Quando le critiche le muove un personaggio a te simpatico (e che stimi) ti lasciano più dispiaciuto, e quando queste critiche sono in gran parte le solite baggianate che venivano scritte per vituperare i "cartoni animati giapponesi" il rammarico è ancora maggiore.
Bonvi da bambino mi regalò ore di felicità con "Supergulp!", e poi coi fumetti di Sturmtruppen e Nick Carter altre ore di divertimento, per questo le assurdità che si possono leggere in questo articolo (pubblicato in prima pagina su "Il Resto del Carlino"!) replicano il rammarico (e anche un po' l'incredulità) provato nel leggere gli articoli di Michele Serra, Vittorio Zucconi e Dario Fo.
Posso anche comprendere la frustrazione professionale di Bonvi nel vedere la Rai TV investire così tanto sulla promozione di Goldrake e soci, mentre aveva sempre lesinato fondi al suo "Supergulp!", però Bonvi era un collega dei mangaka e dei disegnatori nipponici, ci si sarebbe potuto aspettare un po' più di conoscenza dell'argomento.
E se è vero che nell'articolo Bonvi sposta il tiro dagli anime al "business" traditore, è altresì vero che forse non ebbe la modestia di ammettere che le sue creature semi-animate (per quanto io vi sia affezionato) non erano al livello dei "cartoni animati giapponesi". Secondo me non erano neppure paragonabili, e questo fu l'errore di Bonvi (ma anche di Guido De Maria e Giancarlo Governi: articolo correlato), voler mettersi sullo stesso piano comunicativo di storie più complesse ed affascinanti.
Senza contare che con il "business" (e non "businnes" con due enne ed una sola esse ) non ce la si può prendere solo quando non ti premia, mentre lo si accetta quando ti fa vendere i giornalini o i libri a fumetti.
La vignetta già spiega cosa ci si può aspettare dall'autore di Nick Carter: un'investigazione sul "pericolo giallo.
Questo articolo nasce dalla petizione dei genitori di Imola contro i cartoni animati giapponesi (argomento su cui ho trovato altri succulenti articoli giornalistici), citati nelle prime righe, le cui preoccuppazioni avevano anche un senso, ma forse sarebbe toccato agli addetti del settore tranquillizarli, non fomentarli....
Fatico a capire se in certi punti Bonvi stesse scherzando o scrivesse sul serio, propenderei per la seconda (ma spero di sbagliarmi), infatti l'ironia la si usa (di norma) per sbeffeggiare una critica, non per farla.
Incredibile l'assurdità sul bambino che si lancia dal frigorifero gridando "Missili radenti!", e se lo avesse fatto per emulare Tarzan (che nel medesimo periodo veniva spesso trasmesso in formato telefilm) oppure Superman? O peggio l'Uomo Ragno trasmesso in "Supergulp!"? In quei casi sarebbe stato tutto ok?
A questo punto Bonvi ci spiega come i giapponesi avessero architettato un complotto mondiale per influenzare le menti dei bambini, e vender loro tonnellate di merchandising, che se fossero state, invece, di Nick Carter o "Supergulp!" non avrebbero arrecato danni ad alcuno.
Inserisco un commento aggiuntivo (con relativa scan) rispetto al giorno in cui ho fatto il post, inerente la questione del bambino che si lancia dal frigorifero (e che in un caso più drammatico venne sfruttata come esempio della pericolosità degli anime: "Goldrake ammazza dal video e nessuno si prova a fermarlo").
La battuta di Bonvi nasce dalla notizia, riportata sempre su "Il Resto del Carlino", data da uno dei papà dei 600 genitori di Imola che affermava che suo figlio si lanciava dai mobili o divani per imitare gli eroi nipponici. Il relativo articolo lo posterò più avanti.
Per rendere palese l'assurdità del rimprovero mosso da Bonvi (che si associa all'accusa) e dai 600 genitori di Imola verso Goldrake, mostro la scan di una notizia apparsa su "Il Fatto Quotidiano" (da cui ho cancellato la città e l'età del bambino). I bambini giocano, i genitori non possono controllarli ogni secondo, purtroppo talvolta capita la disgrazia.
Incarceriamo Stan Lee?
Bonvi doveva essere veramente amareggiato per il successo degli anime... e c'è da dire che ai tempi certe informazioni non era facile procurarsele, specialmente capire il perchè i "cartoni animati giapponesi" costassero così poco: perchè erano già stati ampiamente ammortizzati, in quanto spesso giacevano nei magazzini delle case di produzione giapponesi, avendo terminato il loro ciclo di passaggi in tv.
Ma gli anime erano solo violenza e lacrime?
Per molti adulti di allora lo erano, ed erano anche un'altra cosa: erano fatti col computer...
"Anteprima! Torna Atlas Ufo Robot"
L'affaire cartoni animati giapponesi fatti col computer
Questa favola degli anime fatti al computer (negli anni 70!) colpiva anche giornalisti che li apprezzavano, come Oreste del Buono, figuriamoci che li voleva calunniare, ed ora possiamo inserire anche il grande Bonvi in quel gruppo di "agitprop".
L'autore dell'antimilitarista Sturmtruppen (e per questo si può anche capire che potesse non amare le battaglie di Goldrake e soci, ma perchè detestava gli altri generi?) riesce a superare la favole del computer con quella dei 20/30 mila coreani messi a disegnare in schiavitù. Negli anni 70 l'uso della mandopera estera per ridurre i costi degli anime non era ancora utilizzata, i disegni erano fatti tutti da cartoonisti giapponesi, mentre è vero che in alcuni casi i cell venivano colorati a domicilio dalle casalinghe giapponesi, non coreane...
Tra le tante critiche mosse da Bonvi mi ha veramente stupito quella sull'suo della colonna sonora e quella dei dialoghi.
Per lui le colonne sonore degli anime erano un espediente per distrarre i bambini dalla scarsa qualità di disegni e storie, in realtà erano parte della storia!
E dimostravano, invece, quanto i giapponesi tenessero al proprio prodotto, dandogli una colonna sonora di tutto rispetto, mica le musichette un po' banali (seppur belle) di Nick Carter o dell'Uomo Ragno.
Sui dialoghi quasi sono trasalito... ma veramente Bonvi considerava i dialoghi del suo Nick Carter o del "Gruppo TNT" migliori di quelli di una puntata a caso di Goldrake?
Di nuovo Bonvi si scaglia contro il cattivo "business", mentre quando delle tv estere chiesero alla Rai di replicare "Supergulp!" nei loro paesi (cosa che poi non venne fatta) non c'era nulla di male.
A questo punto Bonvi si fa scudo delle opinioni di un esperto, espediente abbastanza classico quando si vuole dimostrare che le proprie non sono critiche mosse da risentimento: Rinaldo Traini (direttore del salone internazionale dei comics, illustrazione e cinema d'animazione).
Alla fine del suo articolo Bonvi chiarisce bene perchè abbia tanto il dente avvelenato contro i "cartoni animati giapponesi", se la sarebbe dovuta prendere con la Rai e con la Sacis, non con Goldrake e soci.
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