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giovedì 26 giugno 2025

Bambini & tivù , dati, riflessioni, esercizi e un questionario


TITOLO: Bambini & tivù 
AUTORE: Riccardo Bonancina e Marcello Frediani
CASA EDITRICE: Il Sabato
PAGINE: 96
COSTO: 5 
ANNO: 1987
FORMATO: 19 cm x 13 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 


Con questo breve saggio, che analizza l'offerta di programmi per bambini nel 1987, sono arrivato ad inserire ben 46 scritti che, a vario titolo e livello di approfondimento, toccarono la tematica animazione giapponese (qualche volta i manga in Giappone) in Italia dal dopo guerra ai primi anni 90 (fino a quando si sviluppò una saggistica di settore conscia dell'argomento).
L'etichetta riporta Pre-saggistica sugli anime dal 1978 ai primi anni 90, ma poi vi ho inserito titoli dal 1957 (prima o poi correggerò):


Ho scoperto man mano che alcuni di questi titoli erano presenti nella bibliografia di saggistica su anime e manga, una parte non minoritaria penso di averli scoperti io, resta che la panoramica qui esposta è consultabile solo su questo blog. 
Strano che ancora nessuno l'abbia inserita in contenuti a pagamento sfruttando la ricerca altrui  :]
Il motivo originario per cui ho iniziato questa tipologia di ricerca, fu la curiosità di capire se le imprecisioni e i pregiudizi che si ritrovano in gran parte degli articoli della carta stampata fino alla fine degli anni 80 fossero dovute solo alla fretta di mandare in stampa un quotidiano, anche se poi le ritrovavi pure in settimanali, mensili, bimestrali e semestrali... 
Forse con un po' più di calma nel dover scrivere un saggio o un contributo di un saggio, oppure avendolo scritto dopo il 1982/1983, quindi non più all'esordio dell'animazione seriale e cinematografica animata nipponica in Italia, gli autori riportavano meno imprecisioni e pregiudizi?
La risposta la si potrà desumere consultando le pagine che ho inserito di ogni libro dove si tratta di anime e qualche volta di manga.
Di certo in questo "Bambini & tivù" del 1987 (attenzione, 1987, non 1979) alcune topiche sono state reiterate, come l'uso del computer e il fatto che l'animazione giapponese che noi abbiamo visto dal 1978 fosse prodotta solo per l'esportazione all'estero, mentre le serie di qualità i giapponesi se le tenevano per loro...
Di solito non inserisco completamente un libro, ma solo le parti che trattano di animazione giapponese o manga, stavolta, però, oltre al fatto che il libro ha solo una novantina di pagine, la tematica è esclusivamente quella dei programmi televisivi offerti da "Rai 1", "Rai 2", "Canale 5", "Italia 1" e "Rete 4" ai bambini, con tanto di interventi di diretti interessati (tra gli altri Alessandra Valeri Manera, Luciano Scaffa, due presentatori di "Bim Bum Bam") e vari esperti (più o meno a caso).
Io nel 1987 ero già grandicello e quindi non seguivo le serie animate citate, anche se mi capitava di registrare anime un po' meno infantili oppure vecchi anime riproposti da piccole tv private.
Non seguivo più neppure "Bim Bum Bam" (tranne forse una volta che ritrasmisero "Lady Oscar") o altre trasmissioni per bambini citate, però, magari, altri appassionati un pelino più giovani (e che quindi non hanno vissuto il "first impact") potranno trovare interessante lo scritto.

L'indice elenca, oltre ai temi trattati, i partecipanti al dibattito svoltosi il 22 maggio 1987 a Milano.
Quattro i protagonisti diretti dei programmi per bambini, Paolo Bonolis, Emanuela Blanchard, Maurizio Nichetti e Cino Tortorella. Devo dire che i tre loro scritti, visto che Paolo Bonolis ed Emanuela Blanchard pare parlassero ad una voce sola, non apportano nulla di interessante.
Il contributo di Alessandra Valeri Manera mi è sembrato il più rivelatore, in quanto tocca l'argomento adattamenti e censure prima che fossero un tema polemico dei fans, ma comunque è stata l'unica che esponeva le sue idee citando ciò che trasmettevano e come.
Luciano Scaffa si è mantenuto, invece, sui massimi sistemi, il solito modo per non dire quasi nulla.
Il semiologo Francesco Casetti tratta più in generale l'uso del mezzo televisivo.
Anna Maria Natale è la voce del "Sindacato delle Famiglie", immagino uno di quei gruppi che tempestavano di telefonate l'ufficio Fininvest di Alessandra Valeri Manera quando vedevano mezza mutandina, un po' di sangue oppure Lupin III che fumava. 
E' lei, la Natale, che inanella la maggior parte di topiche nel libro, cioè... in pratica son tutte sue   :]
In altri punti il suo ragionamento può anche essere, magari, sensato, ma quando tocca l'argomento "cartoni animati giapponesi", si vede che le si gonfia la vena.  
Tra l'altro mi chiedo in base a cosa si autonominassero "Sindacato delle Famiglie"... di tutte le famiglie d'Italia?   >_<



Nel 1987 i bambini italiani passavano davanti alla televisione 3 ore e 20 minuti al giorno.

"Ma cosa è passato davanti ai loro occhi?
Come difenderli dall'invadenza televisiva?
Come aiutarli ad usare la TV come opportunità educativa?
E che immagine hanno dei nostri figli i responsabili delle emittenti?
E i pubblicitari?"

La ricerca sui programmi per un target dai 4 ai 14 anni è stata fatta nella settimana tra il 16 e il 22 febbraio 1987 per la fascia oraria dalle 14:00 alle 21:30.
La ricerca si sofferma anche su quali fossero e cosa trasmettessero ai bambini gli spot pubblicitari.
Per capire se il libro ha risposto alle loro stesse domande, leggetevelo  :]



Gli anime entrano in scena, manco a dirlo, quando tocca analizzare la programmazione di "Italia 1" e ovviamente di "Bim Bum Bam"
Vengono elencati gli anime trasmessi, illustrata la tematica trattata, ma poi, alla fine "l'animazione è più armonica e il disegno meglio rifinito nei cartoni animati americani ed europei rispetto a quelli giapponesi."    ^_^



Viene citato subito "Ciao Ciao", che in origine non era su "Rete 4":



Sinceramente non ho la memoria storica per affermare che in questo scritto Alessandra Valeri Manera tratti per la prima volta la questione di adattamenti e censure made in Fininvest, magari sarà almeno tra le primissime volte. Essendo praticamente a zero di riviste dal 1985 in poi, non ho conoscenza di interviste in cui ella trattava l'argomento qui presente.
Della Manera ho già inserito due interviste dei primi anni 90:


La Manera afferma che i Puffi inaugurarono la fascia serale dei cartoni animati, tralasciando che prima degli odiosi omini blu fu "Italia 1" a mandare in onda "Lady Oscar" in fascia serale/preserale vs i TG della Rai, ma le piccole tv private fin dal 1978 trasmettevano anime in fascia serale.
Tanto per fare un esempio da consultare:


C'è poi il passaggio esternato per tranquillizzare gli astanti, compreso il "Sindacato delle Famiglie" e i giornalisti, secondo cui:
"Abbiamo anche posto la massima attenzione al doppiaggio, abbiamo tolto sequenze che potessero dare fastidio nei cartoni più tradizionali, li abbiamo, insomma, molto lavorati."

Ma molto molto lavorati   ^_^



Interessante la parte in cui Luciano Scaffa spiega perché il cartone animato italiano non si riusciva a realizzare per mancanza di finanziamenti.
Ovviamente non sono in grado di entrare nel merito, ma immagino che lui ne sapesse più di me.



Sinceramente non ricordavo "Pista!" condotto da Nichetti, ma forse lo guardai la sera quando trasmisero qualcosa della Disney.


            




            




Il compito di terrorizzare un po' l'uditorio mi sembra che toccò ad Anna Maria Natale, non che tutto quello che espose fosse sbagliato, ma l'idea di partenza era che la televisione era una minaccia per i bambini (quanto poi lo saranno i videogiochi ed oggi gli smartphone, etc.), se poi c'erano di mezzo i cartoni animati giapponesi...   :]


Un paio di passi meritano di non perdersi nell'oblio:
"Tra l'altro, i giapponesi non producono questi cartoni (cioè quelli che vedevamo noi) per trasmetterli alla loro televisione, ma solo per l'esportazione, perché, per loro stessi, hanno una produzione notevolmente migliore..."

Sarebbe bello, come si vede su Wikipedia, leggere la fonte di questa informazione buttata in pasto ai lettori di questo libro e a quelli presenti al dibattito.
Chissà se la Manera, che di certo di animazione giapponese ne sapeva più della rappresentante del "Sindacato delle Famiglie", avanzò qualche argomento di contestazione, e, se non lo fece, chissà come mai.

"Questi cartoni sono fatti con il computer (che diversità da Disney che disegnava tutti i fotogrammi!...)"

Stendendo un velo pietoso sull'ennesima reiterazione della bufala del computer, che comunque nel 1987 sarebbe stato possibile verificare se vera o meno, visto che qualcosa che la smentiva era già più volte stato scritto, la Natale mette sullo stesso piano l'animazione cinematografica Disney con l'animazione seriale televisiva... ed anche qui due parole da qualcuno con un minimo di esperienza nel settore, magari Luciano Scaffa, potevano anche essere dette.
La pagina sotto che contiene la prosecuzione della critica agli anime, non è che si discosti molto in quanto ad inesattezze, concludendo che solo la Disney "comunicava valori autenticamente umani", tipo le persone di colore trasformate in macchiette...


In questa parte sono citati i programmi per bambini delle varie emittenti, tra cui, ovviamente, gli anime, con relativa sinossi.
Della gran parte dei titoli non sono molto ferrato, ma non mi pare di aver letto strafalcioni.

Mi ha sorpreso non poco vedere quale fosse lo sponsor finale del libretto, il conflitto di interessi era insito nel gruppo     ^_^

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