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domenica 8 settembre 2019

Yamato, mensile italo giapponese - Gennaio 1941 (primo numero della rivista)



Ho recuperato il numero uno di "Yamato, mensile italo giapponese", penso la prima pubblicazione che si occupò di informare il cittadino italiano delle usanze nipponiche. Come ho già ribadito più volte, purtroppo la rivista era intrisa di propaganda, nazionalismo all'italiana e alla giapponese, tematiche che mi fanno venire l'orticaria... e che risultano oggi anche assai ridicole, ma se si riesce a leggerle contestualizzando lo scritto, restano documenti interessanti.
Ovviamente il target della mensile non era il popolano qualsiasi, che aveva altri problemi, ma penso fosse quella dell'elite del regime, o comunque una classe sociale altolocata e ben istruita. Inutile rammentare che, a differenza dei giapponesi, l'analfabetismo degli italiani del 1941 non era un problema marginale (del 1931 era al 21% della popolazione).
Essendo il numero 1 non potevano mancare i saluti dei potenti nell'ambito della rivista, cioè il ministro degli esteri Ciano, il ministro del Minculpop(...) e l'ambasciatore giapponese in Italia Zembei Horikiri. Di quest'ultimo è presente anche la lettera in ideogrammi, magari qualche appassionato potrà cimentarsi nella sua lettura.
La propaganda.
Tutti siamo vittime della propaganda, scopo del gioco globale informativo, secondo me, è quello di farsi fregare il meno possibile.
In quei tempi il lettore aveva possibilità assai limitate di attingere a fonti con punti di vista differenti, si "abbeverava" alla fonte nazionale, che nel nostro caso non brillava per libertà informativa.
Se posso capire, ma non giustificare, che le dotte persone che scrivevano su questa rivista dovessero accondiscendere a qualche sviolinata verso i potenti e fare propria la retorica del momento, non comprendo perché sovente spingessero oltre.
Specialmente quando si facevano passare concetti chiaramente ridicoli come l'ininterrotta dinastia imperiale giapponese... ancor meno che si scrivesse che Hirohito discendesse addirittura dalla dea Amaterasu.
Ok, lo scritto che inneggia ai 2600 anni di regno della famiglia imperiale giapponese fu scritto da un consigliere dell'ambasciata giapponese a Roma, ma il concetto venne ribadito anche in altri articoli scritti da italiani.
Interessante anche lo scritto dell'ammiraglio Gino Ducci, che analizzava lo scenario bellico marino tra Stati Uniti e Giappone. Tra le righe si nota una certa invidia per "le enormi somme di miliardi di dollari messe a disposizione delle forse armate americane" dal Congresso per riarmare la flotta, l'autore evidentemente conosceva il livello dell'armamento nazionale...
L'apoteosi della propaganda la si aveva negli articoli militari in cui si inneggiava alla guerra giapponese di liberazione della Cina... ok, di nuovo l'autore era un giapponese (l'addetto militare dell'ambasciata), ma qualcuno lo invitò a scrivere l'articolo, era ovvio che non nominasse mai, per esempio Nanchino, ma è possibile che nessuno degli eruditi redattori della rivista avesse udito voci in merito?
Comunque, tralasciando il mio opinabile punto di vista, ognuno potrò farsi il proprio leggendo gli articoli di questo numero uno, da cui ho omesso solo il racconto di Ryunosuke Akutagawa dal titolo "Il filo di ragno".
Purtroppo la redazione di "Yamato" non immaginò l'avvento di tecnologie come lo scanner, ergo impaginarono la loro rivista in un modo che oggi pare quasi fatto apposta per renderla il più problematica possibile con uno scanner A4. Quindi talvolta ho dovuto scannerizzare le pagine in più parti per rendere leggibile lo scritto, in altri casi sono riuscito a farlo entrare in una sola scan, spero si leggano le parole...



































Immagino quanto fossero volontari quei "volontari conesi"...

























Nel blog ci sono altri scritti di Pietro Silva Rivetta (Toddi) non facenti parte della rivista Yamato.






Immagino i bambini quanto fossero contenti di sentir palrare il colonnello Simizu  ^_^


Lo scrivo senza cattiveria, ma non comprendo che senso abbia aver studiato tanto ed aver una cultura tanto alta come l'aveva il diretto di questa rivista (in piedi a sinistra), se poi devi indossare una divisa nera per poter esprimere le proprie idee (ma entro certi limiti)... a questo punto aveva più senso cadere nella propaganda perché ignoranti ed analfabeti...





Beh... visto che ormai al cinema si vedono sempre remake, speriamo anche in un rifacimento di "Marinai nipponici a Scianghai", poi magari ci metti dentro Godzilla, Gamera e Capitan Harlock!

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