TITOLO: Occhio Giapponese
AUTORE: Townsend Harris, Angelo Del Boca
CASA EDITRICE: Istituto Geografico De Agostini
PAGINE: 292
COSTO: 10 €
ANNO: 1963
FORMATO: 22 cm x 15 cm
REPERIBILITA': disponibile on line
CODICE ISBN:
PAGINE: 292
COSTO: 10 €
ANNO: 1963
FORMATO: 22 cm x 15 cm
REPERIBILITA': disponibile on line
CODICE ISBN:
La copertina di questo libro l'ho vista spesso su Ebay, ad un costo di circa 10€, ma non ho mai fatto seguire l'acquisto alla curiosità, sempre difficile valutare uno scritto senza poterlo sfogliare. Un paio di settimane fa sono incorso nel libro ad un mercatino, dato che costava un solo euro ed era tenuto bene, ho proceduto all'acquisto immantinente.
Devo dire che avrei dovuto comprarlo online prima, molto meritevole.
La casa editrice novarese assemblò il libro con due contributi assai diversi, sia per la tipologia di contenuto che per il periodo in cui vennero scritti.
La prima parte del libro è occupata dalla traduzione de "Journal of Townsend Harris", il diario che il primo console statunitense in Giappone scrisse per testimoniare la sua attività diplomatica. Il diario parte dal primo settembre del 1856 e termina quando riesce a farsi ricevere dallo shogun Tokugawa Iesada nel luglio 1858.
Lo scritto non mi era nuovo, in quanto si parla di Townsend Harris anche in un saggio che ho recensito l'anno scorso:
Il primo integra necessariamente il secondo o viceversa, da leggere.
L'altro contenuto del libro è una inchiesta (la definisce così l'autore a pagina 272) sul Giappone moderno del 1962, fatta in loco tra maggio e luglio dallo storico e giornalista Angelo Del Boca.
L'autore ha molte intuizioni corrette, alcune invece si dimostrarono un po' esagerate, specialmente sul versante politico nipponico, ma nel 1962 si era in un'altra epoca storica, difficile dar torto a posteriori a Del Boca.
Dal punto di vista delle mere curiosità viene spiegato il pachinko, che immagino nel 1963 fosse sconosciuto, mentre oggi, grazie agli anime, è abbastanza consueto come aggeggio ludico(?).
Mi ha colpito l'accenno all'enorme quantità di incidenti stradali, che ho ricollegato ai fotogrammi live inseriti nell'episodio numero 64 de l'Uomo Tigre, prodotto nel 1969.
In generale il tono sul Giappone è leggermente più negativo che positivo, in particolare per i timori esposti dall'autore per il ritorno al potere degli ex esautorati militaristi, con conseguente rinfocolare di sentimenti nazionalistici, conservatori e xenofobi.
Ho trovato molto lucido il capitolo sulle responsabilità di Hirohito e la critica all'ideologia del tempio Yasukuni, inoltre l'autore intervista l'estremista di destra Akao Bin.
Tra le tante intuizione andate a buon fine si può leggere quella che secondo i giapponesi da lui intervistati c'era la certezza che la Cina avrebbe superato economicamente il Giappone, non so quanti giornalisti nel 1963 la pensavano così.
Una delle previsioni errate di Del Boca fu quella che il Giappone potesse oscillare tra una svolta a destra ed una a sinistra, quest'ultima possibilità mai esistita fino al crollo del muro di Berlino, visto che il LDP è restato al governo ininterrottamente dal dopo guerra fino al 1993, tipo la DC in Italia, tanto per fare un paragone politico e temporale.
Sovente sono citate le associazioni Soka Gakkai (nel libro il nome è tutto unito) e Zengakuren.
Questa sopra è una precisazione alla prefazione dello scritto di Townsend Harris.
Dello scritto di Del Boca inserisco le ultime tre pagine, in cui l'autore parla di nuovo con lo studente universitario Shintaro (non ho trovato il cognome). Viene fatto notare in maniera assai lungimirante che la gran parte di quei ragazzi rivoluzionari avrebbero alla fine dovuto cercarsi un lavoro, e quindi sottomettersi alla classe dominante che era la stessa di prima della fine della guerra.
La vigliaccheria di aizzare un minorenne ad uccidere un avversario politico non ha eguali...
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