Stavolta sono io ad essere in ritardo con la recensione di NSM e non è NSM ad essere uscito in agosto con il numero di luglio, lo preciso visto che in passato la mensilità della rivista non è stata sempre molto puntuale ^_^
Sulla copertina campeggia il Jet Robot, come venne chiamato qui da noi, cioè il Getter Robot G, seconda parte dello speciale sui Getter, iniziata con il numero 16 del febbraio 2024 che trattò lo Space Robot.
Forse si potevano ravvicinare le due uscite con i due robottoni, oppure fare direttamente un numero unico con entrambi, visto che ormai le pagine della rivista si sono attestate sul numero di 80 circa, a fronte di 9,90 euro, prezzo originale quando le pagine erano circa 140.
Oltre allo speciale sul Jet Robot il numero ha in altri tre pezzi la parte più interessante della rivista:
l'intervista a Vito Tommaso, che si occupò, tra le altre, delle due sigle dei Getta;
la prima parte (di quante?) di una bella intervista a Mitsuko Horie;
la rubrica di Marco Pellitteri, che inserisce un po' di tematica saggistica.
Come per la prima parte dello speciale sul Getta la redazione cerca di dare delle informazioni differenti dal solito, concentrandosi sull'aspetto nipponico della seconda serie. Viene spiegato il teorico finale della prima serie e quello che, di conseguenza, sarebbe dovuto essere l'inizio della seconda.
Immagino che essendo il focus prettamente nipponico, si sia deciso, come per lo speciale sullo Space Root, di non spiegare più di tanto che in Italia non vedemmo la parte finale di entrambe le serie, lasciandole monche fino ai cofanetti della Yamato Video:
Forse un accennino in più lo si poteva fare, in quanto si sarebbe spiegato ai lettori più giovani o occasionali il perché le due serie non assursero a maggior fama. Nel mio immaginario i due Getter, come il Gaiking e il Gackeen, fanno parte di quelle serie con un'aura di mistero e con una valenza ancor più vintage rispetto alle altre, proprio perché non ne vedemmo mai la conclusione. Solo da adulto appresi che non era mica colpa mia o del l'impianto casalingo per captare le tv private se non avevo visto i finali di quelle quattro serie, e che non le trasmisero proprio...
Personalmente non sono molto interessato ai manga del Getter, come a tutti i manga gonagaiani o di chi per lui, troppi casini e modifiche... però, per chi interessasse, vengono illustrate le varie versioni esistenti.
Non sono neppure molto interessato alla parte disegnata, ma per chi lo fosse c'è lo sviluppo grafico dei mecha attraverso le due serie.
Sui sequel gonagaiani la mia posizione è semplice, e vale per tutti i suoi personaggi:
basta, per pietà ^_^
Poi è ovvio che guarderò "Grendizer U" quando sarà disponibile in italico :]
Alcuni dei temi musicali e delle BGM dei Getter sono bellissimi, la recensione dei vari supporti in cui li si può trovare resta utile ed interessante.
Nell'introduzione alla bella ed interessante intervista a Vito Tommaso si accenna alla mancanza del finale della prima serie:
"A seguire, nello stesso anno, dopo un salto nella trama che non ci permise di assistere alla tragica morte di uno dei tre piloti della squadra Space, che vedemmo però nel lungometraggio "Glu Ufo Robot contro gli invasori spaziali" (gli ultimi episodi della serie non vennero all'epoca doppiati)..."
Quindi un minimo di spiegazione è stata inserita, ma rende di più leggere il caos di programmazione che questa scelta causò:
Poi uno cresce con i traumi infantili...
Nel numero 16 del febbraio 2024 c'è la prima parte dell'analisi di Marco Pellitteri sulla giapponesità negli anime, in questo numero viene presentata la seconda parte.
Nella saggistica è una tematica conosciuta, ma sulle riviste (o sul web) direi che è poco trattata, direi che sia una buona cosa cercare di allargare l'orizzonte dei fan vecchi e magari nuovi con argomenti inusuali, ma che vanno oltre le solite tematiche vintage.
Riguardo la "giapponesità negli anime" ho trovato da poco un brevissimo scritto ad opera di Paolo Beonio Brocchieri che nel 1980, secondo me tra i primi o il primo in assoluto, comprese che i "cartoni animati giapponesi" erano un veicolo della cultura nipponica nel mondo.
Come si può vedere qui sopra sono pochissime righe, ma ritengo che dimostrino una bella lungimiranza del suo autore.
Non ho mai visto Evelyn e non credo che lo vedrò mai, ma il ricordo dell'autore del pezzo l'ho trovato bello.
Poi ci sarebbe da argomentare che a metà degli anni 80 uno si poteva sorbire solo anime come Evelyn, mentre noi vedevamo anche Candy Candy, ma pure altro, molto altro ^_^
Tutto bello lo scritto (anche l'introduzione) sulla prima parte dell'intervista a Mitsuko Horie, che imparammo ad apprezzare nelle vocal lasciate dentro gli episodi o in quelle sigle rimaste in giapponese: una voce bellissima.
Ho trovato un video del dicembre 2023 in cui la 67enne cantante si esibisce con la stessa grinta e direi quasi con la stessa capacità vocale dei video degli anni 70.
Un mito! ^_^
Evelyn!!! Mi piaceva! Certo, non come Magica Emi che secondo me rimane uno dei migliori sulle maghette cantanti o che dir si voglia
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