Da poche settimane, grazie sempre agli insostituibili mercatini dell'usato, ho scoperto un'altra testata dedicata ai media, "Replay, quindicinale di comunicazione e spettacolo", veramente molto interessante e ben fatta.
Il diretto della testata fu Massimo Ghirelli, purtroppo la pubblicazione durò solo per otto numeri (comprensivi del numero zero), di cui io ho l'uno, il due e il tre. Di nuovo purtroppo è pressoché impossibile consultare la rivista o comprarla, se non per fortuito caso ai mercatini.
Al suo interno venivano trattati molto il cinema e la musica, ma largo spazio era riservato anche alla televisione, compresa quella delle tv private.
Nonostante le tonnellate di riviste che ho consultato in questi anni ancora mi sorprendo quando ne trovo una nuova, specialmente se tanto innovativa.
A fine post inserisco il sommario di questo numero, tanto per dare un'idea dei temi trattati.
Nel numero tre (che sarebbe il quattro contando il numero zero) la redazione dedicava un articolo alle figurine, non solo a quelle della Panini, ovviamente non potevano non essere citati i " cartoni animati giapponesi" ^_^
Le tre pagine contengono più scritti:
"Figurine che passione!", di Antonio Muto;
"Come ti spello il pupo", di Pier Pandolfi;
"Chi disegna Panini & Co.", di Luca Boschi;
"Spacciatori di Album", intervista al distributore della zona del Lazio per la Casa Editrice Fol-Bo.
La casa editrice Fol-Bo esiste ancora:
Dei quattro titoli relativi ai quattro articoli ben due non erano proprio positivissimi, "spellare" e "spacciare" non hanno accezioni proprio favorevoli, la seconda specialmente, in un periodo in cui la droga era una piaga molto più appariscente di oggi. Ai tempi vedevi gli effetti della droga tutti i giorni, tra siringhe abbandonate e poveri ragazzi zombizzati in cerca di un'altra dose...
Faccio notare la negatività dei due termini non per intento polemico, ma solo perché per una parte della stampa erano solo i "cartoni animati giapponesi" a sfruttare economicamente i bambini, rendendoli dipendenti da qualcosa, invece la Panini e soci avevano iniziato prima, per fortuna! ^_^
Nell'articolo "Figurine che passione!" di Antonio Muto si individuano nove scene che identificano il piacere di fare un album di figurine, a mio avviso l'autore dava una interpretazione del fenomeno un po' datata. Solo il fatto che citasse la colla "coccoina", che io non ricordo di aver mai usato, per incollare le figurine, lo posiziona un po' fuori dal 1983 ^_^
Non cita, invece, l'enorme traino che l'animazione giapponese diede alle figurine, non per nulla nelle due prime pagine sono mostrarti cinque fotogrammi di tre anime:
"Flo la piccola Robinson"; "Daitarn 3", introvabile e costosissimo...; "Lady Oscar".
Mi chiedo sempre come mai i giornalisti, prima di scrivere qualcosa su un tema riguardante il mondo dei bambini/ragazzi, non interpellassero qualche nuovo fruitore del soggetto del proprio articolo.
Giusto inserire anche i propri preziosi ricordi, tanto l'articolo verrà letto più o meno da un coetaneo, ma magari chiedere il punto di vista delle nuove generazione non sarebbe stata una cattiva idea.
Il suggerimento non vale per i blogger che si dedicano solo a vecchiume anni 70 e primi anni 80 ^_^
Ricordo anch'io gli album regalati all'uscita della scuola, non mi pare, però, fossero mai stati della Panini, che compravo in edicola, ma potrei rammentare male. Direi che l'espediente, effettivamente un po' losco, era utilizzato per album poco famosi.
L'album di Jeeg non aveva bisogno di essere "spacciato" davanti alle scuole... te lo andavi a cercare in edicola!
Nell'articolo si fa un breve riferimento alla successo degli album di Goldrake e Mazinga.