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sabato 31 agosto 2024

"Come sono andate le vendite di Natale?" - "VG Vendogiocattoli" n° 1 gennaio 1979


In una delle mie tante spedizioni in biblioteca ho stramegafotografato la testata "VG Vendogiocattoli", pubblicata dal "Gruppo Editoriale Eris", indirizzata espressamente all'industria e al commercio dei giocattoli, ergo non presente in edicola.
Ho trovato una caterva di informazioni, tanto da fare 2,6 giga di foto (purtroppo la biblioteca in questione consente solo di fare foto), non solo sui giocattoli, ma anche sull'animazione giapponese in Italia, che, inutile ripetersi, era legata a doppio filo al giocattolo.
I cartoni animati giapponesi possono essere semplicemente citati, come in questo articolo, oppure essere il soggetto principale dell'articolo.
Ho scelto di postare questo articolo sia perché è il numero 1 della rivista, sia perché informa sulla difficoltà di rifornimento di giocattoli legati all'animazione giapponese (ma non solo) per il Natale 1978. Questo ultimo aspetto è ormai ben noto, l'industria del giocattolo evidentemente non si aspettava un successo così strepitoso per "Atlas Ufo Robot" ed "Heidi", ergo le richieste dei bambini italiani furono molto superiori all'offerta ludica, la qual cosa probabilmente spinse alcune aziende ad importare a caso giocattoli giapponesi legati al genere robotico.
Infatti, mentre stavo osservando alcune foto (ahimè in bianco nero) presenti nell'articolo, ho notato un certo numero di giocattoli a me conosciuti, nel fare qualche ricerca ho scoperto che altri, a me sconosciuti, erano anch'essi di aziende giapponesi di giocattoli, la Popy, la Nakajima e la Takatoku.
Quindi, alla fine, forse la parte delle immagini risulta, a distanza 45 anni, più interessante della parte scritta, in quanto potrebbe dimostrare che già a Natale 1978 vennero importati dei giocattoli legati all'animazione giapponese senza che le relative serie fossero state importate, ed alcune non lo saranno mai.
Ho fatto una ricerca (non a tappeto) su del mio materiale e un po' online, mi pare che, mentre per il Natale 1979 i cataloghi di giocattoli presentano vari robottoni giocattolo nipponici (Standa - "La Giraffa"), anche di serie che arriveranno più avanti o che mai approderanno sui nostri schermi, per il Natale 1978 questo fenomeno non sia presente.
Nel caso mi scuso con chi lo aveva già notato/pubblicato   ^_^
Comunque, dalle fotografie presenti nell'articolo, si capisce che sui banchi dei negozi di giocattoli, oltre ai non tantissimi articoli di Goldrake, erano disponibili vari giocattoli delle aziende nipponiche citate sopra.
L'articolo è datato 8 gennaio 1979, quindi posso presumere che le fotografie fossero state scattate nel periodo natalizio appena passato, ovviamente non ho certezze, di certo non furono scattate a febbraio 1979, in quanto il numero in questione della rivista è di gennaio   ^_^
Inoltre è sempre chiaro che le foto siano state scattate in un periodo freddo dell'anno, visto l'abbigliamento degli adulti (sarebbe bello se qualcuno riconoscesse un parente).
Sulle foto dei giocattoli ci torno più sotto.


La presentazione della rivista da parte della redazione.

"Come sono andate le vendite di Natale (1978)?"

Gli affari andarono più che bene, ma l'autore si rammarica del fatto che sarebbero potute andare ancor meglio, se sugli scaffali dei negozi ci fosse stato disponibile un numero sufficiente di pezzi per soddisfare la richiesta dei genitori (cioè dei bambini).
I programmo televisivi incentivavano le vendite, ergo i giocattoli dei cartoni animati giapponesi erano tra i più richiesti, ma una pessima gestione degli approvvigionamenti fece perdere una fetta non indifferente di guadagni.
Da notare che erano richiesti i personaggi di "Atlas Ufo Robot" e Goldrake... ancora non avevano capito che era il medesimo cartone animato... e questa era una rivista specializzata sul giocattolo... e poi ci si sorprendeva che le scorte di questi articoli fossero limitate, manco sapevano cosa fossero!   ^_^
Oltre al modellino dell'Aquila di "Spazio 1999" , ai personaggi dei supereroi Marvel e DC Comics, Sbirulino etc., era citata anche Heidi. Tutti "letteralmente andati a ruba"!
Si accenna ai primi videogiochi e ad alcuni giochi in scatola ("Il Triangolo delle Bermude"), molti negozianti confermavano che erano rimasti sprovvisti di alcuni prodotti, in quanto avevano curato una certa diversificazione degli articoli, senza fare una precisa scorta di alcuno di essi.

Qui sotto la scan mostrata qui sopra, ma un po' più grande.

venerdì 23 agosto 2024

Studio Ghibli Complete Works




TITOLO: Studio Ghibli Complete Works
AUTORE: 
CASA EDITRICE: Panini Comics
PAGINE: 160
COSTO: 25 
ANNO: 2024
FORMATO: 26 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788828750093

Contando solo dal 2023 sono stati pubblicati, mi pare, otto titoli a tema "Studio Ghibli"/Hayao Miyazaki/Isao Takahata, finalmente ne esce uno che non interpreta le idee o la storia di questi soggetti, ma enuncia la versione ufficiale dello "Studio Ghibli". 
Non per nulla si può leggere sulla copertina in basso a destra la dicitura/avviso "Supervisione: Studio Ghibli".
Infatti è questa una pubblicazione nipponica trasposta in Italiano dalla "Planet Manga" della "Panini Comics", un art book, quindi è tutta bibliografia ufficiale per i prossimi libri che tratteranno i film dello "Studio Ghibli".
Non più autori italici (non sempre con un solido background in materia) che interpretano (non sempre correttamente) fonti nipponiche (non sempre esplicitate), ma la voce dello "Studio Ghibli". 
Fine dei ragionamenti astrusi degli autori e delle interpretazioni auliche e fine, soprattutto, dei recensori (non sempre dalla parte della ragione) che spaccano i maroni con critiche puntigliose (non sempre corrette)...
In Giappone il volume venne pubblicato nel 2021, ergo all'inizio viene dato spazio e risalto al film di Goro Miyazaki "Erwing e la strega", intervista al regista, analisi del primo film in 3DCG dello "Studio Ghibli" ed intervista a Toshio Suzuki sul film (e sul futuro).
Letti oggi questi articoli iniziali paiono un po' stantii ed enfatici, visto che il film non è proprio memorabile, carino, ma non un capolavoro. Ovviamente ai tempi andava fatta promozione, e questo volume si piegò alla necessità.
Vista la data di pubblicazione in Giappone, ne consegue che non è presente nulla su "Il ragazzo e l'airone", se non qualche accenno alla lavorazione del film.
Prima delle singole schede sui film, son presenti tre pagine che riepilogano la storia dello "Studio Ghibli" a cui seguono due pagine con la cronistoria dal 1984 al 2021.
Essendo il volume la riproposizione grafica di quello nipponico si presenta qualche problema con la grandezza dei caratteri di stampa, troppo piccoli, in particolar modo per le didascalie alle immagini, che comunque hanno sempre un contrasto chiaro tra caratteri e sfondo, che almeno aiuta un po' la lettura.






A pagina due viene inserita una mini guida grafica su come consultare le schede di ogni film. Per quanto mi riguarda ho trovato poco interessante le immagini con le pagine in giapponese delle promozioni sui quotidiani, come abbastanza inutili sono le immagini di poster e VHS in varie lingue, ma è un art book nipponico, ergo ci si accontenta che lo abbiamo tradotto in italiano.
Tra l'altro mi pare che fosse da parecchio che la "Planet Manga/Panini Comics" non pubblicava questo tipo di materiale:

Mentre negli ultimi 3 anni son state proposte vari volumi nipponici in italiano:

A fine volume sono presentati i pensieri dei singoli registi dei film dello "Studio Ghibli" sul singolo film da loro diretto, in pratica si leggono i pensieri solo di Miyazaki e Takahata... 
Ogni scheda dei film riporta qualche curiosità, ho quindi scoperto (ho forse lo avevo letto altrove?) che in "Pom Poko" gli autori si divertirono ad inserire, durante la parata degli spiriti, qualche loro personaggio, vedere qui sotto   ^_^

mercoledì 21 agosto 2024

Isao Takahata, da Heidi allo Studio Ghibli



TITOLO: Isao Takahata, da Heidi allo Studio Ghibli
AUTORE: Stéphanie Chaptal
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 144
COSTO: 17 
ANNO: 2024
FORMATO: 24 cm x 18 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788885457652


Potrà non sembrare, ma non son contento di far la figura della persona antipatica che scrive cose antipatiche, solo che se (compro) leggo un libro che ripropone le stesse magagne già evidenziate in una o più recensioni precedenti della medesima casa editrice, mica posso fingere che non siano, di nuovo, presenti...   T_T

Ormai la "Kappalab" ha abbastanza intrapreso la "Ultra Shibuya-Do", cioè la "via della Ultra Shibuya", libri con un sacco di immagini e scritto ridotto all'osso, anche se in qualche caso li importa dalla Francia, quindi il fenomeno ultrashibuyano ha ormai conquistato l'editoria d'oltralpe...
Con questo libro siamo arrivati al numero di sei pubblicati dal 2023* (mi pare), chiaro l'intento di sfruttare la redditizia onda editoriale dei manga in Italia, scelta più che legittima, specialmente da parte dei "Kappa Boys", che qualcosa di importante hanno pur dato al mondo dell'animazione giapponese in Italia.
Resta che io aspetto ancora il secondo volume di "Anime, guida al cinema d'animazione giapponese 1958 - 1969", sarebbe bello che dessero precedenza a quello...

* ci sarebbero anche quelli sulla cucina e manga/anime, ma a me non interessa il tema, oltre a trovarli sfacciatamente commerciali...




Come si può vedere qui sopra la tipologia dei libri "Kappalab" è ormai abbastanza standardizzata, sia internamente che esternamente. Nel particolare quello attuale e i due titoli "Studio Ghibli, la fabbrica dei sogni " e "Hayao Miyazaki, l'artigiano dell'animazione giapponese" soffrono pesantemente della difficoltà di leggerli, avendo il carattere di scrittura microscopico... sarebbe bastato mettere qualche inutile immagine di meno ed aumentare di pochi micron la grandezza della scrittura. Ci sono poi le didascalie che sono ancora più microscopiche e con un colore più tenue, non le leggi, le ipotizzi... 
Ovviamente, come scrivevo sopra, il libro è la traduzione di una pubblicazione francese, ergo stravolgerlo come impostazione grafica avrebbe reso vani i vantaggi economici di limitarsi a tradurre il libro già pubblicato altrove, tra l'altro nel 2019, come omaggio per la scomparsa di Takahata.
Si vede che i cugini ci vedono meglio, quindi non hanno problemi a leggere caratteri tanto piccoli  :]
Questo titolo su Isao Takahata, come quello su Hayao Miyazaki, sono scritti dalla medesima autrice, Stéphanie Chaptal, che chiaramente scriveva per il suo pubblica francese, ergo il libro tratta molto dei due registi sul versante francofono, sia di cultura che di adattamenti, a me non è che interessa molto sapere quale impatto abbiano avuto i film dei due registi in Francia. 
Certo, ci sono delle aggiunte redazionali in alcuni punti per specificare date ed informazioni riguardanti l'Italia, ma se non avete un interesse particolare per la cultura francese, un sacco di punti avranno scarso appeal.

P.S.
riporto 144 pagine come numero totale, anche se in realtà sarebbero 160, solo che le ultime 16 pagine o sono non scritte oppure sono promozioni dei libri Kappalab.

lunedì 19 agosto 2024

Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982 (aggiornato al 9 luglio 2024)



Con l'inserimento di altri altri 202 articoli il 9 luglio scorso, era arrivato il momento di aggiornare le tabelle con la distribuzione degli articoli sui cartoni animati giapponesi dal 1978 al 1982, anche perché erano giusto tre anni che non lo facevo:

Infatti nel frattempo avevo aggiunto 410 articoli, ovviamente non tutti nel quinquennio 78/82, quindi il grafico qui sopra e i cinque calendari annuali 78/82 (qui sotto) si erano sufficientemente modificati per notare un aumento degli articoli.
Il fatto che io inserisca tutti gli articoli nell'indice della "Emeroteca Anime" (consultabili da chiunque) non per forza rende chiaro l'impatto che l'animazione giapponese ebbe sulla carta stampata quando arrivò in Italia all'inizio del 1978, qualcosa di grafico ha una resa maggiore. 
Magari riuscendo a convincere anche qualche scettico, che non visse quel periodo, ma anche chi lo visse e non prestò mai attenzione alla questione, che mai e poi mai si potrà ripetere ciò che capito in quei cinque anni.
La mia ricerca di articoli si ferma sempre verso il 1986, andare oltre per me non avrebbe senso, lascio gli anni 90 ed oltre agli Stengo del futuro.
I 1553 articoli che ho scovato fino ad oggi, che vanno dall'arco temporale dell'anno 1961 al 1988, sono una quantità enorme in quanto ai tempi non esisteva una stampa di settore sull'animazione, men che meno animazione giapponese. Mentre dagli anni 90 in poi sono nate sia riviste dedicate solo all'animazione giapponese, che una stampa che prestava più attenzione all'animazione in generale e a quella nipponica in particolare, senza contare dell'attualità, in cui i giornalisti sono cresciuti con gli anime, quindi non lo considerano più un prodotto alieno.
Il grafico qui sopra, che si limita ai cinque anni con la maggiore intensità di articoli quotidiani e mensili, ha un picco abnorme ed irripetibile nel mese di aprile 1980, con ben 134 articoli (quotidiani, settimanali, mensili etc.), ma ci si arriva in un crescendo costante, che poi, di nuovo man mano, scema fino alla fine del 1982.
Nel grafico sopra ho evidenziato alcune tappe della notorietà dei cartoni animati giapponese, i tre momenti con le tre parti in cui venne trasmesso "Atlas Ufo Robot", e si può notare che durate e dopo la prima trasmissione tra aprile e maggio 1978 la carta stampata mostra un interesse maggiore rispetto a prima e dopo, ma moderato.
Dalla seconda parte di "Atlas Ufo Robot", dal dicembre 1978 al gennaio 1979, e la contemporanea trasmissione di altre serie nipponiche sia sulla Rai che sulle tv private locali, l'interesse dei giornalisti non scende più sotto i 14 articoli mensili. Con il metro di oggi potrebbero parere pochi, ma non lo erano per nulla, specialmente se si comprendesse quali altri fatti capitavano contemporaneamente in Italia, cosa che adesso si può fare consultando gli "Annuari Rizzoli" dal 1978 al 1983.
Con l'inizio della terza ed ultima parte di "Atlas Ufo Robot", dal dicembre 1979 al gennaio 1980, e la contemporanea messa in onda da parte della Rete 1 della Rai di "Mazinga Z", inizia a scatenarsi un'attenzione a dir poco maniacale. Ben 47 articoli a dicembre 1979, 38 a gennaio 1980, 39 a febbraio, 42 a marzo, per poi raggiungere la vetta di 134 ad aprile e 53 a maggio 1980. 
Tra i mesi di dicembre 1979 e maggio 190, oltre agli articoli su Goldrake e Mazinga Z, si scatenano i 600 genitori di Imola,"L'altra campana" di Tortora, la relazione "Servizio Opinioni Rai" (a fine post la seconda parte), infine il sondaggio "Mazinga vs Pinocchio".
Con l'aggiunta di articoli su tutte le altre serie che erano trasmesse in tutta Italia dalle tv private locali.
Si noti che per tutto il restante 1980 gli articoli mensili non scendo mai sotto il numero di 28 (settembre), neppure a luglio ed agosto, teorici mesi di bassa stagione televisiva.
Si arriva quindi a gennaio 1981, che vede di nuovo un picco a 59 articoli, dovuto a vari fattori, serie nuove come "Capitan Futuro", serie non nuove che mantengo l'attenzione della stampa, infine vari articoli di commento al successo degli anime.
Da febbraio 1981 a dicembre 1982 la carta stampata ha ormai inglobato i cartoni animati giapponesi tra i tempi usuali, ma non si superano mai i 30 articoli mensili (30 articoli ad ottobre 1980).

Sia chiaro, questo grafico è basato su ciò che io ho trovato fino ad oggi, magari domani troverò una nuova vecchia fonte che dedicò decine e decine di articoli per l'annata 1982, e tutto cambierà.
Preciso che potrebbe esserci qualche errore (di distrazione) sul numero degli articoli dei singoli mesi, ma la sostanza non cambia.



E' interessante capire anche la quantità di articoli pubblicati giornalmente ogni mese (evidenziati in giallo con numerino di fianco), compresi i mensili (o bimestrali, semestrali etc.), in questo modo risalta il costante aumento di articoli proposti dalla carta stampata.
Per il 1978, per esempio, c'è molto giallo ad aprile e maggio e a novembre e dicembre, sempre per Goldrake, ma anche per Heidi.

domenica 18 agosto 2024

Guida al manga



TITOLO: Guida al manga
AUTORE: Osamu Tezuka
CASA EDITRICE: J-Pop
PAGINE: 206
COSTO: 14 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788834913031


Non credo che ci sia qualcuno che, nel 2024, pensi che consultare una "Guida al manga" scritta e pubblicata nel 1977 in Giappone, sia efficace allo scopo di intraprendere la carriera di mangaka, neppure se questa guida fu scritta dal "Manga no kami" Osamu Tezuka. 
Una pubblicazione come questa, nel 2024, resta, però, un'interessante documento su come la pensava Osamu Tezuka sul manga fino al 1977. Nei vari capitoli che descrivono il manga e suggeriscono dei modi per crearne uno, ci sono moltitudini di aneddoti ed opinioni su quel mondo fino al 1977.
Tra le tante cose interessanti si può annotare che la guida tezukiana non era indirizzata ai bambini, pur non essendo, ha detta del suo autore, di taglio professionale (suggeriva di indirizzarsi ad altri scritti), era per i grandi, dai ragazzi agli adulti.
Un'altra caratteristica è che nelle prime pagina Tezuka invita il lettore aspirante disegnatore di manga, non necessariamente futuro mangaka, a non farsi problemi se disegnava male, in quanto i "manga sono scarabocchi".
Più avanti nello scritto, però, dissuade gli aspiranti mangaka ad intraprendere questa professione se il loro scopo era guadagnare bene... mica scemo, visto che poi li doveva pagare lui    ^_^



La breve introduzione ben illustra sia lo spirito con cui venne redatta la guida, che come la pensava Tezuka sul mondo dei manga del periodo.
A fine libro è proposta una piccola intervista a Tezuka, la cui penultima domanda fu:
"Quale sarà il futuro del manga?"

La risposta del Maestro forse non si è avverata letteralmente, ma il manga ora, e già da un po', è un fenomeno mondiale, mentre nel 1977 era prettamente nipponico:
"Mi chiedo se vedremo un manga in grado di sconvolgere il mondo intero. Non basta che abbia risonanza solamente in Giappone".



Sono presenti numerose pagine illustrate da parte di Tezuka per guidare il futuro mangaka dilettante, tra queste ne è presente una su come creare nuove facce, che mi son sembrate una anticipazione delle "Emoticon" .

Ci sono poi le parti, comunque interessanti, ma che risentono degli anni passati, tipo i consigli su come disegnare un corpo femminile  ^_^

sabato 17 agosto 2024

Dove nasce l'orrore



TITOLO: Dove nasce l'orrore
AUTORE: Junji Ito
CASA EDITRICE: J-Pop
PAGINE: 302
COSTO: 20 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788834912966


La mia solita premessa iniziale penso che potrebbe sorprendere e nel contempo lanciare una certa luce inerente la mia incapacità di frenare l'impulso all'acquisto compulsivo di materiale editoriale  ^_^
Detesto l'horror... lo detesto in tutte le sue forme, compresi i fumetti, ergo anche i manga... al massimo posso vedere dei film splatter, ma vedere o leggere scene in cui viene inflitto consapevolmente a scopo ludico del dolore fisico o psicologico è una cosa che non sopporto...
Quindi ne consegue che non ho mai letto e mai leggerò un manga di Junji Ito, la cui opera più famosa (o che conosco pure io) e "Tomie".
Ergo perché ho comprato questa sua autobiografia?
Un po' per i miei problemi legati agli acquisti compulsivi di materiale editoriale di cui sopra... ma soprattutto perché è un'autobiografia in italiano di un mangaka, cosa direi non usuale.
Inoltre il volumetto è veramente bello come fattura e molto recente, visto che la versione nipponica è del 2023 ed è stato pubblicato in Italia ad inizio 2024. Mi è parso giusto premiare la casa editrice, sia per la qualità del prodotto sia per la celerità della traduzione/pubblicazione.
Avessero tradotto dal giapponese e pubblicato in italiano uno dei tanti volumi nipponici degli anni 70 sui robottoni... sarebbe stato un sogno ed avrebbe pure evitato un sacco di cattiva informazione a mezzo stampa, e penso che si sarebbero portati a casa pure qualche bel soldino  ^_^
Il volume è diviso in cinque capitoli, i primi due sono il racconto della vita del mangaka da primi anni  di vita, con il suo entrare in contatto con i manga dell'orrore (forse un po' troppo prematuramente a circa 4 anni...), passando per le scuole, il suo lavoro da odontotecnico e il contemporaneo affacciarsi del mondo professionale dei manga.
Nei successivi tre capitoli il mangaka spiega al lettore come lui immagina, struttura e riporta su carte le sue storie horror, per far questo riporta in testo alcune dei suoi manga/racconti.
Ne consegue che ho trovato molto piacevole la lettura dei due primi capitoli, mentre gli altri tre sono dedicati a chi conosce la sua opera ed è anche interessato a come si crea un manga dell'orrore.
A fine post inserisco come sempre le scan del sommario.
Sugli scaffali di librerie e fumetterie è già da parecchio che vedo anche un artbook in italiano con le opere di Ito, ma ho evitato di comprarlo perché son tutte immagini, in questo volumetto la parte scritta non è tantissima, ma non è un artbook.
L'unica pecca che mi pare il caso di segnalare è che le didascalia alle tavole disegnate sono esageratamente piccole, e il contrasto sfondo/carattere di scrittura non aiuta a leggerle.


Questa qui sopra è la prima tavola mista disegni/scritto che illustra il primo capitolo.
Sinceramente non mi piace neppure tanto il suo tratto  >_<

Il mangaka è nato nel 1963, ergo abbastanza più grande di me, specialmente per quanto riguarda il vissuto televisivo/ludico, solo che noi da bambini vedemmo ovviamente un sacco di film e serie tv  in ritardo rispetto alla prima visione nipponica, ergo nei due capitoli mi sono ritrovato in molti dei suoi ricordi, questo nonostante la distanza chilometrica e temporale.
Qui sotto riporto solo un paio di punti di contatto tra i nostri due vissuti di bambino giapponese del 1963 e bambino italiano del 1969.

venerdì 16 agosto 2024

Mondi animati, mondi interiori - Altre visioni: l'animazione giapponese


TITOLO: Mondi animati, mondi interiori - Altre visioni: l'animazione giapponese
AUTORE: Laura Civiero e Vera Vano
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 431
COSTO: 24 €
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788892783225


Quando recensisco un libro della casa editrice "Ultra" sull'animazione giapponese parto, purtroppo, molto prevenuto, il perché lo si può leggere nelle precedenti recensioni, ma posso riassumere con:
autori ed autrici che paiono a digiuno di manga ed anime;
fonti mancanti;
informazioni prese dal web gratuito e spesso non citate, che ho ribattezzato "wikipdiate", in quanto il sito è spesso saccheggiato;
supercazzole per allungare lo scritto;
ripetitività dei temi trattati;
errori facilmente evitabili.

Di norma ho sempre dovuto aggiungere tra le lagnanze la strabordante presenza di immagini che riduceva all'osso lo scritto, ma in questo libro NON ci sono immagini!  O_O
Non solo!
Le pagine totali ammontano a ben 431!
Allora si può fare! (semi cit.)
Ciò a dimostrazione comunque dell'impegno della due autrici.
Inoltre è presente anche la bibliografia, non la sitografia, benché nelle note un po' di siti sono citati.
La cosa divertente, che ho già annotato in precedenti libri della "Ultra", è che i libri della "Ultra" sono diventati parte della bibliografia, quando inizialmente questi libri non la presentavano... 
Quindi questo paradossale processo è:
1) scrivi un libro senza citare le fonti;
2) altri libri citano il tuo libro (in questo caso della medesima casa editrice);
3) il tuo libro diventa una fonte  ^_^
4) le fonti originarie scompaiono nell'oblio del web o dell'editoria precedente al tuo libro del punto 1.

In questo caso la bibliografia consta di solo due pagine, che son meglio di nulla, e contengono numerosi saggi stranieri, per la metà di psicologia, pochi i titoli italiani sugli anime, che, ragionevolmente, invece, ci sarebbero potuti/dovuti essere.
Per quanto riguarda la questione "ripetizione degli argomenti", si nota in tutte le schede che la seconda scheda di carattere psicologico ripete fatti appena letti nella prima scheda di carattere storico-cinematografico, vengono ripetuti pari pari. 
Forse si poteva trovare un modo per evitarlo? 
Forse non si poteva evitare in quanto ogni scheda è vista dal punto di vista di due differenti autrici?
Di certo la ripetizione allunga lo scritto e rende un po' prolissa l'analisi.
Il libro è stato pubblicato a giugno, acquistato a luglio ed iniziato a leggerlo subito, l'ho finito a metà agosto perché mi ci sono arenato dopo poco, troppe magagne informative... quando poi l'ho ripreso quasi mi ero dimenticato il perché lo avessi sospeso, in quanto dopo un po' ha iniziato a scorrere via abbastanza bene. Per fortuna prendo appunti quando devo recensire un libro (cosa che mi fa perdere tempo), quindi in fase di scrittura della recensione mi sono ricordato il perché di tanto fastidio iniziale.
Questo per dire che la mia recensione non sarà per nulla obiettiva, in quanto le wikipediate, gli errori e le info prese senza citare le fonti originali non mancano...
Il problema è che quando trovo qualche furbata, poi nei punti in cui non le trovo e che magari mi stanno pure piacendo, mi resta il dubbio che la furbata ci sia, ma io non l'abbia vista... leggere un libro con questo stress da detective non è il massimo.


Mi son permesso di riportare la parte iniziale dell'introduzione per far spiegare dalle autrici come procede lo scritto.
In pratica ogni film preso in esame viene analizzato dal punto di vista storico-cinematografico da una autrice e poi interviene la seconda con il commento prettamente psicologico.
Le due autrici avevano operato nel medesimo modo per il libro (sempre "Ultra") "Mondi animati mondi interiori - Disney e Pixar: dietro i sogni", stavolta si sono buttate sull'animazione giapponese, ormai lo fanno un po' tutti, ne avevano il background?
A me è parso di no, ma non le conosco, magari salta fuori che sono due mega otaku che frequentavano le fiere del fumetto dalla seconda elementare e che hanno una biblioteca con più titoli dei miei. Tenderei ad escludere questa mia ultima ipotesi per il fatto che alcuni saggi che ci sarebbero dovuti essere nella bibliografia, viste le tematiche trattate e visti taluni errori, non ci sono, quindi immagino che non li abbiano letti e neppure consultati.
Nella pagina di destra qui sopra ho anche evidenziato un passaggio in cui nel 2024 spiega che gli anime non sono esclusivamente destinate ad un pubblico infantile, questo mi fa ipotizzare che le loro conoscenze dell'animazione giapponese pre questo libro non fossero approfonditissime, oppure il target del libro è stato valutato quello per lettori non conoscitori dell'argomento, ergo la questione andava sottolineata. 
Non per nulla il primo capitolo vuole dare un minimo di conoscenza introduttiva sull'animazione giapponese, si parte a pagina 11 con gli Emakimono dell' XI° secolo e si finisce a pagina 25 con il primo lungometraggio nipponico animato a colori "La leggenda del serpente bianco" del 1958.
Si può introdurre un periodo temporale così ampio in 24 pagine?
A me il tutto è parso lacunoso, non vengono mai trattati i manga, forse, piuttosto che toccare così la tematica, era meglio saltarla.
Come sarebbe stato meglio saltare la successiva veloce trattazione dell'impatto dell'animazione giapponese in Italia dal 1978 del secondo capitolo, tra l'altro mi avrebbe risparmiato qualche dispiacere e avrebbe reso la mia recensione meno antipatica   ^_^
Forse non sembrerà, e me ne scuso, ma ci ho messo tutto l'impegno possibile per cercare di essere meno antipatico possibile  >_<


Torniamo al discorso delle fonti...
Si può raccontare l'avvento degli anime in Italia senza citare le polemiche giornalistiche sulla carta stampata del periodo 1978/1982?
Ovviamente no, non per nulla se ne occupata anche la saggistica in vari tomi.
Infatti vengono citati alcuni articoli della carta stampata (li metto tutti e tre), la cui fonte originale diviene magicamente la rivista "Anime Cult"!   ^_^
Tra l'altro li si citano con qualche errore, quindi, forse, sarebbe stato il caso di fare una ricerca più accurata per trovare chi in origine riesumò quegli articoli (cioè io me medesimo in persona).
Il 21 aprile 2014 avevo posto una serie di articoli tra cui quello citato a pagina 27, cioè "I nuovi Disney arrivano dal Giappone", solo che le autrici, oltre a non riportare la data, affermano che l'articolo non era firmato. 
No, il pezzo era firmato e lo scrisse Luciano Curino:

Per il resto il tutto procede molto affrettatamente, per esempio non viene citato "Kimba il leone bianco" tra le prime serie arrivate in Italia, la prima sulle tv private locali.
La povera Heidi è liquidata in poche righe, non valutando bene quale importanza ebbe la pastorella nippo-svizzera per il successo degli anime in Italia. In questi giorni c'è una pubblicità che utilizza ancora Heidi e la sua sigla, a distanza di 46 anni!
Si afferma che la sigla di "Atlas Ufo Robot" venne ritenuta "imbarazzante e fuorviante", manca una fonte di chi lo affermò. Un esperto? Uno dei tanti giornalisti? Gli autori?

mercoledì 14 agosto 2024

Mini puzzle dei cartoni animati giapponesi anni 70 ed 80 - "Clementoni Giochi" e forse Edierre


Ringrazio Susy e Oxido per avermi fatto scannerizzare i loro mini puzzle   ^_^

Tra le vagonate di merchandising dei cartoni animati giapponesi che ai tempi venne messo in commercio c'erano sia i puzzle di normale formato, magari non con 3000 pezzi l'uno, che i mini puzzle.
In questo post mostro un piccolo assortimento di due tipologie:
"Clementoni Giochi", che conteneva mini puzzle da 60 pezzi con una misura da 19,5 cm X 12,5 cm dentro una piccola confezione di cartoncino;

mini puzzle senza confezione da 13,5 cm X 10 cm da 12/13 pezzi con base cartonata, cornice ed incellofanati, probabilmente messi in commercio dalla Edierre nelle sue pubblicazioni.

Ho provato a cercare riscontri sui numeri di "Cartoni in tivù" della Edierre in mio possesso, ovviamente non li ho sfogliati tutti, limitandomi alla copertina e alla quarta, tanto per controllare se venisse pubblicizzato il gadget mini puzzle, ma di specifico non ho trovato nulla. Al massimo era presente la dicitura "con regalo", ma senza che venisse specificato cosa fosse.
Ci torno più sotto.

Di mini puzzle della "Clementoni Giochi" ne vennero messi in commercio una quantità inusitata, in questo post ne mostro due di "Anna dai capelli rossi", due di Remi e tre dell'ape Maia.
Quelli di Anna e Remi presentano in un angolo il nome della casa di animazione nipponica, l'anno e il titolare della licenza, cioè l'onnipresente Sacis.
Mentre i tre dell'ape Maia hanno due strisce informative con l'importatore teutonico al posto della casa di animazione giapponese..




Qui sopra il particolare con la denominazione degli aventi diritto più l'anno.
Uno dei due mini puzzle di Remi manca di un paio di pezzi, proprio nel punto con l'identificazione, comunque quelli di Anna sono del 1980 e quelli di Remi del 1979.

lunedì 12 agosto 2024

Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese - n° 20 luglio 2024

Stavolta sono io ad essere in ritardo con la recensione di NSM e non è NSM ad essere uscito in agosto con il numero di luglio, lo preciso visto che in passato la mensilità della rivista non è stata sempre molto puntuale  ^_^
Sulla copertina campeggia il Jet Robot, come venne chiamato qui da noi, cioè il Getter Robot G, seconda parte dello speciale sui Getter, iniziata con il numero 16 del febbraio 2024 che trattò lo Space Robot.
Forse si potevano ravvicinare le due uscite con i due robottoni, oppure fare direttamente un numero unico con entrambi, visto che ormai le pagine della rivista si sono attestate sul numero di 80 circa, a fronte di 9,90 euro, prezzo originale quando le pagine erano circa 140.



Oltre allo speciale sul Jet Robot il numero ha in altri tre pezzi la parte più interessante della rivista:
l'intervista a Vito Tommaso, che si occupò, tra le altre, delle due sigle dei Getta;
la prima parte (di quante?) di una bella intervista a Mitsuko Horie;
la rubrica di Marco Pellitteri, che inserisce un po' di tematica saggistica.


Come per la prima parte dello speciale sul Getta la redazione cerca di dare delle informazioni differenti dal solito, concentrandosi sull'aspetto nipponico della seconda serie. Viene spiegato il teorico finale della prima serie e quello che, di conseguenza, sarebbe dovuto essere l'inizio della seconda. 
Immagino che essendo il focus prettamente nipponico, si sia deciso, come per lo speciale sullo Space Root, di non spiegare più di tanto che in Italia non vedemmo la parte finale di entrambe le serie, lasciandole monche fino ai cofanetti della Yamato Video:


Forse un accennino in più lo si poteva fare, in quanto si sarebbe spiegato ai lettori più giovani o occasionali il perché le due serie non assursero a maggior fama. Nel mio immaginario i due Getter, come il Gaiking e il Gackeen, fanno parte di quelle serie con un'aura di mistero e con una valenza ancor più vintage rispetto alle altre, proprio perché non ne vedemmo mai la conclusione. Solo da adulto appresi che non era mica colpa mia o del l'impianto casalingo per captare le tv private se non avevo visto i finali di quelle quattro serie, e che non le trasmisero proprio... 

domenica 11 agosto 2024

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 21)


Recensisco il n° 21 di A. C. parecchio in ritardo rispetto alla sua data di uscita a luglio, in quanto dovevo terminare di postare consecutivamente gli "Annuari Rizzoli dal 1977 al 1983. In fondo le fonti hanno la priorità, altrimenti c'è chi resterà senza spunti per i suoi libri e le sue pubblicazioni   ^_^
Il numero contiene uno speciale sulle censure, su cui torno più sotto, son presenti le solite numerose interviste:
la riproposizione di un'intervista ad Alessandra Valeri Manera già presentata su "Vinile" n° 34 del 27 luglio 2022, immagino con qualche stralcio in più, per commemorare la sua dipartita;
Andrea Accardi (disegnatore);
Sio (fumettista, influencer, etc.);
la seconda parte dell'intervista a Tahashi Saijo (animatore);
la seconda parte dell'intervista a Patrizia Tapparelli (cantante sigle).



Di fianco all'editoriale del nostro Ceo campeggia come al solito l'avviso su quando si potrà trovare in edicola (o in spedizione da abbonamento) il numero 22 di "Anime Cult", e la data è quella del 18 settembre, ergo è ufficiale la trasformazione della testata da mensile a bimestrale, alternandosi con "Japan Magazine".
Nel suddetto editoriale del Ceo non c'è, non dico una riga, ma neppure una parola su questo cambiamento, silenzio totale, come se nulla fosse... ma non era stato proprio il Ceo nel n° 17 ad affermare, riguardo alla nascita di "J. M.", che la Sprea con J. M. non si faceva concorrenza da sola?
Si vede che alla fine, le due testate semi uguali si facevano veramente concorrenza da sole... senza contare la grandinate di altri speciali/dossier/enciclopedie targate Sprea a tema anime/manga... ci torno più sotto.
Due paroline di spiegazione, da abbonato, le avrei gradite, ma fa nulla  ^_^


Più che giustamente l'editoriale del Ceo è un ricordo della scomparsa Alessandra Valeri Manera, tutto giusto e grande rispetto per chi la conosceva e sente la sua mancanza. In questi casi si rischia sempre di essere tacciati di insensibilità, ma non è che il giudizio sul suo lavoro alla Fininvest/Mediaset sugli anime può cambiare perché lei non c'è più... sarebbe un po' ipocrita... 
In questo la testata e la redazione della Sprea si mantiene abbastanza coerente, visto che l'opera di adattamento, delocalizzazione, taglia e cuci, pesante cambio dei dialoghi e censura operato dalla Fininvest/Mediaset era già stato abbondantemente sdoganato nei numeri precedenti (leggere la rece al n° 20 linkata sopra).
Dato che, invece, nel mio piccolissimo, probabilmente anche a causa di un'età maggiore rispetto al Ceo, non concordavo allora con questa impostazione giustificazionista della redazione, continuo a non concordare...
Tutto l'editoriale del Ceo ha questa impronta "scusazionista".
Quello che mi pare stia cambiando (o sia già cambiato) negli scritti sia del Ceo che in alcuni articoli della redazione è come ci si rivolge a chi non concorda con questa visione "scusazionista". 
Infatti il Ceo scrive "Attaccata dai puristi e accusata, specie negli anni Novanta, di essere tra i censori più sadici, esercitava semplicemente il suo lavoro seguendo logiche interconnesse ma distinte..."

Quelli che restano non "scusazionisti" diventano "puristi" che attaccavano una persona che svolgeva al meglio il suo lavoro, i "cattivi" diventiamo noi... senonché il suo lavoro era, appunto, adattare, delocalizzare, tagliare e cucire, cambiare i dialoghi e censurare...
Io non mi ritengo per nulla un "purista"... preferisco vedere gli anime doppiati in italiano, e solo se proprio capisco che non arriveranno mai, li guardo (o li ho guardati in passato) in giapponese con sottotitoli. Poi se posso ascoltarli con un doppiaggio in italiano rispettoso del senso originale della serie, son più contento (cosa che in Fininvest/Mediaset non capitava...).
Comprendo bene la necessità e la DIFFICOLTA' di adattare un anime (o qualsiasi altra opera), ma qui si finge di non capire che Fininvest/Mediaset comprava scientemente anime con un target non adatto al proprio pubblico, considerando pure le normative intervenute nel tempo a tutela dei minori, e quindi erano obbligati a massacrarle, spesso senza alcun motivo reale... oppure rimandavano in onda anime che in precedenti passaggi (vedi Lady Oscar) erano state lasciate pressoché intonse, per fare opera di censura massiva... 
Quella di Fininvest/Mediaset era una strategia censoria e di delocalizzazione sistematica, non un occasionale cambio di nomi o rimozione di qualche scena.
Poi c'è tutto il discorso del cambio delle sigle e dei cantanti, ma è un'altra storia, oppure no?
Il tutto lo facevano legittimamente per portare a casa dei soldini, e i soldini li portavano a casa legittimamente anche quelli che operavano materialmente questi stravolgimenti, ed oggi alcuni degli stessi portano a casa altri soldini per spiegarmi che era tutto giusto?
OK, va bene tutto, ma entro certi limiti   ^_^
A mio avviso sia l'editoriale del Ceo che gli altri articoli di questo numero partono da dei presupposti erronei, inoltre considerano nel medesimo modo adattamenti svolti in anni diversi. 
Spesso negli articoli di questo numero si tira in ballo il povero Goldrake o altri anime del "First Impact" per giustificare l'opera fininvestmediasettiana, questo approccio lo trovo abbastanza ingiusto, forse dovuto al non aver vissuto quel periodo e quindi nel non poter/voler capire che la serie di "Atlas Ufo Robot" fu qualcosa di travolgente e stravolgente per tutti, compreso chi si occupò dell'adattamento. Più volte si afferma che i nomi dei personaggi li cambiarono anche in Goldrake, quasi a voler riesumare il famoso "rubano tutti, non ruba nessuno" della politica italiana. Solo che la Rai acquistò la versione francese di Goldrake, già con i nomi cambiati, senza contare che il tempo disponibile all'adattamento probabilmente non fu molto. 
E senza MAI dimenticare che qualcosa come Goldrake NON si era MAI visto in Italia!
Come si può in buona fede paragonare il cambio dei nomi in "Atlas Ufo Robot" trasmesso in Italia nel 1978 con il cambio dei nomi in, per esempio, "E' quasi magia Johnny" trasmesso in Italia nel 1989? 
Sono più di dieci anni!!!
In quei dieci anni si era sviluppata un minimo di conoscenza degli anime, non si era più nell'anno zero (il 1978) o l'anno uno (1979), ma nell'anno 12 degli anime in Italia!!!
Il presupposto errato dell'approccio "Anime Cult" è quello che si mettono sullo stesso piano adattamenti con delocalizzazioni, taglia e cuci, pesante cambio dei dialoghi e censure... 
In Goldrake, lo prendo come esempio visto che la redazione lo tira fuori a giustificazione dell'opera fininvestmediasettiana ogni due per tre, ci fu l'adattamento dei nomi, ma la trama fu modificata?
No.
Ma alla fine, considerando che nulla sapevamo nell'aprile del 1978 della Mazinsaga, cosa mi cambiava a me bambino chiamare il protagonista Actarus o Daisuke? Actarus o Duke Fleed?
ZERO SPACCATO! 
Ci fu l'opera di delocalizzazione in Goldrake?
No.
Taglia e cuci in Goldrake?
No.
Censure in Goldrake?
No.
Un paio di episodi non furono mai trasmessi, ma lo scopo era quello di farne film di montaggio, ed anche se non fossero stati trasmessi per valutazioni sul loro contenuto, meglio non trasmetterli che massacrarli...
Cambiare i nomi non è simpatico, ma se lasci immutata la trama, il luogo in cui si svolge la storia, non stravolgi la trama con taglie e cuci e censure, avere i nomi errati non è questo gran problema.
Vennero cambiati i dialoghi, ma non mi pare in maniera da rendere incomprensibile la trama originale, ed il motivo fu più che altro dovuto all'ignoranza, manco loro del 1978 avevano ben capito cosa avevano tra le mani.
Io capisco anche qualche limitato taglio o cambio dei dialoghi, mica tutto quello che può andare bene per un bambino/a giapponese può andar bene per un bambino/a italiano, ma non deve essere frutto di una strategia a tavolino, che era quella presente in Fininvest/Mediaset.
Mi rendo conto che mi son fin dilungato troppo e per una tematica che evidentemente interessa solo me e pochi altri, e che sono stato fin troppo antipatico, ma tutta l'impostazione "scusazionista" di questo numero sulle censure non l'ho apprezzata.
Mio punto di vista.

sabato 10 agosto 2024

Annuario 1983 degli avvenimenti 1982 - Enciclopedie Rizzoli - focus su cinema, giochi, pubblicità, televisione e radio, Giappone + avvenimenti di un anno








Nella mia quasi infinita ricerca di fonti sull'animazione giapponese in Italia mi sono imbattuto in questo "Annuario Rizzoli", che presentava tutti i fatti accaduti nel mondo, attenzionando maggiormente la nostra penisola, da autunno ad autunno dell'anno successivo. Ergo, in questo caso per l'Annuario 1983, i fatti avvenuti dal 1° dicembre 1981 al 30 novembre 1982.
Non ho inserito la pagina con tutti i nomi dei collaboratori, non erano sperduti blogger o titolari di pagine FB, come succederebbe probabilmente oggi, ma giornalisti ed esperti di una certa importanza.




L'avvertenza della redazione spiega molto meglio di me quale fosse il periodo temporale preso in esame e quali gli argomenti trattati.
Ovviamente, essendo questo un blog che tratta specifici argomenti, non avrebbe molto senso postare tutte le pagine di cronaca che mi hanno colpito e ricordato fatti ormai obliati, quindi mi limiterò alle tematiche usualmente postate.
Farò un'eccezione, però, per quella che era la prima rubrica dell'Annuario, "Avvenimenti di un anno", che pur sapendo essere pagine off topic rispetto al blog, sono troppo preziose per non essere postate. In una nazione dove ti senti dire che oggigiorno siamo pieni di crimini e criminali ed il mondo è più insicuro, rileggere cosa capitava nell'arco di 12 mesi nel mondo e soprattutto in Italia, fa un po' accapponare la pelle...
Un vero peccato che le pagine di "Avvenimenti di un anno" resteranno così poco viste su questo blog...

Sono riuscito a postare tutti gli "Annuari Rizzoli" in mio possesso di fila, ciò ha reso noioso un po' più del solito il blog, ma secondo me è essenziale. visto il loro valore documentale, che restino sulla piattaforma in sequenza.

Se nell'ultimo volume non era presente neppure una minima citazione riguardante i cartoni animati giapponesi, in questo vi è un singolo accenno a pagina 366 nella sezione sui "Giochi", dove si annota che i giocattoli derivati dall'animazione giapponese hanno concluso il loro periodo d'oro:
"In ritirata i soldatini dei cartoni animati di fantascienza giapponesi".

L'anomalo termine "soldatini" era già stato usato nel volume del 1981 (con i fatti del 1980), anche perché l'autore dei pezzi sui "Giochi" è sempre Gianpaolo Dossena, che si occupò di giocattoli ed anime anche in articoli sulla carta stampata.

In realtà ci sarebbe da contestare parecchio l'affermazione del giornalista, sia perché i giocattoli fantascientifici ispirati ai soldatini d'animazione giapponesi erano ancora sul mercato con nuovi eroi, sia perché non esisteva solo la fantascienza animata giapponese... il 1982 è l'anno di "Lady Oscar", che di merchandising e di giocattoli ne vendette parecchio, ma la nostra eroina in uniforme non è mai citata nell'Annuario Rizzoli. Immagino che per la redazione i cartoni animati giapponesi fossero ormai un flusso indistinto, anche se sarebbe bastato dialogare con un bambino/ragazzino o una bambina/ragazzina per capire che non era così.
Scompaiono di nuovo, rispetto al volume precedente, i "Fumetti", ma ricompare la "Pubblicità", che ho inserito perché viene trattata la televisione sia pubblica che privata.
"Cinema", "Giochi" e "Televisione" (e Radio) sono ancora presenti, sono le tematiche che meglio si possono confrontare tra di loro in questo arco temporale che ho presentato, essendo le uniche sempre inserite dalla redazione.
Venne di nuovo messa la tematica "Collezionismo, ma ancora di arte, non più di basso collezionismo, quindi ho inserito solo la prima pagina.
Come sempre metto le scan dei fatti inerenti il Giappone, che riguardano politica interna, estera ed economia, anche perché il Giappone (nano politico e gigante economico) portava avanti la sua politica estera tramite l'economia.



I giornalisti italiani si accorgono che negli Usa sta succedendo qualcosa, che poi avverrà anche da noi: 
in televisione viene mandato in onda tanto Cinema, ma a farlo sono le stesse case di produzioni cinematografiche, il tutto grazie a videocassette e canali tematici a pagamento.

Si accenna allo sviluppo dei multisala in Italia, che in realtà arriverà fra più di un quindicennio...
Quindi, dopo averci sfracellato i maroni per anni con la crisi del cinema a causa della televisione (e non avevano mica torto), pare che il tubo catodico potesse essere anche un'opportunità economica...
Dopo due film della saga di "Guerre Stellari", ci si accorge del nuovo legame computer/cinema, con effetti speciali che permettono quello che mai era stato possibile mostrare prima sul grande schermo.
Il 1982 è l'anno di "ET", e la redazione vi si concentra parecchio.

venerdì 9 agosto 2024

Annuario 1982 degli avvenimenti 1981 - Enciclopedie Rizzoli - focus su cinema, fumetti, giochi, televisione e radio, Giappone + avvenimenti di un anno


(...hanno detto che è morto...
oh no, non lo è... no, non ancora... semi cit.Obi Wan Kenobi) 





Nella mia quasi infinita ricerca di fonti sull'animazione giapponese in Italia mi sono imbattuto in questo "Annuario Rizzoli", che presentava tutti i fatti accaduti nel mondo, attenzionando maggiormente la nostra penisola, da autunno ad autunno dell'anno successivo. Ergo, in questo caso per l'Annuario 1982, i fatti avvenuti dal 1° dicembre 1980 al 30 novembre 1981.
Non ho inserito la pagina con tutti i nomi dei collaboratori, non erano sperduti blogger o titolari di pagine FB, come succederebbe probabilmente oggi, ma giornalisti ed esperti di una certa importanza.



L'avvertenza della redazione spiega molto meglio di me quale fosse il periodo temporale preso in esame e quali gli argomenti trattati.
Ovviamente, essendo questo un blog che tratta specifici argomenti, non avrebbe molto senso postare tutte le pagine di cronaca che mi hanno colpito e ricordato fatti ormai obliati, quindi mi limiterò alle tematiche usualmente postate.
Farò un'eccezione, però, per quella che era la prima rubrica dell'Annuario, "Avvenimenti di un anno", che pur sapendo essere pagine off topic rispetto al blog, sono troppo preziose per non essere postate. In una nazione dove ti senti dire che oggigiorno siamo pieni di crimini e criminali ed il mondo è più insicuro, rileggere cosa capitava nell'arco di 12 mesi nel mondo e soprattutto in Italia, fa un po' accapponare la pelle...
Un vero peccato che le pagine di "Avvenimenti di un anno" resteranno così poco viste su questo blog...

Sto cercando, se riesco, di postare tutti gli "Annuari Rizzoli" in mio possesso di fila, ciò renderà noioso un po' più del solito il blog, ma secondo me è importante che restino sulla piattaforma in sequenza.

Allontanandoci dal triennio 78-79-80 le considerazioni o le citazioni sugli anime sono scomparse, in quanto la redazione dell'Annuario Rizzoli dava conto dei fatti più importanti dell'anno passato, e probabilmente le polemiche contro l'animazione giapponese faceva ormai parte del dibattito giornalistico televisivo.
Restano le tematiche "Cinema", Giochi" e "Televisione (e Radio)", non è più presente la "Pubblicità", ritornano i "Fumetti" e ricompare il "Collezionismo", ma quest'ultimo solo inerente l'arte, ergo ho messo esclusivamente la prima pagina, in quanto a me interessava il collezionismo da semplice essere umano, non da ricco speculatore o da facoltoso appassionato d'arte.
Ovviamente ci sono sempre i fatti inerenti il Giappone, che sono prettamente di politica interna, estera ed economica.


Il cinema resta in crisi perenne perché "la Tv sta uccidendo il cinema", fine delle analisi  ^_^
L'articolo è comunque una lunga considerazione sul perché la televisione attirasse così tanto gli ex spettatori cinematografici, per il regista Sidney Lumet (da vedere il suo "La parola ai giurati"!) la tv era ancora un nemico pericoloso, specialmente per quelli che ritenevano di avere il cinema in casa. Chissà cosa avrà pensato l'illustre regista quando sono nati i canali tematici a pagamento solo con film, ed oggi li puoi vedere pure in super mega iper HD.
A differenza di quello che pensavo, ed avevo scritto nel precedente post, non è presente la recensione de "L'Impero colpisce ancora", solo una veloce citazione.