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sabato 14 dicembre 2019

"Non soltanto i giapponesi si servono del computer", di Piero Zanotto - "LG Argomenti" novembre/dicembre 1987


Se si consulta l'indice dell'Emeroteca Anime si noterà che questo articolo è l'ultimo che metto in lista, oltre ad essere uno dei pochi (solo 6) dell'annata 1987.
Questo non vuol dire che dagli anni 1984 in poi i giornalisti avessero smesso di occuparsi di animazione giapponese, benché l'attenzione era ormai scemata rispetto al delirante quinquennio 1978/82, ma semplicemente io non ricerco sistematicamente articoli dopo il 1982, vi incappo casualmente, ergo il loro numero crolla.
La mia attenzione si pone regolarmente fino al 1982, con il 1983 e 1984 come annate limite, poi capita di trovare qualche articolo che va oltre, come questo di fine 1987, che risulta essere per di più assai interessante.
Bisogna prima, però, spendere due righe sulla testata "LG Argomenti", che, come si legge in copertina, era la rivista del centro studi letteratura giovanile delle biblioteche del comune di Genova.
Non di facile reperimento in tutte le sue annate neppure nelle emeroteche, è però una importante fonte informativa, non tanto per gli articoli che dedicò all'animazione giapponese, visto che fino ad oggi ne ho trovati solo cinque, ma per i sommari di articoli sulla carta stampata.
In pratica dal 1982 in poi (se non rammento male) c'era una rubrica che dava conto di ciò che scrivevano quotidiani e riviste su argomenti che avessero attinenza con il mondo dell'intrattenimento giovanile, dai fumetti ai libri, dai film ai programmi televisivi, il tutto diviso per genere.
Una rubrica molto esaustiva e precisa, che mi ha permesso di recuperare non solo singoli articoli caduti nel dimenticatoio, ma intere testate completamente sconosciute, in cui ho scoperto altri articoli e così via. Un effetto domino impressionante.
Dall'indice della copertina qui sopra si può notare quanto eterogenei fossero i temi toccati dalla redazione, e a pagina 70 c'era la rubrica "Dalle altre riviste", che è quella che mi ha permesso di trovare un sacco di materiale.
Nella emeroteca in cui ho potuto consultare questo numero non era possibile fare fotocopie, e dato che io sono un signor nessun, mi son limitato a fare delle fotografie, senza portarmi a casa i volumi della rivista per scannerizzarli con calma, quindi le immagini non sono sempre nitidissime  ^_^



Questo articolo è interessante per un numero inusitato di motivi, principalmente perché tratta della bufala dei cartoni animati giapponesi fatti al computer, raggiungendo inusitate vette di assurdità...
Già il titolo ci avverte che non erano più solo i giapponesi ad usare il computer per fare animazione, quindi non erano più solo loro a commettere questo indicibile peccato mortale, dando per assodato e non contestabile che per gli autori nipponici l'uso del calcolatore elettronico era ormai la prassi, cosa, ovviamente, assolutamente falsa...
L'autore dell'articolo, Piero Zanotto, se non si tratta di un caso di omonimia, era un esperto di fumetti, quindi avrebbe potuto, forse, trovare le corrette fonti informative, specialmente nel 1987, quasi 1988.
Altro tema interessante è, appunto, la data dell'articolo, il novembre/dicembre 1987, non l'aprile del 1978... forse nel quasi 1988 il tema animazione giapponese non era più coperto dal mistero, qualche possibilità di trovare informazioni corrette esisteva.
Lo scritto parte subito abbastanza maluccio, visto che Heidi non venne trasmesso nel 1976 e non veniva programmato nemmeno con cadenza giornaliera (solo martedì, mercoledì e giovedì):
La prima puntata di Heidi - 7 febbraio 1978 (non 1976) 

Devo dire che non avrei mai pensato che il post sulla prima trasmissione di Heidi mi sarebbe tornato utile così tante volte  ^_^
La fonte erronea di Piero Zanotto fu "If, speciale Orfani e Robot 1963/1983", in cui si dava già la data sbagliata della prima trasmissione di Heidi, ma gli equivoci non erano solo sulla pastorella svizzera. Nel numero speciale di "If" si faceva un po' di confusione anche sull'uso del computer da parte degli autori giapponesi, in parte si smentiva, in parte si suffragava questa totale invenzione italica.



Piero Zanotto scelse di ribadire quasi nel 1988 la fake news che le serie animate giapponesi degli anni 70 erano fatte al computer per risparmiare sui costi di produzione:
"Quell'animazione parziale è voluta per un risparmio consistente dei costi di produzione e ottenuta attraverso un uso, che diventerò sempre più sofisticato, dell'uso del computer."

Quindi pare di capire che per il giornalista fin dalla produzione di Heidi, cioè il 1974 (data che scrive corretta), in Giappone esisteva un hardware ed un software, e perciò anche dei programmatori e degli utilizzatori, che permettevano di fare i disegni animati con il computer...
Finché leggi questi articoli datati dal 1978 al 1982, rimani perplesso (più che perplesso...), ma cerchi di sforzarti di comprendere che in quel periodo le informazioni non erano reperibili come oggi, ma alla fine del 1987 queste cose non si possono scrivere...
Secondo me non si può prendere come oro colato una fonte  datata dicembre 1983, cioè ben cinque anni prima, si sarebbe dovuto fare uno sforzo e cercare anche qualcosa di più recente.
Quando poi la balla degli anime fatti al computer te la confida pure il Walt Disney italico Bruno Bozzetto si va a nozze!  ^_^
"I giapponesi con il computer riescono a realizzare 25 minuti di animazione in una settimana di lavoro. Io lo stesso lavoro lo posso fare al massimo in un anno!"

Con tanto di punto esclamativo finale!!!


Piuttosto che ammettere che i giapponesi fossero più bravi di noi italiani, bisognava trovare la scusa del computer  ^_^
Purtroppo l'autore non si ferma qui, entra nel dettaglio di quanto l'uso del computer in Giappone avesse cambiato il sistema produttivo delle serie animate, ci informa che la figura degli intercalatori è stata eliminata:
"Il computer in Giappone ha eliminato squadre di addetti alla intercalazione di disegni. Ci pensa il cervellone una volta programmato, a far risparmiare una enormità di tempo, ad esempio colorando elettronicamente i disegni e - usando la sua memoria - richiamare per essi gli sfondi desiderati; scenografie diverse nel caso di scene con elementi ripetitivi."

A voler riportare tutti i passi incriminati, quasi dovrei trascrivere l'intero articolo... ci sono dei punti in cui mi è sorto il dubbio che forse l'autore parlasse dell'uso del computer alla fine del 1988, ma in altri punti è chiaro che si riferisse agli anni 70...
"Atlas Ufo Robot segna nel 1975 la seconda ondata dell'invasione in Europa dei cartoni giapponesi; i quali, assieme alle note caratteristiche tecniche legate alla possibilità grafica del computer...".

Poi ci sono i punti che non si comprende di preciso cosa l'autore volesse affermare, tanto assurde paiono le sue considerazioni... perché nel 1975 in Europa non ci fu alcuna "seconda invasione dei cartoni giapponesi"... che ancora manco erano arrivati, se non al cinema con qualche lungometraggio:
I film d'animazione giapponese dalle recensioni di "Segnalazioni Cinematografiche": volumi dal 1969 al 1982

Ma se ne 1975 arrivo la seconda invasione degli anime, la prima quando accadde?  O_o


"Lo sfruttamento delle emozioni"!
Ma perché, il buon Walt Disney, cosa fece fin dal suo esordio?  >_<
Però se lo fanno i giapponesi non va bene  :]
Ma è più atroce Bambi o Remi?
Di articoli conto gli anime ne ho tanti e ne ho postati parecchi, però uno tanto virulento con una datazione così "recente" è l'esempio di quanta cattiva stampa godessero i cartoni animati giapponesi.




2 commenti:

  1. Ciao, è la prima volta che scrivo. Trovo il tuo blog molto interessante. Riguardo alla perfidia verso gli anime giapponesi... ahimè, ho notato anch'io che si è trascinata fino alla fine degli anni '80: ricordo di aver letto su "La Stampa", in occasione dell'uscita dei primi film di Don Bluth ("Brisby e il segreto dei NIMH" e "Fievel sbarca in America"), che il cronista di turno aveva pensato bene di fare un paragone tra questi film, giudicati piccoli capolavori, e i cartoni giapponesi, per l'ennesima volta visti come "robaccia", che si auspicava che smettessero di circolare una volta per tutte dalle nostre parti e di "rovinare i gusti ai bambini" (sic). Se uno dei difetti tanto criticati degli anime era quello di essere "lacrimevoli" (o scioccanti), volevano forse insinuare che i film di Don Bluth erano tutti da ridere?!?

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    1. Grazie dell'apprezzamento ^_^
      Già, Remì era lacrimevole (è vero), e Dumbo?
      Mazinga era violento (è vero), e Bambi?
      Se butti un occhio all'indice dell'emeroteca anime ne troverai a pacchi di questo dotti commenti, specialmente da parte di esperti :]

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