ha capite.






No no, questo non ne ha vista mica due di puntate, al massimo una, per arrivare ad affermare (tralasciando il prima) che Actarus sia "assolutamente imperturbabile davanti a qualunque catastrofe, e un sorriso di soddisfazione gli increspa le labbra solo a vedere il nemico di turno disintegrato e fumante"...
Nel leggerlo a me fuma qualcosa di altro!




Addirittura Goldrake non avrebbe nessuno nesso con la fantascienza!
Questo ne ha visti 5 minuti di Goldrake.



Il 30 agosto 1979 è "La Stampa Sera" a puntare l'obbiettivo su "Mazinga contro Goldrake", la cosa curiosa è che il giornalista scrive espressamente che il film non un lungometraggio di montaggio, mentre, dalla sua sinossi, a me pare proprio che lo sia, anche perchè dichiara che la storia si svolge nel 2179, cioè quello che racconta l'inventivo incipit del film: video incipit film di montaggio "Goldrake vs Mazinga".
Ma perché scrivere una cosa che è l'opposto della realtà?!
"Mazinga (cioè "Il Grande Mazinga") sconfigge ed uccide Goldrake", a dimostrazione che l'autore mi sa che in sala non c'è mica entrato...






Una delle cose che a distanza di più di tre decenni(...) mi fa veramente arrabbiare è l'ipocrisia dei quotidiani, criticavano così aspramente quegli anime perché erano diseducativi, e poi il bambino che cercava in quale cinema venisse proiettato il suo beniamino poteva vedere due cinema sotto che all"Artistic Erotic Center davano "Porno Holidays"... con accanto un bel V.M. 18
"Due robusti giovanotti germanici alla ricerca di belle e disponibili ragazze con cui trascorrere delle porno-vacanze".





Sempre su "La Stampa" il 9 gennaio 1980 è la volta del film "Jeeg contro i mostri di roccia", ossia "La più grande vittoria di Jeeg Robot", stesso film con doppio titolo riportato anche sulla sua locandina del quotidiano.




Certo che considerare Himika semplicemente "gelida ma scontrosa" mi fa di nuovo sorgere qualche dubbio se questi si fossero fermati a vedere un po' il film di cui scrivevano. Al giornalista auguro di essersi sposato con una "gelida ma scontrosa come Himika"...
"Il cartone è tecnicamente identico a quelli televisivi" perchè è lo stesso.




Chiudo la rassegna stampa con un articolo del "Corriere della Sera" del 20 gennaio 1980 sul film in 3D di Remì. Quindi Remì fu pubblicizzato non solo come serie tv in tre dimensioni, grazie a degli occhialini appositi, ma anche il film permetteva la visuale in 3D, ma gli occhialini li distribuivano in slaa o te li dovevi portare da casa?




Il titolo è un pelino iettatorio, effettivamente anche Remì lo era...





Gli occhialini erano distribuiti alla cassa!!!
Questa è l'unica informazione degna di nota che il giornalista ci comunica, per il resto "l'animazione è mutuata dalla Disney" e le "imprese spaziali di Goldrake erano allucinanti". Il tutto sarebbe, per il giornalista, nientepopòdimenoche il "segno di riflusso" di quegli anni, un semplice cartone animato per bambini sarebbe l'emblema della fine dell'impegno politico della popolazione italica (che ancora perdura...).
Ho finito le parole...




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