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mercoledì 29 gennaio 2020
"E io difendo Mazinga", di Franco Cardini - "Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale" 18 luglio 1980
Di difensori dei cartoni animati giapponesi non abbondavano le piazze nel periodo 1978/1983, meno ancora nella primavera/estate 1980, con l'isteria generalizzata che colse media e telespettatori adulti. Tra chi si professò pubblicamente pro Mazinga ci fu Franco Cardini, a patto, però, di fermarsi al solo titolo dell'articolo ^_^
Il contenuto in realtà non pare essere molto "difensivista", dopo aver stroncato gli anime, vi si trova comunque qualcosa di accettabile. Questo articolo può essere la misura di quale pessima stampa godessero i cartoni animati giapponesi, perché se questa è una difesa, figuriamoci le tesi dell'accusa!!! ^_^
Non è il primo articolo del genere in cui mi imbatto, in cui si prende più o meno le difese di Mazinga, Goldrake e soci con lo scopo ultimo di fare una critica politica agli intellettuali di sinistra. Cosa del tutto legittima, mi sfugge solo il perché tirare in ballo i cartoni animati giapponesi.
Forse il fatto di usare gli anime a scopo di polemica politica interna, è un altra prova di quanto colpì gli italiani la prima animazione giapponese propagata via etere.
La testata che ospitò questa semi-difesa dei personaggi animati nipponici non era a carattere nazionale, e dal nome della pubblicazione non mi pare trattasse neppure questi temi:
"Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale"
Ho cercato qualche informazione sulla testata, ma non ne ho trovata alcuna, ed anche a livello di emeroteche è disponibile in ben poche, tutte in Toscana.
Direi che è stato già un miracolo recuperare questo articolo, che mi è stato inviato da una delle biblioteche Toscane che lo possiede, purtroppo non ricordo più quale, alla quale va comunque il mio ringraziamento :]
La dichiarazione della difesa è un po' preoccupante, per il difeso, intendo:
"Insieme con i fumetti, e forse ormai più ancora di essi, i cartoons ci danno delle precise indicazioni sul nostro futuro. E sono indicazioni inquietanti".
Tipo fare un'arringa iniziale esclamando:
"Signor giudice, signori giurati, il mio cliente è inquietante" ^_^
Nel proseguo è indubbio che l'autore non abbia poi molto torto nell'affermare che il canovaccio di una serie robotica animata giapponese era più o meno sempre il medesimo, forse si sarebbe dovuto essere un bambino per cogliere alcune differenze in serie nuove come il Gundam.
Nella seconda colonna sono elencate quattro considerazione su "questi cartonacci giapponesi".
Intanto trovo meritorio che l'autore, a differenza di tanti altri adulti di quel periodo, si mise di impegno per vedersi qualche puntata di "questi cartonacci giapponesi", sarebbe stato interessante sapere quali serie seguì e per quante puntate. Solo per comprendere quali feedback abbia potuto ricevere.
Mi permetto di replicare con 40 anni di ritardo alla sue quattro considerazioni.
Primo: veramente gli autori giapponesi di queste serie erano così scarsi e banali sul fronte dei contenuti fantascientifici? Probabilmente non erano trame molto profonde, ma a un bambino puoi mai far vedere "2001 Odissea nello spazio"? Quando lo guardai da bambino/ragazzino mi spaccai i maroni per tutto il film... forse per un bambino valgono contenuti più semplici e spettacolari ("Guerre Stellari" arriva in Italia prima di Goldrake), che comunque hanno permesso a tanti giovani telespettatori di appassionarsi alla fantascienza.
Secondo: Beh si, forse erano un po' ripetitivi, ma mai monotoni, e non scioccamente. Comunque molto meno monotoni dei cartoni animati di fantascienza italiani e statunitensi... a proposito... quali cartoni animati italiani e statunitensi venivano trasmessi nel 1978 in televisione?
Terzo: Qui in parte l'autore la imbrocca, visto che effettivamente le televisioni italiche diedero fondo in cinque anni a 20 e passa anni di animazione seriale giapponese, però non era vero che tutti quegli anime fossero scarti e vecchi. Alcune serie robotiche arrivarono in Italia poco dopo la messa in onda giapponese.
Quarto: Effettivamente noi non sapevamo nulla del Giappone e delle sue usanze, anzi, scoprimmo tutto questo grazie a questi cartoni animati (ed alcuni hanno cercato di approfondire l'argomento da grandi), però neppure la stragrande maggioranza degli adulti che scriveva articoli sugli anime giapponesi conosceva qualcosa sul Giappone.
Da questo punto in poi parte la polemica ad uso interno, sulla quale non entro, se non per concordare sulla chiosa finale che di quei cartoni animati robotici ci attirava la lotta del bene contro il male. I buoni che si dovevano difendere dai cattivi invasori, ma non sempre i buoni di quei cartoni erano buoni al 100%, ed i cattivi non erano totalmente cattivi.
Per notare ciò, probabilmente, si sarebbero dovute vedere molte più puntate :]
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