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sabato 21 dicembre 2019

Shalanda, il magico nell'animazione giapponese




TITOLO: Shalanda, il magico nell'animazione giapponese
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 222
COSTO: 23,5 €
ANNO: 2019
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788867766482


Alcune premesse d'obbligo.
Non sono un esperto del genere majokko/maghette, quindi posso non essermi reso conto di errori, che per altri lettori esperti del genere potrebbero essere macroscopici.
Fare una divisione netta per generi nell'animazione giapponese è arduo, ma comunque non impossibile.
Sono abbastanza prevenuto verso i libri della collana "Ultra Shibuya".
Il perché io sia diffidente verso i contenuti della collana li ho scritti più volte nelle altre 9 recensioni:
Ultra Shibuya

Brevemente li riesporrò: quantità strabordante di inutili immagini (senza didascalie); poco scritto; informazioni prese dal web (wikipediate); assenza di bibliografia e sitografia; autori che non paio esperti o appassionati di animazione giapponese; lunghe frasi ad effetto supercazzola; rapporto prezzo/contenuto assai scarso.

Questa volta non ho avuto la forza di andare a cercarmi ogni singola wikipediata, le ho date per scontate leggendo il testo, si notano rileggendo poi Wikipedia  ^_^
Una volta tanto parto subito con l'aspetto positivo del libro, una miglioria innegabile:
sono aumentate le pagine con scritto!

Delle 222 pagine totali "solo" 42 hanno immagini a piena pagina, ergo scritto pari a zero.
Altre 104 pagine ospitano una immagine di varia grandezza, che può occupare anche gran parte della pagina.
Sono 33 le pagine scritte interamente, mentre le restanti, fatte le debite sottrazioni, non contengono immagini, ma non riempiono completamente la pagina.
Per un qualsiasi altro saggio sarebbe un ben magro numero di pagine scritte, ma per un libro della "Ultra Shibuya" è praticamente quasi un record. Per comprendere il mio sarcasmo è necessario andarsi a leggere le recensioni delle altre 9 uscite  ^_^
Inoltre sono state inserite alcune didascalie, solo per le immagini di opere d'arte, per quelle degli anime zero... resta la prassi di inserire un'immagine che non ha nessun nesso con quello che stai leggendo nella pagina, creando una certa confusione.
Come premettevo sopra non sono un esperto delle serie sulle maghette, vidi qualche puntata a caso di alcune serie, però il bello di questo libro che non tratta solo il magico delle serie majokko, ma il magico in generale, di quasi qualunque serie.
A questo punto entra in gioco l'altra mia premessa, cioè che non è facile decretare nettamente a quale genere una serie appartenga, sappiamo che molto spesso ci sono tratti di più generi, però un minimo di ordine lo si può stabilire.
In un libro che tratta della magia nell'animazione giapponese ha senso inserire "Hela Supergirl", "Cutie Honey", "Cybernella" e "Kimagure Orange Road"?
Ma se i "superpoteri" del protagonista non li conferisce una entità magica, ma invece fanno parte del proprio codice genetico ("Hela Supergirl" e "KOR") oppure hanno matrice scientifica/fantascientifica, perché i relativi titoli vengono inseriti nel libro?
In "Kimagure Orange Road" la famiglia del protagonista ha poteri paranormali, va bene che in Italia venne affibbiato alla serie l'assurdo titolo "E' quasi magia Johnny!", ma, appunto, pure alla Fininvest si resero conto che era "quasi magia", ergo non era magia   ^_^
Come mi ha fatto notare un'amica (grazie Susy), se il criterio di scelta della serie è così labile, allora ci si poteva mettere dentro anche Barbapapà!
E cosa ne diciamo della trasformazione dei Getta Robot? Essa non è magia pura?
E in Starzinger la regina Aurora non ha poteri magici?
Ma quando vedi che ci hanno cacciato in un capitolo anche la povera Lamù, dove nel titolo italiano si specificava fosse la "ragazza dello spazio" e in quello giapponese fossero "i tizi della stella Uru", e non la "ragazza magica dello spazio" o "i tizi magici della stella Uru", capisci che allora vale tutto   ^_^


Dal breve scritto evidenziato qui sopra di pagina 133 si può comprendere la mia diffidenza verso questa collana.
Forse sarò un po' settario, ma penso che uno scritto di saggistica debba nascere, obbligatoriamente, da una passione, dal far parte di una "setta" di appassionati di qualcosa.
A me nulla interessa di fitness, quindi, se mai ci scrivessi un saggio, mi limiterei a prendere informazioni dal web o da altri libri, mischiarle un po', commettendo qualche svista, e pubblicherei il tutto.

Si può scrivere che Sailor Moon è un sentai?
Si, il sentai è un concetto, prima di essere un genere. Nel sentai c'è un gruppo coeso, ognuno del gruppo ha un colore che lo contraddistingue, associato di norma ad un carattere ben specifico.
Il primo anime sentai fu "Rainbow Sentai Robin" (ringrazio Massimo Nicora per l'annotazione), prima manga nel 1965, poi anime nel 1966.
Ma Sailor Moon è un super sentai?
Nel super sentai ci deve essere la presenza di un robot, c'è in Sailor Moon?
Non che seguissi questa serie, ma a me non pare.
Segue il passaggio successivo, dove si butta lì la serie tokusatsu "Himitsu Sentai Goranger", guarda caso la stessa cosa scritta sulla relativa pagina di Wikipedia sui super sentai, poi si dice che il genere è noto in Italia per i Power Rangers, che in realtà sono la versione statunitense dei super sentai.
Infine saltano fuori, non ho ben capito da dove, "I cavalieri dello Zodiaco", che diventano una serie super sentai...
Ma "I cavalieri dello Zodiaco" sono un super sentai? Non mi pare proprio...
Ma anche solo un sentai?
Hanno i cavalieri le caratteristiche dei personaggi sentai?
A me non pare, però, nel dubbio, oltre ai tanti libri in mio possesso, ho dato una scorsa ad un titolo della stessa "Ultra Shibuya":
I cavalieri dello zodiaco, hai mai sentito il cosmo dentro di te?

Neppure nel libro della "Ultra Shibuya" dedicata agli eroi in armatura, si afferma che sarrbe una serie super sentai.
Faccio presente che quello di Stefano Tartaglino è l'unico dei 10 titoli della collana che cerca di elevarsi al livello di saggistica.
Quindi, sarebbe interessante, capire dove la Arnaldi ha saputo che "I cavalieri dello Zodiaco" sono una serie super sentai  :]
Considerando che io conosco abbastanza poco le tante serie per ragazze trattate nel libro, e una delle poche volte che c'era qualche tema di cui ero informato, ho trovato una magagna, per giudicare appieno lo scritto ci vorrebbe una Stengo in gonnella   ^_^
Fa un po' impressione che Valeria Arnaldi abbia già scritto 6 libri sull'animazione giapponese, più di Nicora, Di Fratta, Tarò, Montosi, Ghilardi, Rumor, Romanello, Castellazzi, Ichiguchi. Mi pare che l'unico che le sta ancora davanti sia Pellitteri, però ha cominciato prima!   ^_^



Il capitolo in cui si arruolano "Hela Supergirl", "Cutie Honey", "Cybernella" e "Kimagure Orange Road" nelle serie magiche.



Il capitolo in cui si arruola Lamù nelle serie magiche.



 Un esempio delle onnipresenti immagini, da una parte con didascalia, dall'altra senza...



 Ogni capitolo è di poche pagine, se poi non si contano le immagini, ancora meno.



2 commenti:

  1. Da vorace amante del genere, ti dirò: Sailor Moon è senza dubbio un anime mahou shoujo, ma con grosse influenze ''Super Sentai'' e ''tokusatsu'' ed è stato il primo mahou shoujo ad avere così tante ed evidenti influenze tokusatsu e sentai da renderne difficile la categorizzazione. Primo: l'elemento più vistoso, cioè il gruppo di combattimento da 5 ognuna con colori personali che definiscono anche il carattere del personaggio. Secondo: la formula ''monster of the week'', tipico dei sentai e di ''Kamen Rider'' e altri tokusatsu, che occupa metà spazio di ogni episodio. Terzo il concetto di ''salvare l'umanità''. Tipico dei telefilm di fantascienza era che i combattenti dovessero essere i salvatori dell'umanità tutta, compito tendezialmente affibiato agli uomini e mai a donne. Cutie Honey nel 1973 aveva iniziato ad avvicinarsi a questo compito, ma è Sailor Moon la prima mahou shoujo a dover difendere tutta l'umanità (che come sempre si riduce al territorio giapponese, ma questo è un altro discorso). Quarto, la sequenza henshin, presente si anche nelle altre serie mahou shoujo/majokko, non è mai stata così elaborata ed epica quanto in Sailor Moon, tale da avvicinarla a quelle più maestose di tokusatsu come ''Ultraman'' o di ''Kamen Rider''. Quinto, alieni che attaccano e invadono la terra per possederla o distruggerla (Rainbow Sentai Robin per esempio). Insomma Sailor Moon è stata una grande rivoluzione nel genere, non è facile catalogarlo. Ha elementi shojo, mahou shoujo, super sentai. Manca senza dubbio una forte componente fantascientifica, ma tutti gli altri elementi ci sono eccome. Per quanto riguarda l'inserire ''Cutie Honey'' in un libro di magia, il genere mahou shoujo non fa distinzioni in questo ambito. Honey è sì una ginoide (androide donna), ma è anche vero che il padre la dota di un sistema esterno che le permette di modificare la propria estetica. E' vero che siamo nel campo della fantascienza più che nel fantasy, ma è comunque una ''magia'' quella di trasformarsi in qualcun altro. Non necessariamente i poteri vengono dati da entità, infatti ci sono streghette che sono già in possesso di poteri magici senza che questi vengano necessariamente donati in un secondo momento.

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    1. Grazie delle precisazioni.
      Domanda: hai letto questo libro?

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